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Aurora confermò le sue supposizioni, indicando verso il basso: «Quello è il pub… la locanda… dove Lewis e Tolkien erano soliti incontrare i loro amici, gli Inkling. E guarda il fiume… quella barca che esce da sotto il ponte… vedi le due ragazzine e il pastore a bordo?»

«Sì!» esclamò di rimando, superando il delicato sussurro della scivolata d’ali di Draco. «E suppongo che una sia Alice.»

Aurora si voltò e gli sorrise: sembrava divertirsi davvero.

«Assolutamente corretto: è una replica accurata, basata sulle foto del reverendo. Temevo che non lo conoscessi. Un sacco di gente ha smesso di leggere poco dopo la tua epoca.»

Poole provò una calda sensazione di compiacimento.

Penso di aver superato un altro esame, si disse soddisfatto. Cavalcare Draco dev’essere stato il primo. Mi chiedo quanti altri ne dovrò superare. Magari un bel duello con lo spadone?

Ma non ce n’erano più e la risposta alla vecchissima domanda «Andiamo da me o da te?» fu l’appartamento di Poole.

* * *

La mattina seguente, scosso e mortificato, si mise in contatto con il professor Anderson.

«Andava tutto a meraviglia», si lamentò, «quando all’improvviso è diventata isterica e mi ha spinto via. Temo di averla ferita in qualche modo…

«Allora ha acceso la luce… eravamo al buio… ed è saltata fuori dal letto. Forse la stavo fissando come uno scemo…» Sorrise mestamente. «D’altra parte valeva sicuramente la pena fissarla.»

«Ne sono certo. Continui.»

«Dopo un po'’ si è calmata e ha detto qualcosa che non riuscirò mai più a dimenticare.»

Anderson attese paziente che Poole si riprendesse.

«Ha detto: «Mi spiace davvero, Frank. Avremmo potuto divertirci. Ma non sapevo che tu fossi… mutilato».»

Il professore apparve perplesso, ma solo per un istante.

«Ah… capisco. Anch’io sono spiacente, Frank… forse avrei dovuto avvertirla. In trent’anni di pratica, ho visto solo una mezza dozzina di casi… e tutti per validi motivi clinici, che sicuramente non la riguardano…

«La circoncisione era una cosa sensata tantissimo tempo fa… e persino nel suo secolo serviva da difesa contro disturbi spiacevoli e a volte addirittura letali nei paesi arretrati con scarsa igiene. Altrimenti non c’era alcun motivo di praticarla… anzi, c’erano molti argomenti a sfavore, come lei ha appena avuto modo di scoprire!

«Ho controllato le registrazioni dopo averla esaminata la prima volta e ho scoperto che a metà del XXI secolo c’erano state tali e tante cause per interventi sbagliati che l’American Medical Association è stata costretta a proibirla. Le discussioni tra i medici contemporanei sono molto divertenti.»

«Ne sono sicuro», rispose Poole cupamente.

«In certi paesi è continuata per un altro secolo: poi un genio sconosciuto ha coniato uno slogan… la prego di scusare la volgarità… «Dio ci ha progettati: la circoncisione è bestemmia.» Il che portò più o meno alla fine di quella pratica. Ma se vuole, non sarebbe difficile combinare un trapianto… in ogni caso, non ci sarebbe bisogno di un’anamnesi.»

«Non penso che funzionerebbe. Temo che mi metterei a ridere ogni volta.»

«Così si fa! Sta già superando il problema.»

Con una certa sorpresa Poole si rese conto che la prognosi di Anderson era corretta. Si ritrovò a ridere.

«Che c’è, Frank?»

«La Società per gli Anacronismi Creativi di Aurora. Speravo che avrebbe aumentato le mie possibilità. Proprio una bella fortuna aver scoperto un anacronismo che lei non apprezza.»

13. STRANIERO IN UNA STRANA EPOCA

Indra non era affatto così affettuosa come Poole aveva sperato; forse, tutto sommato, c’era una certa gelosia sessuale nel loro rapporto. E, fatto molto più grave, quella che avevano ironicamente etichettato come la Sconfitta del Dragone provocò la loro prima seria discussione.

Cominciò quasi innocentemente, quando Indra si lamentò: «La gente mi chiede in continuazione perché ho dedicato la mia vita a un periodo così tremendo della storia, e non si accontenta quando rispondo che ce ne sono stati di molto peggiori».

«Ma allora perché ti interessa il mio secolo?»

«Perché rappresenta la transizione tra la barbarie e la civiltà.»

«Grazie. Chiamami pure Conan.»

«Conan? L’unico che conosco è quello che ha inventato Sherlock Holmes.»

«Lascia perdere… scusami se ti ho interrotto. È ovvio che noi appartenenti ai cosiddetti paesi sviluppati pensassimo di essere civili. Almeno la guerra non era più considerata rispettabile e le Nazioni Unite facevano sempre del loro meglio per arrestare le guerre che scoppiavano.»

«Ma senza grande successo; direi che ci riuscivano tre volte su dieci. Tuttavia quello che consideriamo incredibile è il modo con cui la gente, ancora fino ai primi anni del 2000, accettava tranquillamente comportamenti che noi considereremmo orribili. E credeva nelle più stupefatte…»

«Stupefacenti.»

«… sciocchezze, che sicuramente ripugnerebbero a qualsiasi individuo razionale.»

«Esempi, se non ti spiace.»

«Be’, certe vostre perdite davvero inspiegabili mi indussero a fare qualche ricerca, e quello che scoprii mi lasciò di stucco. Sapevi che ogni anno in alcuni paesi migliaia di bambine venivano atrocemente mutilate per preservare la loro verginità? Molte morivano… ma le autorità chiudevano un occhio.»

«D’accordo, era terribile… ma che cosa avrebbe potuto fare il mio governo?»

«Un bel po'’… se avesse voluto. Ma poi avrebbe offeso la gente che lo riforniva di petrolio e comprava le armi, come le mine antiuomo che hanno ucciso e storpiato migliaia di civili.»

«Non capisci, Indra. Spesso non avevamo scelta, non potevamo riformare il mondo intero. E qualcuno non ha detto una volta che «la politica è l’arte del possibile»?»

«Verissimo… il che spiega perché la fanno solo personaggi di secondo piano. Ai geni piace sfidare l’impossibile.»

«Bene, sono contento che voi abbiate una bella scorta di geni, in modo da mettere a posto le cose.»

«Devo cogliere un accenno di sarcasmo? Grazie ai nostri computer, possiamo effettuare esperimenti politici nel cyberspazio prima di metterli in pratica. Lenin è stato sfortunato; è nato cent’anni troppo presto. Il comunismo sovietico avrebbe potuto funzionare, almeno per un po'’, se avesse avuto un microchip. E sarebbe riuscito a evitare Stalin.»

Poole rimaneva sempre stupito della conoscenza che Indra aveva del suo periodo — come pure della sua ignoranza per tante cose che lui dava per scontate. In un certo senso, avevano problemi opposti. Anche se avesse vissuto i cento anni che gli erano stati fiduciosamente promessi, non avrebbe mai imparato a un punto tale da sentirsi a casa sua. In qualsiasi conversazione ci sarebbe sempre stato un riferimento che lui non avrebbe capito e battute di cui non avrebbe colto il significato. Ancora peggio, si sarebbe sempre sentito sul punto di compiere un passo falso… sul punto di fare qualche gaffe che avrebbe imbarazzato persino il suo migliore amico…

Come quella volta che stava facendo colazione, fortunatamente nel suo appartamento, con Indra e il professor Anderson. I pasti che venivano dall’autocucina erano sempre assolutamente accettabili, essendo stati studiati appositamente per le sue necessità fisiologiche. Ma certamente non erano affatto divertenti e sarebbero stati una disperazione per un gourmet del XXI secolo.

Poi, un giorno, era apparso un piatto insolitamente saporito che gli fece venire in mente vividi ricordi di cacce al cervo e dei barbecue della sua gioventù. Tuttavia c’era qualcosa d’insolito nel gusto e nella sostanza, per cui Poole fece l’ovvia domanda.