Выбрать главу

Aldrin prese l'opuscolo senza guardarlo. — Le macchine non sono mai state capaci di fare quel che fanno loro — disse.

— C'è stato un tempo in cui le macchine non potevano addizionare due più due — ribatté Crenshaw. — Adesso però tu non assumeresti qualcuno solo per addizionare colonne di cifre con carta e matita, no?

Solo durante un'interruzione della corrente elettrica: le imprese minori trovavano profittevole assumere come contabili persone che all'occorrenza potessero fare addizioni con carta e matita. Ma era inutile menzionare questo fatto.

— Davvero adesso le macchine potrebbero sostituirli? — chiese Aldrin.

— Facilissimamente — affermò Crenshaw. — Be'… non proprio tanto facilmente ora come ora. Ci sarà bisogno di nuovi computer e di un software estremamente sofisticato… ma poi per farli funzionare basterà l'elettricità. Non ci vorranno più tutti quegli stupidi extra di cui i tuoi ragazzi godono.

L'elettricità però bisognava pagarla in continuazione, mentre gli extra per i "suoi ragazzi" erano stati ammortizzati da molto tempo: un'altra cosa di cui Crenshaw non voleva sentir parlare.

— Supponiamo che tutti loro si sottoponessero al trattamento e questo avesse successo… verrebbero comunque sostituiti da macchine?

— Un problema alla volta, Pete, un problema alla volta. Ciò che io voglio è quel che è bene per la compagnia. Se i tuoi ragazzi potranno fare il lavoro come le macchine e costare meno di esse, allora non intendo certo licenziare nessuno. Tieni presente però che noi dobbiamo tagliare le spese… è assolutamente necessario. In questo mercato, l'unico modo di procurarsi investimenti è mostrare la massima efficienza. E quella palestra privata e quegli uffici individuali… nessun azionista li chiamerebbe segni di efficienza.

Parecchi azionisti non consideravano segni di efficienza nemmeno i privilegi di cui godevano i grandi capi, e Aldrin lo sapeva benissimo. Ma non lo disse.

— Allora, Gene, veniamo al sodo… — Era un'audacia chiamare Crenshaw per nome, ma Aldrin in quel momento si sentiva audace. — O loro acconsentono a sottoporsi al trattamento, nel qual caso tu potresti continuare a tenerli nella compagnia, o troverai un modo per costringerli a lasciarsi buttar fuori… legge o non legge.

— La legge non può costringere un'azienda a fallire — disse Crenshaw. — Noi perderemo le facilitazioni fiscali, ma dopo tutto queste sono una parte talmente esigua del nostro bilancio che praticamente non contano. Però, se loro acconsentissero a rinunciare ai loro extra e a comportarsi come impiegati normali, io non insisterei sul trattamento… anche se proprio non riesco a capire perché dovrebbero rifiutarlo.

— Insomma cosa vuoi che faccia? — domandò Aldrin.

Crenshaw sorrise. — Finalmente stai cominciando a vedere le cose dal lato giusto, Pete. Desidero che tu spieghi chiaramente al tuo personale come sta la situazione. In un modo o nell'altro, loro devono smettere di essere un peso per l'azienda: rinunciare ai loro privilegi adesso o sottoporsi al trattamento e rinunciarvi dopo, se davvero è solo l'autismo che rende quei privilegi necessari per loro. Oppure… — Si passò l'indice attraverso la gola. — Non possono permettersi di ricattare la compagnia. Non esiste una legge in questa nazione che noi non possiamo aggirare o far cambiare. — Si lasciò andare sullo schienale della poltrona e si mise le mani sotto la testa. — Non siamo privi di risorse… anzi.

Aldrin si sentì nauseato. Quella era una cosa che aveva saputo da quando era diventato adulto, ma non si era mai innalzato a un tale livello da poterla dire a voce alta… e così era riuscito a tenerla nascosta anche a se stesso.

— Cercherò di spiegare loro tutto questo — disse a voce bassa.

— Pete, devi piantarla di cercare e cominciare ad agire - ribadì Crenshaw. — Tu non sei né stupido né pigro, io lo so. Il tuo unico guaio è che non hai… la grinta.

Aldrin annuì e fuggì dall'ufficio di Crenshaw. Filò dritto in bagno e si lavò le mani con cura… ma si sentiva ancora sporco. Pensò di licenziarsi, di dare le dimissioni. Mia aveva un buon lavoro e per il momento non volevano ancora bambini. Avrebbero potuto farcela per un poco col solo stipendio di lei.

Ma chi si sarebbe preso cura dei suoi ragazzi? Non Crenshaw, certamente. Aldrin scosse la testa guardandosi allo specchio. Stava solo ingannando se stesso se s'illudeva di poterli aiutare. Poteva provarci, ma… chi altri della sua famiglia poteva permettersi di pagare le rette dell'istituto dove viveva suo fratello? E se lui avesse perduto il lavoro?

Cercò di ricordare i suoi contatti: Betty alle Risorse umane, Shirley alla Contabilità. All'ufficio legale non conosceva nessuno. Erano le Risorse umane che si occupavano dei diritti legali degli impiegati aventi necessità particolari; l'ufficio legale interveniva solo in caso di necessità.

Il signor Aldrin ha invitato tutta la sezione a cena. Ci troviamo quindi alla pizzeria, e siccome il nostro gruppo è troppo numeroso per un tavolo solo, sediamo a due tavoli riuniti nella parte sbagliata della sala.

Non mi sento a mio agio col signor Aldrin seduto a tavola con noi, ma non so cosa farci. Lui sorride molto e parla molto. Adesso pensa che quella del trattamento sia una buona idea, dice. Non vuole influenzarci indebitamente, ma crede che il trattamento ci porterebbe beneficio. Io mi sforzo di pensare al sapore della pizza e di non ascoltarlo, ma è difficile.

Poi il signor Aldrin si rilassa un poco. Si fa portare un'altra birra e assume un tono più incerto, più simile a quello dell'uomo che ho conosciuto finora. — Ancora non capisco però la ragione di tanta fretta — dice. — Il costo della vostra palestra e delle altre cose è davvero minimo… una goccia nel mare, se si paragona ai profitti che ci fa guadagnare la vostra sezione. Dello spazio non ne abbiamo bisogno. E poi non ci sono ormai al mondo abbastanza autistici come voi da rendere il trattamento proficuo, quando pure dovesse funzionare perfettamente per tutti voi.

— Secondo le stime recenti, ci sono milioni di autistici solo negli Stati Uniti — dice Eric.

— Sì, ma…

— Il costo dei servizi sociali per tale popolazione, includendo gli istituti di cura per i più handicappati, viene valutato a vari miliardi all'anno. Se il trattamento avesse successo, quel denaro potrebbe essere risparmiato…

— Ma il mercato non sosterrebbe l'impatto di una simile massa di nuovi lavoratori — dice il signor Aldrin. — Inoltre parecchi di loro sono troppo anziani. Jeremy… — S'interrompe di colpo e il suo viso si fa lucido e rosso. È irritato o imbarazzato? Non lo so. Tira un respiro profondo. — Mio fratello — spiega. — È troppo anziano per poter trovare un lavoro, adesso.

— Lei ha un fratello autistico? — domanda Linda, e lo guarda in viso per la prima volta. — Non ce lo aveva mai detto. — Improvvisamente io mi sento nudo, esposto. Credevo che il signor Aldrin non potesse scrutare nella nostra testa, ma se ha un fratello autistico può sapere di noi più di quanto io pensassi.

— Io… non credevo che fosse importante. — Ha ancora il viso rosso e lucido e io penso che non stia dicendo la verità. — Jeremy è più anziano di tutti voi e vive in un istituto…

— Lei ci ha mentito — dice Cameron. Ha stretto le palpebre e sembra in collera. Il signor Aldrin si volge a lui con uno strano scatto della testa.

— Io non…

— Ci sono due tipi di bugie — dice Cameron. Sono sicuro che sta citando qualcosa che gli è stato detto. — La bugia di commissione che attesta una cosa non vera di cui chi parla sa che non è vera; e la bugia di omissione la quale omette di dichiarare una cosa di cui chi parla sa che è vera. Lei ha mentito quando non ci ha detto che suo fratello era autistico.

— Io sono il vostro capo, non il vostro amico — scatta il signor Aldrin. Si è fatto ancora più rosso. Prima aveva detto che era nostro amico. Stava mentendo allora o sta mentendo adesso? — Voglio dire… questa faccenda non ha niente a che vedere col lavoro.