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— In questo momento lui non è qui, ma metterò questo rapporto sulla sua scrivania. Ora… ci sono testimoni?

— Ho sentito il rumore, ma non ho visto nulla. Eravamo nel cortile sul retro.

— Peccato. Be', manderemo qualcuno, però ci vorrà un po' di tempo. Lei rimanga lì.

Quando l'auto di pattuglia finalmente arriva sono quasi le dieci di sera. Siamo tutti seduti in soggiorno, stanchi dell'attesa. Io mi sento in colpa, anche se non c'entro con l'incidente: non sono stato io a rompere il parabrezza e a dire agli altri di rimanere. Il poliziotto è una donna di nome Isaka, piccola, bruna e di modi molto asciutti. Penso creda che il misfatto è troppo poco importante per disturbare la polizia.

Esamina la mia automobile, le altre automobili e la strada e sospira. — Be', qualcuno le ha rotto il parabrezza e qualcuno le ha tagliato le gomme la settimana scorsa, perciò concluderei che questo è un problema suo, signor Arrendale. Deve aver fatto arrabbiare sul serio qualcuno, e probabilmente sa chi è, se solo ci pensa un poco. Com'è la sua situazione nell'ambiente di lavoro?

— Ottima — dico senza riflettere. Tom fa un gesto. — Ho un nuovo superiore, ma non credo che il signor Crenshaw vada rompendo parabrezza o tagliando gomme. — Non riesco proprio a crederlo, anche se è in collera con me.

— Oh? — dice lei, prendendo nota.

— Era irritato perché sono arrivato tardi al lavoro dopo il danno alle gomme — spiego. — Ma non credo che lui vorrebbe rompermi il parabrezza. Può sempre licenziarmi.

Lei mi guarda ma non mi chiede altro. Si rivolge invece a Tom. — Avevate un party?

— No, era sera di allenamento per un club di scherma — dice lui.

Vedo il collo della poliziotta tendersi. — Scherma? Con armi?

— È uno sport — spiega Tom, e vi è tensione anche nella sua voce. — Abbiamo avuto un torneo due settimane fa, e tra qualche settimana ce ne sarà un altro.

— Qualcuno si è mai fatto male?

— Qui mai. Abbiamo rigorose misure di sicurezza.

— Vengono le stesse persone tutte le settimane?

— Di solito sì, ma succede che qualcuno salti l'allenamento di tanto in tanto.

— E questa settimana?

— Be', Larry non è venuto… è a Chicago per affari. E non è venuto neanche Don.

— Ci sono stati problemi con i vicini? Proteste per rumori, roba del genere?

— No. — Tom si passa le mani tra i capelli. — Questo è un quartiere tranquillo e noi abbiamo un buon rapporto con i vicini. Non ci sono stati mai neppure vandalismi.

— Però il signor Arrendale ha subito due episodi di vandalismo in meno di una settimana… Questo è significativo. — La donna aspetta ma nessuno dice nulla. Infine lei si stringe nelle spalle e continua.

— Ragioniamo. Se l'auto del vandalo procedeva nella stessa direzione in cui sono parcheggiate le macchine, il guidatore avrebbe dovuto fermarsi e scendere per rompere il parabrezza. Se invece procedeva nella direzione opposta, il guidatore avrebbe potuto sporgersi e colpire il parabrezza con una mazza, diciamo, o gettarvi contro un sasso. Poi poteva ripartire prima che chiunque di voi si affacciasse sul davanti della casa.

— Capisco — dico io. Adesso che la donna ha descritto l'incidente posso anche visualizzarlo. Ma perché?

— Lei deve avere qualche idea su chi può avercela con lei — insiste la poliziotta, che sembra irritata con me.

— Non importa quanto può essere arrabbiata una persona contro qualcuno — dico — è sempre sbagliato rompere le cose. — Sto riflettendo, ma l'unica persona di mia conoscenza che se la prenda perché pratico la scherma è Emmy. Comunque Emmy non ha un'automobile e non credo sappia dove abitano Tom e Lucia. D'altra parte non credo che Emmy mi romperebbe il parabrezza. Piuttosto verrebbe in casa e parlerebbe a voce troppo alta e direbbe cose scortesi a Marjory.

— Verissimo — dice la poliziotta. — È sbagliato rompere le cose, ma la gente lo fa lo stesso. Chi è arrabbiato con lei?

Se le parlo di Emmy, questa donna combinerà guai a Emmy e lei combinerà guai a me. E poi io sono sicuro che non è stata Emmy. — Non lo so — rispondo. Sento un movimento dietro di me, quasi una pressione. Credo sia Tom, ma non ne sono certo.

— Agente, può permettere agli altri di andare? — domanda Tom.

— Oh, certo. Nessuno ha visto niente, nessuno ha sentito niente… cioè, avete sentito qualcosa, ma non avete veduto nulla… vero?

Tra mormoni di "no", "io no" e "se solo mi fossi mosso più in fretta" gli altri se ne vanno uno dopo l'altro. Rimangono Tom, Lucia e Marjory.

— Se lei è il bersaglio, e sembra proprio che lo sia, allora il vandalo sapeva che lei sarebbe stato qui stasera. Quanta gente sa che lei viene qui il mercoledì?

Emmy non sa quale giorno io dedichi alla scherma. Il signor Crenshaw non sa nemmeno che io la pratico.

— Tutti quelli che vengono ad allenarsi qui — risponde Tom per me. — Forse qualcuno che era al torneo… per Lou è stato il primo. Al tuo posto di lavoro lo sanno, Lou?

— Io non ne parlo molto — dico, ma non spiego perché. — Però non ricordo di aver detto a nessuno dove vado ad allenarmi. Ma forse ne ho parlato…

— Bene, è chiaro che dovremo appurarlo, signor Arrendale — dice l'agente. — Queste faccende possono approdare a misfatti peggiori. Lei dovrebbe stare attento. — Mi porge un foglio di carta con il suo nome e numero. — Chiami me o Stacy se le viene in mente qualcosa.

Quando l'auto della polizia se ne va, Marjory ripete: — Sarò felice di accompagnarti a casa, Lou, se vuoi.

— No, voglio andare con la mia auto — dico. — Dovrò farla riparare, e dovrò anche rimettermi in contatto con l'assicurazione. Non saranno contenti.

— Vediamo se ci sono vetri sul sedile — dice Tom, e apre lo sportello della macchina. La luce scintilla sui frammenti di vetro sparsi sul cruscotto, sul pavimento e sul coprisedile di pelle di pecora. Mi si solleva lo stomaco. La pelle doveva essere calda e soffice, e adesso avrà dentro schegge taglienti. La tolgo e la scuoto nella strada. I frammenti di vetro producono piccoli tintinnii cadendo sull'asfalto. Ma non sono sicuro che la pelle sia del tutto libera dal vetro: tra il pelo possono esserne rimasti altri frammenti come minuscoli coltelli nascosti.

— Non puoi guidare l'auto in queste condizioni, Lou — dice Marjory.

— Dovrà comunque andare a farsi mettere un parabrezza nuovo — obietta Tom. — I fari sono a posto; Lou può guidare se va piano.

— Posso almeno arrivare a casa — dico. — Guiderò con cautela. — Metto la pelle di pecora sul sedile posteriore e mi siedo al posto di guida.

A casa, più tardi, ripenso alle cose che Tom e Lucia hanno detto, facendole scorrere come un'audio nella mia mente.

— Secondo me — ha detto Tom — il tuo signor Crenshaw preferisce guardare alle tue limitazioni piuttosto che alle tue possibilità. Dovrebbe invece considerare te e la tua sezione come risorse da incrementare.

— Io non sono una risorsa, sono una persona — dico io.

— Certo, Lou, ma una grande azienda considera i suoi lavoratori come risorse o inconvenienti. Un impiegato che ha bisogno di qualcosa di diverso dagli altri può essere visto come un inconveniente… perché esige più risorse per produrre la stessa quantità di lavoro. È un modo superficiale di considerare le cose, ma è il punto di vista di molti manager.

— Vedono solo quello che non va — dico.

— Sì. Possono anche vedere quanto vali come risorsa, però quello che vogliono è solo la risorsa, senza gli inconvenienti.

— I manager veramente buoni — ha detto Lucia — sono quelli che aiutano le persone a migliorare. Se un lavoratore fa bene una parte del suo lavoro e non tanto bene un'altra parte, il manager in gamba lo aiuta a migliorare nelle aree deficitarie… ma solo fino al punto in cui ciò non danneggi le sue capacità, a causa delle quali il lavoratore è stato assunto.