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Nelle immagini delle nuvole che corrono attraverso il cielo io ho visto uno schema… nuvole che si formano da una parte e si dissolvono nel cielo chiaro dall'altra, dove le colline formano una cresta.

Penso agli schemi nel nostro gruppo di schermidori. Secondo me, è chiaro che chiunque mi abbia rotto il parabrezza questa sera sapeva dove trovare il preciso parabrezza che voleva rompere. Sapeva che io ero lì e sapeva qual era la mia macchina.

Quando penso alle persone che conoscono di vista la mia auto e poi alle persone che sanno dove vado tutti i mercoledì pomeriggio le possibilità si restringono. L'evidenza si contrae fino a diventare una punta che indica un nome. È un nome impossibile, è il nome di un amico. Gli amici non rompono i parabrezza dei loro amici. E poi lui non ha motivo di essere in collera con me, anche se lo è con Tom e Lucia.

Deve trattarsi di qualcun altro. Anche se io sono bravo nell'individuare schemi, anche se ho riflettuto a fondo su questo problema, non posso fidarmi del mio ragionamento quando si tratta di come agisce la gente. Io non capisco le persone normali, perché troppo spesso non si adattano a uno schema razionale. Dev'essere per forza qualcun altro, qualcuno che non è un amico, qualcuno che prova antipatia per me ed è arrabbiato con me. Ho bisogno d'individuare quest'altro schema, lasciando da parte lo schema più ovvio che è impossibile.

Pete Aldrin stava esaminando l'ultimo organigramma della compagnia. Fino a quel momento i licenziamenti erano solo sporadici, non tanto numerosi da attirare l'attenzione dei media, ma almeno metà dei nomi che conosceva non si trovavano più sulla lista. Presto sarebbero cominciate a correre le voci. Betty alle Risorse umane… ha chiesto il pensionamento anticipato. Shirley alla Contabilità…

Il fatto era che lui doveva dare l'idea di essere d'aiuto a Crenshaw, qualunque cosa facesse. Finché pensava di opporglisi, il gelido nodo di paura che gli si formava nello stomaco gli impediva di prendere qualunque iniziativa. Non osava scavalcare Crenshaw. Non sapeva nemmeno se il capo di Crenshaw fosse consapevole dei suoi piani o se questi fossero unicamente farina del sacco di Crenshaw. Non osava confidarsi con nessuno degli autistici: come sapere se capivano l'importanza di mantenere il segreto?

Era sicuro però che Crenshaw non avesse comunicato i suoi progetti ai piani alti. Lui voleva esser considerato un risolutore di problemi, un dirigente lungimirante, uno che governava il suo piccolo impero con efficienza. Non avrebbe fatto domande, non avrebbe chiesto permessi. Il suo piano poteva trasformarsi in un incubo di pubblicità negativa se fosse trapelato; qualcuno dei massimi dirigenti avrebbe potuto accorgersene. Crenshaw però contava sul fatto che non ci fosse alcuna pubblicità, che non ci fossero rivelazioni o pettegolezzi. E ciò non era ragionevole, anche se lui faceva il bello e il brutto tempo nella sua divisione.

E se Crenshaw fosse caduto e Aldrin avesse dato l'impressione di averlo aiutato, allora anche lui avrebbe perso il posto.

Cosa ci sarebbe voluto per trasformare l'intero settore A in un gruppo di soggetti di ricerca? Avrebbero dovuto assentarsi dal lavoro: per quanto tempo? Ci si aspettava che per la loro assenza utilizzassero i periodi di ferie e licenze per malattia, o la compagnia avrebbe concesso una licenza speciale? E se si rendeva necessaria questa licenza, quale influenza avrebbe avuto sui loro stipendi? E sulla loro anzianità di servizio? E come sarebbe stata organizzata la contabilità della sezione… gli autistici sarebbero stati pagati dalla sezione stessa o dall'ufficio Ricerca?

Crenshaw si era forse già messo d'accordo con le Risorse umane, con la Contabilità, con l'ufficio legale, con l'ufficio Ricerca? E che tipo di accordi aveva presi? Non voleva usare il nome di Crenshaw per il momento: voleva vedere che reazione avrebbe suscitato con domande fatte così, in generale.

Shirley era ancora alla Contabilità e Aldrin la chiamò. — Ricordami di quali scartoffie avrò bisogno se qualcuno venisse trasferito a un'altra sezione — esordì. — Lo detraggo dal mio bilancio immediatamente o no?

— I trasferimenti sono stati congelati — annunciò Shirley. — La nuova dirigenza… — Aldrin la sentì trattenere il fiato. — Non hai ricevuto il memorandum?

— Non credo — disse Aldrin. — Dunque… se abbiamo un impiegato che desidera partecipare a un protocollo di ricerca, non possiamo limitarci a trasferire il suo centro di costo alla Ricerca e basta?

— Santo cielo, no! — esclamò Shirley. — Tim McDonough, il capo della Ricerca, ti leverebbe la pelle e l'appenderebbe al muro. — Dopo una pausa chiese: — Quale protocollo di ricerca?

— Qualche nuovo medicinale — rispose lui.

— Ah. Be', se hai un impiegato che ha di queste fisime, dovrà partecipare come volontario. Il compenso è di cinquanta dollari al giorno per protocolli che richiedono la residenza in clinica e venticinque dollari al giorno per gli altri, con un minimo di duecentocinquanta dollari. Naturalmente coloro che risiedono in clinica ricevono anche vitto, alloggio e medicinali. Io non farei mai la cavia per qualche medicinale a questo prezzo, ma il comitato etico dice che i volontari non devono ricevere incentivi finanziari.

— Be'… però essendo impiegati continuerebbero a ricevere i loro salari?

— Solo se continuassero a lavorare o se dedicassero alla Ricerca il loro periodo di ferie — dichiarò Shirley.

Aldrin si chiese cosa progettasse di fare Crenshaw per gli stipendi e i compensi della Ricerca. Chi finanziava i protocolli? E perché lui non aveva pensato prima a tutto questo? — Grazie, Shirley — si ricordò di dire.

— Buona fortuna — rispose lei.

Quindi, supponendo che il trattamento funzionasse, Aldrin si rese conto di non avere idea di quanto sarebbe durato. Il dato era forse nelle carte che Crenshaw gli aveva fornito? Le trovò e le rilesse con cura. Se Crenshaw non aveva preso qualche accordo particolare per far finanziare dalla Ricerca i salari del settore A, allora stava cercando di trasformare impiegati tecnici anziani in cavie di laboratorio malpagate. E anche se fossero usciti dalla riabilitazione entro un mese (la stima più ottimistica dello schema) ciò avrebbe fatto risparmiare un sacco di soldi. Controllò le cifre. Sì, sembrava un mucchio di soldi, ma in realtà non lo era in paragone ai rischi legali che la compagnia avrebbe corso.

Lui non conosceva nessun pezzo grosso della Ricerca. Tornò alle Risorse umane… Betty era andata… cercò di ricordare qualche altro nome. Paul. Debra. Paul figurava sull'organigramma, Debra no.

— Cerca di sbrigarti — disse Paul. — Finisco domani.

— Finisci?

— Sì, faccio parte di quel famoso dieci per cento — spiegò Paul, e Aldrin percepì la collera nella sua voce. — No, la compagnia non sta perdendo quattrini; no, la compagnia non sta tagliando il personale; succede solo che non ha più bisogno dei miei servigi.

Dita di ghiaccio corsero lungo la spina dorsale di Aldrin. Lui avrebbe potuto trovarsi al posto di Paul nel giro di un mese… no, quel giorno stesso, se Crenshaw si fosse accorto di quanto stava facendo.

— Ti pago un caffè — disse.

— Già, come se mi servisse qualcosa per tenermi sveglio la notte — commentò Paul.

— Paul, senti. Ho bisogno di parlarti, e non al telefono.

Un lungo silenzio, poi: — Oh. Anche tu?

— Ancora no. Allora, caffè?

— Sicuro. Alle dieci e mezza alla tavola calda?

— No, facciamo un pranzo anticipato… alle undici e mezza — decise Aldrin e riappese. Aveva le mani sudate.

— Dunque qual è il grande segreto? — chiese Paul. La sua faccia era totalmente inespressiva. Sedeva ingobbito a un tavolo nel mezzo della tavola calda.

Aldrin avrebbe scelto piuttosto un tavolo d'angolo, ma poi ricordò un film di spionaggio che aveva visto. I tavoli d'angolo potevano essere monitorati. Anzi, a quel che ne sapeva lui, Paul poteva portare un… un microfono. Provò un urto di nausea.

— Andiamo, non sto registrando niente — disse Paul sorseggiando il caffè. — Ma ci noteranno sicuramente se continui a guardarmi a bocca aperta. Diamine, che razza di segreto devi avere.