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Aldrin sedette facendo debordare il caffè dalla tazza. — Sai che il mio nuovo capodivisione fa parte delle scope nuove…

— Roba vecchia — disse Paul con voce annoiata.

— Si chiama Crenshaw.

— Un fortunello. E ha una grossa reputazione.

— Sì, be'… ricordi la sezione A?

— Gli autistici, certo. — Paul si fece più attento. — Ce l'ha con loro?

Aldrin annuì.

— È stupido — dichiarò Paul. — Non che Crenshaw non lo sia, ma… la cosa è stupida sul serio. Le nostre facilitazioni fiscali dipendono da loro. E poi, la pubblicità…

— Lo so — disse Aldrin. — Ma lui non ascolta. Dice che costano troppo.

— Secondo lui tutti, lui escluso, costano troppo. E allora, cosa vuol fare, licenziarli? Abbassargli lo stipendio?

— Vuole costringerli a presentarsi volontari per un protocollo di ricerca che riguarda la sperimentazione sugli esseri umani.

Paul fece tanto d'occhi. — Ma stai scherzando! Non può fare una cosa del genere!

— Può. — Dopo una pausa Aldrin continuò: — Dice che non esiste legge che la compagnia non possa eludere.

— Sarà anche vero, ma… non possiamo fregarcene della legge e basta. Sperimentazione umana, eh? Di che si tratta, di qualche medicinale?

— No, di un trattamento per autistici adulti. Si suppone che li renda normali. Pare che abbia funzionato con le scimmie — spiegò Aldrin.

— Non parli sul serio. — Paul aveva sbarrato gli occhi ancora di più. — Accidenti! Stai parlando sul serio! Crenshaw che cerca di trasformare le nostre galline dalle uova d'oro fiscali in cavie per la sperimentazione umana! Ma ne verrà fuori un incubo pubblicitario… qualcosa che potrebbe costare miliardi alla compagnia!

— Questo lo sai tu e lo so anch'io, però Crenshaw vede le cose a modo suo.

— Chi può aver approvato la cosa ai piani alti?

— Che io sappia, nessuno — disse Aldrin facendo mentalmente gli scongiuri. Era la verità, però, perché lui non si era informato.

Paul aveva perso completamente l'aria imbronciata. — A quell'idiota il potere ha dato alla testa — disse. — Crede di poter combinare una cosa del genere e guadagnare punti su Samuelson.

— Samuelson?

— Anche lui scopa nuova. Ma non ti tieni al corrente di quel che succede?

— No. Non sono bravo in queste cose — disse Aldrin.

Paul annuì. — Io pensavo di esserlo, ma questa lettera di licenziamento prova che non lo ero. Comunque: Samuelson e Crenshaw sono entrati qui come rivali. Samuelson ha tagliato i costi di lavorazione senza suscitare commenti da parte della stampa… benché io pensi che questo stato di cose non durerà. Crenshaw dunque deve credere che gli riuscirà un triplo colpaccio: procurarsi dei volontari che avranno troppa paura del licenziamento per lamentarsi in caso qualcosa andasse storto, portare a termine la manovra per conto proprio senza che nessun altro lo sappia e poi accaparrarsi il merito. E se tu non fai qualcosa, Pete, condividerai la sua fine.

Aldrin aveva altre domande da fare. — Ascolta, io non so come lui renderà conto del loro tempo se gli autistici accettano il trattamento. Speravo di avere notizie più precise sul lato legale… può Crenshaw fare in modo che ci si sottopongano cumulando insieme le ferie e le licenze per malattia? Quali sono le regole per gli impiegati speciali?

— Be', tanto per cominciare ciò che lui si propone di fare è illegale da cima a fondo. Prima di tutto, se la Ricerca ha il minimo sentore che non avrà a che fare con volontari autentici succederanno guai. Loro devono fare i conti con i federali, e figurati se vorranno affrontare una dozzina d'imputazioni per aver contravvenuto all'etica professionale e alle leggi sul lavoro protetto. Poi, se gli autistici si assenteranno dal loro lavoro per più di trenta giorni… e sarà così, no? — Aldrin annuì e Paul continuò: — Allora non si potrà più parlare di ferie, e ci sono regolamenti appositi per le licenze e gli anni sabbatici, specie se si tratta d'impiegati appartenenti alle categorie speciali. Non si può far perdere loro l'anzianità, né il salario… — Paul picchiettò un dito sulla tazza del caffè. — Oh, il reparto Contabilità darà fuori di matto. Non abbiamo alcuna classificazione di costi che contempli impiegati che non lavorino e ricevano ugualmente stipendio pieno. Senza contare che la produttività del tuo reparto andrà al diavolo.

— Ci avevo pensato — mormorò Aldrin.

Paul fece una smorfia ironica. — Tu puoi davvero inchiodare quel tipo — disse. — Io lo so che non posso riavere il mio lavoro, non stando le cose come stanno, ma… mi piacerebbe sapere cosa succederà.

— Avrei intenzione di agire alla chetichella — disse Aldrin. — Capisci… naturalmente sono preoccupato per il mio lavoro, ma questo non è tutto. Lui pensa che io sia stupido, codardo e pigro, tranne quando gli lecco gli stivali, e allora pensa solo che sono un leccapiedi nato. Ho intenzione di brancolare in giro, fingendo di aiutarlo in modo da far scoprire le sue intenzioni.

Paul si strinse nelle spalle. — Non è il mio stile. Io personalmente mi metterei a gridarlo dai tetti. Ma tu sei tu, e se per te va bene così…

— Allora… con chi potrei parlare alle Risorse umane allo scopo di organizzare le licenze per loro? E cosa mi dici dell'ufficio legale?

— Il tuo è un cammino tortuoso e ti prenderà del tempo. Perché non parlare a qualcuno dei grossi calibri? Portati dietro anche tutti i tuoi deficienti, per rendere più drammatica la scena.

— Non sono deficienti, sono autistici — ribatté Aldrin automaticamente. — E io non so cosa succederebbe se sapessero quanto è illegale la situazione in cui vogliono metterli. Sarebbe giusto farglielo sapere, ma se poi si rivolgessero alla stampa o qualcosa del genere? Allora davvero sarebbero guai seri.

— E allora vacci da solo. Potrebbero perfino piacerti le altezze rarefatte della piramide manageriale. — Paul rise un po' troppo forte, e Aldrin si chiese se non avesse aggiunto qualcosa al caffè.

— Non saprei — disse. — Non credo che mi lascerebbero andare tanto in alto. E Crenshaw verrebbe a saperlo se chiedessi un appuntamento, e poi ricordi quel memorandum sulla catena di comando?

— Ecco quello che ci meritiamo per aver assunto un generale in pensione come dirigente — mormorò Paul.

Ma ormai il locale si stava vuotando, e Aldrin pensò che doveva andare.

Non aveva idee molto chiare sul da farsi. Sperava ancora che forse la Ricerca troncasse il nodo, così lui non avrebbe più dovuto far niente.

Crenshaw gli fece abbandonare l'idea nel tardo pomeriggio. — Bene, ecco il protocollo di ricerca — disse, sbattendo un cubo dati e un fascio di stampati sulla scrivania di Aldrin. — Non capisco perché gli servano tutti questi esami preliminari: ecotomografia, santo cielo, risonanza magnetica eccetera eccetera… Ma loro dicono che ne hanno bisogno e non sono io a dirigere la Ricerca. — Si capiva chiaramente che sottintendeva non ancora.

— Prenota i tuoi ragazzi per le visite e mettiti d'accordo con Barr alla Ricerca per organizzare gli appuntamenti per gli esami.

— Appuntamenti? — chiese Aldrin. — E se s'incrociano con il normale orario di lavoro?

Crenshaw si accigliò, poi fece spallucce. — Diavolo, saremo generosi: non gli faremo rimettere in pari il tempo.

— E per quanto riguarda la Contabilità? Quale centro di costo…

— Per amor del cielo, Pete, limitati a occuparti della faccenda! — Crenshaw era diventato rosso scarlatto. — Cerca di cominciare a risolvere problemi, non a farli spuntar fuori!

— Sta bene — disse Aldrin. Non poteva indietreggiare, stava dietro la sua scrivania; ma dopo un istante Crenshaw fece dietro-front e se ne andò. Risolvere problemi! Li avrebbe risolti, ma non sarebbero stati quelli di Crenshaw.