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— Questa è una cosa che si può cercare on-line — suggerisce Eric. — Lo farò io.

— Rimuovere le connessioni e crearne di nuove è come l'hardware — dice Bailey. — Imparare a usare le connessioni nuove è come il software. È già stato abbastanza difficile imparare il linguaggio la prima volta. Non voglio passare di nuovo per una simile esperienza.

— I bambini normali imparano più in fretta — dice Eric.

— Però impiegano sempre anni — dice Bailey. — A noi parlano di sette-otto settimane di riabilitazione. Questo magari basterà per uno scimpanzè, ma uno scimpanzè non parla.

— Non è che prima non abbiano mai commesso errori — dice Chuy. — Sul conto nostro si credevano ogni sorta di cose sbagliate. Potrebbe essere sbagliata anche questa.

— Adesso si sa di più sulle funzioni cerebrali — li informo. — Ma non si sa tutto.

— Non mi piace far qualcosa senza sapere cosa accadrà — dice Bailey.

Chuy ed Eric non dicono nulla ma sono d'accordo. Anch'io sono d'accordo. È importante conoscere le conseguenze prima di agire. A volte le conseguenze non sono evidenti.

Anche le conseguenze del non agire spesso non sono evidenti. Se io non mi sottoporrò al trattamento, le cose non resteranno le stesse: me lo ha provato Don, con i suoi vandalismi e il suo attentato contro di me. Non importa cosa io faccia, non importa quanto prevedibile io cerchi di rendere la mia vita, essa continuerà a non essere più prevedibile del resto del mondo… che è caotico.

— Ho sete — dice Eric all'improvviso. Si alza. Anch'io mi alzo e vado in cucina. Prendo un bicchiere e lo riempio d'acqua. Lui fa una smorfia nell'assaggiarla: allora ricordo che lui beve acqua minerale. Ma io non ho la marca che preferisce.

— Ho sete anch'io — dice Chuy. Bailey tace.

— Vuoi acqua? — chiedo. — È tutto ciò che ho, a parte una bottiglia di succo di frutta. — Spero che non mi chieda succo di frutta, è quello che preferisco per colazione.

— Voglio acqua — dice. Bailey alza una mano. Riempio altri due bicchieri d'acqua e li porto in soggiorno.

Mi sembra tanto strano avere gente nel mio appartamento. Lo spazio sembra più piccolo e l'aria più densa. I colori cambiano a causa dei colori che i miei ospiti indossano e di quelli che sono loro stessi.

Mi chiedo di colpo come sarebbe se io e Marjory vivessimo insieme: che impressione mi farebbe vederla occupare spazio qui in soggiorno, in camera da letto, nel bagno. A me non piaceva la residenza di gruppo dove sono vissuto appena lasciata la mia casa. Il bagno odorava di estranei, anche se lo pulivamo tutti i giorni. E c'erano cinque dentifrici diversi, cinque preferenze diverse per lo shampoo, il sapone e il deodorante.

— Lou, stai bene? — Bailey sembra preoccupato.

— Stavo pensando a… qualcosa — dico. Non voglio pensare che potrebbe non piacermi Marjory nel mio appartamento, che forse me lo renderebbe sgradevole, che potrebbe sembrarmi affollato o rumoroso o puzzolente.

Cameron non è al lavoro. È dove gli hanno detto di andare per dare inizio al trattamento. Linda non è al lavoro. Io non so dove sia. Vorrei piuttosto preoccuparmi di dove Linda può essere che pensare a quanto sta accadendo a Cameron. Conosco Cameron com'è adesso… com'era due giorni fa. Riconoscerò la persona col viso di Cameron che emergerà dal trattamento?

Oggi ci dicono qualcosa di più sulla procedura.

— Le ecotomografie di base ci permettono di mappare le vostre funzioni cerebrali individuali — spiega il dottore. — Vi assegneremo cose da fare durante l'esame per identificare in che modo il vostro cervello elabora le informazioni. Quando lo confronteremo con quello di un cervello normale, sapremo come modificare il vostro…

— Non tutti i cervelli normali sono uguali — obietto.

— Si somigliano, comunque — dice lui. — Le differenze tra i vostri cervelli e una media tra parecchi cervelli normali sono ciò che desideriamo modificare.

— Quale effetto avrà questo sulla mia intelligenza? — chiedo.

— Non dovrebbe averne nessuno. L'intera nozione di un'intelligenza centrale è stata smentita praticamente del tutto nel secolo scorso, con la scoperta della modularità dell'elaborazione… è questo che rende la generalizzazione così difficile… e siete stati voi autistici che in un certo modo avete provato come si possa essere molto intelligenti in matematica, diciamo, e molto al di sotto della media nel linguaggio espressivo.

"Non dovrebbe averne" non ha lo stesso significato di "non ne avrà". Io non so con precisione quale grado d'intelligenza possiedo, ma so che non sono uno sciocco e non voglio esserlo.

— Se ti preoccupi della tua abilità nell'analisi degli schemi — mi tranquillizza lui — sappi che non è quella la parte del cervello sulla quale influirà il trattamento. Sarà piuttosto un conferire a quella parte del tuo cervello un accesso a dati nuovi, dati socialmente importanti, senza che tu devi sforzarti per acquisirli.

— Come le espressioni facciali — dico.

— Sì, cose del genere. Ricognizione dei visi, espressioni facciali, sfumature dei toni della voce nel linguaggio… e una spintarella nell'area del controllo dell'attenzione, in modo che ti sia più facile notare quei particolari e ti sia piacevole farlo.

— Piacevole? Intendete collegare quel processo ai liberatori interni delle endorfine?

Lui di colpo si fa rosso. — Se vuoi dire che avrai degli orgasmi nel trovarti in mezzo alla gente, assolutamente no. Ma gli autistici non trovano gradevoli le interazioni sociali, e il trattamento le renderà se non altro meno minacciose. — Io non sono bravo nell'interpretare le sfumature tonali della voce, ma so che il dottore non mi sta dicendo tutta la verità.

Se loro possono controllare il livello di piacere che noi possiamo ottenere dall'interazione sociale, allora possono controllare anche il livello di piacere che la gente normale trae da essa. Penso agli insegnanti nelle scuole… se fossero in grado di controllare il piacere che gli allievi traggono dagli altri allievi… facendoli diventare tutti autistici così che preferiscano studiare anziché chiacchierare… Penso al signor Crenshaw, con sezioni piene di lavoratori che ignorano tutto tranne il lavoro.

Mi si annoda lo stomaco e mi sale in bocca un gusto amaro. Se dicessi che percepisco queste possibilità, cosa mi succederebbe? Due mesi fa, mi sarei lasciato sfuggire tutto quanto avevo pensato, tutto quanto mi preoccupava; adesso sono più prudente. Il signor Crenshaw e Don mi hanno insegnato la prudenza.

— Non devi diventare paranoico, Lou — dice il dottore. — Per quelli che si trovano al di fuori delle correnti principali della società è una perpetua tentazione pensare che gli altri complottino contro di loro, ma questo genere di pensieri non è salubre.

Sto zitto. Penso alla dottoressa Fornum, al signor Crenshaw e a Don. A gente come loro non piaccio io e non piacciono quelli come me. A volte persone che non amano me e quelli come me possono cercare di farmi veramente del male. Sarebbe stata paranoia se io fin dal principio avessi sospettato che era stato Don a tagliarmi le gomme? Non credo. Sarebbe stata corretta identificazione di un pericolo.

— Tu devi aver fiducia in noi, Lou, perché il trattamento funzioni. Posso darti qualcosa che ti rilassi…

— Io non sono nervoso — mi oppongo. E non lo sono davvero. Sono contento di me perché ho riflettuto su quello che lui andava dicendo e ne ho scoperto il significato nascosto, benché quel significato recondito mi avverta che lui mi sta manipolando. Se lo so, la manipolazione in un certo modo fallisce. — Sto cercando di capire, ma non sono nervoso.

Lui si tranquillizza. — Vedi, Lou, questo è un argomento molto complicato. E tu sei un uomo intelligente, ma non ti trovi nel tuo campo. Ci vogliono anni di studio per capirlo veramente. Una conferenza affrettata e magari qualche consultazione sui siti Internet non possono farti fare molta strada. Anch'io, se volessi fare quel che fai tu, non combinerei nulla. Quindi, perché non lasci a noi di fare il nostro lavoro come tu fai il tuo?