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Condusse Bel attraverso i pochi passi che li separavano dalla minuscola stanza che serviva da quadrato ufficiali, sala da pranzo e sala conferenze della Kestrel. Poi chiuse entrambe le porte e attivò il cono di sicurezza. Un lieve ronzio dal proiettore sul soffitto e un leggero scintillio nell’aria che circondava il tavolo circolare della sala gli assicurò che il dispositivo funzionava. Quando si voltò, colse Bel che lo osservava con la testa leggermente chinata di fianco, gli occhi curiosi e le labbra un po’ incurvate. Miles esitò un attimo. Poi scoppiarono a ridere e si abbracciarono; Bel lo prese a manate sulle spalle, dicendo con la gola stretta: — Maledetto, maledetto piccolo maniaco mezzosangue…

Miles si staccò, senza fiato. — Bel, per Dio. Hai un aspetto meraviglioso.

— Qualche anno in più, però, vero?

— Sì, d’accordo, ma non sono certo io che posso tirare la prima pietra.

— Tu sì che hai un aspetto meraviglioso. Sano. Solido. Quella donna lì ti sta nutrendo come si deve, è vero? O almeno, qualcosa di buono lo sta facendo con te.

— Perché, mi trovi grasso? — chiese Miles ironicamente.

— No, no. Ma l’ultima volta che ti ho visto, subito dopo che ti avevano scongelato dalla criogenia, sembravi un teschio infilato su un bastone. Ci hai fatto preoccupare da morire.

Bel dunque ricordava quell’ultimo incontro con la stessa chiarezza con cui lo ricordava lui. Forse anche maggiore.

— Anch’io ero preoccupato per te. Sei… stai bene? Come diavolo hai fatto a finire qui? — Era un modo abbastanza delicato di chiederlo?

Bel sollevò leggermente le sopracciglia, leggendo chissà che espressione sul volto di Miles. — All’inizio, subito dopo che io e i mercenari dendarii avevamo diviso le nostre strade, ero un po’ disorientato. Fra il comando di Oser e il tuo, erano quasi venticinque anni che servivo con loro.

— Mi è dispiaciuto da morire.

— Mai quanto a me… Ma eri tu il morto. — Bel distolse brevemente lo sguardo. — Tu, fra gli altri. Non è che avessimo molta scelta a quel punto, né tu né io. Non avrei potuto continuare. E poi… in retrospettiva, è stato un bene. Non me ne ero reso conto, ma avevo finito per fossilizzarmi. Avevo bisogno di una spinta, di un cambiamento. Era venuto il momento. Be’, magari non ero proprio pronto, ma…

Miles, che si era concentrato fino a quel momento sulle sue parole, si rese conto di dove si trovavano. — Siedi, siedi. — Indicò il piccolo tavolo; si sedettero l’uno accanto all’altro. Miles appoggiò le braccia alla superficie scura e si chinò in avanti per ascoltare meglio.

Bel continuò: — Sono persino tornato a casa per un po’, ma ho scoperto che dopo avere passato un quarto di secolo a sgambettare liberamente per il Complesso Iperspaziale non riuscivo a rimanere sulla Colonia Beta. Ho lavorato qui e là come spaziale, un paio di volte dietro suggerimento del nostro comune datore di lavoro. Poi sono finito qui. — Bel si allontanò i capelli dalla fronte con un gesto familiare.

— ImpSec non è più esattamente il mio datore di lavoro — disse Miles.

— Oh? E allora cos’è?

Miles esitò prima di rispondere. — Il mio… il mio servizio di raccolta di informazioni — disse alla fine. — Per via del mio nuovo lavoro.

Bel sollevò le sopracciglia ancora di più. — Questa storia dell’Ispettore Imperiale allora non è la tua ultima copertura.

— No. È tutto vero. Non sono più sotto copertura.

Le labbra di Bel fecero un guizzo. — Ah sì? E dove hai preso quell’accento?

— È il mio accento. Era quello betano che usavo quando ero il fasullo ammiraglio Naismith. Be’, in un certo senso. Quello che è certo, è che non l’ho imparato da mia madre.

— Quando Watts mi ha detto il nome del pezzo grosso che stavano mandando i barrayarani, ho pensato che non potevi che essere tu. Per quello ho fatto in modo di entrare nel comitato di benvenuto. Ma questa storia della Voce dell’Imperatore, a me sembrava una favola. Fino a che non mi sono documentato. E allora è diventata una di quelle favole in cui il sangue sgorga a fiotti.

— Oh, sai in cosa consiste il mio incarico, dunque.

— Già, è incredibile quante informazioni sulla storia di Barrayar si possono trovare qui nei database. Lo Spazio Quad è collegato alla rete galattica quasi quanto Beta, anche se hanno una frazione della loro popolazione. Ispettore Imperiale, devo dire che è un avanzamento di carriera piuttosto stupefacente… chiunque abbia osato offrirti su un piatto d’argento tutto questo potere incontrollato dev’essere pazzo quanto te. Non vedo l’ora di sentirti raccontare com’è successo.

— Sì, per un non barrayarano dev’essere difficile capire. — Miles prese fiato. — Sai, quella procedura di rianimazione dalla criostasi non è andata del tutto liscia. Ti ricordi che avevo degli attacchi di convulsioni, subito dopo il risveglio?

— Sì… — annuì Bel.

— Be’, purtroppo abbiamo scoperto che non erano un effetto collaterale destinato a scomparire. Ed erano troppo gravi perché perfino ImpSec le potesse tollerare in un ufficiale sul campo. Come ho dimostrato di persona in modo piuttosto spettacolare, ma insomma lasciamo perdere. Ufficialmente sono stato congedato per ragioni di salute. E così è finita la mia carriera di agente coperto galattico. — Il sorriso di Miles si fece un po’ sforzato. — Ho dovuto trovarmi un lavoro onesto. Per mia fortuna, l’Imperatore Gregor ne aveva uno proprio per me. Tutti danno per scontato che si sia trattato di vergognoso nepotismo, che abbia avuto l’incarico per via di mio padre. Un giorno spero di dimostrare che si sbagliano.

Bel rimase in silenzio per un momento, senza espressione. — Ah. Quindi alla fine sono davvero riuscito a ucciderlo, l’ammiraglio Naismith.

— Non ti lusingare troppo. Ti hanno aiutato in parecchi — disse Miles. — Me compreso. Ma ne è passato di sangue sotto i ponti da allora, sia per me che per te. Adesso abbiamo altre crisi di cui occuparci. E quindi, rapidamente e partendo dall’inizio: mi hanno incaricato di risolvere questo pasticcio, se non a beneficio di Barrayar, almeno limitando i danni il più possibile. Tu sei l’informatore di ImpSec qui… vero?

Bel annuì.

Quando l’ermafrodita aveva dato le dimissioni dai Liberi Mercenari Dendarii, Miles si era accertato che rimanesse sui libri paga di ImpSec come informatore. In parte era una ricompensa per quello che Bel aveva fatto per Barrayar prima della catastrofe che aveva posto termine alla sua carriera e indirettamente a quella di Miles, ma più che altro era stato un modo per evitare che ImpSec sviluppasse un interesse letale per un betano come Bel che se ne andava in giro per il Complesso Iperspaziale con una testa piena di scottanti segreti barrayarani. A quel punto il tempo li aveva resi, per la maggior parte, segreti tiepidi. Miles aveva pensato che l’illusione di essere loro a tirare i fili di Bel avrebbe rassicurato ImpSec e così era stato, a quanto pareva. — Portomastro, eh? Che bel lavoro per una spia. Sotto i tuoi occhi passano i dati di tutti e tutto quello che entra ed esce dalla Stazione Graf. È stata ImpSec a trovarti questo lavoro?

— No, me lo sono trovato da me. Ma il Settore Cinque era contentissimo, il che, allora, mi sembrava un beneficio in più.

— Altro che contentissimi, dovevano essere.

— E anche i quad sono contenti di me, a quanto pare. Riesco a risolvere qualunque grana con i terricoli senza mai perdere la pazienza. Non ho dovuto spiegare che, dopo avere passato tanti anni a seguire te, ho un’idea di cos’è un’emergenza significativamente diversa dalla loro.

Miles sorrise e fece qualche calcolo a mente. — Dunque, i tuoi ultimi rapporti dovrebbero ancora essere in viaggio fra qui e il Quartier Generale del Settore Cinque, vero?

— Sì, è quello che penso.

— Quali sono le cose principali che devo sapere?