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— Non potevo chiedere ai miei uomini di andare ad affrontare un nemico tanto più numeroso armati solo di storditori, Milord — disse Brun. — C’è un milione di quei quad là fuori!

Miles sollevò le sopracciglia. — Sulla Stazione Graf? Credevo che la popolazione residente fosse intorno ai cinquantamila abitanti. Civili.

Brun fece un gesto impaziente. — Dodici contro un milione, o dodici contro cinquantamila… comunque fosse, avevano bisogno di armi più convincenti. La squadra di soccorso doveva entrare e uscire il più velocemente possibile, e trovarsi di fronte a meno discussioni o resistenza possibili. Gli storditori non hanno nessuna efficacia come armi di intimidazione.

— Conosco bene il problema. — Miles si lasciò andare all’indietro. — Vada avanti.

— La pattuglia ha raggiunto il luogo dove venivano trattenuti i nostri uomini…

— La Stazione di Sicurezza Numero Tre della Stazione Graf, vero? — interruppe Miles.

— Sì.

— Mi dica… in tutto il tempo in cui la flotta è rimasta qui, è mai successo che qualcuno dei suoi uomini abbia avuto dei problemi con la Sicurezza della Stazione, per caso? Ubriachezza molesta, zuffe, violazioni delle norme di sicurezza, cose così?

Brun, con l’aria di uno cui le parole vengono strappate di bocca con le pinze, disse: — Tre uomini sono stati arrestati per avere condotto dei flottanti a velocità pericolosa sotto l’influenza dell’alcool. Stavano gareggiando.

— E che ne è stato di loro? Come ha gestito la cosa il vostro consulente legale?

Il guardiamarina Deslaurier borbottò: — Hanno passato un paio di ore in gattabuia, poi mi sono occupato di pagare le multe, e ho promesso al giudice della Stazione che sarebbero rimasti nei loro alloggi per il resto della nostra permanenza.

— E quindi conoscevate, a quel punto, la procedura standard per ottenere il rilascio dei vostri uomini da parte delle autorità della Stazione in caso di contrattempi?

— Questa volta non si trattava di idioti ubriachi. Erano uomini del nostro equipaggio arrestati nell’espletamento dei loro doveri — disse Vorpatril.

— Continuate pure — sospirò Miles. — Cosa è successo alla seconda pattuglia?

— Non ho ancora avuto la possibilità di conoscere il loro resoconto di prima mano, Milord — disse Brun, rigido. — I quad hanno permesso solo a un ufficiale medico, disarmato, di visitarli nel luogo in cui sono attualmente trattenuti. Sono stati scambiati dei colpi di storditore e di fuoco al plasma, all’interno della Stazione di Sicurezza numero Tre. I quad sono accorsi a sciami, i nostri uomini sono stati sopraffatti e presi prigionieri.

Gli ’sciami’ di quad comprendevano, cosa che a Miles non sembrava particolarmente strana, la maggior parte delle squadre di vigili del fuoco della Stazione Graf.

Fuoco al plasma. In una Stazione civile. Oh, maledizione!

— E quindi — disse Miles dolcemente — dopo avere preso a pistolettate la sezione di polizia e aver dato fuoco all’habitat, cos’altro avevamo di riserva?

L’ammiraglio Vorpatril contrasse per un attimo le mascelle. — Temo di avere perso l’iniziativa, quando le navi komarrane hanno deciso di non obbedire al mio ordine di salpare, lasciandosi invece bloccare all’attracco. A quel punto i quad avevano troppi ostaggi nelle loro mani, i capitani-proprietari komarrani erano stati troppo lenti nell’obbedire ai miei ordini di posizionamento, e alla milizia dei quad è stato facile circondarci. Siamo rimasti in una situazione di stallo per quasi due giorni. Poi abbiamo ricevuto l’ordine di deporre le armi e attendere il suo arrivo.

E grazie a tutti gli dei per questo. La stupidità dei militari! Ma scivolare fino quasi alla stupidità totale e poi fermarsi era una cosa piuttosto rara. Per questo, si doveva dare almeno un certo credito a Vorpatril.

Brun aggiunse cupo: — Non avevamo molta scelta a quel punto. Non potevamo certo minacciare di aprire il fuoco sulla Stazione con le nostre navi attraccate.

— Non avreste potuto aprire il fuoco sulla Stazione in ogni caso — fece notare Miles in tono tranquillo. — Sarebbe stato un massacro e un ordine criminale. L’Imperatore vi avrebbe fatto fucilare tutti.

Brun sussultò e tacque.

Vorpatril strinse le labbra. — L’Imperatore, o lei?

— Gregor e io ci saremmo giocati a testa o croce il privilegio di sparare per primi.

Seguì un breve silenzio.

— Per fortuna — continuò Miles — sembra che tutte le teste calde coinvolte abbiano avuto modo di raffreddarsi. Per questo, ammiraglio Vorpatril, mi congratulo con lei. E posso aggiungere che riferirò di questo vostro comportamento al Comando Operativo. — A meno che non riusciate a farmi arrivare in ritardo alla nascita dei miei figli, nel qual caso sarà meglio che vi cerchiate tutti un buco molto profondo e molto buio. — Il mio compito è di sottrarre, con la diplomazia e le parole, il maggior numero di sudditi dell’Imperatore dalle mani dei quad, e spuntando il miglior prezzo possibile. Se sarò davvero molto fortunato, quando avrò finito, le nostre flotte commerciali potranno, un giorno, fare di nuovo scalo in questo porto. Purtroppo non mi avete messo in mano un mazzo di carte particolarmente forte. Ma cercherò lo stesso di vedere cosa posso fare. Voglio avere le copie complete e integrali delle trascrizioni di tutti questi ultimi eventi.

— Sì, Milord — ringhiò Vorpatril. — Ma… — e la sua voce divenne quasi angosciata — questo ancora non risolve il problema di quel che è successo al tenente Solian!

— Mi impegno a dedicare la mia attenzione anche a questo, ammiraglio. Glielo prometto.

Vorpatril annuì, brevemente.

— Ma Lord Ispettore Vorkosigan! — interloquì con urgenza il cargomastro Molino. — Le autorità della Stazione Graf vogliono multare i nostri vascelli komarrani per i danni commessi dalle truppe barrayarane. Bisogna spiegargli chiaramente che solo i militari devono assumersi la responsabilità di queste… attività.

Miles esitò a lungo. — Che fortuna per lei, cargomastro — disse alla fine — che in caso di un vero attacco, la cosa non sia reciproca. — Con un colpetto al tavolo, si alzò in piedi.

CAPITOLO TERZO

Miles si alzò sulla punta dei piedi per scrutare dal piccolo oblò della Kestrel, mentre la nave manovrava per avvicinarsi alla culla d’attracco che le era stata assegnata. La Stazione Graf era una vasta e disordinata aggregazione di componenti, ma il disordine della sua struttura non era poi così sorprendente, in una installazione già vecchia di tre secoli e in continua espansione. Da qualche parte, sepolto nel cuore di quella struttura intricata e complessa, si trovava un piccolo asteroide metallico, scavato a forma di nido d’ape per ottenere spazio vitale e materiale da costruzione per il più antico degli habitat quad. Inoltre, da qualche parte nelle sezioni più interne si potevano ancora vedere, a dar retta alle guide olografiche, autentici elementi della nave iperspaziale, smontata e riconfigurata, con cui il piccolo gruppo originale di pionieri quad aveva compiuto lo storico volo verso quel rifugio.

Miles fece un passo indietro e indicò con un gesto a Ekaterin di avvicinarsi all’oblò per dare uno sguardo. Rifletté sull’astrografia politica dello Spazio Quad o, come veniva ufficialmente designata, l’Unione degli Habitat Liberi. Da quel luogo iniziale, i gruppi di quad erano partiti verso l’esterno, per costruire colonie in entrambe le direzioni lungo il più interno dei due anelli di asteroidi che avevano reso questo sistema tanto attraente per i loro antenati. Diverse generazioni e un milione di abitanti più tardi, i quad non correvano certo il rischio di esaurire lo spazio, l’energia, o i materiali. La loro popolazione poteva espandersi esattamente alla velocità con cui decidevano di costruire.

Solo una manciata dei loro molti habitat mantenevano delle aree dotate di gravità artificiale adatte alla permanenza degli umani, residenti o visitatori, o altri estranei. La Stazione Graf era una delle poche che accettava la presenza dei galattici e dei loro affari, come facevano le arcologie orbitali di Metropolitan, Sanctuary, Minchenko e Stazione Union. Quest’ultima era la sede del governo quad, se così si poteva chiamare; una specie di democrazia la cui principale unità era la squadra di lavoro. Miles sperò intensamente di non essere destinato a negoziare con un comitato.