«E niente sbaciucchiamenti al buio» gridò un altro. «Questo è un programma per famiglie!»
Ekstrom ridacchiò, felice dell'entusiasmo generale, mentre la troupe apportava gli ultimi ritocchi ai riflettori e alle luci.
«Si passa all'illuminazione per la trasmissione tra cinque, quattro, tre, due…»
Le alogene all'interno della cupola diminuirono di intensità fino a spegnersi completamente. Un'impenetrabile oscurità avvolse l'habisfera.
«Chi mi ha toccato il culo?» gridò qualcuno.
Qualche secondo dopo, l'intensa luce dei riflettori costrinse tutti a socchiudere gli occhi. La trasformazione era ormai completa. Il quadrante nord dell'habisfera era diventato uno studio televisivo, mentre il resto della cupola sembrava un granaio vuoto in piena notte. La sola luce nelle altre sezioni era data dal riverbero dei riflettori sul soffitto arcuato, che proiettava lunghe ombre sulle postazioni di lavoro deserte.
Ekstrom si ritirò in secondo piano, felice di vedere i suoi uomini fare baldoria vicino al meteorite. Si sentiva come un padre che a Natale guarda i suoi bambini radunati intorno all'albero.
"Se lo meritano proprio" si disse, senza sospettare quale calamità si stava per abbattere su tutti loro.
31
Il tempo stava cambiando.
Come un sinistro presagio di un'imminente sciagura, il vento catabatico ululava tristemente mentre investiva con raffiche violente il rifugio della Delta Force. Delta-Uno finì di sistemare la copertura da burrasca e raggiunse i compagni all'interno. Sapeva per esperienza che non sarebbe durata a lungo.
Delta-Due fissava il video che trasmetteva le immagini in tempo reale inviate dal microbot. «Dai un'occhiata qui» disse.
Delta-Uno si avvicinò. L'interno dell'habisfera era immerso nel buio, tranne la parte settentrionale della cupola, vicino al palco, illuminata da potenti riflettori. «Non è nulla. Stanno semplicemente provando le luci per questa sera.»
«Non mi riferisco alle luci.» Delta-Due indicò la macchia scura in mezzo al ghiaccio, il buco pieno d'acqua da cui era stato estratto il meteorite. «Quello è il problema.»
Delta-Uno osservò il buco, ancora circondato dai coni. La superficie dell'acqua sembrava calma. «Io non vedo niente.»
«Guarda meglio.» Manovrò il joystick in modo da abbassare il microbot sopra il buco.
Mentre esaminava più attentamente la pozza scura di ghiaccio sciolto, vide una cosa che lo fece arretrare sconvolto. «Cosa diavolo…?»
Delta-Tre si avvicinò al monitor. Anche lui parve sgomento. «Dio mio. Quello è il pozzo di estrazione? È normale che l'acqua faccia quello scherzo?»
«No. Sono sicuro che non lo è affatto» affermò Delta-Due.
32
Malgrado fosse seduta dentro un grande contenitore metallico situato a cinquemila chilometri da Washington, Rachel Sexton si sentiva in tensione come se fosse stata convocata alla Casa Bianca. Lo schermo del videofono davanti a lei mostrava un'immagine nitidissima del presidente Zach Herney nella sala delle comunicazioni, davanti allo stemma presidenziale. La trasmissione digitale audio era impeccabile e, non fosse stato per un ritardo quasi impercettibile della voce, quell'uomo avrebbe potuto trovarsi nella stanza accanto.
Il colloquio fu franco e cordiale. Il presidente sembrava compiaciuto, e niente affatto sorpreso, della valutazione favorevole data da Rachel sulla scoperta della NASA e sulla scelta di Michael Tolland come accattivante portavoce. Era di ottimo umore.
«Sono certo che lei concorderà» le disse, in tono improvvisamente più serio «che in un mondo perfetto le implicazioni di questa scoperta sarebbero di natura puramente scientifica.» Fece una pausa e si sporse in avanti, riempiendo lo schermo con il suo viso. «Purtroppo, non viviamo in un mondo perfetto, e questa vittoria della NASA, nel momento stesso in cui la annuncerò, diventerà una partita politica.»
«Considerate le prove conclusive e le persone da lei reclutate per le verifiche, credo che il pubblico e l'opposizione dovranno accettare la cosa come un dato di fatto.»
Herney fece una risata poco convinta. «I miei avversari politici crederanno a quello che vedono, ma il mio timore è che non siano felici di vederlo.»
Rachel notò con quanta cura evitasse di pronunciare il nome di suo padre. Parlava soltanto in termini di "avversari". «E lei pensa che l'opposizione griderà alla cospirazione solo per ragioni politiche?» chiese.
«È nella natura del gioco. È sufficiente che qualcuno esprima un vago dubbio, sostenendo che questa scoperta è una sorta di frode architettata dalla NASA insieme alla Casa Bianca, e di punto in bianco io mi ritrovo sotto inchiesta. I giornali dimenticano che la NASA ha trovato tracce di vita extraterrestre e i media si lanciano a cercare prove di una cospirazione. Purtroppo, qualsiasi insinuazione riguardo a questa scoperta sarebbe negativa per la scienza, per la Casa Bianca, per la NASA e, in tutta franchezza, per l'intera nazione.»
«Ed è per questo che ha aspettato di avere tutte le conferme, anche da parte di stimati scienziati civili, prima di annunciarla.»
«Il mio obiettivo è presentare questa notizia in modo talmente incontrovertibile da stroncare sul nascere qualunque scetticismo. Voglio che la scoperta sia festeggiata come merita. Bisogna rendere omaggio alla NASA.»
Rachel avvertì un fremito di curiosità. "Cosa vuole da me?"
«Ovviamente» continuò Herney «lei è in una posizione unica per darmi una mano. La sua esperienza di analista di dati come pure i suoi noti legami con il mio avversario le conferiscono enorme credibilità in relazione a questa scoperta.»
Rachel avvertì una crescente delusione. "Vuole usarmi, proprio come aveva previsto Pickering."
«Detto ciò, vorrei chiederle di confermare personalmente la scoperta, come referente della Casa Bianca per l'intelligence… e come figlia del mio sfidante.»
Ecco fatto. Sul piatto.
"Herney vuole la mia convalida."
Rachel l'aveva giudicato superiore a quegli sporchi giochetti politici. Una convalida pubblica da parte sua avrebbe immediatamente trasformato il meteorite in un fatto personale per suo padre, mettendolo nella posizione di non poter attaccare la credibilità della scoperta senza attaccare la credibilità della propria figlia, l'equivalente di un suicidio per il propugnatore della "famiglia al primo posto".
«In tutta franchezza, presidente, sono sbalordita che mi chieda una cosa del genere» disse Rachel, fissando il monitor.
Herney parve deluso. «Credevo che avrebbe accettato con entusiasmo di sostenermi.»
«Entusiasmo? Signore, lasciando da parte le divergenze che ho con mio padre, questa richiesta mi mette in una situazione inaccettabile. Ho già abbastanza problemi con lui senza lanciarmi in una sorta di duello mediatico all'ultimo sangue. Malgrado lo disprezzi, è pur sempre mio padre, e mai avrei creduto che lei si abbassasse al punto di contrappormi a lui in un dibattito pubblico.»
«Un momento!» Herney sollevò la mano in segno di resa. «Chi ha parlato di dibattito pubblico?»
Rachel restò interdetta. «Suppongo che lei desideri che io salga sul podio insieme al direttore della NASA durante la conferenza stampa, no?»
Herney sbuffò rumorosamente nel microfono. «Rachel, ma per chi mi ha preso? Mi crede davvero capace di chiedere a qualcuno di pugnalare alla schiena il padre in diretta sulla televisione nazionale?»
«Ma lei ha detto…»
«E crede che costringerei il direttore della NASA a condividere la ribalta con la figlia del suo nemico giurato? Non vorrei deluderla, Rachel, ma con questa conferenza stampa si intendono presentare dati scientifici. Non sono certo che le sue conoscenze in materia di meteoriti, fossili o strutture del ghiaccio possano conferire credibilità a questo evento.»