«Allora non possiamo tenerceli lontani?»
«No, ma possiamo sorvegliarli. Faremmo bene a incaricare Harries di questa faccenda, tanto per cominciare.»
«A Thorness hanno già un personale di sicurezza. Esercito,» osservò l’assistente con orgoglio.
Il commodoro sospirò. «Harries può lavorare con loro.»
«Harries non vuole più averci a che fare.»
«Perché?»
«Dice di esser sicuro che hanno mangiato la foglia.»
«Come? Oh, scusi.» Watling gli rivolse un ampio sorriso. «E come è possibile?»
«Be’, a Bouldershaw l’hanno picchiato. Forse pensano che si occupi di una faccenda più importante.»
«Forse è così. Dov’è ora Harries?»
«Li sta seguendo. Verrà più tardi a far rapporto.»
Ma Harries non giunse più tardi a far rapporto, anzi, non tornò più. Judy e Fleming scoprirono il suo cadavere il mattino seguente, sotto la capote della macchina di Fleming.
Judy aveva vomitato, poi insieme erano andati alla stazione di polizia e il corpo era stato portato via; i provvedimenti del caso erano stati presi. Allora tornarono in ufficio dove trovarono un messaggio che ordinava a Fleming di presentarsi subito al Ministero della Scienza. Judy, che rimase ad aspettare insieme a Christine, venne interrogata da Watling; si sentiva spaventata e addolorata. Christine continuava a svolgere il suo lavoro, e si interruppe solo per dare a Judy due aspirine, con l’aria di chi fa la carità senza considerare né colpe né meriti.
Prima di partire per il Ministero, Fleming aveva baciato Judy su una guancia. Lei gli sorrise, ancora in preda alla nausea.
«Dovevano proprio scaricarlo su di me?» brontolò Fleming.
«Non l’hanno scaricato su di te, l’hanno scaricato su di me, a titolo di avvertimento.»
Andò alla toilette e vomitò di nuovo.
Fleming tornò prima di pranzo, esultante ed effervescente. Strappò Christine dalla sua sedia e la strinse a sé.
«È andata!»
«Andata?» Judy si fermò sbalordita all’altro capo della stanza.
«Autorizzazione in triplice copia dagli ufficiali superiori del nostro ‘commodoro a reazione.’ Hanno spalancato le loro auree barriere di filo spinato.»
«Thorness?» chiese Christine respingendolo. Fleming si appoggiò al tavolo da disegnatore.
«Ci è stato graziosamente concesso l’uso dei loro cari apparecchi, cioè dei cari apparecchi dei contribuenti, riservati finora a quelli che volevano giocare alla guerra.»
«Quando?» chiese Judy.
Fleming si allontanò dal tavolo, attraversò la stanza e l’abbracciò.
«Appena saremo pronti. Ordine di precedenza assoluta sul grande calcolatore. Tranne naturalmente in caso di quella che, tanto per ridere, viene definita situazione di emergenza nazionale. Siamo esentati dalle ispezioni mattutine, potremo uscire con dei lasciapassare, ci prenderanno le impronte digitali, ci faranno il lavaggio del cervello ed esamineranno le nostre chiome in cerca di parassiti. Ma noi costruiremo la meraviglia del secolo.» Lasciò Judy e tese le braccia a Christine. «Tu e io, cara. Glielo insegneremo, a quei signori, vero? ‘È provato?’ vuol sapere Sua Eccellenza. Glielo proveremo. Vengano pure dai quattro angoli del mondo e gliela facciamo vedere noi… come disse quella celebre spogliarellista. Oh, ecco ‘ali d’argento’ che viene a darci il ruolino di marcia.»
Cominciò a canticchiare il motivo di Silver wings among the gold e invitò a pranzo le due ragazze; ma Judy non riuscì a mangiare. Di Bridger non si sapeva niente.
Watling tornò nel pomeriggio, composto ma severo, come un diplomatico in visita. Li fece sedere tutti e tre mentre teneva la sua conferenza.
«Ciò che è accaduto a Harries dipendeva esclusivamente dal fatto che lavorava con voi.»
«Ma se era l’uomo delle pulizie!»
«Era del servizio di spionaggio militare.»
«Oh!»
Questa per Christine e per Fleming era una novità. E lui reagì con furiosa disinvoltura.
«Colpa nostra, come si suol dire.»
«Colpa nostra.»
«Bello.»
«Non si illuda che sia accaduto in conseguenza di quel che state facendo. Non siete ancora tanto importanti.» Le ragazze ascoltavano attentamente Watling, che si rivolgeva esclusivamente a Fleming. «Harries, probabilmente, ha scoperto qualcosa mentre lavorava per proteggervi.»
«Perché proteggerci se non siamo importanti?»
«C’è gente, altra gente, che non sa se siete o no importanti. Sanno che qualcosa bolle in pentola, e questo grazie a lei che non ha tenuto il becco chiuso. Forse ha un grande valore strategico e forse no.»
«Sapete chi ha ucciso Harries?» domandò Fleming tranquillo. Forse cominciava a sentire la sua parte di responsabilità in quella morte.
«Sì.»
«È già qualcosa.»
«E sappiamo chi li ha pagati per farlo.»
«Allora siete a cavallo.»
«Già, a parte il fatto che non possiamo beccarli,» spiegò rigidamente Watling. «Per ragioni diplomatiche.»
«Bella anche questa.»
«Non è un bel mondo.» Passò lo sguardo su di loro come se compisse un dovere sgradevole. Era un uomo modesto e semplice che non amava fare prediche. «Voi, miei cari, che fino a oggi avete fatto una vita placida e tranquilla nei vostri laboratori, dovete capire una cosa: ora siete in azione. Se il suo progetto darà i risultati che vogliamo, avremo un’attrezzatura preziosa.»
«Chi, ‘avremo’?»
«Il paese.»
«Ah, già, certo.»
Watling non gli badò. Ne aveva già sentite abbastanza sull’atteggiamento di Fleming verso l’Autorità Costituita.
«Anche se non funzionerà, attirerà l’attenzione. Thorness è un posto importante e la gente si darà un gran daffare per sapere cosa ci si sta combinando. Questo è il motivo per cui vi metto in guardia, tutti voi.» Li fissò uno ad uno con i suoi penetranti occhi azzurri. «Non siete più all’università, siete nella giungla. Può sembrarvi solo vecchia burocrazia soffocante, piena di chiacchiere inutili e di banali dichiarazioni di uomini politici o di funzionari governativi, come me, ma è una giungla lo stesso. Posso garantirvelo. Si comprano e si vendono i segreti, si rubano le idee e qualche volta si uccide. Ecco come vanno le cose a questo mondo. Vi pregherei di ricordarlo.»
Quando se ne fu andato, Fleming tornò ai calcolatori, e Judy andò a Whitehall a prendere istruzioni per il futuro. In giornata, sul tardi, tornò Bridger, preoccupato, cercando di Fleming.
«Dennis.» Fleming schizzò fuori dalla sala del calcolatore. «Ce ne andiamo!»
«Ce ne andiamo?»
«A Thorness. Abbiamo il vento in poppa.»
«Oh, bene,» mormorò Bridger indifferente.
«Il ministro della Scienza l’ha avuta vinta. Il genere umano si prepara a compiere un piccolo passo avanti nella giungla, per dirla come i nostri amici in uniforme. Perché non cambi idea? Unisciti a noi sapienti!»
«Sì. Grazie, John.» Bridger si fissava i piedi e arricciava il naso, a disagio. «Ero venuto a cercarti per questo. Ho cambiato idea.»
Quando Judy arrivò da Osborne, questi era al corrente.
4
Aspettativa
Nessuno era mai andato a Thorness per divertirsi. La strada più breve da Londra prendeva dodici ore, prima in aereo fino ad Aberdeen e poi con una veloce automotrice fino a Gairloch sulla costa occidentale, al di là degli Highlands. Thorness era la prima stazione dopo Gairloch, ma non c’era nulla lassù, eccetto un piccolo villaggio in rovina, la selvaggia costa rocciosa e la brughiera. Il Centro di ricerche si estendeva su un promontorio che fronteggiava il grande braccio di mare tra l’isola di Skye e l’isola di Lewis, e, sulla parte interna, era protetto da alti reticolati di filo spinato. L’ingresso era fiancheggiato dalle garitte delle sentinelle; il recinto e le scogliere erano sorvegliati da pattuglie con cani addestrati. Oltre le scogliere si stendeva l’immenso specchio grigio dell’Atlantico, un’isola popolata d’uccelli e, di quando in quando, si poteva vedere una motolancia di ronda della Rovai Navy. Era tutto grigio, verde e bruno, spesso nuvoloso e, a parte i rumori che venivano a intervalli regolari dall’interno della base, regnava il silenzio.