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«Una legge ingiusta» rispose calmo R. Daneel «è una contraddizione in termini.»

«Come vede, signor Baley, per un robot le cose stanno così. Non deve confondere la nostra giustizia con quella di R. Daneel.»

Baley si rivolse bruscamente a R. Daneeclass="underline" «Stanotte sei uscito dal mio appartamento».

«Infatti» ammise R. Daneel. «Se ho disturbato il tuo sonno, mi dispiace.»

«Dove sei andato?»

«Al Personale degli uomini.»

Baley rimase senza parole per un momento. Era indubbiamente la verità, lo aveva già stabilito, ma non pensava che R. Daneel l’ammettesse apertamente. Un altro po’ della sua sicurezza se ne andò, ma lottò per tenersi ancorato alla posizione. Il questore li osservava e gli occhiali lampeggiavano ora verso l’uno ora verso l’altro, mentre la conversazione s’infervorava. Baley non poteva capitolare proprio adesso, a prescindere dalle armi insidiose dei suoi avversari. Doveva difendere la sua teoria.

Disse: «Quando siamo entrati nel mio settore il cosiddetto robot mi ha chiesto di venire al Personale con me. Ha usato una scusa piuttosto blanda. Poi, durante la notte, è andato al Personale di nuovo, come ha appena ammesso. Se fosse un uomo, direi che aveva tutto il diritto di comportarsi come ha fatto, è ovvio. Come robot, tuttavia, si tratterebbe di visite perfettamente inutili. L’unica conclusione è che si tratta di un uomo».

Fastolfe annuì, per nulla spiazzato. «È una cosa molto interessante. Ma perché non chiediamo a Daneel le ragioni della sua visita al Personale, la notte scorsa?»

Il questore Enderby si sporse in avanti: «Per favore, dottor Fastolfe, non è decente chiedere…».

«Non deve preoccuparsi, questore» disse Fastolfe curvando le labbra in quello che sembrava un sorriso ma non lo era. «Sono certo che la risposta di Daneel non offenderà né la sua sensibilità né quella del signor Baley. Allora, Daneel, vuoi darci la risposta?»

R. Daneel disse: «La moglie di Elijah, Jessie, ha lasciato l’appartamento subito dopo cena, ieri sera; era affabile e cordiale nei miei confronti. Da come si comportava era ovvio che non aveva ragione per credermi un non umano. Quando è rientrata, tuttavia, sapeva che ero un robot. L’evidente conclusione è che l’informazione le era stata fornita fuori. Dunque, nella Città qualcuno conosceva la mia identità; dunque, la nostra conversazione era stata spiata. In nessun altro modo il segreto della mia natura avrebbe potuto diventare di pubblico dominio.

«Elijah mi ha detto che gli appartamenti sono ben isolati, e del resto abbiamo parlato a bassa voce. Non sarebbe bastato che qualcuno origliasse. Eppure, il fatto che Elijah è un poliziotto è risaputo. Se nella Città esiste un’organizzazione tanto efficiente da aver programmato l’omicidio del dottor Sarton, è probabile che abbia saputo chi è stato incaricato delle indagini. Direi che non solo è possibile, ma addirittura probabile che l’appartamento di Elijah sia stato messo sotto controllo.

«Dopo che Elijah e Jessie sono andati a letto ho frugato l’appartamento, ma non ho trovato alcun trasmettitore. Questo complicava la faccenda. Un biraggio adeguatamente orientato può funzionare anche senza trasmettitore, ma questo richiede un equipaggiamento elaborato.

«L’analisi della situazione mi ha portato alle seguenti conclusioni: l’unico posto della Città dove un uomo può fare ciò che gli pare senza essere disturbato è il Personale. Il costume che impone l’assoluta riservatezza è tale che in quel luogo nessuno osa nemmeno guardarsi. Il Personale del settore è vicino all’appartamento di Elijah, quindi il fattore distanza è annullato. I cospiratori avrebbero potuto usare un modello portatile. Sono andato al Personale per indagare.»

«E cosa hai scoperto?» domandò Baley, rapido.

«Niente, Elijah. Nessun segno di biraggi.»

Il dottor Fastolfe disse: «Ebbene, signor Baley, le sembra ragionevole tutto questo?».

Ma ora l’incertezza di Baley era scomparsa. «Ragionevole fino a un certo punto, e molto lontano dalla perfezione. Ciò che il suo agente non sa è che mia moglie mi ha detto dove ha avuto l’informazione e quando. Ha saputo che era un robot appena uscita di casa, e anche allora la voce circolava da ore. Quindi il fatto non è trapelato dalla nostra conversazione.»

«Tuttavia» disse Fastolfe «il comportamento di R. Daneel è spiegato, non trova?»

«C’è qualcosa che non è affatto spiegato» ritorse Baley, velenoso. «Quando, dove e come la notizia è trapelata? Come si è sparsa la voce che in Città c’era un robot Spaziale? Per quanto ne so eravamo solo in due a sapere la verità, il questore Enderby e io. E non l’abbiamo detta a nessuno. Questore, c’è qualcun altro nel Dipartimento a conoscenza di questa storia?»

«No» rispose Enderby, ansioso. «Nemmeno il sindaco. Solo noi e il dottor Fastolfe.»

«E lui» aggiunse Baley, indicando Daneel.

«Io?» chiese R. Daneel.

«Perché no?»

«Io sono rimasto con te tutto il tempo, Elijah.»

«Nient’affatto!» gridò Baley, paonazzo. «Sono stato al Personale mezz’ora o più prima di accompagnarti al mio appartamento. In quel lasso di tempo non ci siamo visti né parlati, ed è allora che ti sei messo in contatto con il vostro gruppo nella Città.»

«Che gruppo?» chiese Fastolfe.

«Che gruppo?» fece eco, quasi simultaneamente, il questore Enderby.

Baley si alzò e andò al ricevitore tridimensionale. «Questore, voglio che ascolti attentamente ciò che sto per dire. Mi faccia sapere poi se non quadra. Viene denunciato un delitto, e guarda caso proprio nel momento in cui lei sta entrando a Spacetown perché ha un appuntamento con la vittima. Le viene mostrato il cadavere di qualcosa che si ritiene sia umano, ma poi il cadavere viene bruciato e non è possibile esaminarlo.

«Gli Spaziali insistono che l’assassino è un terrestre, anche se l’unico modo per sostenere questa teoria è ammettere che un abitante della Città sia arrivato qui attraversando l’aperta campagna, di notte e da solo. Sa meglio di me quanto sia inverosimile tutto questo.

«Poi mandano un cosiddetto robot nella Città, anzi, insistono nel mandarlo. La prima cosa che il robot fa è minacciare una folla umana con un fulminatore. La seconda è diffondere la notizia che un automa fabbricato dagli Spaziali si aggira per New York. Anzi, le informazioni che fornisce sono così specifiche che la gente sa del suo lavoro con la polizia: Jessie me l’ha detto chiaro. Ciò significa che tra non molto si verrà a sapere che è stato il robot a puntare quel fulminatore; forse già adesso, nei quartieri del Jersey dove cresce il lievito e negli stabilimenti idroponici di Long Island, si mormora che un robot-killer è in libertà.»

«È impossibile, impossibile!» gemette Enderby.

«No, non lo è. È esattamente quello che sta succedendo. Non vede, questore? C’è un complotto in Città, d’accordo, ma le fila sono tenute a Spacetown. Gli Spaziali vogliono lamentarsi di un delitto, vogliono i disordini, vogliono un attacco contro Spacetown. Più la situazione si deteriora, meglio vanno le cose per loro, perché in caso di gravi incidenti le astronavi caleranno e occuperanno le Città della Terra.»

Fastolfe disse, mite: «I disordini di venticinque anni fa, quelli scoppiati sotto la Barriera, ci avrebbero già fornito una scusa sufficiente».

«Allora non eravate pronti. Adesso sì.» Il cuore di Baley batteva all’impazzata.