— Un momento — dissi io. Avevo afferrato un fatto fondamentale mentre mi passava per la testa. — I rimorchiatori non sono armati? Non fanno altro che trainare il buco nero?
— Appunto. — Forward mi guardò incuriosito.
— E il buco nero è invisibile.
— Sì. Lo trainiamo sul percorso di un’astronave. Se la nave si avvicina abbastanza, precipita nello spazio normale. Noi guidiamo il buco nero attraverso il motore per immobilizzarla, saliamo a bordo e la saccheggiamo con comodo. Poi basta un passaggio più lento del buco nero perché la nave scompaia, semplicemente.
— Un’ultima domanda — disse Carlos. — Perché?
Io avevo una domanda più intelligente da pormi, invece.
Che cosa avrebbe fatto Ausfaller quando si fossero avvicinati i tre rimorchiatori? Non erano armati. La loro unica arma era invisibile.
E avrebbe inghiottito uno scafo della Prodotti Generali senza neppure accorgersene.
Ausfaller avrebbe sparato contro tre navi disarmate?
Presto l’avremmo saputo. Lassù, verso l’orlo della cupola, avevo scorto tre minuscole luci in formazione.
Le aveva viste anche Angel. Mise in funzione il telefono. Apparvero le teste fantasma, una, due, tre.
Tornai a voltarmi verso Forward, e rimasi sbalordito nel vedere la sua torva espressione d’odio.
— Il figlio della fortuna — disse a Carlos. — L’aristocratico nato. Il superuomo riconosciuto. Perché lei dovrebbe pensare a rubare qualcosa? Le donne la supplicano di dar loro un figlio, di persona se è possibile, o almeno per posta! Le risorse della Terra sono a sua disposizione per mantenerla in ottima salute, anche se non ne ha bisogno!
— Forse la sorprenderà — disse Carlos, — ma c’è gente che considera lei un superuomo.
— Noi jinxiani siamo molto forti. Ma a che prezzo per gli altri fattori? La nostra vita è sempre breve, anche con l’aiuto della boosterspice. È più lunga se possiamo vivere lontano dalla gravità di Jinx. Ma gli abitanti degli altri mondi ci giudicano ridicoli. Le donne… lasciamo stare. — Forward rimuginò un momento, poi lo disse comunque: — Una donna della Terra, una volta, mi disse che avrebbe preferito andare a letto con una scavatrice. Non si fidava della mia forza. Quale donna si fiderebbe?
I tre punti luminosi avevano quasi raggiunto il centro della cupola. In mezzo non vedevo niente. Non mi aspettavo di vedere niente. Angel stava ancora parlando con i piloti.
Dall’orlo della cupola spuntò qualcosa, e non volevo che nessuno lo notasse. Dissi: — È la sua giustificazione per tutte le stragi, Forward? La mancanza di donne?
— Non sono obbligato a giustificarmi, Shaeffer. Il mio mondo mi ringrazierà per ciò che ho fatto. La terra si è presa per troppo tempo la parte del leone del traffico interstellare.
— La ringrazieranno, eh? Ha intenzione di dirglielo?
— Io…
— Julian! — gridò Angel. L’aveva visto… no, non l’aveva visto lui. Era stato uno dei piloti dei rimorchiatori.
Forward ci lasciò. Si consultò sottovoce con Angel, poi si voltò di scatto. — Carlos! Ha lasciato la sua nave con l’autopilota innestato? Oppure c’è qualcuno a bordo?
— Non sono tenuto a rispondere — disse Carlos.
— Potrei… no. Fra un minuto non avrà più importanza.
Angel disse: — Julian, guarda cosa sta facendo.
— Sì. Molto ingegnoso. Potrebbe venire in mente solo a un pilota umano.
Ausfaller aveva manovrato in modo da portare l’Hobo Kelly tra noi e rimorchiatori. Se i rimorchiatori avessero sparato con un’arma convenzionale, avrebbero sfondato la cupola e ci avrebbero uccisi tutti.
I rimorchiatori continuarono ad avanzare.
— Non sa ancora contro cosa sta combattendo — disse Forward in tono soddisfatto.
Era vero, e gli sarebbe costato caro. Tre rimorchiatori disarmati stavano avanzando verso Ausfaller, portando un’arma così lenta che avrebbero potuto scagliargliela contro, lasciare che assorbisse l’Hobo Kelly e riprendersela molto prima che diventasse un pericolo per noi.
Dal punto dove mi trovavo io, l’Hobo Kelly appariva come un punto luminoso attorniato da tre punti più fiochi e più distanti. Forward e Angel vedevano meglio, attraverso il telefono. Non badavano più a noi.
Incominciai a cercare di liberarmi delle scarpe. Erano pantofole da navigazione, alte fino alla caviglia, morbide, e opponevano resistenza.
Riuscii a liberare il piede sinistro mentre uno dei rimorchiatori divampava in una luce color rubino.
— L’ha fatto! — Carlos non sapeva se esultare o inorridire. — Ha sparato sui rimorchiatori disarmati!
Forward fece un gesto perentorio. Angel si alzò dal sedile. Forward prese il suo posto e si allacciò la robusta cintura di sicurezza. Nessuno dei due aveva pronunciato una parola.
Una seconda nave divampò rosseggiando, poi si espanse in una nube rosata.
Il terzo rimorchiatore stava fuggendo.
Forward azionò i comandi. — Ce l’ho inquadrato sull’indicatore di massa — gracchiò. — Ma abbiamo una sola possibilità.
Anch’io ne avevo una sola. Con le dita del piede libero mi sfilai l’altra pantofola.
Sopra le nostre teste, il braccio snodato dell’Arraffa incominciò a oscillare… e di colpo capii di cosa stavano parlando.
Ormai c’era ben poco da vedere, oltre la cupola. L’Arraffa ondeggiante e la luce del motore dell’Hobo Kelly, e i due relitti roteanti, contro uno sfondo di stelle fisse. All’improvviso uno dei rimorchiatori emise un lampo biancazzurro e sparì, senza lasciarsi dietro neppure una nube di polvere.
Ausfaller doveva averlo visto. Stava virando per fuggire. Poi fu come se una mano invisibile avesse afferrato l’Hobo Kelly e l’avesse scagliato lontano. La luce del motore a fusione saettò da una parte e tramontò oltre l’orlo della cupola.
Adesso che due rimorchiatori erano stati distrutti e il terzo era in fuga, il buco nero era in caduta libera, e ci stava venendo addosso.
Non c’era più niente da vedere, tranne i movimenti delicati dell’Arraffa. Angel era in piedi dietro il sedile di Forward, e stringeva convulsamente lo schienale.
Quei pochi chili del mio peso mi abbandonarono e mi lasciarono in condizioni d’imponderabilità. Altre maree. La cosa invisibile era più massiccia dell’asteroide sotto di me. L’Arraffa oscillò di un altro metro, lateralmente, e qualcosa lo investì con un colpo tremendo.
Il pavimento si allontanò sotto di me, lasciandomi a testa in giù sopra l’Arraffa. L’enorme ciotola di ferro dolce venne verso di me; il braccio di metallo snodato si ripiegò come una molla. Rallentò, si fermò.
— L’hai preso! — gridò Angel a gran voce e batté una mano sullo schienale, tenendosi aggrappato con l’altra. Si voltò a lanciarci un’occhiata di trionfo e subito tornò a girarsi. — La nave! Se ne va!
— No. — Forward era chino sulla console. — La vedo. Bene, sta tornando indietro, diritto verso di noi. Questa volta non ci saranno i rimorchiatori a mettere sull’avviso il pilota.
L’Arraffa oscillò pesantemente verso il punto dove avevo visto sparire l’Hobo Kelly. Si muoveva centimetro per centimetro, trascinando un peso massiccio e invisibile.
E Ausfaller stava tornando indietro per salvarci. Sarebbe stato un bersaglio fisso, a meno che…
Alzai i piedi, e afferrai il primo e il quarto bottone del mio abito.
L’armamento del suo vestito miracoloso non mi aveva aiutato contro la forza e la sveltezza del jinxiano. Ma i terrapiattai non sono molto agili, e i jinxiani lo sono ancora meno. Forward s’era accontentato di legarmi le mani.