C’era un grosso laser a raggi X e c’erano altri cannoni laser più piccoli, regolati su frequenze diverse. C’erano quattro bombe a fusione del tipo autocercante. C’era un telescopio così efficiente che in realtà il telescopio ufficiale della nave gli serviva soltanto come finder. C’era il radar di profondità.
Eppure niente di tutto questo armamentario affiorava dallo scafo scolorito.
Ausfaller era armato quanto bastava per affrontare i bandersnatchi. Io non sapevo cosa pensare. Sembrava che fossimo in grado di combattere contro qualche cosa, e anche di sfuggire a qualunque cosa. Ma che razza di nemico si stava aspettando?
Durante le quattro settimane in hyperdrive, mentre attraversavamo il Punto Cieco alla velocità di un anno-luce ogni tre giorni, l’argomento dei mangiatori di navi si riaffacciò in modo inquietante.
Oh, parlavamo di altre cose: di musica e d’arte, e delle più recenti tecniche d’animazione, i programmi da computer che vi permettono di farvi da soli i film olografici con una spesa poco superiore quella di un pranzo. Ci raccontavamo tante cose. Io spiegai a Carlos perché lo kdatlyno Lloobee aveva fatto quei busti a me e a Emil Horne. Parlai dell’unica volta che i burattinai di Pierson avevano pagato la garanzia per uno scafo della Prodotti Generali, dopo che lo scafo presunto indistruttibile era stato distrutto dall’antimateria. Ausfaller conosceva molti episodi interessanti… molti di più di quanti fosse autorizzato a raccontare; lo immaginavo nel vedere che ogni volta doveva frugare nella sua memoria.
Ma finivamo sempre per ritornare ai mangiatori di navi.
— Tutto si riduce a tre possibilità — dissi io. — Kzinti, burattinai, oppure umani.
Carlos sghignazzò. — Burattinai? I burattinai non ne avrebbero il coraggio!
— Ho messo anche loro nel mazzo perché potrebbero avere qualche interesse a manipolare la Borsa interstellare. Pensate un momento: i nostri ipotetici pirati hanno creato un embargo, isolando il Sistema di Sol dal mondo esterno. I burattinai hanno il capitale per approfittare delle conseguenze per il mercato. E hanno bisogno di parecchio denaro. Per la loro migrazione.
— I burattinai sono filosofi vigliacchi.
— Verissimo. Non correrebbero il rischio di rapinare le navi, e neppure di avvicinarle. Ma supponiamo che siano in grado di farle sparire da lontano.
Adesso Carlos non rideva più. — Questo è più facile che tirarle fuori dall’iperspazio per saccheggiarle. Sarebbe sufficiente un enorme generatore di gravità… e noi non abbiamo mai conosciuto i limiti della tecnologia dei burattinai.
Ausfaller chiese: — Lo ritieni possibile?
— Appena appena. Lo stesso vale per gli kzinti. Gli kzinti sono abbastanza feroci. Ma se venissimo a sapere che sono loro a rubare le nostre navi, scateneremmo l’inferno. Gli kzinti lo sanno, e sanno che possiamo batterli. Ci hanno messo parecchio, ma l’hanno capita.
— Quindi tu pensi che siano umani — disse Carlos.
— Già. Se sono pirati.
La teoria dei pirati sembrava ancora traballante. I telescopi spettroscopici non avevano mai trovato concentrazioni di metalli delle navi nello spazio dove erano sparite. I pirati rubavano le navi intere? Se il motore dell’hyperdrive era ancora intatto dopo l’attacco, la nave sequestrata poteva venir lanciata nell’infinito: ma i pirati potevano contare che andasse cosi otto volte su otto?
E nessuna delle navi scomparse aveva chiesto aiuto via radio iperspaziale.
Io non avevo mai creduto ai pirati. I pirati dello spazio erano esistiti, in passato, ma erano morti senza lasciare eredi. Intercettare una nave spaziale era troppo difficile. Non era abbastanza redditizio.
Le navi in hyperdrive si pilotano da sole. Il pilota non deve far altro che stare attento fino a che compaiono le linee radiali verdi nel sensore di massa. Però lo deve fare spesso, perché il sensore di massa è uno strumento psionico, e dev’essere controllato da una mente, non da un’altra macchina.
Quando la sottile linea verde che rappresentava Sol si allungò, cominciai a preoccuparmi enormemente del ciarpame intorno al Sistema Solare. Le ultime dodici ore di volo le passai ai comandi, fumando una sigaretta dopo l’altra, con i piedi. Dovrei aggiungere che questo lo faccio normalmente, quando voglio avere libere entrambe le mani; ma adesso lo facevo per infastidire Ausfaller. Avevo notato come strabuzzava gli occhi, la prima volta che mi aveva visto tenere una sigaretta con i piedi. I terrapiattai non sono molto agili.
Carlos e Ausfaller erano in sala comando con me quando entrammo nell’alone cometario di Sol. Erano sollevati perché si stava avvicinando la fine di un lungo viaggio. Io ero nervoso. — Carlos, quanto dovrebbe essere grande una massa, per farci sparire?
— Dovrebbe avere dimensioni planetarie, da Marte in su. E poi dipende dalla distanza e dalla densità. Se è abbastanza densa può essere meno massiccia e riuscire comunque a scagliarti fuori dall’universo. Però si vedrebbe sul sensore di massa.
— Solo per un istante… e neppure per quello, se fosse spento. Cosa succederebbe se qualcuno mettesse in funzione un gigantesco generatore di gravità mentre stiamo passando?
— E perché dovrebbero farlo? Non potrebbero saccheggiare la nave. Che cosa ci guadagnerebbero?
— Ci guadagnerebbero il mercato.
Ma Ausfaller scuoteva la testa. — Le spese per un’operazione del genere sarebbero enormi. Nessuna consorteria di pirati disporrebbe di un capitale sufficiente perché ne valesse la pena. Potrei crederlo dei burattinai, questo sì.
Diavolo, aveva ragione lui. Nessun umano tanto ricco avrebbe avuto bisogno di darsi alla pirateria.
La lunga linea verde che indicava Sol stava quasi toccando la superficie del sensore di massa. Annunciai: — Uscita fra dieci minuti.
E la nave sobbalzò furiosamente.
— Legatevi! — urlai, e diedi un’occhiata ai monitor dell’hyperdrive. Il motore non assorbiva energia e gli altri indicatori erano impazziti.
Attivai gli oblò. Li avevo tenuti spenti nell’iperspazio, perché i miei passeggeri terrapiattai non cominciassero a dare i numeri nel vedere il Punto Cieco. Gli schermi si accesero e vidi le stelle. Eravamo nello spazio normale.
— Cavolo! Ci hanno beccati. — Carlos non sembrava spaventato né arrabbiato, ma piuttosto pieno di meraviglia e ammirazione.
Quando sollevai il pannello segreto, Ausfaller gridò: — Aspetti! — Non gli badi. Azionati l’interruttore rosso, e l’Hobo Kelly sobbalzò di nuovo, quando la parte ventrale esplose.
Ausfaller cominciò a bestemmiare in qualche lingua morta dei terrapiatti.
I due terzi dell’Hobo Kelly recedettero, ruotando lentamente su se stessi. Ciò che era rimasto doveva rivelarla per ciò che era: uno scafo numero due della Prodotti Generali, costruito dai burattinai, un’agile lancia trasparente lunga cento metri e larga sei, con gli strumenti da guerra raggruppati lungo quella che adesso era la nuova parte ventrale. Gli schermi che erano rimasti spenti si accesero. E io attivai il motore principale e lo portai alla massima potenza.
Ausfaller esplose, rabbioso e invelenito. — Shaeffer, idiota, vigliacco! Scappa senza sapere da che cosa stiamo scappando! Adesso quelli sanno esattamente che cosa siamo. Che probabilità ci sono che ci seguano, adesso? Questa nave era stata costruita per uno scopo preciso, e lei ha rovinato tutto!
— Ho liberato i suoi strumenti speciali — gli feci notare. — Perché non prova a vedere cosa riesce a trovare? — E nel frattempo, pensai, io potevo filarmela.
Ausfaller cominciò a darsi da fare. Rimasi a guardarlo mentre accendeva gli schermi dalla mia parte del quadro dei comandi. C’era qualcosa che c’inseguiva? Si sarebbero accorti che era difficile prenderci, e ancora più difficile digerirci. Non era probabile che si aspettassero uno scafo della Prodotti Generali. Da quando i burattinai avevano smesso di fabbricarli, i prezzi dei loro scafi usati erano saliti alle stelle.