— Avevi detto che stavamo cercando un uomo esperto nello studio dei fenomeni gravitazionali.
— È vero.
Ausfaller si mordicchiò il labbro inferiore, poi disse: — Forse possiamo far qualcosa di più che parlare con lui. Potrebbe essere dall’altra parte del Sole e comandare egualmente una flotta pirata…
— No. Questo non potrebbe farlo.
— Pensaci meglio — disse Ausfaller. — Siamo fuori dalla singolarità di Sol. Una flotta pirata includerebbe sicuramente qualche nave hyperdrive.
— Se il mangiatore di navi è Julian Forward, dev’essere qui vicino. Il… uhm, il congegno non si sposta nell’iperspazio.
Io dissi: — Carlos, quello che non sappiamo può ucciderci. Vuoi smetterla di giocare…? — Ma lui sorrideva e scuoteva la testa. Cavolo. — E va bene, possiamo comunque dare una controllatina a Forward. Chiamalo e chiedigli dov’è! È probabile che anche lui ti conosca di fama?
— Sicuro. Anch’io sono una celebrità.
— Benissimo. Se è abbastanza vicino, potremmo addirittura chiedergli un passaggio fino a casa. Così come si sono messe le cose saremo alla mercé di qualunque nave dotata d’hyperdrive, finché restiamo qui fuori.
— Io spero che ci attacchino — disse Ausfaller. — Possiamo batterci…
— Ma non possiamo scappare. Loro possono schivare il nostro fuoco, ma noi no.
— State buoni, voi due. Diamo la precedenza alle cose più importanti. — Carlos sedette alla radio iperspaziale e batté un numero.
All’improvviso Ausfaller disse: — Puoi tenere il mio nome fuori dalla conversazione? Se è necessario, puoi spacciarti per il proprietario della nave.
Carlos si voltò, sorpreso. Prima che potesse rispondere, lo schermo s’illuminò. Vidi i capelli biondi, tagliati a cresta secondo la moda degli abitanti della Fascia, una faccia bianca e magra, un sorriso impersonale.
— Forward Station. Buonasera.
— Buonasera. Qui Carlos Wu della Terra. È una chiamata interspaziale. Posso parlare con il dottor Julian Forward, per favore?
— Vedo se è disponibile. — Sullo schermo apparve la scritta ATTENDERE.
Carlos sbottò: — Che razza di gioco stai giocando tu, adesso? Come faccio a spiegare d’essere proprietario di una nave da guerra camuffata?
Ma io avevo cominciato a capire dove voleva arrivare Ausfaller. Dissi: — Penso che vorrai evitare di spiegarlo in ogni caso. Forse lui non lo chiederà. Io… — E stetti zitto, perché sullo schermo era comparso Forward.
Julian Forward era un jinxiano, basso e tozzo, con le braccia grosse come gambe, e gambe che sembravano colonne. La carnagione era quasi nera quanto i capelli: un’abbronzatura siriana, probabilmente conservata con le lampade solari. Era appollaiato sull’orlo d’una sedia da massaggi. — Carlos Wu! — esclamò con lusinghiero entusiasmo. — Lo stesso Carlos Wu che ha risolto il Problema dei Limiti di Sealeyham?
Carlos rispose di sì. Attaccarono una discussione matematica… le possibilità di applicare la soluzione di Carlos a un altro problema dei limiti, mi parve. Lanciai un’occhiata ad Ausfaller, di nascosto, dato che per Forward non doveva neppure esistere, e vidi che stava sbirciando lo scienziato con aria pensierosa.
— Bene — disse Forward, — cosa posso fare per lei?
— Dottor Forward, le presento Beowulf Shaeffer — disse Carlos. M’inchinai. — Bey mi stava dando un passaggio per tornare a casa quando il nostro motore hyperdrive è scomparso.
— Scomparso?
Intervenni, per dar maggiore verosimiglianza alla cosa. — Scomparso giustissimo. Il vano del motore hyperdrive è vuoto. I supporti sono tranciati. Siamo bloccati qui senza hyperdrive e non abbiamo idea di come sia successo.
— È quasi vero — disse allegramente Carlos. — Dottor Forward, io ce l’ho, qualche idea di quello che ci è successo. Mi piacerebbe discuterne con lei.
— Dove siete in questo momento?
Mi feci dare dal computer la posizione e la velocità e le trasmisi a Forward Station. Non ero sicuro che fosse una grande trovata; ma Ausfaller avrebbe avuto il tempo di fermarmi, e non lo fece.
— Benissimo — disse l’immagine di Forward. — Sembra che possiate arrivare qui in meno tempo di quello che impieghereste a raggiungere la Terra. Forward Station è davanti a voi, a meno di venti unità astronomiche dalla vostra posizione. Potrete attendere qui il prossimo traghetto. Sempre meglio che viaggiare con una nave danneggiata.
— Giusto! Calcoleremo una rotta e le faremo sapere quando potrà aspettarci.
— Sarà un piacere incontrare di persona Carlos Wu. — Forward ci diede le sue coordinate e tolse la comunicazione.
Carlos si voltò. — Dunque, Bey, adesso tu sei padrone di una nave da guerra armata e camuffata. Inventa un po’ dove l’hai avuta.
— Abbiamo problemi ben più gravi. Forward Station è esattamente dove dovrebbe essere il mangianavi.
Carlos annuì. Ma aveva l’aria divertita.
— Dunque, quale sarà la nostra prossima mossa? Non possiamo scappare alle navi con l’hyperdrive, adesso. È probabile che Forward cerchi di ucciderci?
— Se non arriviamo a Forward Station in orario, quello potrebbe sguinzagliarci dietro qualche nave. Sappiamo troppo. E glielo abbiamo detto — osservò Carlos. — Il motore hyperdrive è sparito completamente. Conosco mezza dozzina di persone che potrebbero capire com’è successo, sapendo semplicemente questo. — Poi sorrise. — Questo presumendo che il mangiatore di navi sia Forward. Non lo sappiamo. Credo che abbiamo un’eccellente possibilità di scoprirlo, in un modo o nell’altro.
— Come? Buttandoci in trappola?
Ausfaller annuiva con aria d’approvazione. — Il dottor Forward si aspetta che lei e Carlos entrino nella sua ragnatela senza sospettare di nulla, lasciando una nave vuota. Credo che possiamo preparargli qualche sorpresa. Per esempio, forse non ha indovinato che questo è uno scafo della Prodotti Generali. E io sarò a bordo per combattere.
Era vero. Soltanto l’antimateria poteva danneggiare uno scafo della Prodotti Generali… anche se c’erano varie cose che potevano attraversarlo, come la luce e la gravità e le onde d’urto. — E così, lei sarà nello scafo indistruttibile — dissi. — E noi, indifesi, nella base. Molto ingegnoso. Personalmente preferirei scappare. Ma d’altra parte lei deve pensare alla sua carriera.
— Non lo nego. Però posso prepararvi a dovere.
Dietro la cabina di Ausfaller, dietro quello che sembrava un muro impenetrabile, c’era una stanza grande un po’ di più di un armadio-guardaroba. Ausfaller ne sembrava molto fiero. Non ci mostrò tutto quello che c’era dentro, ma io vidi abbastanza per cambiare idea sul conto di Ausfaller. Quell’uomo non aveva l’anima del grasso burocrate.
Dietro un pannello di vetro teneva un paio di dozzine di armi a mano di tipo speciale. Una fila di quattro morsetti reggeva tre armi a mano identiche, lanciarazzi usa-e-getta per grossi proiettili che Ausfaller presentò come microbombe atomiche. Il quarto morsetto era vuoto. C’erano fucili e pistole laser; un fucile di modello strano, con un assorbirinculo spesso dieci centimetri; una pistola da tiro a segno olimpica con l’impugnatura modellata e lo spazio per un unico proiettile calibro.22.
Mi domandai che cosa se ne faceva del materiale per la scultura tattile. Forse era capace di realizzare sculture che riuscivano a far impazzire un umano o un alieno. O magari facevano qualcosa di meno sottile: forse esplodevano a contatto con le impronte digitali giuste.
Aveva un laboratorio di sartoria compatto e automatizzato. — Vi farò due abiti nuovi, — disse. Quando Carlos gli chiese perché, rispose: — Tu vuoi tenere i tuoi segreti? Be’, lo faccio anch’io.