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Sparì oltre l’angolo. Essi presero la direzione opposta e dopo una lunga, estenuante marcia, Ultman guidò Forzon giù per la rampa di una povera taverna. I pochi clienti presenti li guardarono con indifferenza, e decisero di ignorarli. Forzon e Ultman si sedettero al tavolo più remoto e misero sul tavolo le loro monete, e mentre il grasso mescitore riempiva i loro bicchieri mormorò piano: «C’è stata una frana, ma non credo che abbiano preso nessuno».

«Avete bisogno d’aiuto?» rispose Ultman con un soffio.

«Non credo. Il mio gruppo è fuori pericolo, comunque. Bevete le vostre bibite poi andate di sopra. Ora li informo che siete qui. Tutti vi cercavano.»

Ultman, calmo, si versò la birra, Forzon si guardò intorno con apprensione, ma nessuno pareva badare a loro.

«Joe è una gran brava persona» disse Ultman a Forzon. «Bevete un po’ di birra. Anche la vecchia è molto brava. L’avete riconosciuta?»

Forzon riempì il suo boccale, sorseggiò la birra, nascose la sua smorfia mettendosi una mano davanti alla bocca. «No. Perché? Avrei dovuto riconoscerla?»

«Credevo la conosceste. È Ann Cory. Generalmente gira per Kurra sotto le spoglie di una vecchia. È pericoloso, per una ragazza giovane e carina, vivere a Kurra, in prossimità della corte di Re Rovva. Bevete ancora un po’.»

Forzon bevette, chiedendosi se il manuale operativo ERI dicesse qualcosa sulla pazienza: sul fatto di attardarsi davanti a un boccale di birra, in una taverna, mentre la propria vita è in pericolo, solo perché ci si farebbe notare uscendo troppo in fretta! Considerò Ultman con un rispetto del tutto nuovo; al tempo stesso gli sembrava che un solo bicchiere di birra fosse una prova sufficiente di normalità; ma Ultman, dopo averci pensato su, tirò fuori altri soldi, e annunciò di voler bere ancora.

Quando si alzarono, gli occhi di tutti si volsero su di loro, li seguirono sino alla porta, poi si distolsero. L’oste si mosse per riempire un boccale vuoto. Risalirono la rampa ed entrarono senza esitazione nell’edificio, dalla porta d’ingresso, e all’interno un robusto uomo di guardia sorrise loro, strinse la mano a Ultman e indicò il piano di sopra con un cenno del capo. In una stanza al primo piano trovarono un vecchio, impaludato in ampie vesti sbiadite, seduto a un tavolo davanti una borraccia di vino. Scrutò Forzon attentamente con i suoi occhi spalancati, quasi ciechi, acquosi, annebbiati dalla cateratta, e gli disse di accomodarsi.

«Com’è la situazione?» chiese Ultman.

«Il tuo gruppo è bruciato. La tua casa è sorvegliata. Abbiamo bloccato tutte le strade che portano lì, in modo da non lasciarvi avvicinare.»

«Io verifico sempre» disse Ultman asciutto.

Il vecchio alzò le spalle. «Non è per te che ci preoccupavamo. In quanto alla situazione, il comandante sta per arrivare, il che significa che non potrebbe andar peggio.»

«Paul? Viene qui?»

«Con l’aereo» disse piano il vecchio. «E, come sai, Paul Leblanc non verrebbe mai con l’aereo a Kurra né in nessun altro luogo all’interno del continente, se non fosse già troppo tardi perché la cosa importi. C’è una sola spiegazione possibile: il nostro industrioso coordinatore ne avrà combinata ancora una delle sue, e il pianeta è ormai bruciato. L’unica cosa da fare è di sgombrare tutto. Alla svelta.»

CAPITOLO VIII

«Sono Sev Rawner» disse il vecchio. «Gurnil B-318. Accomodatevi, Sovrintendente. Avrete certamente bisogno di bere qualcosa.» Riempì una ciotola con mano ferma e uno sguardo che smentiva sia l’età sia la sua apparente cecità.

«Ho appena bevuto» protestò Forzon.

«Nelle taverne, questo non lo si trova. Assaggiatelo.»

Forzon l’assaggiò con prudenza, poi ne bevette con gusto un lungo sorso. «Che cos’è?»

«È l’elisir proibito» disse Rawner con un sorriso. «Un whisky fatto con i semi del wulnn, che è un albero kurriano, e se vi scoprono in possesso di questo liquore, vi appioppano, garantito, un viaggio di andata senza ritorno per un villaggio dei monchi.»

«Perché mai il re ce l’ha con il whisky?»

«Non ce l’ha col whisky. Anzi, ha una cantina privata che farebbe invidia a qualsiasi pianeta di questo settore. Non vuole che i suoi sudditi ne bevano, ecco tutto. Suppongo voglia mantenere la sua cittadinanza sobria e laboriosa. O forse vuol tenersi tutto il raccolto per sé.»

Forzon alzò un’altra volta la ciotola. «Questa roba è proibita… e non siete in grado di fomentare una rivoluzione?»

«È rara. Il cittadino medio non potrebbe permettersela, anche se fosse legalmente in vendita. Gli alberi del wulnn sono scarsi.»

«Piantatene di più.»

«Ci vogliono quarant’anni perché un albero cresca sino a produrre dei semi.»

«La Squadra B ne ha tutto il tempo.»

«No» Rawner scosse il capo tristemente. «Il tempo della Squadra B è finito. Non si può creare una richiesta di prodotto se non si mette in circolazione una quantità di questo prodotto sufficiente a farlo conoscere. Non vi sarebbe mai abbastanza di questo whisky per raggiungere lo scopo. Ogni volta che i ruff del re trovano un albero di wulnn fuori dalla riserva reale, lo tagliano. Gustatevi il whisky e cercate qualcos’altro per far scoppiare una rivoluzione. Hai bisogno di nulla, Hance?»

Ultman si versò una ciotola di quel whisky e lo mandò giù lentamente. «Ora non ho bisogno di nulla.»

«Denaro?» Rawner gettò un sacco di monete sul tavolo e Ultman si servì.

«E il Sovrintendente?» chiese Ultman.

«Ce ne occupiamo noi.»

«Va bene. Fatemi sapere qualcosa. Ci rivediamo, signor Sovrintendente.»

Ultman strinse la mano a Forzon, aprì un pannello nella parete e sparì in un corridoio buio. Il pannello si chiuse da sé silenziosamente.

«Ce ne andremo tutti fra poco» disse Rawner. «Joe crede che il suo gruppo sia pulito; ma temo sia solo perché i ruff del re non hanno cercato così avanti. Come vi sentite, nei panni di un ricercato?»

«È una sensazione nuova. Per voi suppongo, è una vecchia abitudine.»

«No. Niente affatto. Re Rovva si è sempre guardato dagli elementi sovversivi; ma, questa volta, ce l’ha proprio con la Squadra B. E Re Rovva non dovrebbe neppure sapere che esiste una Squadra B. Che ve ne pare?»

Gli porse un piccolo dipinto. Era un ritratto di Jef Forzon.

Forzon lo guardò con occhio critico. «Come esempio di arte pittorica non ne penso un gran che. È eseguito piuttosto rozzamente. La prospettiva è deplorevole.»

«Però è somigliante» Rawner osservò, tenendolo in luce e guardandolo con gli occhi socchiusi. «Che sia rozzamente dipinto è logico, dato che il pittore ha dovuto copiarlo molto rapidamente da un originale di un tipo nuovissimo per lui. Non lo riconoscete?»

«La foto del mio documento d’identità!» esclamò Forzon. «Come avete fatto a procurarvelo?»

«Un ruff andava in giro a far domande, con questo ritratto. Re Rovva probabilmente ha messo all’opera metà dei pittori del regno per sfornare le copie, ma questa è la prima che vediamo. Una fotografia d’identità dell’Ente…» Scrollò il capo. «Non c’è dubbio, questo pianeta è bruciato. Dobbiamo uscirne al più presto. Sfollare tutti gli agenti, voi per primo. Ogni ruff di Kurr vi sta cercando e voi non avete una seconda identità sulla quale ripiegare.»

«Non ho neppure la prima.»

«Vero, Non avete avuto il tempo di crearvene una. Paul sta per arrivare in volo e probabilmente intende riportarvi indietro subito con sé.»