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«Rastadt crederebbe che ci hanno fatto fuori tutti.»

«E noi glielo lasciamo credere.»

«L’ERI non perde un’intera squadra operativa senza eseguire un’indagine.»

«Su un pianeta bruciato?»

«Il Comando Supremo ordinerà certamente un’indagine» disse Leblanc lentamente, «Supporrà che vi siano dei superstiti, e naturalmente farà tutto il possibile per portarli fuori. Lo farà, tuttavia, con molta prudenza,»

«Come si ritrova, ora, la Squadra B?»

«Un po’ alle strette, ma non importa, Abbiamo tutti varie identità. Riusciremo a stare a galla tutto il tempo necessario. Sarà una ritirata ordinata e non un fuggi fuggi.»

«Non ci ritiriamo» dichiarò Forzon. Alzò gli occhi su un cerchio di visi turbati. Ripeté con tono di sfida: «Non ci ritiriamo.»

Leblanc protestò. «Voi siete il sovrintendente coordinatore; ma nessun ufficiale ha il diritto di contravvenire ai principi fondamentali dell’Ente,»

«A quale stadio si considera che un pianeta sia bruciato?»

«Quando gli indigeni…»

«Quanti indigeni sanno che la Squadra B opera in Kurr?»

Nessuno rispose.

«Non c’è dubbio che Rastadt abbia fatto lega col re» disse Forzon. «Sembra incredibile che abbia potuto spingersi fino al tradimento, solo per conservare il posto di coordinatore; ma non è il momento di sviscerare i suoi moventi. Il re sa che siamo qui; ma quanti indigeni lo sanno? Il re ha forse fatto affiggere dei proclami per avvertire la popolazione che dallo spazio c’è stata un’invasione in Kurr?»

«Non credo che vorrebbe farlo sapere ai suoi sudditi» concedette Leblanc.

«Giusto. Il pianeta non è bruciato, e dubito che Rastadt abbia premura di informare il Comando Supremo che lo è. Poiché il suo obiettivo è quello di eliminare la Squadra B, non vorrà che ci sia una indagine, finché non sia certo di essere riuscito nel suo scopo. Nel frattempo… be’, abbiamo tempo.»

«Tempo per che cosa?»

«Tempo per compiere la missione della Squadra B.»

«Per compiere…» Leblanc lo guardò esterrefatto. «Ah!» esclamò, improvvisamente raggiante. «Avete un piano. Eccellente!»

«Ma io…»

Leblanc scattò in piedi. «Chiudete ogni stazione nota agli uomini di Rastadt e curate che ogni agente da loro conosciuto cambi identità. Rastadt può essere in ascolto radio, pertanto non si effettueranno comunicazioni radio fino a nuovo ordine. Useremo l’aereo, per piazzare i nostri corrieri nelle province esterne, e saranno sempre in anticipo di parecchi giorni sui ruff del re.»

«Gli uomini di Rastadt conoscono questo posto» disse Rawner.

«Ce ne andiamo all’istante. Io sarò da Ann col Sovrintendente. Tu, Sev, spedisci i corrieri e torna da me a riferire.» Prese la mano di Forzon e la strinse con entusiasmo. «Questo si chiama pensare in modo positivo! Se facciamo al Comando Supremo il regalo della democrazia in Kurr, non gli interesserà più di sapere se il pianeta era o non era bruciato.»

All’alba erano seduti intorno al tavolo in casa di Ann Cory, un piccolo appartamento con una sola finestra, più in alto delle mura della città. C’erano Leblanc e Sev Rawner i cui occhi spalancati come quelli dei ciechi impressionavano sempre Forzon, e c’era pure Karl Trom, un uomo corpulento, dal forte odore di segatura, che portava lunghissimi guanti di cuoio e una giacca che pendeva davanti come un lungo grembiule.

Ann Cory, sempre nei panni di una vecchia megera, entrò nella stanza senza farsi sentire, si guardò intorno sorpresa e disse a Forzon: «Non mi avevate riconosciuto!».

«C’era poca luce» disse Forzon. «Di giorno avrei riconosciuto il vostro nasino all’insù a dispetto di tutte le rughe che ci mettete intorno!»

Era forse un’impressione, ma gli parve di vederla arrossire. Ann sparì dietro un paravento e riemerse nelle vesti di una robusta matrona dal viso rosso.

«In parole povere» disse Leblanc, e la delusione vibrava in ogni parola «non avete un piano.»

«In parole povere, è così» ammise Forzon.

«Probabilmente mi aspettavo troppo. Siete qui da troppo poco tempo per scoprire dove sta la difficoltà. Io pensavo, però, che un punto di vista totalmente diverso…»

Forzon spinse indietro la sedia e si avvicinò alla finestra. Un’alba magnifica stava sorgendo davanti ai suoi occhi meravigliati ed egli rimase per qualche istante ad ammirarla, rapito, prima di notare il silenzio imbarazzato che regnava alle sue spalle nella stanza. Gli altri lo guardavano con curiosità perplessa.

Si mise a lato della finestra e disse con un gesto largo: «Sarò felice di dividerlo con voi.»

«Dividere che cosa?»

«Il sorgere del sole.» Si agitarono nervosamente.

«Venite a vedere» disse Forzon.

«Veramente, io non capisco…»

«Guardate!»

Ognuno si mise a turno davanti alla finestra, alzò le spalle e tornò al suo posto. Ann rimase più a lungo degli altri guardando il sole, e con la coda dell’occhio scrutando Forzon, poi lasciò la finestra.

Forzon disse duramente.

«Molto male. Avete guardato tutti ma nessuno ha ammirato.»

«C’è un nesso fra questo e il piano che ancora non avete?» disse Leblanc.

«C’è un nesso col fatto per cui nessuno dei piani della Squadra B abbia mai funzionato. La Squadra B non ha mai capito la gente di Kurr. Non la capirà mai, fintanto che i suoi agenti non troveranno il tempo, ogni tanto, di ammirare l’alba.»

«Dovrei probabilmente chiedervi di spiegare il vostro pensiero, ma abbiamo davvero delle cose più importanti da fare che giocare agli indovinelli.»

«Ve lo spiegherò comunque» disse Forzon. «Da questo punto dove sono adesso, io vedo tutta una compagnia di guardie allineata sulle mura, a contemplare il sorgere del sole. A ogni finestra visibile da qui ci sono dei volti, che contemplano il sorgere del sole. Quando la popolazione è toccata così intensamente da qualcosa, è doveroso che la Squadra B ne prenda nota. Quanti agenti della Squadra B erano al festival del re, ieri sera?»

«Ne abbiamo sempre diversi fra il pubblico.»

«In qualità di informatori, per avvisarvi se succede qualcosa d’insolito» disse Forzon ironicamente. «Ma quanti vi si recano per godersi lo spettacolo?»

«L’osservazione dei fatti è parte importante del nostro mestiere» protestò Leblanc. «Ieri notte abbiamo saputo ciò che era accaduto a Tor pochi minuti dopo la fine dello spettacolo. Era la prima volta, a ricordo d’uomo, che un re di Kurr commetteva un’azione imprudente in pubblico, e voleva dire che Re Rovva era di un umore singolarmente infernale, anche per uno come lui. Sev ha avuto un sospetto e ha subito dato l’allarme. È per questo che non abbiamo perduto un solo agente.»

«Hai saputo perché il re ha commesso un’azione imprudente?» chiese Ann.

Leblanc la guardò in modo interrogativo.

«Ieri notte è sceso qui un aereo proveniente dal Larnor. Wace lo ha intercettato col radiofaro proprio per caso. L’abbiamo saputo adesso.»

«È venuto qui? A Kurra?»

«È sceso vicino. Probabilmente nelle riserve reali.»

«Rastadt» brontolò Leblanc. «Venuto a sguinzagliare il re contro la Squadra B.»

«Il re era in viaggio, tornava dal suo castello in riva al mare» disse Ann. «È arrivato a Kurra solo ieri nel tardo pomeriggio. Era la ragione del festivaclass="underline" festeggiare il suo ritorno nella capitale. Poco dopo il suo arrivo, i ruff hanno cominciato a fare domande in giro, col ritratto del sovrintendente, e nella serata il re era ancora tanto arrabbiato da perdere la testa in pubblico e inviare il più grande suonatore di torril di Kurr in una moncopoli. Scusate, Sovrintendente.» Sorrise dolcemente. «Dicevate che la Squadra B non capisce niente del popolo di Kurr?»