Ann fece un passo verso di lui. «Sciocco! Avete almeno una vaga idea di quante innovazioni tecniche vi sono in una tromba? La Regola dell’Uno?… Ma fatemi il piacere!»
«Una tromba primitiva» continuò Forzon con pazienza. «Una tuba, senza pistoni. La maggior parte dei mondi, a un certo punto della sua evoluzione musicale, ne ha creato una. Può diventare uno splendido e artistico strumento. Richiede solo la fabbricazione di un tubo metallico, convenientemente ricurvo. Se gli operai kurriani che lavorano il metallo sanno già fare il tubo, la mia sola innovazione consisterà nel modo di usarlo,» Si fermò, poi proseguì in tono pensoso. «Salvo forse per l’imboccatura. È il bocchino a tramutare uno strumento che fa rumore in uno strumento musicale; deve essere sagomata a forma di coppa schiacciata perché sia realmente efficiente. Strano che i kurriani non abbiano strumenti a fiato. Già… la tromba è un’evoluzione del corno, e i corni più primitivi sono quelli degli animali. Tutti gli animali che ho visto su questo pianeta sono senza corna. Alcuni popoli primitivi usano trombe fatte con una conchiglia. Non vi è, che voi sappiate, sul pianeta Gurnil qualche animale il cui guscio si possa adattare a scopi musicali?»
«Addio» disse lei.
«Non c’è bisogno di scappare così presto, nessuno fa l’appello nei dormitori delle moncopoli. Se noi vogliamo passeggiare di notte è affar nostro. La regola di non interferenza è molto utile davvero.»
«Me ne vado. Sono venuta qui solo per vedervi, per sentire quali sono i vostri grandi piani. Dirò a Paul che siete troppo occupato a consolare un musicista depresso per curarvi di noi. Se mi affretto potrò raggiungere una sede della Squadra B prima dell’alba, e noi dell’ERI abbiamo da fare. Addio.»
«Aspettate!» implorò Forzon. «La faccenda di Tor…»
«…È molto interessante, non ne dubito. Avete tutto il tempo che occorre per svilupparla, perché temo occorra molto tempo prima che vi possiamo fornire un’identità non rischiosa. Frattanto qui siete perfettamente al sicuro.»
Si allontanò nella notte, ed egli continuò lungamente a guardare nella sua direzione. Infine tornò nel suo alloggio. Per il resto della notte rimase seduto, a gambe incrociate, sul suo pagliericcio, smarrito nei suoi pensieri. Alle prime luci dell’alba andò a rovistare nei secchi delle immondizie in cerca di qualche pezzo di pergamena. Impiegò parte della mattinata a fare schizzi.
Quando uno di questi gli parve soddisfacente, lo portò dai lavoratori del metallo: era il disegno di una tromba senza pistoni.
CAPITOLO XI
Riuniti intorno a lui, esaminarono perplessi il suo disegno. Dietro di loro i mantici sibilavano, i crogioli sprigionavano calore e fumo e il tintinnio del metallo sul metallo non cessava mai. Forzon suggerì di uscire all’aperto, per poter parlare.
«Strumento… musicale?» ripeté uno di essi in tono dubitativo quando Forzon ebbe finito di spiegare.
Il tubo sì, quello lo comprendevano, Stretto a una estremità, gradatamente più largo, va bene. Di una certa misura. Anche quello capivano benissimo.
Ma… in che senso era uno strumento musicale? Dov’erano le corde?
Accettarono di buona voglia di intraprendere quel progetto. Il disegno era interessante, specialmente la faccenda del tubo che si assottigliava a una estremità, e quella strana ripiegatura al centro. Erano ragioni sufficienti per indurli a fabbricare uno di quegli oggetti strani. Una volta terminato Forzon poteva usarlo come voleva. Per quanto li riguardava, poteva anche suonarlo, sebbene non capissero in quale maniera ne sarebbe uscita della musica.
Si misero al lavoro per fabbricare una tromba.
Tre giorni dopo Forzon andò a esaminare i risultati e fu esterrefatto.
La semplice simmetria dell’unica ripiegatura, nel disegno di Forzon, era parsa un insulto all’abilità degli artigiani; l’avevano sostituita con un nodo complicato e Forzon temette fosse compromesso il suo accurato calcolo matematico che determinava la lunghezza, la rastrematura e il diametro interno dello strumento. Non comprendendo la funzione acustica della campana terminale, l’avevano eseguita con tutto lo slancio della loro ingenuità artistica. Ne era venuto fuori un tubo ondulato come un camino, che si apriva su un disco massiccio, ma meravigliosamente lucidato. L’imboccatura aveva la forma di una coppa perfetta, ma non aveva foro per l’aria.
Forzon richiese alcune modifiche, che essi provvidero immediatamente a rendere irriconoscibili, sicché, quando lo strumento fu terminato, non aveva più alcuna somiglianza con il suo concetto di tromba.
Comunque, poteva andare, pensò Forzon. Quando l’ebbero ornata, dalla campana all’imboccatura, di disegni cesellati di squisita fattura, la consegnarono con rammarico a Forzon, e lo seguirono con curiosità mentre la portava in casa di Tor.
Tor, irritato per l’inattesa visita, sulle prime non volle neppure toccare lo strumento. Quando finalmente lo accettò, lo tenne goffamente, chiedendosi quale uso se ne potesse fare, poi lo restituì a Forzon con un’alzata di spalle. Forzon lo portò alle labbra e soffiò.
Il timbro, strano a dirsi, era pastoso, dolce, e Forzon non avrebbe saputo dire se ciò fosse dovuto alla forma strana o al taglio empirico del bocchino; ma il fatto è che lo strumento suonava con sorprendente facilità. Forzon, pur essendo in musica un semplice dilettante, non stentò a produrre una serie di suoni che non si scostavano molto dalla musica.
Tor ascoltò, meravigliato e perplesso. Riprese la tromba, fece qualche tentativo soffiando, e finalmente fece venir fuori una nota. Le felicità gli illuminò il viso. Riprese a soffiare nella tromba. Col viso arrossato, ansante per lo sforzo, fra un tentativo e l’altro, egli alla fine produsse una serie di note alte, stentò finché non ritrovò le stesse note all’ottava inferiore, e cercò di fare una scala. Forzon si ritirò silenziosamente.
Fuori, per la strada, uno degli operai si grattava il capo guardando Forzon con non celata ammirazione. «Mi piacerebbe averne una anch’io» gli disse.
Nei giorni che seguirono, le lotte di Tor per padroneggiare lo strumento, cacciarono di casa Forzon, che trascorse lunghe ore a passeggiare per le colline, lontano dai suoni laceranti della tromba, causarono mormorazioni in tutto il villaggio, e finalmente spinsero i governatori fin sulla soglia di Tor per vedere di che si trattava. La sacra regola della non interferenza pareva sul punto di naufragare, nelle cateratte di suoni emersi dalla tromba, eventualità non contemplata all’epoca in cui la regola era stata formulata, e così Tor fu esiliato con la sua tromba sulle colline.
La crisi prese tutt’altra piega quando i progressi incredibilmente rapidi di Tor convertirono i suoi detrattori in ammiratori entusiasti. I suoni stridenti o nasali si addolcirono, divennero morbidi, e Forzon, che era rimasto indifferente alla eventuale corruzione tecnologica del paese, fu colto da seria preoccupazione pensando alla inevitabile conseguenza di questa invenzione sulla musica kurriana. In principio, l’ex suonatore di torril cercava penosamente di adattare la sua tromba ai toni della scala pentatonica del torril. La tromba persisteva ostinatamente a produrre una serie di suoni armonici. Un bel giorno quando Tor ebbe acquistato una certa padronanza dello strumento, cessò di combattere le sue caratteristiche e cominciò invece a farne uso, creando una musica sorprendentemente idonea a quei suoni. Egli la notava con segni crittografici che per Forzon non avevano alcun senso, neppure seguendo la musica mentre Tor suonava.