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«Lo avete perquisito?» chiese Leblanc.

«Passato a setaccio» rispose Joe sorridendo.

«Va bene, Wheeler. Ma io non mi fido di lasciarvi solo col Sovrintendente. Andremo nella sala grande, dabbasso. Potrete parlare segretamente finché vorrete, in un angolo; ma rimarremo tutti a sorvegliarvi.»

Wheeler disse ipocritamente: «Non è molto lusinghiero per. voi, Sovrintendente.»

«Neppure per voi.»

Wheeler ebbe un sorriso rattristato. «Forzon, mi piacete. Mi siete piaciuto sin dapprincipio.»

«E il coordinatore? Anche lui vi piace?»

«Rastadt è un vigliacco e un prepotente» disse Wheeler con indifferenza. «Lo odio profondamente.»

«Perlomeno nessuno vi può accusare di parzialità nei vostri tradimenti. Non esitate a tradire chi vi piace e chi non vi piace.»

Si sedettero nell’angolo più remoto della stanza di soggiorno. Wheeler si guardava intorno con diffidenza.

«Chi mi dice che Leblanc non abbia posto dei microfoni in questa stanza?» chiese.

«Perché Leblanc dovrebbe essersi preso questo disturbo?» chiese Forzon. «Appena ve ne andrete gli rivelerò io tutto ciò che abbiamo detto.»

«Lo farete poi? Egli se lo starà chiedendo. Gli riferirete davvero tutto? Perciò questa stanza può avere dei microfoni nascosti.»

Forzon mandò, attraverso la stanza, una voce a Leblanc che sedeva vicino alla porta con Sornel e Ultman senza perderlo d’occhio. «Wheeler pensa che questo posto sia imbottito di microfoni.»

Leblanc rispose con un diniego rabbioso. Wheeler chiese dolcemente: «Ho sollevato la questione per il vostro bene, Sovrintendente. Forse non avrete voglia di dirgli proprio tutto.»

«Nonostante le lezioni impartitemi da Re Rovva nell’arte della pazienza, sento di diventare ogni momento meno paziente. Siete qui per dirmi una cosa, ditemela.»

Forzon studiava intensamente Wheeler, cercando sul suo viso l’espressione del tragico pagliaccio che ricordava. Ma era cambiato, o forse Forzon aveva finalmente imparato a decifrare quella fisionomia. Sotto la maschera del pagliaccio vi era una ignobile astuzia che gli faceva ribrezzo. L’eterno schiavo, l’uomo destinato a trascorrere la sua esistenza quale assistente, perché nessuno lo poteva prendere sul serio, era arrivato sul gradino più alto d’un colpo solo, ed esultava.

«Io vi faccio una proposta» disse con sicurezza. «Vi offro la base dell’ERI in cambio del Kurr.»

Forzon lo guardò con espressione vacua, e non rispose.

«Quando sfollerà dal Kurr la Squadra B» continuò Wheeler «io trasferirò a Kurra il personale della base… quelli che vorranno venire con me. Se qualcuno della Squadra B volesse rimanere con me sarà il benvenuto. Quando tutti quelli che desiderano lasciare il pianeta saranno riuniti alla base, e tutti quelli che vogliono rimanervi saranno nel Kurr, potrete informare il Comando Supremo che il pianeta è bruciato, e chiedere l’evacuazione del personale.»

«Lasciando voi nel Kurr? Non siate ridicolo. Non avete pensato a ciò che vi farà il Comando Supremo?»

Wheeler rise. «Ci ho pensato, eccome! Il Comando Supremo… non farà niente! In quel momento, io sarò re di Kurr e il regolamento dell’ERI gli vieterà d’intervenire direttamente negli affari di un sovrano regnante. Ogni iniziativa dovrebbe essere presa dal popolo, e l’ERI non potrà rimanere qui a fomentare rivoluzioni perché il pianeta è bruciato. Qualsiasi cosa faccia il Comando Supremo, non potrà che peggiorare la situazione. E così evacuerà il personale e mi lascerà Gurnil.»

Forzon disse sbalordito: «In poche parole, avete volontariamente bruciato il pianeta per far andare via l’ERI, e credete che…»

«Io so!» Wheeler esultava. «Sono anni che ho il mio piano. Mi spiace che siate stato coinvolto in questa faccenda; ma siete arrivato al momento critico e non potevo lasciarvi la possibilità di guastare tutto. Invece devo dire che mi avete dato una spinta. Io sono ora in anticipo di un anno sul mio programma. Avrò il Kurr fra qualche giorno.»

«In che maniera vi ho dato una mano?» chiese Forzon.

«Con quella rivoluzione che avete inscenato. Re Rovva ha preso paura. Mi ha dato l’occasione di intervenire vistosamente e ora può contare solamente su di me. Non farà nulla senza consultarmi. Ma come diavolo ci siete riuscito?»

«La Sovrintendenza Culturale ha i suoi segreti.»

«Mi sento propenso a credervi. Mi sarebbe piaciuto vedere fin dove sareste arrivato, ma non potevo lasciare che la situazione sfuggisse di mano. Insediarsi in un governo totalitario è relativamente semplice: basta che il terreno sia preparato bene e che un numero sufficiente di funzionari siano convertiti alla nuova causa, poi non c’è che da spodestare il re e tutto continua esattamente come prima. Ma se il popolo avesse rovesciato il re e istituito un’altra forma di governo, forse sarei stato bloccato per sempre. Pertanto ho dovuto intervenire subito.»

«Quindi pensate sul serio di diventare re di Kurr, e che il Comando Supremo…»

«Sentite» disse Wheeler gravemente. «Avete visto il manuale ERI. Certo ne avete afferrato a sufficienza i sacri principi per capire che non si può violare uno solo di essi senza distruggere le fondamenta stesse della sua esistenza. Se gli indigeni hanno il minimo sospetto della presenza dell’ERI l’Ente deve ritirarsi. Per agire contro di me e contro il personale che mi sarà fedele, il Comando Supremo dovrebbe organizzare una campagna militare in piena regola e per gli indigeni sarebbe addirittura un cataclisma, una cosa che per diverse generazioni non potrebbero dimenticare. Ai fini pratici, l’ERI perderebbe Gurnil per sempre. Non vorrà mai rischiare questa eventualità, e così mi ignorerà ed evacuerà il pianeta.»

«E voi, che cosa ci guadagnate?» chiese Forzon, senza riguardo.

«Un mondo!» disse Wheeler, con gli occhi lucidi. «Dopo aver passato l’esistenza a mangiar melma per conto dei coordinatori incompetenti, e vederli onorati e promossi in virtù del mio lavoro, sarò padrone assoluto di un mondo. Appena avrò in mano il Kurr prenderò il Larnor. Ho dotazioni tecniche sufficienti per un’invasione militare di una certa importanza. Ma non dovrei averne bisogno. Con l’esperienza che mi ha dato l’ERI e lavorando senza le sue stupide restrizioni, non mi sarà difficile sovvertire il paese. Una volta che questo mondo sarà mio, farò quanto occorre per mantenerlo tale. Educherò il mio popolo a vigilare sugli agenti segreti dell’ERI. Se assolvo bene il mio compito, e so come assolverlo bene, renderò Gurnil immune dall’influenza dell’ERI per molte generazioni, e conserverò il trono per i miei discendenti.»

«Discendenti

Wheeler sorrise. «Vi sono alcune belle ragazze, giù alla base, alle quali non spiacerebbe l’idea di essere regine. Avrò un sacco di discendenti. Sentite, anche per voi ci sarebbe un posto. Avrò bisogno di amministratori competenti per ambo i continenti. Mi sembra abbiate capito questo popolo. Rimanete con me, e vi farò Governatore Generale di Kurr.»

«No.»

«E allora il baratto: il Kurr in cambio della base ERI.»

«No. Mi avete decisamente invogliato a mantenere la Squadra B qui nel Kurr, e a fomentare una rivoluzione prima che prendiate il potere.»

«Non ne avrete il tempo.»

«Non ci vuol molto. Non avete idea della rapidità con la quale ho fatto scoppiare quella precedente appena ho capito quello che c’era da fare. Se arrivo troppo tardi per rovesciare Re Rovva posso guidare una rivolta contro di voi con altrettanta facilità e ben maggiore soddisfazione. In un certo senso il re è vittima delle circostanze, ma voi ve la siete cercata.»

«Non sono sprovveduto di cultura come forse pensate» ribatté Wheeler. «So che sono stati quegli stupidi suonatori di trombe a provocare la sommossa. Non capisco perché, né come; ma so che sono stati loro.»

«Esatto. E ve lo dirò io il perché, dato che non c’è nulla che voi né chiunque possa farci. La gente del Kurr ha una sensibilità musicale inconsueta e la musica delle trombe ha destato il suo istinto marziale.»