«Posso provvedere, in proposito.»
«Non potete provvedere a niente, in merito alla loro sensibilità musicale. Il fatto è che sono molto sensibili a ogni forma di bellezza, e hanno una naturale repulsione per la bruttezza. Proprio per questo motivo prevedo per voi una triste fine.»
Wheeler gli lanciò uno sguardo attonito. «Triste? Perché?»
«Perché non siete bello.» Forzon si voltò con aria stanca: «Paul, sono stufo di guardare questa brutta faccia. Come sovrintendente-coordinatore ho il potere di promuovere o declassare, su questo pianeta?»
«Salvo conferma dei superiori comandi» disse Leblanc.
«Ebbene mettete ufficialmente a verbale, negli atti della Squadra B: Wheeler è degradato al rango più basso dell’ERI, accusato di insubordinazione o tradimento o qualsiasi altra cosa i regolamenti ERI contemplino, con ordine di rimanere agli arresti nel suo appartamento alla base.»
Wheeler ebbe un allegro sbuffo di risa.
«Portatelo via» disse Forzon.
Joe Sornel e Hance Ultman gli rimisero la benda sugli occhi e lo portarono fuori nella notte. Leblanc attraversò la stanza e si sedette vicino a Forzon.
«L’ERI ha un bel pasticcio per le mani» commentò Forzon.
«Ho sentito ogni parola.»
«Avevate mentito!»
Leblanc scosse il capo. «Ci sono molti modi di orecchiare senza installare microfoni. Questa stanza ha un’acustica eccezionale e non si può dire che voi due parlaste piano. Ma avete ragione. Questo è indubbiamente il peggiore pasticcio di tutta la storia dell’ERI.»
«Perlomeno ora sappiamo in che consiste.»
«È evidente che Wheeler era un ottimo vice-coordinatore» disse Leblanc pensoso. «Un coordinatore come Rastadt non poteva far a meno di dipendere interamente da lui, e quindi sono anni che Wheeler comanda il pianeta Gurnil per conto di Rastadt. La sua bramosia di diventare un alto papavero lo ha portato a interferire avventatamente in Kurr, causando una frana, nella quale un certo numero di altri agenti furono catturati dai ruff. Pensavamo che egli fosse sfuggito e avesse salvato gli altri per sua bravura; ma, probabilmente, si era ingraziato il re fingendo di diventare il suo informatore, anche se non gli ha mai detto più di quanto serviva a lui. Non gli ha mai rivelato la vera consistenza e le posizioni della Squadra B, fino al giorno in cui gli è parso necessario eliminare la Squadra B, e questo irritò a tal punto Sua Maestà che perse la testa e fece tagliare il braccio a Tor in pubblico.»
«È un buon attore» osservò Forzon. «Almeno, con me ha recitato benissimo. Sono caduto nella trappola del Kurr senza il minimo sospetto. E così pure Rastadt.»
«Siamo tutti buoni attori» disse Leblanc seccamente. «Noialtri però usiamo il nostro talento per fini più elevati. Wheeler è anche un uomo d’iniziativa. Ed è adattabile. Pensate in che modo ha reagito quando ha saputo che su questo pianeta era stato nominato un sovrintendente: ha semplicemente eliminato i suoi ordini e ha atteso gli eventi. Quando siete arrivato senza ordini, ne ha fabbricato subito una serie che gli consentiva di sbarazzarsi di voi e nello stesso tempo guadagnare terreno con Re Rovva.»
«E quando io ho inscenato una rivoluzione, lui se n’è servito per tornare nelle buone grazie del re.»
«Vogliamo andare? Dobbiamo abbandonare questa casa per sempre, nel caso Wheeler fosse riuscito a farsi seguire. Per il resto… siete l’ufficiale più elevato in grado di Gurnil. Il pasticcio non è opera vostra, ma è una vostra responsabilità. Fatemi sapere, quando avrete deciso quel che dobbiamo fare.»
Seguirono un itinerario complicato per raggiungere l’abitazione situata presso il mercato meridionale. Era l’alba quando arrivarono. Le porte della città erano aperte e carri e carretti carichi di prodotti agricoli scricchiolavano nei vicoli. Leblanc chiese la colazione e Ann apparve subito per servirli.
«Questo è uno spreco di talenti» Forzon osservò quando la ragazza uscì. «Non le potreste affidare qualcosa di meglio da fare?»
«Sì» disse Leblanc. «Uno spreco di talento. Avete in mente qualcosa di più adatto?»
Forzon non rispose.
«Come vanno le vostre mani?»
«Guariscono. Non credo di avere più bisogno delle fasce.»
«Allora toglietevele. Si vedono troppo.»
Gliele strappò lui stesso e dichiarò Forzon guarito, purché evitasse per un po’ di tempo di calarsi giù con una corda. Finirono di mangiare. Forzon cercò Ann per chiederle se Rastadt fosse in grado di parlare.
«Mi pare stiate molto meglio» disse lei. «Ha riposato tutta la notte, ma può darsi che dorma ancora. Vado a vedere.»
Andò in punta di piedi sino alla stanza di Rastadt e ne uscì come una freccia un momento dopo, correndo verso la scala. Forzon guardò dalla porta aperta: la stanza era vuota. Le corse appresso.
Parlava balbettando con Leblanc. «Il coordinatore…»
«Che cos’ha?» chiese Leblanc.
«È sparito.»
CAPITOLO XVII
Leblanc suonò l’allarme, abbaiò una parola di spiegazione, e tutti gli agenti disponibili si avviarono a uscire, anche Forzon.
Leblanc lo agguantò sulla porta. «Questo non è affar vostro!» gli ringhiò in faccia. Gli passò davanti e corse via, infilandosi fra il via vai della piazza del mercato.
Forzon ritrovò Ann alla finestra, che frugava sconsolatamente col binocolo la folla. «Io credevo che Rastadt stesse dormendo tranquillamente» disse sconsolata «e perciò ero andata a riposare.»
«Non è colpa di nessuno» rispose Forzon «o piuttosto è colpa nostra, mia e di Leblanc. Avremmo dovuto mettergli accanto un’infermiera giorno e notte invece di farlo vegliare da persone che lo potevano assistere solo nei momenti di libertà dal loro lavoro. Io credo che Leblanc abbia anche commesso uno sbaglio mandando tutti gli agenti alla ricerca di Rastadt. Questa non è neanche una ricerca. Dove potrà essere andato?»
Ann scosse il capo.
«Ha imparato il Kurriano abbastanza bene durante la prigionia da poter parlare con le guardie» disse Forzon pensoso «e poiché è un veterano ERI non sarà cosa nuova per lui trovarsi solo in un mondo estraneo. È forse meno sprovveduto di quanto pensiamo. Com’era vestito?»
«Con una lunga sottoveste e basta.»
«Be’ un uomo senza mani, in sottoveste… Non dev’essere difficile ritrovarlo, se i ruff non lo trovano prima. Un uomo privo di tutt’e due le mani dev’essere cosa rara, a Kurra.»
«Anche un uomo con una sola mano è cosa rara. I soli che la gente vede, si dirigono fuori città, al più presto. Tranne però…»
Si guardarono. «I trombettieri?» disse Forzon in un soffio.
«Lo prenderanno forse per un monco» disse Ann «e se delira ancora la gente penserà che è un trombettiere malato o ubriaco.»
«E lo riporteranno dagli altri trombettieri?»
«Forse. Ne prenderanno cura, comunque. I trombettieri sono gli idoli del momento.»
«Sapete dove stanno?»
Annuì.
«Allora andiamo.»
«Aspettate!» disse Ann.
Tornò dopo un minuto, miracolosamente camuffata da Kurriana di mezza età. Non era un miracolo di cui Forzon fosse entusiasta, pur riconoscendone a malincuore la necessità. A lui diede una mantella con cappuccio, e uscirono.
Erano passate quarantott’ore dalla portentosa visita dell’Uccello del Male e la vita a Kurra sembrava aver ripreso normalmente. Le strade erano affollate di pedoni, e lo stridore incessante della interminabile fila di carri e carretti lacerava i timpani. Si spinsero per un po’ contro la corrente del traffico diretto al mercato, poi Ann voltò l’angolo e presero un itinerario a zigzag attraverso vicoli più stretti e meno frequentati. Emersero in un’altra strada larga e Ann indicò a Forzon, in lontananza, l’abitazione dei trombettieri, proprio di fronte a loro. Si affrettarono a raggiungerla.