Выбрать главу

Terminato di pranzare, passammo sotto un portico coperto, nelle cui numerose corsie Venditori panciuti vendevano merci giunte dalle stelle, costosi ninnoli dell’Afrik e gli esili prodotti delle Manifatture locali. Di là entrammo in una piazza, con al centro una fontana a forma di barca; dalla parte opposta si alzava una lunga teoria di gradini di pietra, spezzati e sbocconcellati, che conduceva a un’area ingombra di detriti e di erbacce.

Gormon ci fece cenno di seguirlo; tutt’e tre ci arrampicammo faticosamente, attraversammo quella zona desolata, e arrivammo a un sontuoso palazzo, che pareva dell’inizio del Secondo Ciclo, o magari perfino del Primo, e dominava una collina coperta di vegetazione.

— Dicono che questo sia il centro della Terra — dichiarò Gormon. — Anche a Jorslem c’è un luogo che rivendica lo stesso onore. Questo è contrassegnato con un mappamondo.

— Ma come fa ad avere un centro, la Terra, se è una sfera? — domandò Avluela.

Gormon rise. Entrammo. Dentro, nell’oscurità invernale, spiccava un colossale mappamondo ingioiellato e illuminato da una luce interna.

— Ecco qui il vostro pianeta! — disse Gormon con un ampio gesto.

— Oh! — disse Avluela senza fiato. — C’è tutto! Proprio tutto!

L’oggetto era un capolavoro dell’artigianato. Mostrava tutti i contorni e i rilievi naturali: i mari sembravano pozze liquide, i deserti erano così aridi da far venire sete solo a guardarli e le città erano turgide di vita. Osservai i continenti: Eyrop, Afrik, Ais, Stralya. Contemplai la vastità dell’Oceano Terrestre. Attraversai la striscia dorata del Ponte di Terra, che avevo percorso tanto faticosamente a piedi non molto tempo prima. Avluela si precipitò avanti e indicò Roum, Agupt, Jorslem, Perris. Accarezzò le altre montagne a nord dell’Ind, e mormorò: — Ecco, qui sono nata io: dove il ghiaccio vive eternamente, e la montagna tocca le lune. Qui gli Alati hanno il loro regno! — Poi fece scorrere il dito verso ovest, in direzione di Fars e oltre, nel terribile Deserto Arbiano, e ancora oltre, fino in Agupt. — Qui ho volato per la prima volta, di notte, quando divenni donna. Tutte dobbiamo volare, e io sono volata là. Mille volte ho creduto di morire. Qui, proprio qui nel deserto, mentre ero in volo, la gola mi si è riempita di sabbia, le ali mi si sono fatte pesanti e mi hanno costretta a scendere; sono rimasta nuda sulla sabbia ardente, per giorni e giorni, finché un altro Alato mi ha vista, ha avuto compassione di me, e mi ha sollevata tra le sue braccia. Una volta in alto, mi sono tornate le forze e siamo volati insieme verso l’Agupt. Ma lui è morto nel mare. La sua vita si è spezzata, benché fosse giovane e forte; è caduto nell’oceano e io mi sono posata accanto a lui, per stargli vicino. L’acqua era calda anche di notte. Sono andata alla deriva fino al mattino, ho visto le pietre vive che crescevano come alberi nel mare e i pesci variopinti che venivano a mordere la carne del mio compagno che giaceva sull’acqua, con le ali aperte. Allora l’ho spinto verso il fondo, perché riposasse in pace, e sono fuggita verso Agupt, sola, piena di spavento. E là ho incontrato te, Vedetta. — Sorrise con timidezza. — Adesso, Vedetta, mostraci i luoghi della tua gioventù. Faticosamente, perché le ginocchia mi si erano improvvisamente irrigidite, zoppicai fino all’altra faccia del globo. Avluela mi seguì. Gormon, invece, rimase indietro, per niente interessato. Indicai le isole che spuntano in due lunghe strisce dall’Oceano Terrestre, i resti dei Continenti Scomparsi.

— Qui — dissi indicando la mia isola natale, a ovest. — Sono nato qui.

— Così lontano! — esclamò Avluela.

— Sì, e tanto tempo fa — dissi io. — Ancora nel Secondo Ciclo, qualche volta mi sembra!

— Ma no, è impossibile! — E mi guardò come se davvero potessi avere migliaia di anni.

Sorrisi e le sfiorai la guancia di seta. — Ho detto “mi sembra” — dissi.

— Quando te ne sei andato da casa?

— Quando avevo il doppio della tua età. Prima di tutto sono venuto qui — e indicai il gruppo di isole orientali. — Per dodici anni ho fatto la Vedetta su Palash. Poi la Volontà mi ha portato ad attraversare l’Oceano Terrestre e a trattenermi in Afrik. Sono vissuto per un po’ nei paesi caldi, poi mi sono trasferito in Agupt. E là ho incontrato una piccola Alata… — Tacqui, guardando a lungo le isole che erano state la mia casa, e mi rividi non più vecchio e curvo come ero in quel momento, ma, giovane e robusto, salire le montagne verdi, nuotare nelle fresche acque del mare, e compiere la mia Vigilanza sopra una spiaggia bianca, orlata di spuma.

Rimasi lì, a meditare. Avluela si staccò da me, andò da Gormon e gli disse: — Adesso tocca a voi. Mostrateci da dove venite, Diverso!

Lui si strinse nelle spalle. — Quel posto non si trova, su questo globo.

— Ma è impossibile!

— Ah sì? — disse lui.

Avluela insisté ancora, ma Gormon non cedette; infine, uscimmo di nuovo nella strada, attraverso una porta.

Cominciavo a sentirmi stanco, ma Avluela, avida di cose nuove, voleva divorarsi l’intera città in un pomeriggio. Così ci inoltrammo in un labirinto di vicoli. Attraversammo un quartiere di palazzi scintillanti riservati ai Padroni e ai Mercanti, poi il covo di Servitori e Venditori, che arrivava fino alle catacombe sotterranee, visitammo il luogo di ritrovo di Clown e Musici, e la sede dove la Corporazione dei Sonnambuli offriva i suoi dubbi servizi. Una grassa Sonnambula ci pregò di entrare e comprare la verità che viene attraverso la trance. Avluela avrebbe voluto provare, ma Gormon scosse la testa; io sorrisi e proseguimmo il cammino. Eravamo giunti a un parco, nel centro della città. Lì, gli abitanti di Roum passeggiavano con una vivacità che raramente si vedeva nell’assolato Agupt; ci unimmo a loro.

— Guardate là — gridò Avluela — come luccica!

E indicò l’arco scintillante di una sfera dimensionale che certo racchiudeva qualche preziosa reliquia del passato. Riparandomi gli occhi con la mano, riuscii a distinguere un muro di pietra roso dalle intemperie, e una piccola folla di gente. — È la Bocca della Verità — disse Gormon.

— Che cos’è? — domandò Avluela.

— Venite a vedere.

Una fila di persone aspettava di entrare nella sfera. Ci mettemmo in coda anche noi, e presto fummo sulla soglia, a sbirciare nella regione senza tempo che ci si apriva davanti. Non sapevo perché a quella reliquia fosse stata accordata una protezione tanto particolare, e perciò chiesi schiarimenti a Gormon, che, in materia, doveva saperne quanto un Ricordatore. — Perché questo è il regno della certezza, dove tutto quello che si dice corrisponde perfettamente alla verità — rispose lui.

— Non capisco — disse Avluela.

— È impossibile mentire, qui dentro — disse Gormon. — Riuscite a immaginare una reliquia più meritevole di protezione? — Entrò nel corridoio d’ingresso, tremolando nel varcare la soglia, e io lo seguii. Avluela esitò un istante sulla soglia, come se il vento che soffiava lungo la linea di demarcazione tra il mondo esterno e l’universo in miniatura che ci aveva ingoiati le impedisse di avanzare.