Выбрать главу

L’ironia di Gormon mi rimbombava nel cervello. Aveva preparato ogni cosa: ci aveva fatti entrare nella Bocca della Verità, e aveva strappato una confessione di incredulità a me e una d’altro genere ad Avluela. Aveva spietatamente dato informazioni che nessuno gli aveva chiesto, pronunciato parole calcolate apposta per ferirmi nel profondo.

La Bocca della Verità era dunque un inganno? Era possibile che Gormon mentisse e ne uscisse illeso?

Mai, da quando avevo intrapreso la mia missione, avevo Vigilato in ore diverse da quelle assegnatemi. Ma adesso la realtà si sgretolava davanti ai miei occhi: non potevo aspettare l’ora nona. Mi accoccolai nella strada tortuosa, spalancai lo stipo, sistemai l’attrezzatura e mi tuffai come un subacqueo nelle profondità della Vigilanza.

La mia coscienza amplificata si protese verso le stelle.

Deificato, spaziai nell’infinito. Sentii il soffio del vento solare, ma non ero un Alato per essere distrutto dalla sua pressione, e continuai a innalzarmi, oltre la portata delle rabbiose particelle di luce, nell’oscurità, al limitare del regno del sole. Ma, all’improvviso, sentii sopra di me una pressione diversa.

Navi spaziali si avvicinavano.

Non si trattava delle navi di linea che portavano i turisti a visitare il nostro povero mondo. E neanche dei soliti vascelli mercantili, né delle navi cisterna che vanno a raccogliere i vapori interstellari, e neppure di apparecchi per le comunicazioni sulle loro orbite iperboliche.

Erano navi militari, scure, minacciose, sconosciute. Non riuscivo a contarle. Sapevo soltanto che stavano precipitandosi verso la Terra, a una velocità molto superiore a quella della luce, formando innanzi a sé un cono di energia. Ed era quel cono che sentivo, che avevo avvertito la notte prima, e che ora rimbombava nella mia mente attraverso i miei strumenti, ingoiandomi come un cubo di cristallo attraverso il quale giocano e brillano figure prodotte dalla deformazione.

Tutta la vita avevo Vigilato per questo.

Ero stato addestrato ad avvertire quella sensazione. Avevo pregato il cielo che non mi capitasse mai di sperimentarla, e poi, nel mio vuoto interiore, avevo invece sperato il contrario; infine, avevo smesso di crederci. E ora, grazie a Gormon, il Diverso, l’avevo avvertita ugualmente, Vigilando prima del tempo, accovacciato in quella strada roumana, appena fuori dalla Bocca della Verità.

Durante l’addestramento, si insegna alla Vedetta a strapparsi allo stato di Vigilanza, non appena le osservazioni vengano confermate da un accurato controllo, in modo che essa possa lanciare l’allarme. Ubbidiente, eseguii il controllo, passando da un canale all’altro, a un altro ancora, triangolando; ma sempre percepii l’angosciosa sensazione di una forza titanica che stava per rovesciarsi sulla Terra, a velocità inimmaginabili.

O io mi ingannavo, o quella era l’invasione. Ma non riuscivo a scuotermi dalla mia trance, per dare l’allarme.

Immerso in un invincibile, affascinante torpore, continuai a sorbire i dati sensoriali per un tempo che mi sembrò infinito. Accarezzavo i miei strumenti, assaporando da essi la totale affermazione di fede che mi davano le mie rilevazioni. Oscuramente, capivo di perdere tempo prezioso, mentre avrei dovuto strapparmi a quella languida carezza del destino per avvertire i Difensori.

E infine uscii di Vigilanza e tornai nel mondo che dovevo proteggere.

Avluela stava accanto a me, sgomenta, terrorizzata, mordendosi le nocche delle dita.

— Vedetta, Vedetta, mi senti? Cosa succede? Cosa sta per capitare?

— L’invasione — dissi. — Quanto ho Vigilato?

— Mezzo minuto. Non so di preciso. Avevi gli occhi chiusi. Ho creduto che fossi morto.

— Gormon ha detto la verità! L’invasione è alle porte. Dov’è lui? Dov’è andato?

— È scomparso mentre uscivamo dalla casa della Bocca — balbettò Avluela. — Vedetta, ho paura. Sento che tutto sta crollando. Devo volare… non posso fermarmi qui a terra, ora!

— Aspetta — dissi cercando di agguantarla per un braccio. — Non andartene subito. Devo dare l’allarme, poi…

Ma lei stava già strappandosi gli indumenti di dosso. Il suo corpo cereo, nudo fino alla vita, biancheggiava nella luce della sera, mentre tutt’intorno a noi la gente continuava ad affannarsi ai propri affari, ignara di quello che stava per accadere. Avrei voluto trattenere Avluela con me, ma non potevo più aspettare a dare l’allarme. Così la lasciai e tornai al mio carrello.

Agendo come in un sogno nato da desideri nutriti troppo a lungo, cercai il pulsante che non avevo mai usato, quello che avrebbe messo istantaneamente all’erta i Difensori di tutto il pianeta.

Era già stato dato, l’allarme? Forse qualche altra Vedetta aveva sentito ciò che avevo sentito io e, meno invischiata dallo stupore e dal dubbio, aveva compiuto l’estremo dovere di una Vedetta?

No, no. Altrimenti avrei sentito l’urlo delle sirene echeggiare dagli altoparlanti orbitanti sopra la città.

Sfiorai il pulsante. Con la coda dell’occhio vidi Avluela, ormai libera da ogni impedimento, inginocchiarsi, pronunciare le parole di rito, e trasmettere forza alle sue tenere ali. Tra un attimo sarebbe stata in alto, fuori della mia portata.

Con un solo gesto rapido e preciso, attivai l’allarme.

Nel medesimo istante, vidi una figura vigorosa venire verso di noi. Era certamente Gormon. Lasciai gli strumenti e cercai di afferrarlo, di tenerlo saldo. Ma non era Gormon. Era uno dei soliti odiosi Servitori. Gridò ad Avluela: — Ehi, calma, bambina. Ripiega le ali. Il Principe di Roum ti vuole alla sua presenza.

E le si avvinghiò alle caviglie. Gli occhi di Avluela lanciarono fiamme, i suoi piccoli seni sussultarono.

— Lasciami! Voglio volare!

— Il Principe di Roum ti manda a chiamare — disse il Servitore, stringendola nelle sue braccia vigorose.

— Il Principe di Roum avrà ben altre distrazioni, questa notte — dissi io. — Non avrà certamente bisogno di lei.

Mentre parlavo, le sirene cominciarono a suonare dal cielo.

Il Servitore lasciò la presa. La sua bocca si aprì due o tre volte inutilmente. Poi fece una delle invocazioni protettive alla Volontà, guardò in alto e disse: — L’allarme! Chi ha dato l’allarme? Tu, vecchia Vedetta?

La gente cominciò a correre nelle strade, come impazzita.

Avluela, libera, mi sfrecciò accanto, a piedi, le ali a metà dischiuse, e fu inghiottita dalla folla urlante. Sopra il suono terrificante delle sirene, rimbombavano i messaggi dei pubblici annunciatori, che davano le istruzioni necessarie per la difesa. Un uomo alto e dinoccolato, con il marchio dei Difensori impresso sulla guancia, mi si avvicinò gesticolando, urlò parole troppo incoerenti perché potessi capire, e corse via lungo la strada. Il mondo pareva in preda alla follia.

Soltanto io restavo calmo. Guardai in cielo, aspettandomi quasi di scorgere le navi nere degli invasori spuntare sopra le torri di Roum. Ma vidi soltanto le luci notturne e i comuni oggetti visibili nella notte: nient’altro.

— Gormon! — chiamai. — Avluela!

Ero solo.

Uno strano senso di vuoto mi avvolse. Avevo dato l’allarme. Gli invasori erano in viaggio. E avevo perso la mia occupazione: non c’era più bisogno di Vedette, ormai. Sfiorai, quasi in una carezza, il carrello che mi era stato compagno inseparabile per tanti anni. Lasciai scorrere le dita sugli strumenti rugginosi e ammaccati. Poi girai la testa e abbandonai tutto, incamminandomi per la strada buia senza il mio solito fardello: un uomo che aveva trovato e perduto nello stesso istante la sua ragione di vita. Intorno a me infuriava il caos.

7

Era inteso che quando per la Terra fosse giunto il momento della battaglia finale, tutte le Corporazioni sarebbero state mobilitate, tranne le Vedette. Per noi che avevamo servito per tanto tempo la difesa, non ci sarebbe stato più posto nella strategia della battaglia; saremmo stati congedati comunicando il vero allarme. Ora era venuto il momento per i Difensori di mostrare le loro capacità. Da mezzo ciclo progettavano ciò che avrebbero fatto in tempo di guerra. Quali piani potevano offrire, ora? Quali attacchi avrebbero sferrato?