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Cautamente, cominciò: — Questa faccenda tocca degli esseri di un altro mondo, e anche vari membri della Corporazione dei Ricordatori. — Me ne rimasi silenzioso, senza fornirgli alcun incoraggiamento. — Li accomuna una difficile disputa. Al cuore di tutto c’è un uomo senza occhi.

Drizzai la schiena con un sobbalzo.

Samit esibì un freddo sorriso di trionfo. — L’uomo senza occhi è caduto dalla sua grandezza. Dovremmo dire che egli è la Terra, infranta dai suoi conquistatori? Ora egli è prossimo alla fine dei suoi giorni. Vorrebbe restaurare la sua condizione precedente, ma sa che è impossibile. Ha indotto un Ricordatore a infrangere un voto. Nel Collegio di quella Corporazione sono convenuti vari conquistatori per… per punirlo? No. No. Per liberarlo dalla prigionia. Devo Proseguire?

— Svelto!

— Avete ricevuto tutto quello per cui avete pagato.

Lo squadrai minacciosamente. Era estorsione vera e propria; eppure la Sonnambula aveva visto chiaramente la verità. Non avevo saputo nulla che già non sapessi prima, ma bastava a dirmi che potevo saperne di più. Aumentai la cifra.

Samit richiuse il pugno sulle mie monete e conferì ancora con Murta. Ora lei parlò a lungo, con una certa agitazione, girando più volte su se stessa e urtando contro un divano fatiscente.

Samit disse: — L’uomo senza occhi si è intromesso fra un marito e una moglie. Il marito oltraggiato chiede che sia punito; gli esseri di un altro mondo vogliono impedirlo. Questi esseri cercano verità nascoste; le scopriranno, con l’aiuto di un traditore. L’uomo senza occhi vuole libertà e potenza; troverà solo la pace. La moglie contaminata cerca il piacere; troverà invece avversità.

— E io? — chiesi, interrompendo il silenzio, ostinato e costoso, seguito a quelle parole. — Non mi avete detto ancora nulla sul mio conto!

— Lascerete presto Perris, nello stesso modo in cui vi siete entrato. Non ve ne andrete solo. Non partirete come membro della vostra attuale Corporazione.

— E quale sarà la mia destinazione?

— La conoscete bene quanto noi; perché sprecare denaro per farvelo dire?

Cadde nuovamente nel silenzio.

— Ditemi cosa mi aspetta durante il viaggio a Jorslem — dissi.

— Non potreste permettervi simili informazioni. Il futuro è molto caro. Vi consiglio di accontentarvi di ciò che vi abbiamo detto.

— Ho alcune domande su ciò che mi avete detto.

— Noi non forniamo mai chiarimenti, a nessun prezzo.

Sogghignò. Sentii la violenza del suo disprezzo. La Sonnambula Murta, ancora barcollante per la stanza, grugnì e ruttò. Le potenze con le quali era in contatto dovevano averle impartito una nuova informazione; piagnucolò, rabbrividì, ed emise un confuso suono ridacchiante. Samit le parlò nella loro lingua. Lei rispose con lunghe frasi. Poi Samit mi scrutò. — Un’ultima informazione — disse — senza pagamento. La vostra vita non è in pericolo, ma il vostro spirito sì. Vi conviene mettervi in pace, al più presto possibile, con la Volontà. Recuperate il vostro orientamento morale. Ricordate la vostra vera fedeltà. Espiate i peccati commessi con buone intenzioni. Non posso dirvi di più.

In quel momento, Murta si agitò e sembrò risvegliarsi. Grandi fette di carne, sul volto e sul corpo, tremolarono mentre le convulsioni dovute all’abbandono della trance si impossessavano di lei. I suoi occhi si spalancarono, ma vi scorsi soltanto il bianco, e fu una vista terribile. Le labbra spesse si socchiusero rivelando denti sbriciolati. Samit mi fece cenno di uscire, con un rapido gesto delle mani sottili. Corsi fuori nello scuro mattino inzuppato di pioggia.

Precipitosamente feci ritorno al Collegio dei Ricordatori, e vi giunsi senza fiato, con una rossa fitta di dolore nel petto. Sostai lungamente all’esterno dello splendido edificio per recuperare le energie. Zattere volanti mi passarono sopra la testa, abbandonando l’edificio da un piano alto. Il coraggio mi venne quasi a mancare. Ma alla fine entrai nel vestibolo e salii fino all’appartamento di Elegro e Olmayne.

Un groviglio di Ricordatori agitati stipava il corridoio. Un ronzio di sussurri mi giungeva alle orecchie. Mi spinsi avanti; un uomo (lo riconobbi: un alto ufficiale della Corporazione) mi fermò con un gesto e disse: — Quali motivi ti spingono qui, apprendista?

— Sono Tomis, per cui si fece garante il Ricordatore Olmayne. La mia camera è qui vicino.

— Tomis! — gridò una voce.

Fui afferrato e spinto dentro l’appartamento che ben conoscevo, ma che ora presentava una scena di devastazione.

Una decina di Ricordatori faceva mucchio sul fondo, palpeggiandosi le sciarpe con fare angosciato. Riconobbi la sottile ed elegante figura del Cancelliere Kenishaclass="underline" gli occhi un tempo grigi erano opachi e vuoti per la disperazione. Sotto un copriletto sulla sinistra dell’ingresso giaceva una figura accasciata in abito da Pellegrino: il Principe di Roum, morto, in una pozza del suo stesso sangue. La sua maschera luccicante, ora anch’essa macchiata, era accanto a lui. Sul lato opposto della stanza, come crollato su una credenza intagliata che conteneva manufatti del Secondo Ciclo, di grande bellezza, stava il Ricordatore Elegro; pareva addormentato, con un’espressione di furia e di sorpresa al tempo stesso. Aveva la gola trapassata da un dardo sottile. Sul retro, fiancheggiata da massicci Ricordatori, c’era Olmayne tutta in disordine e scarmigliata. Il suo abito scarlatto era strappato sul davanti e mostrava gli alti seni bianchi; i capelli neri pendevano scompigliati e la sua pelle di raso era madida di sudore. Sembrava spersa in un sogno, lontana da tutto ciò che ora le stava attorno.

— Che cos’è successo? — domandai.

— Due omicidi — disse il Cancelliere Kenishal con voce spezzata. Avanzò verso di me: un uomo alto e disfatto, con i capelli bianchi e un incontrollabile tic nervoso a una palpebra. — Quando avete visto per l’ultima volta quelle due persone vive, apprendista?

— Ieri sera tardi.

— E come mai eravate qui a quell’ora?

— Per dare un saluto, nulla di particolare.

— C’era qualcosa di fuori del normale?

— Una disputa fra il Ricordatore Elegro e il Pellegrino — ammisi.

— A che proposito? — chiese con voce velata il Cancelliere.

Guardai a disagio Olmayne; ma lei non vedeva nulla, e sentiva ancor meno.

— Lei — dissi.

Udii delle risate subito soppresse dagli altri Ricordatori. Si diedero di gomito fra loro, annuirono, perfino sorrisero; avevo confermato lo scandalo. Il Cancelliere divenne ancor più solenne.

Indicò il corpo del Principe.

— Era vostro compagno quando entraste in Perris — disse. — Conoscevate la sua vera identità?

Mi inumidii le labbra. — Avevo dei sospetti.

— Che lui fosse…

— Il Principe di Roum, fuggiasco — dissi. Non osai tentare dei sotterfugi; ero in una situazione precaria.

Ancora assensi, ancora colpetti di gomito. Il Cancelliere Kenishal disse: — Quest’uomo era passibile di arresto. Non avreste assolutamente dovuto tenere nascosta la sua identità.

Rimasi in silenzio.

Il Cancelliere proseguì: — Siete stato assente da questo edificio per alcune ore. Spiegateci le vostre attività dopo che lasciaste l’appartamento di Elegro e Olmayne.

— Andai a far visita a Governatore dell’Uomo Sette — dissi.

Effetto sensazionale.

— Per quale motivo?

— Per informare il Procuratore — risposi — che il Principe di Roum era stato catturato e si trovava ora nell’appartamento di un Ricordatore. Obbedii in questo alle istruzioni del Ricordatore Elegro. Dopo aver comunicato l’informazione, camminai per alcune ore senza nessuna meta particolare, e poi ritornai qui e trovai… e trovai…

— E trovaste ogni cosa in preda al caos — terminò per me il Cancelliere Kenishal. — Il Procuratore è arrivato qui all’alba. È entrato in questo appartamento; sia Elegro sia il Principe, allora, dovevano essere ancora in vita. Poi il Procuratore è sceso nei nostri archivi e ha rimosso… ha rimosso… materiale della massima delicatezza… della massima delicatezza… rimosso… materiale che non si supponeva fosse accessibile… della massima delicatezza… — Il Cancelliere balbettava. Simile a un intricato congegno repentinamente colpito dalla ruggine, rallentò i gesti, emise suoni stridenti, parve giunto sulla soglia di un collasso. Parecchi Ricordatori di alto grado corsero in suo aiuto; uno gli iniettò qualche stimolante nel braccio. In pochi secondi il Cancelliere si riprese. — Questi omicidi sono avvenuti dopo che il Procuratore lasciò l’edificio — disse. — Il Ricordatore Olmayne non è stata capace di fornirci informazioni a tale proposito. Forse voi, apprendista, sapete qualcosa che potrebbe esserci utile.