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— Sì — disse Olmayne.

— Anch’io, ma non ancora! Non ancora, grazie! — Si diede un colpetto sotto cintura. — Ci andrò, potete scommetterci, quando mi sentirò pronto per il rinnovamento, ma ce ne manca ancora di strada, la Volontà permettendo! Siete Pellegrini da molto?

— No — disse Olmayne.

— Un mucchio di gente si è fatta Pellegrino dopo la conquista, immagino. Be’, non sto a condannarli. Ciascuno si adatta a modo suo ai tempi che cambiano. Sentite, avete quelle pietre che i Pellegrini si portano sempre dietro?

— Sì — disse Olmayne.

— Vi spiace se ne vedo una? Quegli accidenti mi hanno sempre affascinato. C’era questo commerciante di un pianeta della Stellanera, un piccolo bastardo con la pelle scura come il catrame, che mi ha offerto quattro quintali di quella roba. Diceva che erano vere, che ti davano una comunione coi fiocchi, proprio come i Pellegrini. Gli ho detto di no, niente scherzi con la Volontà. Certe cose non si fanno neanche per soldi. Ma poi ho pensato che facevo meglio a tenerne almeno una come ricordino. Non sono mai riuscito a toccarne una. — Tese una mano verso Olmayne. — Posso vedere?

— Ci è proibito lasciare che altri tocchino la pietra di stella — dissi io.

— Non lo racconto mica a nessuno!

— È proibito.

— Sentite, qui dentro siamo al sicuro, il posto più sicuro di tutta la Terra, e…

— Per favore. Ci chiedete una cosa impossibile.

Il suo viso si rabbuiò, e per un momento pensai che avrebbe fermato la macchina obbligandoci a scendere, il che non mi avrebbe dato fastidio. La mia mano scivolò nella sacca, a sfiorare la gelida sfera della pietra di stella che mi avevano consegnato all’inizio del Pellegrinaggio. Il semplice tocco delle dita mi portò deboli echi della trance di comunione, e rabbrividii di piacere. Quell’uomo non doveva averla, lo giurai a me stesso. Ma la crisi passò senza incidenti. Il Mercante, appurata la nostra resistenza, decise di abbandonare l’argomento.

Continuammo a correre verso Marsay.

Non era un individuo piacevole, ma aveva un certo fascino primitivo, e le sue parole ci urtavano di rado. Olmayne, che dopo tutto era una donna schizzinosa e aveva passato gran parte dei suoi anni nel distacco del Collegio dei Ricordatori, lo trovava più di me difficile da sopportare; le mie avversioni erano state ampiamente mitigate da una vita di vagabondaggi. Ma persino Olmayne parve trovarlo divertente quando magnifico la sua ricchezza e le sue amicizie, quando parlò delle donne che lo aspettavano su molti mondi, quando elencò le sue case e i suoi trofei e i Maestri di Corporazione che gli chiedevano consigli, quando vantò la familiarità con quelli che erano stati Padroni e Dominatori. Parlava quasi sempre di sé e raramente di noi, del che gli fummo grati; una volta chiese come mai un Pellegrino maschio e uno femmina viaggiassero assieme, sottintendendo che fossimo amanti; ammettemmo che la cosa era un po’ irregolare e passammo a un altro argomento, e credo che lui sia rimasto convinto della nostra impurità. Le sue volgari supposizioni non m’interessavano affatto, e nemmeno interessavano, credo, a Olmayne. Avevamo peccati più seri sulla coscienza.

La vita del nostro Mercante sembrava invidiabilmente non essere stata nemmeno sfiorata dalla rovina del pianeta: egli era ricco, soddisfatto, libero di andare in giro come sempre. Ma anche a lui, di tanto in tanto, dava fastidio la presenza degli invasori, come scoprimmo a pochi chilometri da Marsay, in piena notte, quando fummo costretti a fermarci a un punto di controllo stradale.

L’occhio spia di un analizzatore ci vide arrivare, lanciò un segnale alla filiera, e una ragnatela dorata si materializzò da un lato all’altro dell’autostrada. I sensori della terramobile la scorsero, e immediatamente il veicolo s’arrestò. Gli schermi mostravano una dozzina di pallide figure umane ferme all’esterno.

— Banditi? — chiese Olmayne.

— Peggio — disse il Mercante. — Traditori. — Accigliato, si girò verso l’antenna del comunicatore. — Che succede? — chiese.

— Uscite per un’ispezione.

— Di chi è l’ordine?

— Del Procuratore di Marsay — venne la risposta.

Era una brutta cosa da vedere: creature umane che facevano da agenti stradali agli invasori. Ma era inevitabile che qualcuno di noi si mettesse al loro servizio: il lavoro era scarso, specialmente per coloro che facevano parte delle Corporazioni difensive. Il Mercante iniziò il complicato rituale dell’apertura della macchina. Il suo viso esprimeva una rabbia temporalesca, ma aveva le mani legate, non poteva sfondare la ragnatela del punto di controllo. — Viaggio armato — ci sussurrò. — Niente paura, aspettatemi qui.

Uscì e s’impegnò in una lunga discussione, di cui non riuscivamo a udire nulla, con le guardie stradali. Alla fine sorse qualche difficoltà che richiese l’intervento di poteri più alti: apparvero improvvisamente tre invasori, fecero cenno agli uomini di allontanarsi, e circondarono il Mercante. Il suo atteggiamento cambiò: il viso si fece untuoso e schivo, le mani si mossero e tracciarono rapidi gesti, gli occhi s’accesero. Condusse i tre che lo interrogavano alla macchina, l’apri, e mostrò i suoi due Passeggeri, cioè noi. Gli invasori sembrarono perplessi alla vista di due Pellegrini fra tanta opulenza, ma non ci chiesero di uscire. Dopo un altro po’ di dialogo, il Mercante ci raggiunse e chiuse la macchina; la ragnatela si dissolse; riprendemmo a viaggiare verso Marsay.

Mentre la terramobile acquistava velocità, lui bestemmiò e disse: — Sapete come tratterei quello schifoso mucchio di braccioni? Abbiamo solo bisogno di organizzare un piano. Una notte dei coltelli: ogni dieci terrestri s’impegnano a far fuori un invasore. Li fregheremmo tutti.

— Perché mai nessuno ha organizzato un movimento del genere? — gli chiesi.

— È lavoro per i Difensori, e metà sono morti, e l’altra metà è al loro servizio. Non è compito mio organizzare un movimento di resistenza. Ma è così che dovremmo fare. Guerriglia spietata: prenderli alle spalle, fargli assaggiare il coltello. Buoni vecchi metodi del Primo Ciclo: non hanno mai perso d’efficacia.

— Verrebbero altri invasori — disse cupamente Olmayne.

— E noi li trattiamo allo stesso modo!

— Risponderebbero col fuoco. Distruggerebbero il nostro mondo — disse lei.

— Questi invasori pretendono di essere tanto civili, più civili di noi — replicò il Mercante. — Una simile barbarie gli darebbe una brutta fama su un milione di pianeti. No, non aprirebbero il fuoco. Si stancherebbero di essere costretti a conquistarci continuamente, di perdere tanti uomini. Se ne andrebbero, e noi saremmo di nuovo liberi.

— Senza esserci redenti dei nostri antichi peccati — dissi.

— Cosa, vecchio mio? Cosa?

— Non importa.

— Immagino che nessuno di voi due ci darebbe una mano, se decidessimo di farli fuori?

— Negli altri tempi — dissi — fui Vedetta, e dedicai me stesso alla protezione di questo pianeta contro di loro. I nostri padroni non mi piacciono più di quanto non piacciano a voi, e il mio desiderio di vederli ripartire non è meno ardente del vostro. Ma il vostro piano non è soltanto irrealizzabile: è anche moralmente sbagliato. Una semplice resistenza armata sovvertirebbe lo schema che la Volontà ha divisato per noi. Dobbiamo conquistarci la libertà in modo più nobile. Questa punizione non ci è stata imposta solo perché imparassimo a tagliare gole.

Mi guardò pieno di disprezzo e sbuffò. — Dovevo ricordarmi. Sto parlando con dei Pellegrini. D’accordo. Scordatevi tutto. Non era un’idea seria, a ogni modo. Forse vi piace il mondo com’è adesso, per quello che ne so.