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“Ti amo” le dicemmo, e le nostre mani corsero veloci sulla sua pelle di seta in una breve carezza.

Le sue narici fremettero di gioia. I suoi piccoli seni si scossero. Le sue ali erano adesso completamente spiegate, e la luce del sole ne traeva bagliori stupendi.

“Adesso voleremo in Agupt” mormorò lei “a Redimere i Diversi e renderli parte di noi. Tomis, verrai con me?”

“Sarò con te” rispondemmo, e afferrai con forza le pietre di stella e mi piegai sullo stipo degli strumenti, nella stanza buia sepolta sotto la strada dove lei si trovava. “Voleremo insieme, Avluela.”

“Su, allora” disse lei, e noi dicemmo: “Su!”

Le sue ali sbatterono, curvandosi per cogliere il vento, e la sentimmo lottare nei primi istanti, e le donammo la forza di cui aveva bisogno, e lei la prese da me che ero il fulcro per gli impulsi di tutti gli altri, e ci alzammo nel cielo. Le guglie e le mura di Jorslem la Dorata si fecero minuscole, e la città divenne un puntino rosa nel verde delle montagne, e le ali frenetiche di Avluela la spinsero sempre più in fretta verso ovest, verso il sole al tramonto, verso la terra di Agupt. La sua estasi si comunicò a tutti noi. “Vedi, Tomis, com’è bello qui in alto, al di sopra di tutto? Lo senti?”

“Lo sento” mormorai. “Il vento fresco contro la pelle nuda, il vento nei capelli… Volteggiamo sulle correnti, navighiamo, voliamo. Avluela, voliamo!”

Verso Agupt. Verso il tramonto.

Guardammo in basso: sotto di noi c’era il lucido Lago Medit. In distanza, da qualche parte, il Ponte di Terra. A nord, l’Eyrop. A sud, l’Afrik. Molto lontano, oltre l’Oceano Terrestre, giaceva la mia terra natale. Più tardi vi sarei tornato, volando verso ovest con Avluela, portando la buona notizia della trasformazione della Terra.

Da quell’altezza, non si vedeva nemmeno che il nostro mondo era stato conquistato. Si vedeva solo la magnificenza dei colori della terra e del mare, e non i punti di controllo degli invasori.

Quei punti di controllo non sarebbero durati a lungo. Avremmo conquistato i nostri conquistatori, non con le armi, ma con l’amore; e quando la Redenzione della Terra avesse raggiunto tutti, avremmo accolto in noi anche le creature che erano state padrone del nostro pianeta.

“Sapevo che un giorno avresti volato al mio fianco, Tomis” disse Avluela.

Dalla stanza buia mandai nuove ondate di forza alle sue ali.

Lei stava veleggiando sopra il deserto. Presto sarebbe apparsa l’antica Clinica, il tempio dei Diversi. Mi addolorava che fossimo costretti a scendere. Avrei voluto poter volare con Avluela per l’eternità.

“Voleremo, Tomis, voleremo!” mi disse lei. “Ormai nulla può separarci. Tu lo credi, non è vero, Tomis?”

“Sì” rispondemmo “lo credo.” E la guidammo a terra, nel cielo che s’andava oscurando.

FINE