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— E avete saputo rispondere? — chiesi io.

— A qualche domanda soltanto.

— A quella sull’origine delle Corporazioni, per esempio?

— Sì. Sono state create per ristrutturare e dare un senso a una società avvilita dalla sconfitta e dalla distruzione — disse il Ricordatore. — La fine del Secondo Ciclo fu un periodo di transizione. Nessun uomo sapeva più chi fosse e a che cosa tendesse. Il nostro mondo era pieno di abitanti di pianeti stranieri, che ci guardavano dall’alto al basso e ci consideravano esseri senza valore. Era necessario stabilire certi parametri stabili, grazie ai quali un uomo potesse riconoscere il suo valore rispetto a un altro. Così, sorsero le prime Corporazioni: Dominatori, Padroni, Mercanti, Manufattori, Venditori e Servitori. Poi vennero gli Scribi, i Musici, i Clown, e i Trasportatori. Dopo di che si resero necessari i Classificatori, e quindi le Vedette e i Difensori. Quando gli Anni della Magia ci diedero gli Alati e i Diversi, furono aggiunte anche quelle Corporazioni; e poi furono prodotti gli uomini senza Corporazione, i neutri; cosicché…

— Ma i Diversi non hanno Corporazione! — disse Avluela.

Il Ricordatore la guardò per la prima volta. — Chi sei tu, bambina? — domandò.

— Avluela, degli Alati. Viaggio con la Vedetta e con questo Diverso.

— Come ho appena spiegato al Diverso — disse Basil — nell’antichità il suo genere apparteneva a una Corporazione. Essa fu sciolta mille anni fa, per ordine del Consiglio dei Dominatori, in seguito al tentativo, compiuto da una indegna fazione di Diversi, di impadronirsi dei luoghi sacri di Jorslem. Da allora i Diversi sono rimasti senza Corporazione, soltanto un gradino più in su dei neutri nella scala sociale.

— Non lo sapevo — dissi.

— Non siete un Ricordatore, voi — disse Basil. — Siamo noi che abbiamo il compito di svelare il passato.

— Avete ragione.

Gormon disse: — E quante Corporazioni ci sono, oggi?

Interdetto, Basil diede una risposta vaga: — Almeno cento, amico mio. Alcune piccolissime, altre addirittura locali. Io mi interesso soltanto di quelle originarie e di quelle derivate immediatamente. Ciò che è successo negli ultimi anni, riguarda altri. Volete che mi informi?

— No, no — disse Gormon. — Era una semplice curiosità.

— La vostra curiosità è ben forte! — disse il Ricordatore.

— Trovo estremamente affascinante il mondo, e tutto quanto contiene. È forse un delitto?

— No. Ma è strano. Quelli che non appartengono ad alcuna Corporazione, raramente alzano gli occhi al di là del loro orizzonte immediato.

Apparve un Servitore. Con un misto di rispetto e di disprezzo, si inginocchiò davanti ad Avluela e disse: — Il Principe è tornato. Desidera la vostra compagnia a palazzo, adesso.

Un lampo di terrore balenò negli occhi della ragazza, ma rifiutare sarebbe stato inconcepibile. — Devo venire con voi? — disse.

— Sì. Dovete venire vestita e profumata. E il Principe desidera che vi presentiate a lui con le ali aperte.

Avluela annuì e l’uomo la condusse via.

Noi restammo sulla terrazza ancora un poco. Il Ricordatore parlò della Roum antica; io lo ascoltavo e Gormon sbirciava nell’oscurità. Finalmente, Basil si congedò, allontanandosi maestosamente. Pochi momenti dopo, nel cortile sottostante si aprì una porta e apparve Avluela: camminava come una della Corporazione dei Sonnambuli, non degli Alati.

Era nuda sotto un esile velo trasparente, e il suo corpo fragile aveva un pallore spettrale alla luce delle stelle. Le ali erano distese e si agitavano lentamente in tristi movimenti di sistole e diastole. Due Servitori la sostenevano per le braccia; sembrava che spingessero verso il palazzo l’ombra di una donna, non una donna reale.

— Vola, Avluela! Vola! — sussurrò Gormon. — Fuggi, fin che sei in tempo!

Ma lei scomparve in una porta laterale.

Il Diverso mi guardò: — Si è venduta al Principe per procurarci cibo e alloggio.

— Sembra proprio così.

— Potrei radere al suolo questo palazzo!

— L’amate?

— Mi pare evidente.

— Allora, cercate di guarire — consigliai. — Siete un uomo fuori del comune, e tuttavia un’Alata non fa per voi. Specialmente un’Alata che ha diviso il letto con il Principe di Roum.

— Passa dalle mie braccia alle sue.

Ero esterrefatto. — L’avete conosciuta?

— Più di una volta — disse con un sorriso mesto. — Nel momento dell’estasi, le sue ali vibrano come foglie nella tempesta.

Mi aggrappai al parapetto della terrazza per non cadere nel cortile sottostante. Le stelle turbinavano sopra la mia testa, la vecchia luna e le sue due nuove compagne lisce saltavano e sobbalzavano. Mi sentivo sconvolto, senza capire la causa della mia emozione. Ero forse adirato con Gormon perché aveva osato violare la legge? Oppure la mia era una manifestazione dei sentimenti pseudopaterni che provavo verso Avluela? O forse la mia era semplicemente invidia nei confronti di Gormon, reo di aver commesso un delitto che sorpassava le mie capacità, anche se non i miei desideri?

Dissi: — Potrebbero bruciarvi il cervello, per quello che avete fatto. Potrebbero strapparvi l’anima. E adesso mi rendete vostro complice.

— Perché? Quel Principe comanda e ottiene… ma ci sono stati altri prima di lui. Dovevo pur dirlo a qualcuno!

— Basta. Basta.

— La vedremo ancora?

— I sovrani si stancano presto delle loro donne. Fra alcuni giorni, forse tra una notte, ce la getterà di nuovo tra le braccia. E, probabilmente, allora dovremo lasciare la foresteria. — Sospirai. — Comunque, l’avremo goduta sempre più di quanto ci sarebbe toccato.

— Dove andrete, allora?

— Resterò a Roum per un altro po’.

— Anche se dovrete dormire per la strada? A quanto pare, le Vedette non sono molto richieste, qui.

— Mi arrangerò — dissi. — Poi, forse, andrò a Perris.

— A imparare dai Ricordatori?

— A vedere quella città. E voi? Che cos’è che vi interessa, a Roum?

— Avluela.

— Non parlate così!

— Come volete — disse lui, e il suo sorriso era amaro. — Ma rimarrò qui finché il Principe non si sarà stancato di lei. Allora sarà tutta mia e troveremo il modo di sopravvivere. Coloro che non hanno Corporazione sono pieni di risorse. Devono esserlo. Vivacchieremo qua e là, e poi verremo con voi a Perris, se sarete ancora disposto a viaggiare con mostri e con Alate fedifraghe!

Mi strinsi nelle spalle. — Parleremo di queste cose quando sarà il momento.

— Eravate mai stato in compagnia di un Diverso, prima?

— Non spesso. E neppure così a lungo come con voi.

— Mi sento onorato. — Tamburellò con le dita sul parapetto, poi soggiunse: — Non scacciatemi. Ho le mie buone ragioni per voler restare con voi.

— Quali?

— Vedere la vostra faccia nel giorno in cui le vostre macchine vi diranno che è iniziata l’invasione della Terra.

Lasciai cadere le braccia, come oppresso da un peso insopportabile. — Dovrete restare a lungo con me, allora.

— Non credete che l’invasione verrà?

— Un giorno. Non ora.

Gormon rise. — Vi sbagliate. È alle porte.

— Non prendetemi in giro.

— Che cosa succede, Vedetta? Avete perso la vostra fede? Lo si sa da mille anni! Un’altra specie è diventata padrona della Terra, l’ha comprata, e un giorno o l’altro verrà a prenderne possesso. Si tratta di una decisione presa alla fine del Secondo Ciclo.

— Lo so, anche se non sono un Ricordatore — dissi. Poi mi volsi verso di lui e pronunciai parole che non avrei mai pensato di poter pronunciare a voce alta: — Da lunghissimo tempo, Diverso, due volte la vostra vita, ascolto le stelle e compio la mia Vigilanza. Tutto ciò che viene ripetuto troppo spesso, finisce per perdere significato. Provate a ripetere il vostro nome diecimila volte, e vedrete che infine sarà soltanto un suono vuoto. Ho Vigilato, e Vigilato coscienziosamente, e a volte, nell’oscurità della notte, penso di averlo fatto per niente, di aver sprecato la mia vita. Vigilare dà un certo piacere, ma forse non ha uno scopo reale.