Peggy si sporse dalla finestra della soffitta e chiamò: «Papà!»
Suo padre uscì dal cortile davanti all’edificio e fece qualche passo sulla strada, da dove poteva vedere la finestra della figlia. «Mi hai chiamato, Peggy?»
Lei si limitò a guardarlo senza dire niente, e suo padre non ebbe bisogno di altri segnali. Si accomiatò dall’ospite con tanta premura che il poveretto si ritrovò in mezzo alla strada senza rendersi conto di quel che gli era successo. Nel frattempo, Horace Guester era rientrato in casa salendo al piano di sopra.
«Una ragazza con un bambino» gli disse Peggy. «Sull’altra sponda dell’Hio. È terrorizzata, e se la scoprono pensa di uccidersi.»
«A che punto dell’Hio?»
«Immediatamente a valle della confluenza con l’Hatrack, per quanto ne posso capire. Papà, vengo con te.»
«Neanche per idea.»
«Sì, invece. Non riusciresti mai a trovarla, neanche se ti facessi aiutare da altri dieci come te. Lei ha troppa paura dei Bianchi, e non a torto.»
Suo padre la guardò, incerto sul da farsi. Prima d’allora non le aveva mai permesso di accompagnarlo, ma di solito gli schiavi fuggiaschi erano uomini. E poi, di solito, Peggy li trovava su questa sponda dell’Hio, persi e spaventati, per cui c’erano meno pericoli. Oltrepassare il confine con gli Appalachi ed essere sorpresi ad aiutare uno schiavo fuggiasco significava la prigione. Oppure una corda gettata sul ramo di un albero. A sud dell’Hio gli Emancipazionisti non avevano vita facile, soprattutto quelli di loro che aiutavano uomini, donne e bambini neri a scappare in territorio francese, su nel Canada.
«Dall’altra parte del fiume è troppo pericoloso» ribatté.
«Una ragione in più per portarmi con te. Per trovarla, e per evitare brutti incontri.»
«Tua madre mi ammazzerebbe, se sapesse che ti porto con me.»
«Allora esco per prima, passando dal retro.»
«Dille che vai a trovare la signora Smith…»
«Non le dirò proprio nulla, papà, o sarei costretta a dirle la verità.»
«Allora io resterò quassù e pregherò il buon Dio perché mi salvi la pelle facendo in modo che tua madre non si accorga di te. Ci troviamo alla confluenza fra l’Hatrack e l’Hio subito dopo il tramonto.»
«Non potremmo…»
«No, nemmeno un istante prima» disse lui. «Non possiamo attraversare il fiume prima che faccia buio. Se la prendono, o se muore prima che noi arriviamo laggiù, vorrà dire che era destino, perché non possiamo attraversare l’Hio finché c’è luce, su questo puoi scommetterci la testa.»
Ci sono rumori nella foresta. La schiavetta nera impaurita sta molto male. Gli alberi l’afferrano, le civette gridano per avvertire gl’inseguitori, il fiume non fa altro che ridere. Lei non può muoversi, perché se cadesse nel buio farebbe del male al bambino. Ma nemmeno può restare lì, perché la troverebbero di sicuro. Volare non inganna i Cacciatori di schiavi, quelli guardano lontano e possono vederla anche a grande distanza.
Ed ecco, sente un passo. Oh, Signore Iddio Gesù, proteggimi da questo diavolo nel buio.
Un altro passo: qualcuno che respira, e muove le frasche. Ma niente lanterna! Chiunque si avvicini, ci vede anche al buio! Oh, Signore Iddio Mosè mio salvatore Abramo!
«Ragazza.»
Una voce, sento una voce, non riesco a respirare. E tu puoi sentirla, bambino mio? O è un sogno? Questa voce è di donna, è una voce gentile di donna. Il diavolo non parla con voce di donna, lo sanno tutti, non è vero?
«Ragazza, sono venuta per portarti dall’altra parte del fiume e per aiutare te e il tuo bambino ad andare al Nord dove potrete essere liberi.»
Non trovo più parole, né parole da schiavi né parole nella lingua Umbawa, pensa la schiavetta fuggiasca. Possibile che indossare quelle piume mi abbia resa incapace di parlare?
«Abbiamo una solida barca a remi e due uomini robusti per manovrarla. So che mi capisci, che hai fiducia in me e che vuoi venire con me. Perciò sta’ ferma, ragazza, dammi la mano, ecco, ecco la mia mano, non devi dire una sola parola, basta che tu mi tenga per mano. Ci sono dei Bianchi, ma sono miei amici e non ti toccheranno. Nessuno ti toccherà tranne me, puoi starne certa, ragazza, puoi starne proprio certa.»
La sua mano tocca la mia pelle, fresca e delicata come questa voce di donna. Quest’angelo di donna, questa Santa Vergine Madre di Dio.
Molti passi, passi pesanti, e poi lanterne e luci e uomini bianchi grandi e grossi, ma questa donna continua a tenermi per mano.
«È spaventata a morte.»
«Guardala, poveretta, quant’è magra.»
«Quanti giorni saranno che non mangia?»
«Ha lasciato la piantagione ieri sera» dice la Signora.
Com’è possibile che la signora bianca sappia tutte queste cose? Sa tutto, Eva madre di tutti i bambini. Non c’è tempo di parlare, non c’è tempo di pregare, muoversi in fretta, appoggiarsi a questa signora bianca, camminare e camminare e camminare fino alla barca che li attende nell’acqua proprio come un sogno, oh! Ecco la barca, bambino mio, la barca che ci porterà di là dal Giordano nella Terra Promessa. Erano a metà traversata quando la ragazzina nera cominciò a tremare, a piangere e a farfugliare parole senza senso.
«Falla star zitta» disse Horace Guester.
«Qui intorno non c’è nessuno» rispose Peggy. «Nessuno che possa sentirla.»
«Che cosa sta farneticando?» chiese Po Doggly. Po era un allevatore di maiali che viveva sull’ultimo tratto del fiume Hatrack, e per un istante Peggy pensò che volesse riferirsi a lei. Ma no, stava parlando della ragazzina nera.
«Si esprime nella sua lingua africana, credo» spiegò Peggy. «È veramente straordinario, il modo in cui è riuscita a scappare.»
«Con il neonato e tutto» convenne Po.
«Ah, il neonato» esclamò Peggy. «Devo prenderlo io.»
«E perché?» chiese suo padre.
«Perché a voi due toccherà portare lei» disse Peggy. «Almeno dalla riva al carro. Questa bambina non è in grado di fare un solo passo in più.»
Quando arrivarono a riva, fecero come Peggy aveva detto. Il vecchio carro di Po Doggly non era certo una meraviglia — per tutta imbottitura aveva una vecchia coperta da cavalli — ma loro vi fecero stendere sopra la ragazza: se stava scomoda non lo diede a vedere. Horace sollevò la lanterna per guardarla. «Hai proprio ragione, Peggy.»
«A proposito di che cosa?» chiese lei.
«A chiamarla bambina. Giuro che non avrà più di tredici anni. Lo giuro. E con un neonato. Sei certa che sia suo?»
«Ne sono certa» disse Peggy.
Po Doggly ridacchiò. «Ma sì, sapete come sono questi tizzoni, proprio come i conigli, non appena sono in età di farlo si buttano a capofitto.» Poi si ricordò che c’era anche Peggy. «Chiedo scusa, signorina. Fino a stanotte non eravamo mai stati accompagnati da una donna.»
«È a lei che dovete chiedere scusa» disse freddamente Peggy. «Questo bambino è di sangue misto. Il padrone della ragazza glielo ha fatto concepire senza neanche chiederle il permesso. Capite che cosa voglio dire, credo.»
«Non voglio sentirti parlare di queste cose» intervenne Horace Guester. Era fuori di sé. «È già abbastanza che tu sia venuta con noi, senza che ci sia bisogno d’impicciarsi delle faccende di questa povera ragazza. Non è giusto spiattellare così i suoi segreti.»