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«Che piacere vederti, Po» disse Alvin. «Anche se mi ero fatto l’idea che questa nostra spedizione dovesse restare segreta.»

A forza di remi, Po spinse la barca verso riva, allentando contemporaneamente la cima per permettere al giovane di salire a bordo senza bagnarsi i piedi. Alvin apprezzò la cortesia. Aveva una certa avversione per l’acqua, un’avversione senz’altro giustificata considerando tutte le volte che il Distruttore aveva tentato di usare l’acqua per ucciderlo. Ma quella sera l’acqua sembrava soltanto acqua; il Distruttore era invisibile o lontano. Forse era il filo sottile che ancora univa Alvin ad Arthur… forse quel filo era una creazione così potente che nemmeno disponendo di tutta quell’acqua il Distruttore aveva la forza di danneggiare Alvin.

«Non preoccuparti, Alvin, il segreto resta tale» disse Horace. «C’è qualcosa che tu non sai. Prima che tu arrivassi a Hatrack — o meglio, prima che tu vi facessi ritorno — Po e io venivamo spesso a prendere qualche schiavo fuggiasco per aiutarlo a rifugiarsi in Canada.»

«E i Cacciatori non vi hanno mai scoperto?» chiese Alvin.

«Se lo schiavo era arrivato fin quaggiù, di solito voleva dire che non aveva Cacciatori alle calcagna» spiegò Po. «E parecchi di loro avevano rubato il contrassegno.»

«In più, questo accadeva prima del Trattato sugli Schiavi Fuggiaschi» disse Horace. «Se non ci prendevano dall’altra parte, una volta giunti nell’Hio i Cacciatori non potevano più toccarci.»

«E a quei tempi avevamo anche una fiaccola» concluse Po.

Horace non fece commenti: si limitò a sciogliere la cima dalla barca rilanciandola a riva. Non appena la barca fu libera, Po fece forza sui remi; Horace si era già aggrappato ai bordi per non perdere l’equilibrio. Era straordinario vedere come ciascuno dei due intuisse ogni mossa dell’altro ancor prima che questi iniziasse a compierla. A quella vista Alvin quasi scoppiò a ridere dalla gioia, scorgendo ciò che era possibile, sognando ciò che avrebbe potuto significare: migliaia di persone che si conoscevano a vicenda come quei due, che si muovevano in modo da assecondarsi l’un l’altro, che lavoravano insieme in perfetta armonia. Chi avrebbe potuto opporsi a un popolo del genere?

«Dopo che la figlia di Horace se n’è andata, non abbiamo più avuto modo di sapere quando da queste parti arrivava uno schiavo fuggiasco.» Po scosse la testa. «Era finita. Ma sapevo che se avessero messo Arthur Stuart in catene e l’avessero trascinato al Sud, neanche mille diavoli avrebbero potuto impedire al vecchio Horace di attraversare il fiume per riportarlo indietro. Perciò, dopo aver lasciato i Cacciatori, mi sono allontanato dal fiume, poi ho fermato la carrozza e sono saltato giù.»

«Il dottor Physicker se ne sarà sicuramente accorto» disse Alvin.

«Certo che se n’è accorto, testone!» esclamò Po. «Vedo che vuoi prendermi in giro. Già, se n’è accorto. E mi ha detto: ‘Stai attento, quei ragazzi sono pericolosi’. Io gli ho assicurato che sarei stato prudente, e allora lui ha aggiunto: ‘È stato quell’idiota di sceriffo, Pauley Wiseman. Non aveva nessun bisogno di lasciarselo portar via così in fretta. Magari avremmo potuto opporci alla… esterdizione — così mi sembra che abbia detto — se Arthur Stuart fosse rimasto qui fino all’arrivo del giudice ambulante. Ma Pauley ha fatto tutto secondo la legge, solo che si è mosso così in fretta che in cuor mio ho capito immediatamente che c’era poco da fare. Pauley non vedeva l’ora che Arthur Stuart se ne andasse da Hatrack per non tornare mai più’. E io gli credo, Horace. A Pauley Wiseman quel piccolo mulatto è sempre rimasto sullo stomaco, soprattutto da quando la vecchia Peg si è messa in mente di mandarlo a scuola.»

Horace grugnì spostando leggermente il timone proprio nel momento in cui Pauley faceva meno forza su un remo in modo che la barca virasse leggermente a monte per toccar terra nel punto voluto.

«Vuoi sapere che stavo pensando?» chiese Horace. «Stavo pensando che il tuo lavoro non ti tiene abbastanza occupato, Po.»

«Il mio lavoro mi piace» disse Po Doggly.

«In autunno ci saranno le elezioni locali, e tra l’altro sarà in palio la carica di sceriffo. Credo proprio che sia giunta l’ora di licenziare Pauley Wiseman.»

«Io diventare sceriffo? Credi che sia possibile, visto che sono un notorio ubriacone?»

«Da quando lavori per il dottore non hai più toccato un goccio d’alcol. Se poi usciamo vivi da questa storia e torniamo indietro con Arthur sano e salvo, ebbene, allora sarai un eroe.»

«Eroe dei miei stivali! Sei impazzito, Horace? Non ne potremo parlare ad anima viva, o dall’Hio a Camelot, tutti i cacciatori di taglie faranno a gara per spalmare il nostro cervello su una fetta di pane di segale.»

«Non stamperemo questa storia per venderla agli angoli di strada, se è questo che vuoi dire. Ma sai bene come le voci si diffondano. Le persone per bene verranno a sapere quello che abbiamo fatto.»

«Allora perché non lo fai tu lo sceriffo, Horace?»

«Io?» Horace sorrise. «Riesci a vedermi mettere qualcuno in galera?»

Po rise sommessamente. «Credo di no.»

Anche quando raggiunsero la riva opposta, si mossero rapidamente e in perfetta armonia. Era difficile credere che fossero trascorsi tanti anni dall’ultima volta che avevano lavorato insieme. Era come se il loro corpo sapesse già quel che doveva fare, cosicché quei due non dovevano nemmeno pensarci. Po saltò nell’acqua, che gli arrivava alle caviglie, appoggiandosi alla barca in modo che non sollevasse troppi spruzzi. Sotto il suo peso l’imbarcazione naturalmente beccheggiò, tuttavia Horace quasi inconsapevolmente si chinò all’indietro in modo da controbilanciare il beccheggio. Nel giro di pochi istanti avevano tirato a riva la prua — la sponda era sabbiosa, non fangosa come quella della riva opposta — e l’avevano legata a un albero. Ad Alvin la corda parve vecchia e mezza marcia, ma quando la saggiò con la sua pulce vide che era ancora abbastanza robusta da trattenere la barca nonostante l’urto della corrente contro la poppa.

Solo dopo aver sistemato tutto quanto, Horace si mise sull’attenti come un miliziano in piazza, con le spalle all’indietro e lo sguardo fisso su Alvin. «Bene, Alvin, adesso penso che tocchi a te indicarci la strada.»

«Non dobbiamo cercare le loro tracce?» chiese Po.

«Alvin sa già dove sono» disse Horace.

«Be’, è una buona notizia» annuì Po. «E per caso sa anche se abbiamo i loro fucili puntati in mezzo alla fronte?»

«Sì» disse Alvin. Lo disse in modo da far capire che non avrebbe risposto ad ulteriori domande.

Ma Po non capì. «Vuoi dire che questo ragazzo è una fiaccola o roba del genere? Su di lui avevo sentito dire al massimo che aveva il dono per ferrare i cavalli.»

Ecco il vero problema di essere accompagnati da qualcun altro. Alvin non aveva nessuna voglia di spiegare a Po Doggly fin dove arrivassero i suoi poteri, però non poteva nemmeno dirgli che non si fidava di lui.

Fu Horace a venire in suo soccorso. «Po, c’è una cosa che devi sapere. Alvin non fa parte della storia di questa notte.»

«A me sembra che faccia la parte del leone.»

«Ascoltami bene, Po: quando racconteremo questa storia ci saremo solo noi due che per caso abbiamo trovato i due Cacciatori addormentati, hai capito?»

Po aggrottò la fronte, poi annuì. «Dimmi soltanto una cosa, ragazzo. Qualunque sia il tuo dono, sei cristiano? Non voglio nemmeno sapere se sei metodista.»

«Sissignore» rispose Alvin. «Sono cristiano. Credo nella Bibbia.»

«Bene» annuì Po. «L’unica cosa che vorrei evitare sarebbe di restare immischiato in qualche storia diabolica.»

«Non con me» lo rassicurò Alvin.

«Benissimo, allora. Meglio se non so che cosa sai fare, ragazzo. Cerca però di non farmi ammazzare soltanto perché non ne sono al corrente.»