Peggy tacque, e restò in silenzio finché non giunsero a casa. Quando parlava apertamente andava a finire sempre così, ed era per questo che di solito si chiudeva in un rigoroso riserbo. Ma le sofferenze di quella ragazza le avevano fatto dimenticare tale abitudine e si era lasciata sfuggire qualche parola di troppo. Adesso suo padre stava considerando quante cose Peggy era arrivata a sapere di quella ragazzina nera nel giro di pochi minuti, e certamente si chiedeva quante cose ella conoscesse di lui.
Vuoi sapere che cosa so di te, papà? So perché fai tutto questo. Non sei come Po Doggly, che non ha una grande opinione dei Neri, ma non può sopportare che una creatura selvaggia sia ridotta in cattività. Se aiuta gli schiavi a scappare in Canada, lo fa semplicemente perché dentro di sé ha bisogno di vederli liberi. Invece tu, papà, lo fai per espiare il tuo peccato segreto. Quel grazioso peccatuccio che ti sorrideva come la seduzione in persona, e al quale tu avresti potuto dire di no. Ma non l’hai fatto: hai detto di sì, oh, sì. È successo mentre mamma stava aspettando me, e tu eri a Dekane per acquisti, ci sei rimasto una settimana e hai posseduto quella donna forse dieci volte in sei giorni; ricordo ciascuna di quelle volte con la stessa precisione con cui le ricordi tu, e la notte ti sento sognare di lei. Avvampando di vergogna, ma ancor più di desiderio: so bene quello che prova un uomo quando desidera una donna così violentemente che la pelle gli formicola e non riesce più a star fermo. Da allora, e sono trascorsi tanti anni, odi te stesso per quello che hai fatto, e ancor più ti odi perché quel ricordo ti è caro. Perciò adesso vuoi espiare. Rischi di finire in prigione o di farti impiccare al primo albero, diventando cibo per le cornacchie, e questo non perché ami il tuo prossimo Nero, ma perché speri che, facendo del bene ai figli di Dio, forse potrai liberarti dal tuo amore segreto per il male.
E questa è la cosa buffa, papà. Se tu sapessi che conosco il tuo segreto probabilmente ne moriresti, sì, può darsi che ci rimarresti secco sull’istante. Eppure se potessi dirtelo, se potessi rivelarti quel che so, allora potrei spiegarti anche qualcos’altro, potrei dire: papà, non capisci che proprio questo è il tuo dono? Sei sempre stato convinto di non possedere nessun dono, ma non è affatto così. Hai il dono di far sì che gli altri si sentano amati. Vengono alla tua locanda, e si sentono come a casa propria. Così l’hai vista, quella donna di Dekane, e anche lei aveva fame e sete d’amore, aveva bisogno di sentirsi come tu riesci a far sentire quelli che ti stanno intorno. Ed è difficile, papà, non amare una donna che ti ama con tanta forza, che ti si aggrappa come una nuvola alla luna, sapendo che te ne andrai, che non resterai mai con lei, ma desiderandolo ugualmente con tutta se stessa. Sono andata in cerca di quella donna, sono andata in cerca della sua fiamma vitale, l’ho cercata in lungo e in largo, e alla fine l’ho trovata. So dove abita. Non è più giovane come la ricordi tu. Ma è ancora bella, proprio come te la ricordi, papà. Ed è una brava donna, e tu non le hai fatto alcun male. Ti ricorda con affetto, papà. Sa che Dio l’ha perdonata, come ha perdonato anche te. Sei tu che non vuoi perdonare te stesso, papà.
Che cosa triste, pensò Peggy, mentre tornava a casa sul carro. Papà fa cose che basterebbero a renderlo un eroe agli occhi di qualsiasi figlia. Un grand’uomo. Ma, poiché sono una fiaccola, conosco la verità. Non viene quaggiù come Ettore davanti alle mura di Troia, a rischiare la vita per salvare i suoi concittadini. No, viene quaggiù strisciando come un cane bastonato, perché dentro di sé è un cane bastonato. Scappa per sfuggire a un peccato che il buon Dio gli avrebbe perdonato già da molto tempo, se lui stesso avesse acconsentito a farsi perdonare.
Poco dopo, tuttavia, Peggy pensò che quella tristezza non era soltanto di suo padre, ma anche della maggior parte delle persone che conosceva. La maggior parte delle persone tristi però continuava semplicemente a essere triste, aggrappandosi alla propria sofferenza come all’ultimo barile d’acqua in un periodo di siccità. Un po’ come faceva anche lei, che continuava ad aspettare Alvin pur sapendo benissimo che non le avrebbe recato gioia alcuna.
La bambina che riposava nel retro del carro invece era diversa. Si era trovata di fronte a una terribile sofferenza, stava per perdere suo figlio, eppure non era rimasta lì ad attendere che accadesse per poi piangere e disperarsi. Aveva detto di no. No e basta, non vi permetterò di vendere questo bambino laggiù al Sud, neanche a una famiglia ricca che lo tratti bene. Lo schiavo di un ricco è pur sempre uno schiavo, no? E laggiù al Sud sarebbe stato ancora più lontano, avrebbe avuto ancor meno speranze di scappare per rifugiarsi al Nord. Peggy percepiva questi pensieri agitarsi nella bambina, mentre questa si girava e gemeva in fondo al carro.
Ma c’era di più. Quella bambina aveva compiuto un atto ancor più eroico di quello di suo padre e di Po Doggly. L’unico modo che aveva trovato per fuggire, infatti, era stato attraverso una stregoneria così potente che Peggy non aveva mai sentito parlare di niente del genere. Non avrebbe mai creduto che i Neri possedessero simili segreti. Eppure non era una bugia, e nemmeno un sogno. Quella bambina era volata via. Aveva fabbricato una bambola di cera, l’aveva ricoperta di piume e l’aveva bruciata. Bruciata completamente. E questo le aveva permesso di volare fin laggiù, di volare finché il sole non era sorto all’orizzonte, abbastanza lontano perché Peggy potesse vederla e, insieme a suo padre e a Po Doggly, aiutarla ad attraversare l’Hio. Ma quale prezzo aveva pagato per fuggire!
Quando giunsero alla locanda, sua madre era infuriata come Peggy non l’aveva mai vista in vita sua. «Per una mascalzonata del genere dovrebbero frustarti. Portare una figlia di sedici anni a fare chissà che cosa nel cuore della notte.»
Ma papà non rispose. Non ce ne fu bisogno, una volta che ebbe portato dentro la ragazza e l’ebbe adagiata sul pavimento davanti al camino acceso.
«Ma saranno giorni che non tocca cibo! Settimane!» esclamò mamma. «E a toccarle la fronte c’è da bruciarsi la mano. Portami una catinella d’acqua per bagnarle la fronte, mentre io faccio scaldare un po’ di brodo da farle bere…»
«No, mamma» disse Peggy. «È meglio cercare un po’ di latte per il bambino.»
«Il bambino non morirà, ma questa ragazza rischia grosso. Non vorrai mica spiegarmi il mestiere, questo genere di cose almeno so come curarle…»
«Vedi, mamma» spiegò Peggy ‹‹ lei ha fatto una stregoneria con una bambola di cera. È una stregoneria dei Neri, ma lei è la figlia di un re e non solo sapeva come fare, ma aveva anche la potenza per farlo. Non ignorava, però, quale sarebbe stato il prezzo, e adesso non le resta che pagarlo.»
«Vuoi dire che questa povera ragazza morirà?» chiese mamma.
«Ha fabbricato una bambola simile a lei e l’ha messa sul fuoco. Questo le ha dato le ali per volare una notte intera. Ma il prezzo è ciò che le restava della sua vita.»
Papà sembrava disperato. «Ma, Peggy, questa è follia. A che le sarebbe servito sfuggire alla schiavitù se per farlo doveva morire? Perché non uccidersi, risparmiandosi tanta fatica?»
Peggy non ebbe bisogno di rispondere. Proprio in quel momento il bambino che stringeva tra le braccia si mise a piangere, e tanto bastò.
«Vado a cercare del latte» mormorò papà. «Sicuramente Christian Larsson ne avrà una brocca da venderci, anche a quest’ora di notte.»
Mamma tuttavia lo fermò. «Pensaci su, Horace» disse. «È quasi mezzanotte. Che cosa dirai quando ti chiederanno a che ti serve?»
Horace sospirò, poi rise della propria ingenuità. «Dirò che mi serve per il bambino di una schiavetta fuggiasca.» Subito dopo però il viso gli s’imporporò dalla rabbia. «Questa ragazza ha fatto una vera pazzia» sbottò. «È venuta fin quaggiù sapendo che sarebbe morta, e adesso che cosa pensa che ce ne facciamo del moccioso? Sicuramente non possiamo portarlo al Nord, posarlo di là dal confine canadese e metterci a ululare finché qualche francese non viene a prenderselo.»