«No. Padre Ryan può dirglielo. Deve ricordarselo. Era stupefatto di vedere Jimmy in chiesa.» Si guardò le mani che teneva raccolte in grembo, un grappolo di nocche artritiche serrate attorno a una scatola di latta quadrata. «Cosa farete a mio nipote?»
«Lo farò riaccompagnare al deposito da uno dei miei uomini.»
«Nessuna accusa?»
«No.»
Aprì la scatola e lo ricompensò con dei biscotti. «Ho ancora qualche domanda da farle su Amanda» disse Riker, con una mano nella scatola.
«Non riesco ancora a credere che sia morta. Era tanto giovane. Amanda era una persona buona e gentile. Non riesco…» Il resto della frase le morì in gola. Improvvisamente era molto stanca, la schiena e le spalle incurvate.
«Vorrei parlare con qualcuno dei vicini» disse Riker. «Forse ricorderanno di aver visto Amanda con un uomo. Una giovane donna così carina, doveva senz'altro esserci qualcuno di speciale nella sua vita.»
Amanda non avrebbe potuto concepire un figlio senza un uomo. Per quanto fossero sotto Natale, Riker era poco incline a credere ai miracoli.
«Be', i vicini non avranno nulla da dirle» disse la signora Farrow. «In questo quartiere sono tutti operai. Stanno fuori casa tutto il giorno, e vanno a dormire a un'ora ragionevole. Per questo non possono sapere niente.»
«E lei? Non ha mai notato la presenza di un uomo, in settimana o durante il week-end?»
«Be', no.»
Le spalle si ingobbirono ulteriormente e il mento le ricadde sul petto. Piantò gli occhi spaventati sul tappeto ai suoi piedi.
Riker intuì che la vecchia signora gli stava nascondendo qualcosa. Sorrise. «Sa» disse, «neanche a me piace parlare male dei morti, ma non credo che ad Amanda importerebbe. E io so che lei vuole aiutarci a trovare l'assassino, giusto? Mi dica, sospetta forse che l'uomo di Amanda sia sposato?»
«Amanda non ne ha mai parlato, e lui veniva solo nel pomeriggio, quando nel palazzo non c'era nessuno.»
«Ma lei li ha sentiti. Li ha sentiti insieme.»
E che cosa aveva sentito! Dissero le sue dita irrequiete sulla scatola dei biscotti. Le mancava il coraggio di incrociare gli occhi di Riker.
Mallory fece scorrere le righe del romanzo, cercando qualcosa che fosse fuori posto, qualche segno di un file danneggiato. La finestra della scala antincendio era alla sua sinistra. Oltre il vetro udì il pianto di un bambino, poi un tonfo morbido. Si girò verso la finestra.
Non era un bambino. Stava fissando un paio di occhi a mandorla, verdi come i suoi. Il pelo del gatto era stato bianco, ma adesso era grigio per la polvere e lo sporco, un orecchio era lacero e sanguinante. Amanda Bosch doveva avere l'abitudine di nutrire i gatti randagi.
«Niente da fare, micio, d'ora in poi dovrai cavartela da solo.»
Si girò nuovamente verso il computer e continuò il suo esame, scorrendo le righe per individuare vuoti e caratteri anomali, cogliendo qua e là brani di trama. Uno dei personaggi principali viveva in un lussuoso palazzo nella Upper West Side, proprio come Betty Hyde. Era un uomo sposato che tradiva la moglie. Molto interessante!
Il gatto non voleva saperne di stare zitto.
Mallory guardò di nuovo verso la finestra e provò a comunicargli, stringendo gli occhi, che doveva tacere, e subito, o lo avrebbe spedito dritto al paradiso dei gatti. L'animale equivocò, stringendo a sua volta gli occhi in due fessure che dicevano: "Ti voglio bene anch'io". Poi si sollevò sulle zampe posteriori, toccando il vetro con la zampa, miagolando con insistenza: "Fammi entrare adesso, adesso, adesso".
Mallory aprì la finestra a ghigliottina. Ma, prima che potesse scacciarlo, il piccolo animale balzò sul pavimento della stanza, depositando al suo passaggio peli di gatto sulla manica del suo blazer. Attraversò di corsa il cucinino ed entrò nel salotto. Mallory si strinse nelle spalle. All'inferno. Amanda Bosch era morta, l'appartamento era stato setacciato da una banda di estranei, che il gatto andasse a cacciarsi dove voleva. Non faceva alcuna differenza.
Il gatto riprese a miagolare. Mallory pensò a un metodo infallibile per zittirlo una volta per tutte, ma poi un raro afflato di umanità la indusse a lasciar perdere. Il gatto avrebbe avuto abbastanza problemi in strada anche senza un'altra ferita.
Lo osservò aggrapparsi alla porta dello sgabuzzino e aprirla. Dopo una breve ricerca, ne uscì e si mise ad annusare il pavimento. Poi andò a strofinarsi contro il polpaccio di Mallory. Il miagolio lamentoso cessò per fare posto al morbido ronfare delle fusa. Con la gamba Mallory spinse via la bestia. Allora il gatto si infilò in una scatola posata sul ripiano più basso della libreria. Riemerse con in bocca un topino di gomma.
Non è un randagio.
Mallory si alzò per ispezionare la cucina. Nella credenza trovò una ciotola di ceramica con su scritta la parola "Nose", naso. Il gatto la stava fissando, allora Mallory notò il segno grigio sul muso, un'ombra che aveva scambiato per sporcizia. Creava l'illusione di un gran nasone bulboso. Nose era un nome appropriato.
Stava miagolando di nuovo. Mallory si mise una mano sul fianco, tirando indietro la giacca per mostrare la pistola nella fondina, ma su un gatto quel gesto era destinato a non avere alcun effetto.
Il gatto si sollevò sulle zampe posteriori e compì un giro su se stesso, danzando con passi delicati e abili. Poi tornò a sedersi fissando quietamente la ciotola nella mano di Mallory. Ai suoi occhi adesso il piccolo animale appariva ancora più sciocco. Normalmente i gatti, noti per l'innato senso di indipendenza, avevano il pregio di non abbassarsi a certi trucchetti. Quello invece era un gatto ammaestrato.
Mallory aprì una scatoletta di tonno, pensando che il cibo lo avrebbe placato. Il gatto mangiò come se stesse morendo di fame. Mallory tornò in camera da letto e avviò la stampa del romanzo di Amanda. Poi aprì la porta dello sgabuzzino e guardò la culla sul pavimento. Passò nella stanza da bagno. Nell'armadietto sotto il lavandino c'era una vaschetta di plastica di quelle usate per la sabbia dei gatti. Era coperta della polvere nera della scientifica, la quale rivelava l'assenza di qualsiasi impronta. L'assassino aveva pulito anche la lettiera.
L'appartamento non era la scena del delitto; Mallory ne ebbe la certezza al termine di un'attenta ispezione degli altri armadietti. Se l'assassino aveva pulito l'appartamento con tanta cura, non era per cancellare tracce di sangue, ma perché quello era un luogo che lui aveva frequentato abitualmente. Probabilmente era a causa sua se Amanda aveva nascosto i file del romanzo. Era possibile che l'assassino vi figurasse in modo riconoscibile…
Restava da chiarire perché l'uomo non avesse fatto sparire lo schedario. Ma certo. Se non avesse lasciato la lista dei clienti di Amanda al suo posto, la polizia si sarebbe attivata per rintracciarli, magari chiedendo aiuto attraverso i telegiornali della sera. Il ragionamento stava in piedi. Il punto del parco dov'era stato trovato il corpo era a pochi minuti a piedi dal domicilio della Hyde. Era l'indirizzo di quel palazzo che l'assassino aveva inteso nascondere.
Riprese a esaminare le stanze dell'appartamento con maggiore attenzione.
"Dettagli", disse Markowitz dalla stanza all'interno del cervello di Mallory che lei aveva arredato con la sua poltrona, una rastrelliera per le pipe e una confezione della sua miscela di tabacco preferita, aromatizzata allo sherry. "Dettagli!".
Esaminò lo scatolame nella dispensa della cucina. Due scatole di pesce, ma niente cibo per animali. Trovò l'aspirapolvere in un armadietto in soggiorno e lo aprì. Il sacchetto non c'era. Lo aveva preso Heller. All'interno dell'aspirapolvere trovò peli di gatto. Il gatto le si stava strofinando nuovamente contro la gamba, depositando altri peli. Stava ritto sulle zampe posteriori, appoggiato con quelle anteriori sui jeans. Mallory si piegò e lo prese per le zampe. Le osservò. Quelli non erano gli artìgli di un gatto randagio.
Il che spiegava l'orecchio lacero e la gran fame. L'animale doveva essere scappato quando l'assassino era tornato. O lo aveva buttato fuori lui per qualche ragione?