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Il gatto aveva ingurgitato il cibo voracemente, lucidando la ciotola. Doveva essere rimasto a lungo senza mangiare. Era possibile che l'assassino fosse tornato nell'appartamento il giorno del delitto, l'ultima data registrata sul computer.

Riker non si sarebbe mai aspettato di vedere Mallory con un gatto in braccio. I gatti erano i nemici naturali dei maniaci della pulizia. L'animale aveva già depositato un intrico di peli bianchi sul suo blazer grigio. Ma la cosa più sorprendente era che il gatto fosse ancora vivo. Mallory lo depose sul tappeto accanto a sé. Il gatto le si strofinò contro la gamba, spargendo altro pelo e, nonostante questo, lei non lo uccise.

«Chi è il tuo amico?»

«Si chiama Nose. Abita qui.»

«Ah sì?» Si accucciò per coccolare il gatto che si rifugiò dietro il polpaccio di Mallory. «Allora, cos'altro hai scoperto?»

«Questo non è il luogo del delitto» disse Mallory, allontanando il gatto con sorprendente delicatezza. «Il delitto è stato commesso nel parco. L'assassino abita nelle vicinanze. Non è verosimile che prima l'abbia uccisa e poi abbia trascinato il cadavere fin quasi alla soglia di casa. È accaduto nel parco. È là che i due avevano un appuntamento.»

«Un appuntamento? Era nel computer?»

«Quella mattina pioveva, e in casa non ci sono ombrelli. Amanda aveva scoperto qualcosa su di lui, gli ha dato appuntamento nel parco e l'ha minacciato.»

«Come fai a saperlo?»

«Di professione Amanda cercava e controllava informazioni. Quadra. L'ha minacciato, e lui l'ha uccisa. Si è fatto prendere dal panico ed è scappato. Più tardi è tornato, l'ha trascinata laddove la vegetazione era più fitta e le ha fracassato le mani con una pietra, per cancellare le impronte digitali. Quella sera stessa è venuto qui per eliminare tutte le prove della relazione che aveva con la vittima. Vive al Coventry Arms. Scommetto che è sposato e che è alto almeno un metro e ottantacinque. E tu, cos'hai trovato?»

Riker sorrise e ripose lentamente il taccuino nella tasca del cappotto. «Il ragazzo ha detto la verità.»

La seguì in camera da letto. Sul pavimento erano sparsi rotoli di carta che ancora uscivano dalla bocca della stampante sulla mensola sotto il computer. Mallory scorse i fogli finché trovò quello che cercava e lo strappò dal rotolo. Riker lesse l'elenco di nomi.

«Prima ha cancellato il file con gli indirizzi dei clienti di Amanda. Poi l'idiota ha eliminato dallo schedario un unico indirizzo. La Bosch lavorava occasionalmente per una giornalista rosa, Betty Hyde. Si vedevano anche fuori del lavoro.»

«Quindi pensi che la Hyde sia coinvolta?»

«No. Negli ultimi due mesi la Hyde non ha dato lavoro alla Bosch.»

Strappò un altro foglio. «Questo è il piano di lavoro della vittima. Non c'è niente che riguardi Betty Hyde. E quest'appunto ci dice che la Hyde è all'estero. Ho chiamato il giornale e la compagnia aerea. Dovrebbe rientrare oggi pomeriggio. Guarda qui. La Bosch registrava tutte le ore di lavoro. Non lavorava mai nei weekend. E non ritirava mai personalmente il lavoro. Nei due mesi scorsi tutto il materiale è stato consegnato e ritirato in questo appartamento.»

«Ma l'assassino vive nello stesso edificio della Hyde?»

«È stato così sciocco da eliminare una sola scheda. Sì. Vive là. Voleva evitare che la polizia si presentasse a fare domande. È come se mi avesse lasciato una mappa.»

«Quando Coffey lo saprà, si metterà a urlare come una partoriente. È un po' fuori dalla tua zona, piccola, ma conosci il genere di persone che vive in quell'edificio.»

«Helen è cresciuta in quell'isolato. Sua sorella Alice vive ancora là.»

«Non è male che tu abbia questo genere di contatti. Ne avrai bisogno se andrai a ficcare il naso al Coventry Arms. Non sapevo che la famiglia di Helen fosse ricca.»

«I genitori di Helen erano benestanti, non ricchi. C'è un curioso miscuglio in quel quartiere. Ci trovi la donna che tira avanti con l'assegno dell'assistenza sociale in un appartamento ad affitto controllato, come la signora bene.»

«Qual è la posizione del palazzo di tua zia Alice? Credi che possa metterci a disposizione un po' di spazio per la sorveglianza?»

«Direi di no. L'ho vista una volta sola, e non le sono piaciuta.»

«Come hai potuto non piacerle? Cosa c'è di te che possa non piacere?»

Adesso si era chiusa in se stessa, persa nell'operazione di riavvolgimento della carta che continuava a uscire dalla stampante.

«Com'è che non sei mai riuscita ad andare d'accordo con i parenti di Helen? So che non amavano Markowitz, ma tu?»

«Dal primo istante in cui posò gli occhi su di me zia Alice provò una avversione istintiva nei miei confronti. Da allora non mi parla.»

Che cosa aveva fatto Mallory alla zia Alice?

Riker teneva in mano il taccuino aperto guardandosi intorno nello studio del dottore. La stanza traboccava del profumo e del verde di piante da vaso, alcune ornate da delicati boccioli. Anche il dottore era un tipo delicato, e Riker lo inquadrò come una di quelle anime gentili che acchiappano le mosche entrate in casa per rimetterle in libertà. Provò pena per quel poveretto in camice bianco, intento a spiegare a Mallory che non poteva violare la privacy di Amanda Bosch, viva o morta che fosse. Il dottore non voleva dirle se Amanda avesse contratto malattie a trasmissione sessuale. Si trattava di un principio di riservatezza che non avrebbe mai potuto violare.

La tensione di Mallory stava montando, e Riker immaginò che il dottore non riuscisse a leggerne le avvisaglie. La carriera del pover'uomo, contraddistinta dalla sensibilità nei confronti delle donne e dei loro problemi ginecologici, non lo aveva preparato a situazioni come questa.

Mallory si alzò in piedi.

Sbatté la fotografia dell'autopsia sul registro che aveva sotto gli occhi, facendolo sussultare.

Evitando di alzare la voce, ma scandendo le sillabe secondo il ritmo regolare di una bomba a orologeria, Mallory disse: «Guardi cosa le ha fatto quel bastardo».

Non erano le graziose fotografie che gli agenti avevano mostrato ai portinai, quelle dove si vedevano la ferita alla testa e il danno prodotto dagli insetti. Questa mostrava la fase successiva all'autopsia, l'oscenità pornografica di una donna scavata al suo interno come una canoa sanguinolenta.

Mallory non fece alcun cenno al fatto che era l'opera di un anatomopatologo. Lasciò che il buon dottore desse corso alla propria immaginazione, inducendolo ad alzarsi in piedi e a raggiungere la porta dello studio.

Mallory si risedette e restò in attesa.

Quando il dottore fu tornato alla scrivania, sedette lentamente, come una persona che fosse appena invecchiata di trent'anni.

Adesso era completamente nelle mani di Mallory.

«Conosceva il padre del bambino?»

«No. Non voleva parlarne. Mi sono fatto l'idea che sia un uomo sposato.»

«Voglio sapere se il movente potrebbe avere qualcosa a che fare con una malattia trasmettibile sessualmente. Non ho tutto il giorno per aspettare i risultati dal laboratorio del medico legale.»

«No, niente del genere. Le ho fatto tutti i controlli, dietro richiesta della diretta interessata. Era sana, a parte il difetto congenito all'utero.»

«È per questo che ha avuto un aborto? È stato un aborto terapeutico?»

«Non ho idea del perché abbia abortito. Voleva quel bambino più di qualunque altra cosa al mondo. Aveva avuto enormi difficoltà nel concepirlo a causa della sua anomalia fisica. C'erano scarsissime probabilità che restasse incinta.»

«L'ha fatta abortire lei?»

«No, ha abortito in ospedale. È andata al pronto soccorso lamentando perdite di sangue e crampi. L'ho raggiunta prima che ho potuto, ma quando sono arrivato era già tutto finito. L'aborto è stato praticato da un dottore mal preparato, un vero macellaio. Dopo un aborto del genere un'altra gravidanza era fuori discussione. Nessun intervento di chirurgia plastica avrebbe potuto riparare il danno che le era stato inflitto.»