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Accanto al tavolo, con una mascherina che gli lasciava scoperti solo gli occhi, un giovane dottore stava indossando il camice verde e i guanti di gomma. Si erano già incontrati davanti ad altri cadaveri. Il medico legale fece un cenno a Riker. Poi volse la faccia verso il microfono sospeso sopra il cadavere e riprese la sua litania.

«Femmina completamente sviluppata, età approssimativa venticinque anni…»

Riker si piegò a osservare il cadavere mentre la lampada soprastante accendeva ogni singolo capello argenteo sulla sua testa e approfondiva i solchi di un viso e di un abito ugualmente stanchi e segnati.

«…ferita ed escoriazioni sul lato dell'avambraccio…»

Una ferita da difesa? Quindi c'era stata una colluttazione.

Il viso di porcellana era incorniciato da riccioli biondi. Riker lanciò uno sguardo obliquo al sangue essiccato della ferita alla testa e ai danni prodotti dal banchetto di larve e scarafaggi.

Era il viso sbagliato.

«…ferita laterale sul cranio…»

Sollevò la palpebra di un occhio sformato e ormai del tutto opaco. Quell'occhio non era verde né lo era mai stato. Riker osservò le radici della capigliatura. Non erano bionde.

Non era Kathy.

«…lunghezza del corpo 168 centimetri…»

A quella giovane donna mancavano una decina di centimetri, ma era snella, come Kathy, e aveva la stessa età.

«…le ossa delle vertebre cervicali sono rotte…»

Gradualmente Riker riguadagnò il controllo dei muscoli del viso e della gola in grado di impedire a uno sbirro scoppiato e ubriacone che in trentacinque anni di servizio ne aveva viste di tutti i colori di mettersi a piangere per la gioia. Chiuse gli occhi.

«Il detective Palanski è un maledetto idiota», disse una voce familiare alle sue spalle. Riker si voltò e si trovò di fronte al capo della Sezione di Medicina Legale. Il dottor Edward Slope si stava infilando un paio di guanti di gomma. Dal suo volto duro come una roccia e privo di espressione penzolava una mascherina chirurgica verde. Anche Slope conosceva Kathy sin da quando era piccola.

«Non si somigliano affatto.»

«Palanski è un ragazzino», disse Riker, che definiva a quel modo chiunque fosse sotto i quaranta. «E non lavora a stretto contatto con Mallory.»

«…le mani sono frantumate, non c'è perdita di sangue. La ferita è stata inferta dopo la morte…»

Riker aprì il taccuino ed estrasse la penna. Evitò di guardare la donna sul tavolo, adesso privata del lenzuolo, esposta alle luci, agli occhi degli uomini, all'aria gelida. «Il corpo è stato trovato nel parco, a quattro o cinque isolati dall'abitazione di Mallory, nella Upper West Side. La vittima indossava blue jeans e una giacca, come Mallory. C'era il suo nome sull'etichetta della sartoria.»

Il dottor Slope fissava il cadavere. «Gli occhi di Kathy Mallory sono di un verde al limite della legalità. Questi sono azzurro chiaro.» La sua voce fremeva di rabbia.

«Non deve neppure averglieli sfiorati, gli occhi», disse Riker. «Mallory lo terrorizza. Era convinto che fosse morta, e continuava a terrorizzarlo.»

«Rigor mortis in corrispondenza del collo e della mascella…»

Il dottor Slope si avvicinò al tavolo, fece un cenno del capo al patologo più giovane e afferrò una lavagnetta che pendeva da una catenella. Poi si voltò nuovamente verso Riker. «Cosa avete in mano sino a ora?»

«Coffey ha ricevuto un rapporto preliminare dalla squadra della West Side. Il medico legale che è stato sul luogo del delitto ritiene che la morte risalga a ieri mattina tra le 6 e le 9. E che il cadavere sia stato spostato entro un'ora dalla morte. Un entomologo sta lavorando sulle larve degli insetti.»

Sul taccuino di Riker era scritta un'unica parola: insetti.

Riker non aveva bisogno di guardare la donna per sapere che cosa le stessero facendo. Il giovane con la maschera e il bisturi stava praticando la prima incisione in diagonale da una spalla allo sterno, e poi sull'altra spalla, tracciando una V con la lama. Con la coda dell'occhio, Riker vide la fase successiva, il movimento verso il basso della mano armata di coltello che apriva il corpo dal petto al monte di Venere. L'odore del sangue si mescolò a quello dell'urina e delle feci. Percepì il gorgoglio dei liquidi che defluivano nei buchi ai lati del tavolo.

«Il primo detective ad arrivare sul posto è stato Palanski. Secondo lui la donna non è stata uccisa nel parco.»

«Lei cosa ne pensa, Riker?»

«Non lo so. Sugli abiti ci sono macchie d'erba. Potrebbe averla fatta fuori sul prato e poi averla trascinata dove la vegetazione è più fitta per lavorarle le mani indisturbato.»

Si udì il suono del primo organo lasciato cadere sulla bilancia. Un polmone, o forse il cuore.

Slope assentì. «Le mani sono state fracassate dopo la morte. Le ferite non hanno provocato perdita di sangue. Non credo che sarà possibile prenderle le impronte digitali.»

Il dottore estrasse una radiografia da una grande busta gialla e la sollevò, tenendola contro luce. «Il colpo alla testa è stato forte ma non mortale. Le ha spezzato il collo dopo averla stordita. Le fratture fanno pensare che l'assassino si sia servito di un oggetto contundente piuttosto pesante.»

«Un sasso?»

«Forse. Dalla direzione dei frammenti ossei, sembrerebbe averla colpita standole di fronte, con l'oggetto nella mano destra. Non ci sono lividi sulla gola. Probabilmente ha usato entrambe le mani per romperle il collo torcendole la testa. La trovo nei paraggi per il verbale?»

«Non lo so», disse Riker. «Dato che non è una dei nostri, il caso tocca a quelli della West Side. Non c'è niente che possa interessare la Crimini Speciali.»

«…segni di un aborto recente…»

L'assistente continuava a pesare gli organi. Per la terza volta si udì il tonfo freddo del tessuto molle sul metallo.

Riker teneva gli occhi inchiodati al taccuino. «Mi pare che il dottor Oberon abbia rilevato la presenza di ferite da difesa sul braccio.»

Slope prese il braccio della vittima e si chinò a esaminarlo. «No. Sembra più un'escoriazione provocata dalla stretta dell'assassino. Il bastardo deve avere le mani grandi, e forti. Ah, mi raccomando, faccia sapere a Palanski che gli aizzerò contro Mallory. Mi ha rovinato la mattina.»

Senza alzare lo sguardo dal taccuino, Riker sapeva che gli organi del busto erano stati tutti pesati ed esaminati. Il patologo più giovane si disponeva a praticare la lunga incisione che da un orecchio sarebbe giunta alla sommità del capo per poi proseguire fino all'altro orecchio. Quindi l'assistente avrebbe sollevato la pelle dal cranio e l'avrebbe abbassata sopra il viso della ragazza che non era Kathy. Compì quelle azioni rapidamente, con i gesti sicuri del macellaio. Azionò la sega. Ancora un minuto e il cervello sarebbe stato sulla bilancia. La penna di Riker svolazzava sul taccuino mentre il minuto si trascinava con lentezza. Poi tutto finì.

Era stata sventrata e svuotata.

Poiché aveva temuto che la vittima potesse davvero essere Kathy, Riker era insolitamente scosso. Fin da quando Kathy Mallory era bambina, Riker aveva avuto un debole per lei. Kathy era penetrata nelle sue parti più segrete e vulnerabili, e c'era cresciuta dentro.

Più tardi Riker avrebbe allagato la propria angoscia nello scotch, senza riuscire ad annegarla. Il giorno dopo sarebbe stata lì ad attenderlo, insieme ai postumi della sbronza. Avrebbe aperto gli occhi e disperazione e mal di testa, alleati ai piedi del suo letto, lo avrebbero catturato appena sveglio.

Per tutta la durata della sospensione dal servizio, la protuberanza della Smith & Wesson 357 non avrebbe deformato le linee eleganti dei suoi blazer di sartoria. Sarebbe potuta passare per una comune cittadina, una civile, non fosse stato per quegli occhi verdi, che di civile avevano ben poco. Si era comodamente sistemata su un divano di broccato del Settecento, in una calda chiazza di sole pomeridiano. La gamba snella fasciata di jeans era ripiegata sotto il corpo, ma la suola della scarpa da jogging non toccava il tessuto. Helen Markowitz le aveva insegnato a rispettare i mobili, fossero quelli antichi di cui era pieno il suo ufficio, con i tappeti persiani e i paralumi di vetro colorato, o quelli più spartani del Dipartimento di Polizia di New York.