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Il furto del mondo a opera di una di loro aveva causato profondi cambiamenti in tutti gli dèi, in alcuni in meglio, in altri molto in peggio. I tre cugini, dèi della magia, erano sempre stati alleati, se non erano sempre stati amici. Il loro amore e la loro dedizione alla magia costituivano un legame fra loro che era sufficientemente forte da indurli ad accettare le divergenze filosofiche riguardo a come dovesse essere esercitata e divulgata la magia. Si erano sempre riuniti assieme per prendere decisioni riguardo alla magia. Avevano lavorato assieme per innalzare le Torri dell’Alta Magia. Si erano addolorati assieme nel vedere la caduta delle Torri.

Nuitari si sentiva ancora legato ai cugini. Si era unito a loro per riportare nel mondo la magia divina ed era un sostenitore fedele, perfino spietato, del loro desiderio di porre fine alla pratica della stregoneria. Ma il rapporto fra i cugini era cambiato. Il tradimento di Takhisis aveva reso Nuitari sospettoso di tutti, compresi i suoi cugini.

Nuitari non si era mai fidato dell’ambizione di Takhisis. Molte volte aveva operato contro la sua stessa madre, in particolare quando i suoi interessi cozzavano con quelli di lei. Nemmeno lui era preparato al tradimento di Takhisis. Il furto di Krynn da parte della dea aveva preso in contropiede Nuitari, l’aveva fatto sembrare sciocco. Lei lo aveva lasciato solo a perlustrare l’universo alla ricerca del mondo perduto come un bambino che perlustrasse la casa alla ricerca di una biglia smarrita.

La collera contro la madre per il suo tradimento e contro se stesso, per essere stato cieco verso la perfidia di lei, era per Nuitari un fuoco sotto la cenere. Mai più avrebbe riposto fede in qualcuno. D’ora in avanti Nuitari si sarebbe preso cura di Nuitari. Avrebbe innalzato una fortezza per sé e per i suoi seguaci, una fortezza che lui solo avrebbe dominato. Dalla posizione sicura di quella fortezza lui avrebbe tenuto d’occhio da vicino i suoi colleghi dèi e avrebbe fatto il possibile per mandare all’aria i loro progetti e le loro ambizioni.

Le rovine della Torre di Istar giacevano da tempo sotto il Mare di Sangue. Quasi tutti gli dèi con ingenuità ritenevano completamente distrutta la Torre. Gli dèi della magia ne sapevano di più. In seguito al Cataclisma avevano agito rapidamente per garantire che gli oggetti magici e le reliquie sacre della Torre fossero protetti. Per tenerli al sicuro e in segreto, seppellirono le rovine della Torre sotto una montagna di sabbia e corallo. In un certo momento, in un futuro molto, ma molto remoto, quando la storia di Istar non fosse stata altro che una favola utilizzata per spaventare i bambini e indurli a mangiare la verdura, gli dèi della magia avrebbero ricostruito la Torre, avrebbero recuperato gli oggetti magici perduti e li avrebbero restituiti agli dèi che li avevano forgiati e benedetti.

Takhisis rovinò quei progetti. Quando gli dèi finalmente recuperarono il mondo, furono subito immersi nella necessità pressante di ricostituire la magia e di stroncare la stregoneria. Solinari e Lunitari si dedicarono a questa causa e trascurarono tutte le altre. Nuitari era lì per prestare aiuto se richiesto. Quando non c’era bisogno di lui, se ne stava sotto il Mare di Sangue, a lavorare per sé. Innalzò le rovine della Torre di Istar e la ricostruì secondo il suo progetto. Recuperò gli oggetti magici e le reliquie rubati, portandoli in una cripta segreta nascosta sotto la Torre che lui chiamò Camera delle Reliquie. Sigillò questa camera con potenti serrature magiche e vi dislocò un guardiano: un drago marino, una creatura feroce e scaltra di nome Midori.

Finora nessuno degli dèi sapeva della sua Torre. Erano tanto impegnati a costruire nuovi templi e a reclutare nuovi seguaci che nessuno pensò di sbirciare sotto il mare. Nuitari confidava nel fatto che la loro ignoranza proseguisse ancora per un certo tempo, abbastanza perché lui si consolidasse assieme ai suoi seguaci. Gli unici due che rappresentassero una minaccia seria per lui erano sua sorella gemella Zeboim e il dio della vita marina Habbakuk.

Per fortuna Zeboim era partita per una tangente delle sue, qualcosa che riguardava un cavaliere della morte da lei maledetto. Quanto a Habbakuk, era impelagato in un’aspra battaglia con un drago dominatore che si era insediato nei mari sul lato opposto del globo, una distrazione provocata dall’alleato di Nuitari, il drago marino Midori.

Nuitari non pensava di avere alcunché di cui preoccuparsi riguardo a qualunque altro dio, ed era rimasto sorpreso ed estremamente dispiaciuto nel trovare Chemosh percorrere impudentemente i corridoi della sua Torre. L’Occhio Divino gli aveva svelato la crescente ambizione di Chemosh.

L’Occhio Divino gli aveva svelato Mina.

Come tutti gli dèi, Nuitari era un suo ammiratore. Si era trastullato con l’idea di andare a cercarla, di farne una sua seguace. Il fatto che Mina fosse una creatura di Takhisis aveva posto fine a quell’idea. Nuitari non voleva avere nulla a che fare con tutto ciò che sua madre avesse toccato, per cui aveva lasciato Mina a Chemosh.

Ed era stata una buona cosa. La debolezza di Chemosh per questa particolare mortale era stata la sua rovina. Anche se Nuitari non si aspettava che Chemosh lasciasse effettivamente morire Mina, il Dio della Luna Invisibile era stato lesto a vedere come questo potesse operare a suo vantaggio.

Scrutando nella bacinella a forma di drago, Nuitari vide il Signore della Morte prostrato sul letto, abbattuto, sconfitto, solo, con soltanto il fantasma di Mina a offrirgli aiuto e sostegno.

Il fantasma di Mina. Nuitari fece schioccare le labbra grosse e piene.

«Una straordinaria illusione», disse ai suoi maghi. «Avete ingannato perfino un dio. Certo, un dio che era pronto a essere ingannato, ma comunque... bel lavoro.»

«Grazie, mio signore.»

«Mio signore, grazie.»

I due Maghi dalle Vesti Nere si inchinarono rispettosamente.

«Potete mantenere questa illusione per tutto il tempo che mi serve?» domandò Nuitari.

«Fintanto che abbiamo il modello vivente su cui operare, mio signore, sì, possiamo mantenerla.»

I maghi e il dio si girarono per guardare dentro la cella della prigione che avevano evocato sul posto. Le pareti della cella erano di cristallo trasparente e dentro vedevano Mina (fradicia e insudiciata ma ben viva) che camminava a grandi passi avanti e indietro.

«Lei mi può sentire?» domandò Nuitari.

«Sì, mio signore. Ci può sentire e vedere. Noi possiamo vederla, ma non sentirla.»

«Non la sente nessuno? La sua voce? Le sue preghiere?»

«Nessuno, mio signore.»

«Ottimo. Mina», chiamò Nuitari, «non credo di avere avuto occasione di darti il benvenuto nella mia casa. Spero che la tua permanenza sia lunga e piacevole. Piacevole per noi, anche se, temo, non per te. A proposito, non mi hai ringraziato per averti salvato la vita».

Mina interruppe il suo andirivieni incessante. Accostandosi alla parete, guardò Nuitari con aria furiosa e provocatoria, con gli occhi d’ambra luccicanti. Gli gridò qualcosa: Nuitari vide la bocca di lei muoversi.

«Io non so leggere le labbra, ma non credo che stia esprimendo la propria gratitudine, mio signore», osservò una Veste Nera.

«No, non credo proprio.» Nuitari fece un ampio sorriso e si inchinò per scherno.

Nessuno poteva udire le imprecazioni di Mina, nemmeno gli dèi. Mina sbatteva le mani contro la parete che era liscia e trasparente come il ghiaccio. La colpì ripetutamente, sperando di trovare una fenditura, una crepa, un’imperfezione.

Nuitari era ammirato. «È davvero magnifica, come ho detto a Chemosh. Osservate, signori. Non ha paura. È debole per il tormento che ha passato, è mezza morta, eppure non chiederebbe di meglio che trovare un modo per raggiungere voi due e strapparvi il cuore. Usatela a vostro piacimento, ma custoditela bene.»

«Fidatevi di noi, mio signore», dissero le due Vesti Nere.

Nuitari tornò a spostare lo sguardo da Mina verso la bacinella Occhio Divino per vedere l’illusione di Mina in piedi accanto a Chemosh, intenta a guardarlo dall’alto in basso con triste sofferenza.