Caele
Un cuore selvaggio batte sotto le vesti nere del mago mezzelfo proveniente dall’Ergoth del Sud. Dominato dalle sue passioni, che possono passare in un batter d’occhio dalla freddezza glaciale alla furia incandescente, Caele è imprevedibile e pericolosissimo.
Antefatto. Caele non scoprì mai esattamente quale rapporto vi fu tra sua madre, che era una sciamana elfa dei Kagonesti, e il marinaio dell’Ergoth che fu suo padre. La madre chiarì al mezzelfo già in tenera età che qualunque discussione sul padre era proibita. Pur facendo parte apparentemente della tribù dei Kagonesti, i due non vennero mai veramente accettati e vivevano in un relativo isolamento. I primi anni di Caele furono trascorsi allo stato brado: a cacciare selvaggina, arrampicarsi sugli alberi, nuotare in torrenti limpidi.
Per motivi a lui ignoti (anche se forse legati all’ostracismo da parte della tribù dei Kagonesti), Caele veniva colto da quelli che lui chiamava «umori neri». Durante questi momenti percuoteva chiunque gli fosse accanto, provando un piacere perverso nell’infliggere dolore e sofferenza a vittime innocenti. Quando era giovane, si sentiva in colpa per i tormenti di piccoli animali o persone. Invecchiando, vide che queste forze distruttive gli conferivano potere sugli altri, e il suo senso di colpa si affievolì e alla fine scomparve del tutto.
Ancora giovane, Caele si innamorò di una giovane donna della sua tribù, una delle rare bellezze dai capelli d’argento del Kagonesti. Fra i due sbocciò un amore segreto e Caele si convinse che i suoi umori neri fossero ormai una cosa del passato. Progettava di fuggire con la sua amata e incominciare una nuova vita. Il mezzelfo comunicò i suoi progetti alla ragazza in uno dei loro luoghi d’incontro segreti presso la sommità di una cascata. La ragazza si rifiutò di andarsene con lui. Non voleva lasciare la sua gente, specialmente per fuggire con un mezzosangue.
Su Caele calarono le tenebre. Afferrò la sua amata e la trascinò sul ciglio del dirupo. Ignorò le grida di lei e non badò ai suoi pugni e graffi. La scaraventò oltre la cascata, osservando impassibile il suo corpo schiantarsi sulle rocce frastagliate alla base della cascata. Caele rimase per un po’ a guardarla, finché l’acqua portò via tutte le tracce del suo crimine.
Anche se nessuno poteva dimostrare che lui avesse assassinato la ragazza, i due erano stati visti assieme e la scomparsa di lei destò sospetti nella tribù. Caele fu definito elfo scuro e costretto a fuggire per salvarsi la vita. Andò alle città portuali dell’Ergoth del Nord, sostentandosi grazie ai furti. L’elfo scuro avrebbe potuto concludere i suoi giorni da ladro, però cercò di derubare un mago dei mari dell’Ergoth di nome Dunbar Mastermate, mago dalle Vesti Bianche.
Quel mago potente e di alto rango catturò facilmente il giovane ladro inetto. Dunbar vide nel giovane Caele delle potenzialità e sperò che la compassione e la comprensione potessero condurre il mezzelfo sulle vie della luce. Caele inizialmente non era interessato ad apprendere la magia, che secondo lui era fatta per i deboli. Una dimostrazione di poteri magici lo impressionò e gli fece cambiare idea. Gli impegni di studio non gli venivano naturali, ma lui aveva talento e determinazione. Caele percorse i mari con Dunbar e per un certo tempo il mare apportò pace alla sua anima turbata. Alla fine, però, gli umori neri gli ritornarono. Veniva continuamente coinvolto in risse e litigi, finché l’equipaggio se la prese con lui e minacciò di abbandonarlo su un’isola deserta.
Dunbar cercò di intervenire su Caele, sperando di deviare il giovane da un cammino che conduceva alle vere e proprie tenebre, ma le loro «conversazioni» finivano sempre in litigi. Un mattino, veleggiando poco lontano dalla costa di Solamnia, l’equipaggio si svegliò scoprendo che mancavano sia Caele sia una scialuppa di salvataggio, nonché alcuni rotoli e attrezzature magiche di Dunbar. Decidendo di non inseguirlo, Dunbar non seppe più nulla di Caele per molti anni.
Il mago dei mari alla fine fu eletto capo dell’Ordine delle Vesti Bianche e assunse la residenza semipermanente nella Torre dell’Alta Magia di Wayreth. Rimase sorpreso un giorno nel vedere Caele attraversare la foresta, alla ricerca della Torre, col desiderio di sottoporsi alla Prova.
La Prova costrinse Caele a rivivere il giorno più nero della sua vita: l’assassinio alla cascata. A lui non interessava riscrivere il passato, né tornare a udire le dolorose parole della sua amata. Questa volta le tagliò la gola subito, poi scagliò il corpo sanguinante oltre il ciglio del dirupo. Nuitari rivendicò Caele fra i suoi.
Caele accrebbe rapidamente la propria potenza sotto la luce scura della luna nera e ascese in fretta nell’Ordine, sperando di sfidare per il potere perfino il grande Dalamar il Nero. Poi l’Estate di Chaos mise a fuoco e fiamme il mondo. La luna nera scomparve dal cielo. La magia di Caele non c’era più.
Il mago senza poteri ritornò al mare, viaggiando su navi mercantili. Apprese che certi oggetti magici della Quarta Era potevano conferirgli poteri temporanei e prese a cercarli e a rubare tutti quelli che trovava. I suoi furti non passarono inosservati. Venne arrestato e condannato, fuggì, fu arrestato di nuovo, fuggì ancora. Braccato, fu costretto ad abbandonare la civiltà e a ritirarsi nelle regioni selvagge. Abile a sopravvivere, andava a caccia e a pesca, deciso ad andare avanti con la sua vita, anche senza i poteri magici che un tempo lo contraddistinguevano.
I poteri di Caele ritornarono con le tre lune. Essendo uno dei pochi maghi dalle Vesti Nere davvero potenti ancora in vita, Caele fu cercato da Nuitari, il quale apparve a Caele e gli offrì la possibilità di diventare uno dei maghi personali del dio. Caele accettò e divenne il secondo custode della Torre del Mare di Sangue.
Aspetto. Caele è alto, magro e muscoloso. Ha la pelle bruna e gli occhi scuri. I capelli lunghi e ondulati sono nerissimi. Nelle occasioni formali indossa le vesti nere del suo Ordine, ma nelle regioni selvagge è completamente a suo agio con addosso un perizoma o niente del tutto. Sul petto e sulle braccia reca diversi tatuaggi tribali sbiaditi. Il suo volto è impenetrabile e privo di espressione, perfino quando va incontro a uno dei suoi accessi di collera, il che lo rende ancora più spaventoso.
Caele: mezzelfo maschio (Ergothiano/Kagonesti) Brd2/Mag5/Veste Nera 10; GS 17; umanoide medio (mezzelfo); DV 2d12+15d4+34; pf 92; Iniz +6; Vel 12 m; CA 19, a contatto 12, colto alla sprovvista 17; Att +11 mischia (1d3+2/x2, colpo senz’armi); AS ira 1/giorno, incantesimi; QS tratti razziali da mezzelfo, scurovisione 9 m, visione notturna, schivare prodigioso; AL NM; TS Temp +9, Rif +6, Vol +10; For 14, Des 15, Cos 15, Int 17, Sag 8, Car 10.
Abilità e talenti: Scalare +7, Concentrazione +21, Addestrare Animali +4, Intimidire +6, Saltare +6, Conoscenze (arcane) +22, Ascoltare +8, Cercare +6, Sapienza Magica +24, Osservare +2, Conoscenza delle Terre Selvagge +7, Nuotare +10; Creare Oggetti Meravigliosi, Incantesimo Potenziato, Incantesimi Estesi, Iniziativa Migliorata, Scrivere Pergamene (B), Incantesimo Inarrestabile, Incantesimi Rapidi, Seguire Tracce.
Incantesimi Preparati (4/5/5/5/4/4/3/2/1/; CD base 13 + livello dell’incantesimo): 0 – acid splash, detect magic, mage hand, open; 1º – burning hands, enlarge persoti, identify, summon monster I, true strike; 2º – bull’s strength, invisibility, protection from arrows, scorching ray, web; 3º – clairvoyance, empowered magic missile, lightning bolt, summon monster III; 4º – dimension door, globe of invulnerability (lesser), shout, stoneskin; 5º – baleful polymorph, prying eyes, quickened magic missile, wall of force; 6º – permanent image, programmed image, [Tenser’s] transformation; 7º – spell turning, summon monster VII; 8º – prismatic wall.