Ci vollero sia Caele sia Basalt per sollevare la pesante bacinella, che aveva la forma di un drago serpentino con la coda avvolta a spire a formare l’incavo, e rimetterla sul piedistallo. Una volta rimessa a posto la bacinella, i due guardarono giù la pozza che si allargava sul pavimento in lastre di pietra.
«Dobbiamo cercare di recuperare una parte del sangue?» domandò Basalt. Il sangue di drago, specialmente quello donato volontariamente da un drago, era un bene estremamente raro e prezioso.
Caele scrollò il capo. «Ormai è contaminato. Inoltre, il sangue perde la potenza per gli incantesimi dopo quarantott’ore. Dubito che il padrone ritenterà questo incantesimo in tempi brevi.»
«Be’, allora vai a prendere degli stracci e un secchio e noi...»
«Io sarò anche il tuo sottoposto, Basalt, ma non sono il tuo cagnolino!» ribatté con rabbia Caele. «Io non vado a prendere niente! Prenditi tu gli stracci e il secchio. Io devo esaminare la bacinella per vedere se si è danneggiata.»
Basalt grugnì. La bacinella era fatta di metallo dei draghi. Lui l’avrebbe potuta lasciar cadere dalle vette dei Signori del Destino, e la bacinella avrebbe toccato terra giù in fondo senza subire neanche un’ammaccatura. Basalt sapeva per esperienza, però, che poteva trascorrere la mezz’ora successiva impegnato con Caele in un’aspra discussione in cui il nano non avrebbe mai prevalso, oppure poteva andare a prendere lui gli stracci e il secchio. La dispensa dove tenevano questi oggetti di uso comune era situata a tre livelli di distanza da dove si trovavano adesso, una lunga camminata su e giù per le scale, per le gambe corte del nano. Basalt valutò se rimuovere per magia il sangue versato o fare apparire gli stracci. Respinse entrambe le ipotesi, tuttavia, per timore che Nuitari lo scoprisse.
Nuitari aveva proibito ai suoi maghi di utilizzare la magia per compiti banali o frivoli. Sosteneva che usare la magia per lavare i piatti della cena fosse un insulto agli dèi. Basalt e Caele dovevano lavarsi i panni, pescare per procurarsi i viveri (il motivo per cui avevano inventato l’aggeggio con cui avevano intrappolato Mina), cucinare e fare le pulizie, il tutto senza il beneficio degli incantesimi. Altri maghi che prima o poi fossero venuti a vivere nella Torre avrebbero dovuto vivere con le stesse limitazioni. Sarebbe stato loro richiesto di eseguire tutti questi lavori umili con impegno fisico, non magico. Basalt si incamminò per la sua commissione, ritornando di cattivo umore e con i muscoli dei polpacci che gli dolevano.
Al ritorno trovò Caele che si divertiva a disegnare figure stilizzate immergendo il dito del piede nel sangue di drago.
«Ecco», disse Basalt, gettando a Caele uno straccio. «Adesso che hai esaminato la bacinella, puoi pulirla.»
Caele si penti di non avere approfittato dell’assenza del nano per andarsene. Il mezzelfo aveva continuato a indugiare nella sala degli incantesimi nella speranza che Nuitari ritornasse e rimanesse impressionato nel trovare Caele intento a prendersi cura così bene della bacinella, che era uno degli oggetti magici preferiti dal dio. Poiché vi era ancora la possibilità che Nuitari ritornasse, Caele prese a strofinare via i resti del sangue di drago.
«Allora che voleva dire il padrone riguardo a Chemosh, che dovrebbe essere più saggio che ossessionato?» domandò Basalt. Il nano si era chinato carponi e con una spazzola di setole strofinava vigorosamente la pietra macchiata.
«È ossessionato da questa Mina, fin qui è chiaro. È così che siamo riusciti a perpetrare questo inganno ai suoi danni.»
«Una cosa che io non ho mai capito comunque», brontolò Basalt.
Caele, memore del fatto che il padrone potesse essere a portata d’orecchio, si profuse in lodi.
«In effetti io considero davvero geniale la manovra di Nuitari», disse il mezzelfo. «Quando abbiamo catturato Mina, il padrone intendeva usare la minaccia di darle la morte come metodo per far tenere la bocca chiusa a Chemosh. Vedi, Chemosh aveva minacciato di dire ai due cugini di Nuitari che lui aveva costruito segretamente questa Torre e cercava di stabilire una propria base di potere indipendente da loro. Minacciava di dire a tutti gli dèi che il padrone ha in suo possesso un deposito di oggetti sacri appartenenti a ognuno di loro.»
«Ma la minaccia di morte non ha funzionato», fece notare Basalt. «Chemosh ha abbandonato Mina al suo destino.»
«È qui che si è vista rifulgere la genialità del padrone», disse Caele. «Nuitari l’ha uccisa sotto gli occhi di Chemosh, o meglio il padrone ha fatto finta di ucciderla.»
Caele attese un attimo, sperando che Nuitari entrasse e ringraziasse per i complimenti il suo fedele seguace. Nuitari però non venne, e non vi era segno che avesse udito le osservazioni adulatorie del mezzelfo. Caele ne aveva abbastanza delle pulizie. Gettò a terra lo straccio.
«Ecco, ho finito.»
Basalt si alzò per esaminare l’opera. «Finito!? E quando mai hai cominciato? Guarda qua. C’è sangue sulle squame attorno alla coda, e negli occhi e sui denti, ed è filtrato in tutte queste piccole fenditure tra le squame...»
«È solo un effetto della luce», disse con noncuranza Caele. «Ma se non ti va bene, fallo tu. Io devo andare a studiare i miei incantesimi.»
«È proprio questo il motivo per cui sono stato nominato io Custode!» disse Basalt dietro le spalle di Caele mentre il mezzelfo usciva dalla porta. «Tu sei un maiale! Tutti gli elfi sono maiali.»
Caele si girò, e negli occhi a mandorla gli balenava l’ostilità. Serrò i pugni.
«Ho ucciso degli uomini, per insulti del genere, nano.»
«Hai ucciso una donna per questo, per lo meno», disse Basalt. «L’hai strangolata e spinta giù da un dirupo.»
«Lei ha avuto quello che si meritava e l’avrai anche tu, se continui a parlare così!»
«Così come? Neanche tu ami gli elfi. Tu ne dici di peggio su di loro in continuazione.» Basalt lucidò la bacinella, infilando lo straccio in profondità nelle fenditure.
«Poiché la vacca che mi ha dato alla luce era una degli elfi, posso dire quello che mi pare su di loro», ribatté Caele.
«Bel modo di parlare di tua madre.»
«Ha fatto la sua parte. Mi ha messo al mondo e si è divertita a farlo. Per lo meno io ho avuto una madre. Io non sono spuntato in una grotta buia come qualche sorta di fungo...»
«Adesso stai esagerando!» ululò Basalt.
«Non abbastanza!» sibilò Caele con furia, mentre le lunghe dita gli prudevano.
Il nano gettò a terra lo straccio. Il mezzelfo si scordò degli incantesimi da studiare. I due si guardarono con occhio furioso. L’aria scoppiettava per la magia.
Nuitari, osservando dall’ombra, sorrise. Gli piaceva che i suoi maghi fossero combattivi. Così tenevano affilate le armi.
Basalt era mezzo matto. Caele era totalmente matto. Nuitari lo sapeva molto prima di portarli in questa Torre sotto il Mare di Sangue. Non gli importava, fintanto che erano bravi nel loro lavoro, e tutti e due erano bravissimi, poiché avevano avuto anni per perfezionare le loro doti.
Per via della loro lunga vita, il mezzelfo e il nano erano tra i pochi incantatori rimanenti su Krynn che fossero stati al servizio del Dio della Luna Nera prima che sua madre rubasse il mondo. Entrambi avevano una memoria eccellente e avevano conservato la conoscenza dell’arte magica durante gli anni intercorsi.
Questi due erano stati fra i primi a guardare in cielo e a vedere la luna nera, ed erano stati fra i primi a cadere in ginocchio e a offrire i loro servigi al dio. Nuitari li aveva trasportati in questa Torre a una sola condizione: che non si uccidessero a vicenda. Sia il nano sia il mezzelfo erano maghi eccezionalmente potenti. Una battaglia fra loro non si sarebbe soltanto conclusa con la perdita di due servitori preziosi per Nuitari, ma probabilmente avrebbe anche causato gravi danni a questa Torre da poco ricostruita.
Caele (mezzo kagonesti, mezzo ergothiano) era incline a sfuriate violente. Aveva già commesso degli omicidi e non avrebbe avuto scrupoli a rifarlo. Avendo rinunciato sia al lato umano sia a quello elfico, aveva abbandonato la civiltà, vagando nelle regioni disabitate come una bestia selvatica finché il ritorno della magia gli rese la vita di nuovo degna di essere vissuta. Quanto a Basalt, il suo uso della magia nera gli aveva fatto guadagnare numerosi nemici, i quali, quando gli dèi della magia erano scomparsi, avevano esultato nello scoprire che il loro nemico era improvvisamente privo di poteri. Basalt era stato costretto a nascondersi in profondità sottoterra, dove aveva vissuto per anni nella disperazione, piangendo la perdita della propria arte. Nuitari aveva restituito la vita al nano.