Krell saltò in aria di trenta centimetri. Se l’acciaio avesse potuto perdere colore, il suo elmo sarebbe diventato bianco.
Chemosh puntò il dito. «Guarda quell’onda.»
Zeboim era in posa aggraziata in cima a quell’onda gigantesca. L’acqua le si arricciava sotto i piedi nudi. I capelli le sventolavano all’indietro. La spuma del mare la avvolgeva. Stringeva il vento fra le mani e lo gettò in avanti a precederla. Delle folate presero a percuotere il castello.
«Potresti provare a nasconderti in cantina», suggerì Chemosh, «oppure nella cripta del tesoro, oppure sotto il letto, se ci stai. Io la terrò occupata. Faresti meglio a sbrigarti...».
Krell non aveva bisogno di solleciti. Stava già correndo verso le scale, con l’armatura che sferragliava e cigolava.
L’onda si franse sul parapetto merlato del Castello dei Prediletti. Il torrente di acqua verde, con sfumature rosse, avrebbe inzuppato il dio che si trovava lì, se lui avesse permesso all’acqua di toccarlo. Per come stavano le cose, il mare gli turbinò attorno agli stivali e discese a cascata lungo le scale. Chemosh udì un ruggito e uno sferragliare. Krell aveva perso l’equilibrio per via dell’inondazione.
Zeboim con calma discese sul parapetto. Con un gesto della mano scacciò il mare, rimandandolo indietro a scagliarsi con furia infinita contro le pendici del dirupo su cui Chemosh aveva costruito il suo castello.
«A che cosa devo l’onore di questa visita?» domandò con noncuranza Chemosh.
«Tu hai in tuo possesso l’anima di mio figlio!» disse Zeboim, con gli occhi color acqua marina che ardevano. «Liberalo: subito!»
«Lo libererò, ma voglio qualcosa in cambio. Dammi Mina», ribatté freddamente Chemosh.
«Pensi che io mi porti dietro in tasca la tua preziosa mortale?» domandò Zeboim. «Non ho idea dove sia finita la tua sgualdrina. E nemmeno mi interessa.»
«Invece dovrebbe interessarti», disse Chemosh. «Tuo fratello sta trattenendo Mina contro la sua volontà. Restituiscimi Mina e io libererò tuo figlio... se lui vorrà andarsene.»
«Lui vorrà andarsene», disse Zeboim. «Io e lui ne abbiamo parlato. È pronto ad andare oltre.» Considerò conclusa la trattativa. «Tu dammi quel disgraziato di Krell», disse digrignando i denti al pronunciarne il nome, «e avremo stipulato il patto».
Chemosh scrollò il capo. «Solo se tu mi dai quel fastidioso monaco di Majere. Prima le cose importanti, però. Tu devi restituirmi Mina. Tuo fratello l’ha rinchiusa nella Torre dell’Alta Magia sotto il Mare di Sangue.»
«Rhys Mason non è un monaco di Majere», gridò Zeboim, offesa. «È il mio monaco e mi è appassionatamente devoto. Mi adora. Farebbe qualunque cosa per me. Se non fosse stato per lui e per la sua fedele dedizione a me, mio figlio sarebbe ancora prigioniero di quel...»
Zeboim si interruppe. Le erano appena arrivate le ultime parole di Chemosh. «Che vuoi dire: Torre dell’Alta Magia nel Mare di Sangue?» si accalorò. «E da quando?»
«Da quando tuo fratello ha restaurato la Torre dell’Alta Magia che un tempo si trovava a Istar. La Torre da lui appena ricostruita adesso si trova sul fondo del Mare di Sangue.»
Zeboim lo schernì. «Una Torre nel Mare di Sangue? Nel mio mare? Senza il mio permesso? Mi prendi per scema, mio signore.»
«Mi dispiace. Pensavo lo sapessi.» Chemosh si finse sorpreso. «Fratello e sorella, così affettuosi e così intimi. Lui di sicuro ti dice tutto. Ti assicuro, mia signora, che tuo fratello Nuitari ha riedificato la Torre che un tempo sorgeva a Istar. La sta restituendo all’antico splendore e progetta di portare maghi delle Vesti Nere sotto il mare per popolarla.»
Zeboim rimase ammutolita. Aprì la bocca, ma non ne uscirono parole. Guardò con occhio furioso Chemosh, convinta che mentisse, eppure gettò occhiate incerte verso il mare che parve tremare davanti al risentimento della dea.
«La Torre non è lontana da qui», soggiunse Chemosh, con un gesto. «Un tiro di sasso. Guarda verso est. Ricordi il punto in cui si trovava il Vortice? A un centinaio di miglia da riva. Possiamo vederlo da dove ci troviamo...»
Zeboim guardò sotto l’acqua. Adesso che le veniva fatto notare, il dio aveva ragione. Lei vedeva una torre.
«Come osa?» si adirò Zeboim.
Un tuono fece tremare le mura del castello, facendo rabbrividire negli stivali Krell, che si faceva piccolo per la paura in fondo a un pozzo. La dea impetuosa si preparava a balzare a capofitto dal parapetto merlato.
«Questo lo vedremo!»
«Aspetta!» gridò Chemosh in risposta al ruggito feroce dell’ira di lei. «E il nostro patto?»
«È vero.» Zeboim rifletté con più calma. «Dobbiamo concludere l’affare prima che io faccia a pezzi i globi oculari di mio fratello e li dia da mangiare al gatto. Tu libererai mio figlio.»
«Se tu liberi Mina.»
«Tu mi darai Krell.»
«Se tu mi dai il monaco.»
«E tu», disse altezzosamente Zeboim, «devi porre fine a questi cosiddetti Prediletti».
«Vuoi forse negarmi dei discepoli?» domandò Chemosh, addolorato. «Potrei anche chiederti di smetterla di adescare marinai.»
«Io non adesco marinai», si adirò Zeboim. «Loro scelgono di adorarmi.»
I due rimasero a scrutarsi reciprocamente, pensando a come ottenere ciò che ciascuno di loro desiderava.
Mina sarà finalmente nelle mie mani, rifletté Zeboim. Dovrò cederla a Chemosh prima o poi, ma per un po’ potrò usarla a mio vantaggio.
Devo affidare Mina alla Strega del Mare? si domandava Chemosh, e poi pensò, rassicurato: Zeboim non oserà farle del male. Io terrò in ostaggio l’anima di suo figlio finché non faremo lo scambio.
Quanto a Krell, tormentarlo è diventato noioso, si rese conto Zeboim. Il mio monaco mi è assai più prezioso, per non dire divertente. Me lo terrò.
Majere è una minaccia ragguardevole, stava pensando Chemosh. Zeboim è un fastidio secondario. Se, come afferma lei, questo monaco impiccione ha trasferito la sua fedeltà dal Dio Mantide alla Strega del Mare, allora Rhys Mason non costituisce più una minaccia per me. Io so come Zeboim tratta i suoi fedeli. Quel poveretto sarà già fortunato a sopravvivere. E avere Krell disponibile per me anziché continuamente nascosto sotto il letto sarà un vantaggio considerevole.
Quanto a questa Torre... Zeboim passò al fastidio successivo. Non mi sorprendo di niente di ciò che fa quel mio fratellino dalla faccia di luna. Pagherà per questa impudenza, certo. Gli scrollerò la Torre fino a ridurla in rovine! Ma perché il Signore della Morte è interessato a una Torre dell’Alta Magia? Perché a Chemosh dovrebbe interessare in un modo o nell’altro? Qui c’è sotto qualcosa di più di quanto appaia a prima vista. Devo scoprire che cosa.
Così Zeboim non sapeva della Torre. Chemosh la riteneva una cosa interessante. Temevo che fratello e sorella fossero in combutta. A quanto pare no. Che farà lei? Che può fare? Nuitari non è tipo da farsi ostacolare neanche da una sorella.
Il mare ondeggiava, e le onde andavano e venivano mentre i due dèi esaminavano il patto sotto ogni angolazione.
Finalmente Zeboim disse cortesemente: «Prometto che Mina ti sarà restituita. So come trattare con mio fratello. Purché, naturalmente, tu in cambio liberi l’anima di mio figlio».
Chemosh fu altrettanto cortese: «Su questo sono d’accordo. Io voglio tenermi Krell. In cambio, ti do il monaco».
Chemosh ha in mente qualcosa. Si arrende troppo facilmente, pensò Zeboim, scrutandolo.
Si arrende troppo facilmente. Zeboim ha in mente qualcosa, pensò Chemosh, scrutandola.
Comunque, pensarono entrambi, da questo patto ci guadagno di più io.
Zeboim tese la mano.
Chemosh le prese la mano e stipularono il patto.
«Portami Mina e io invierò l’anima di tuo figlio nel viaggio verso la sua prossima conquista sanguinosa», disse il Signore della Morte.
«Ritornerò con Mina», disse Zeboim, «e ti farò sapere che cosa avrò scoperto su questa Torre. Sono sicura che debba esserci qualche errore. Mio fratello non mi ingannerebbe mai».