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Sua Signoria Jenna alzò la mano.

«Capisco, sceriffo», disse dolcemente. «Se vi serve che noi catturiamo vivo questo essere, faremo del nostro meglio per catturarlo.»

Scambiò occhiate con Dominique, per dire che dovevano accontentare quel poveretto, quindi proseguì con delicatezza: «Qual è il vostro piano d’azione per questa trappola, sceriffo?».

«Pensavo di arrestarlo quando torna a casa dopo il lavoro e poi condurlo nel mio ufficio dove potremmo tutti avere un colloquio.»

«È troppo pericoloso, sceriffo», protestò Dominique. «Non solo per voi, ma anche per i passanti innocenti. Non abbiamo idea di quale devastazione possa causare quell’essere se si sentisse costretto all’angolo.»

Gerard sospirò e si passò la mano tra i capelli gialli, facendoli sembrare un appezzamento di grano dopo un forte vento. «Ebbene, che cosa suggerite, signore?» domandò malinconicamente.

«Io ho un’idea», disse Rhys. «Il Prediletto si è accordato per incontrare questa ragazza in un luogo che qui viene chiamato "Panorama di Flint". Si trova fuori Solace, subito discosto dalla strada principale che conduce in città. È il punto più alto per chilometri attorno con una bella vista sulla città. Potremmo attendere lì il Prediletto. Poche persone percorrono la strada dopo l’imbrunire. È un luogo isolato e si trova a distanza di sicurezza dalla città.»

Sua Signoria Jenna stava annuendo.

«Un bel piano d’azione», disse Dominique.

Gerard guardò tutti a turno. «Voglio mettere in chiaro una cosa. Voi mi date prima la possibilità di parlare con Cam, da solo. D’accordo?»

«D’accordo», disse Sua Signoria Jenna, fin troppo prontamente, almeno così pensò Rhys. «Io, se non altro, sarei interessata a sentire che cosa ha da dire una di queste creature.»

Gerard grugnì. Anche se portare a Solace questi due era stata un’idea sua, chiaramente non era contento di questa situazione. Concordarono un’ora per l’appuntamento, quindi Sua Signoria Jenna, alzandosi, indicò educatamente che era ora di andarsene.

«Ho degli incantesimi da studiare», disse, soggiungendo poi, con un’occhiata di scuse a Gerard: «Non si sa mai».

«E io ho le preghiere serali al tempio», disse Dominique.

«E io ho le braciole di maiale in cucina!» gridò allegramente Nightshade.

Il kender fu il primo a uscire dalla porta e a scendere le scale. Atta, dopo un’occhiata a Rhys, ricevette il permesso di accompagnarlo. Il paladino li seguì, e Sua Signoria Jenna chiuse e sbarrò la porta, lasciando soli assieme Gerard e Rhys.

«Davvero non mi piace questa cosa!» mormorò Gerard. «Lo so... ho portato io qui questi due per aiutarci a fermare i Prediletti, ma non sapevo che fosse Cam! Ho visto crescere quel ragazzo. Quando io sono stato assegnato qui prima della Guerra delle Anime, Cam era sempre a ronzare attorno alla caserma. Tutto quello che sapeva dire era che desiderava diventare cavaliere. Gli ho insegnato a usare la spada. Possono dire tutto quello che vogliono, che questo mostro non è lui, ma ha il suo sorriso, la sua risata...»

Gerard interruppe la propria invettiva. Guardò Rhys, emise un sospiro mesto e di nuovo si passò la mano fra i capelli.

«Siete in una posizione difficile, sceriffo», disse con tranquillità Rhys. «Farò quello che posso per aiutarvi.»

«Grazie, fratello», rispose con gratitudine Gerard. «Sapete, talvolta vorrei essere nato kender. Niente preoccupazioni. Niente affanni. Niente responsabilità. Null’altro che braciole di maiale. Ci vediamo stasera, fratello. Vi chiederei di dire una preghiera, ma già così abbiamo dèi fino sopra gli occhi.»

Corse giù per le scale, affrettandosi per compiere il suo dovere. Rhys lo seguì con maggiore lentezza. Pensava con rammarico a quella sensazione di sollievo che aveva provato.

Non era durata a lungo.

7

Il Panorama di Flint era situato in cima a una collina prospiciente Solace. Gerard e la sua squadra si radunarono presso il macigno dove, secondo la leggenda locale, il famoso Eroe delle Lance Flint Fireforge si era fermato per riposare in quella notte fatidica in cui una donna delle pianure e un bastone di cristallo azzurro avevano recato la notizia del ritorno dei veri dèi, ed era incominciata la Guerra delle Lance.

La vista era spettacolare. Il fumo dei fuochi per cuocere le cibarie si librava pigramente nell’aria. I raggi del sole morente luccicavano arancioni sul lago Crystalmir e scintillavano sulle finestre dalle vetrate a diamante della Taverna dell’Ultima Dimora, uno dei pochi edifici visibili attraverso il denso fogliame degli alberi di vallen.

«È splendido», disse Sua Signoria Jenna, guardandosi attorno. «Tanta pace e tranquillità. Qui il passato sembra molto vicino. Ci si potrebbe quasi aspettare che il vecchio nano arrivasse oltre la collina, assieme al suo amico kender. Loro avrebbero diritto più di noi di sostare qui.»

«Abbiamo già abbastanza problemi con i morti viventi senza che voi evochiate altri fantasmi, Vostra Signoria», disse Gerard. Era inteso in senso scherzoso, ma in quell’atmosfera tesa fece cilecca. Non rise nessuno. «Faremmo meglio a prendere posizione, prima che cali la notte.»

Lasciarono la strada e il macigno del vecchio nano ed entrarono nel limitare della foresta che ricopriva il fianco della collina. Camminarono in mezzo ad abeti e querce, aceri e noci, fermandosi quando Gerard ritenne che non potessero essere visti dalla strada, però la strada era ancora visibile.

«Abbiamo un po’ di tempo prima dell’orario di arrivo di Cam», disse Gerard.

Aveva compiuto la camminata in un silenzio mesto e malinconico, punteggiato di quando in quando da lievi sospiri interiori. A Rhys doleva il cuore per il suo amico, ma sapeva fin troppo bene che non poteva dirgli nulla che potesse apportargli un qualche conforto.

«Ho portato una coperta per evitare l’umidità.» Gerard srotolò una coperta e la stese su un letto di aghi di pino morti. «Tanto vale stare comodi intanto che aspettiamo.»

Fece un gesto verso la coperta con brusca galanteria. «Vostra Signoria Jenna, prego accomodatevi.»

«Grazie, sceriffo», rispose Jenna con un sorriso. «Ma non sono più agile come a vent’anni. Se mi siedo su quella coperta, ci vogliono tre nani di fosso e un apparecchio infernale degli gnomi per rimettermi in piedi. Se nessuno ha obiezioni, io prenderei possesso di questo tronco d’albero.»

Sedendosi su un ceppo di quercia, Jenna si lisciò le vesti e depose con cura a terra ai suoi piedi una lanterna che aveva portato con sé. La lanterna era piccola e delicata, fatta di vetro soffiato a mano e incastonata di argento lavorato a formare una filigrana intricata. All’interno ardeva una candela con una fiamma bianco-azzurra.

«Vedo che ammirate la mia lanterna, fratello», disse Jenna, notando Rhys guardare la lanterna con evidente curiosità. «Avete occhio per la bellezza. E per il valore. La lanterna è molto antica. Risale all’epoca dei Re-Sacerdoti.»

«È splendida», concordò Rhys. «Più bella che utile, si direbbe. Emette soltanto una luce fioca.»

«Non ha lo scopo di illuminare il buio, fratello», ridacchiò Jenna. «Scherma la fiamma che io uso per la mia magia. La lanterna stessa è magica, vedete. Perfino questo pezzetto di candela, una volta collocato dentro la lanterna, arderà per ore di fila. La fiamma non può essere spenta né soffiando né bagnandola, nemmeno se io venissi sorpresa da un ciclone o cadessi in mare. Potete esaminarla più da vicino, fratello. Prendetela su, se volete. Non morde.»

Rhys si accovacciò. Malgrado quanto aveva detto la donna, lui non prevedeva di provare a toccarla. «Una reliquia risalente alla Terza Era deve essere di valore immenso.»

«Se la vendessi, con i ricavi potrei probabilmente acquistare mezza Solace», affermò Jenna.

Rhys alzò lo sguardo verso di lei. «Eppure qui stanotte mettete a rischio un oggetto tanto prezioso.»