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Un giovanotto saliva energicamente la collina. Non era possibile confonderlo, poiché recava una fiaccola per rischiararsi il cammino, e la luce del fuoco gli brillava vivida sui capelli rossi.

«Guardalo bene, Nightshade», disse Gerard. «Guardalo bene dentro.»

«Mi dispiace, sceriffo», disse Nightshade. «Lo so che cosa volete che io veda, ma non c’è. Dentro di lui non c’è niente. Non più.»

A Gerard si accasciarono le spalle. «Va bene. Torna indietro e resta con Rhys.»

«Posso aiutarvi a parlare con lui», si offrì Nightshade, sentendosi spiaciuto per l’amico. «Io sono bravo a parlare con i morti.»

«Torna... indietro e basta», ordinò Gerard. Gli si contrasse un nervo nella mascella.

Nightshade corse via.

«Cam sta arrivando», riferì, soggiungendo tristemente: «Più morto di lui non c’è nessuno».

Jenna e Dominique si scambiarono occhiate.

«Nightshade», disse Rhys, chinandosi per sussurrare all’orecchio del kender, «io vado da Gerard».

«Vengo con te...»

«No», disse Rhys. Il suo sguardo si diresse verso Jenna e il paladino. «Credo che tu debba restare qui.»

Dominique pose la mano sull’impugnatura della spada, estraendola parzialmente dal fodero. L’arma prese a brillare di una misteriosa luce bianca.

«Hai ragione. Ho ancora vesciche alle dita.» Nightshade scrutò fra i rami degli alberi. «Da lassù avrò un’ottima visuale dell’azione, e posso lo stesso creare i miei incantesimi, se hai bisogno di me. Dammi una spinta, vuoi?»

Rhys issò il kender verso i rami più bassi del noce. Nightshade si arrampicò di ramo in ramo e ben presto scomparve alla vista.

Rhys procedette silenzioso, muovendosi senza rumore fra le ombre. Atta gli camminava a fianco a passi felpati, e le sue chiazze di pelo bianco assumevano un colore roseo sotto la luce lunare rossa. Né Jenna né Dominique prestarono attenzione a Rhys.

«Ecco, fratello, prendete la fiaccola», disse Gerard, porgendo a Rhys la luce accesa. «Adesso tornate indietro.»

«Penso di dovere restare con voi», disse Rhys.

«Ho detto di tornare indietro, monaco!» si infuriò Gerard. «È mio amico. Ci penso io.»

Rhys nutriva seri dubbi, ma fece come gli era stato ordinato, tornando indietro e mettendosi nell’ombra.

«Chi va là?» gridò Cam, sollevando la fiaccola. «Sceriffo? Siete voi?»

«Sono io, Cam», disse Gerard.

«Che cosa, per l’Abisso, ci fate qui?» domandò Cam.

«Ti aspetto.»

«Perché? Adesso sono fuori servizio. Sono libero di fare ciò che mi pare», ribatté Cam, irritato. «Se proprio volete saperlo, sono qui per incontrare una persona, una ragazza. Pertanto vi auguro una buona notte, sceriffo...»

«Jenny non verrà, Cam», disse tranquillamente Gerard. «Ho detto di te a suo padre e a sua madre.»

«Detto che cosa?» lo provocò Cam.

«Che tu hai giurato fedeltà a Chemosh, Signore della Morte.»

«E anche se fosse?» domandò Cam. «Solace è una città libera, così almeno continua a dire quel vecchio babbeo di un sindaco. Io posso adorare qualunque dio io preferisca...»

«Sbottonati la camicia, figliolo», disse Gerard.

«La camicia?» Cam rise. «Che c’entra la mia camicia?»

«Accontentami», disse Gerard.

«Accontentatevi da solo», disse sgarbatamente Cam. Girandosi, il giovanotto prese ad allontanarsi.

Gerard allungò la mano, afferrò la camicia di Cam e vi diede uno strattone.

Cam si voltò di scatto, col viso lentigginoso contorto per la furia, e i pugni serrati. L’apertura della camicia si spalancò.

«Che cos’è quello?» domandò Gerard, puntando il dito.

Cam abbassò lo sguardo su un marchio a fuoco sul lato sinistro del petto. Sorrise, quindi lo toccò con riverenza con le dita. Tornò a guardare Gerard.

«Il bacio di Mina», disse dolcemente Cam.

Gerard sobbalzò. «Mina! Come fai a conoscere Mina?»

«Non la conosco, ma vedo continuamente il suo volto. Questo è ciò che chiamiamo il marchio del suo amore per noi. Il bacio di Mina.»

«Cam», disse Gerard, con l’espressione grave. «Figliolo, sei proprio nei guai, più di quanto tu possa mai immaginare. Io voglio aiutarti...»

«No, non è vero», ringhiò Cam. «Voi volete ostacolarmi.»

Rhys aveva udito in precedenza quelle parole, o qualcosa di molto simile.

Lui mi avrebbe ostacolato... Le parole di Lleu, pronunciate quando il fratello di Rhys era in piedi sopra il cadavere del Maestro. E poi vi era il povero marito di Lucy, fatto a pezzi. Forse anche lui aveva cercato di ostacolarlo.

«Adesso ascoltami, Cam...»

«Gerard!» gridò Rhys. «Attento!»

L’avvertimento giunse troppo tardi. Cam si tuffò in avanti, puntando con le mani verso la gola di Gerard.

L’attacco colse Gerard completamente alla sprovvista. Lo sceriffo annaspò alla ricerca della spada, ma non ebbe il tempo di estrarla prima che le mani del giovane gli si serrassero attorno al collo con una forza tale da schiacciargli le ossa.

Invocando Kiri-Jolith, Dominique corse in soccorso dello sceriffo. La sua spada fiammeggiava di sacro zelo. Anche Rhys correva, ma il Prediletto possedeva una stretta forte come la morte e altrettanto implacabile. Gerard sarebbe morto, con la trachea schiacciata, prima che Dominique o Rhys potessero raggiungerlo.

Un corpicino peloso bianco e nero sfrecciò accanto a Rhys. Atta si lanciò in aria e si scagliò contro gli uomini che lottavano a corpo a corpo. Si schiantò con il corpo contro di loro, facendo finire a terra sia Cam sia Gerard e costringendo Cam a mollare la presa sulla sua vittima.

Gerard rotolò sulla schiena, ansimando alla ricerca di aria.

Cam combatteva con la cagna, che lo attaccava ferocemente e facendo scattare i denti cercava di mordergli la giugulare.

«Monaco, richiamate il vostro cane!» gridò Dominique.

«Atta!» urlò Rhys. «Da me!»

La cagna era in preda a una furia sanguinaria, era intenzionata a uccidere. Il sangue del lupo che era stato suo lontano antenato le martellava negli orecchi, soffocando il comando del suo padrone.

Cam afferrò Atta per la collottola e se la staccò di dosso. Le torse il collo, quindi scagliò via quel corpo floscio.

Rhys non poteva abbandonare Gerard, che ansimava per respirare. Rhys guardò con dolore Atta. Non la vedeva molto bene, poiché si trovava al di fuori della luce della sua fiaccola. La cagna non sembrava muoversi.

Vi furono un fruscio di foglie e uno schianto, e Nightshade ruzzolò giù dalla sua postazione in mezzo ai rami.

«È conciata male, ma mi occupo io di lei, Rhys!», gridò il kender con un’esitazione nella voce.

Prese in braccio Atta e con le lacrime che gli scendevano sulle guance si mise a cantilenarle dolcemente, dondolandola avanti e indietro.

Rhys staccò a forza lo sguardo dalla cagna dirigendolo verso il confronto tra Dominique e il Prediletto. Cam era riuscito a rimettersi in piedi con rapidità sorprendente. Aveva la gola mezzo squarciata, ma dalle ferite filtrava solo una piccola quantità di sangue.

Sorrise al paladino.

«E tu chi vorresti essere? Il fantasma di Huma?»

Dominique tirò fuori un medaglione sacro che portava attorno al collo. Lo tenne davanti a Cam.

«In nome di Kiri-Jolith, ti impongo di ritornare nell’Abisso da cui sei uscito!»

«Io non vengo dall’Abisso», disse Cam. «Io vengo da Solace, e tu tirami via quella roba dal viso!»

Scaraventò di lato la mano di Dominique, facendo volare via dalla mano del paladino il medaglione sacro.

Calma e fredda, Dominique conficcò la spada nello sterno di Cam.

Cam emise un grido strozzato. Fissò incredulo la spada sepolta fino all’impugnatura nel suo petto.

Dominique strattonò via la lama macchiata di sangue. A Cam cedettero le gambe. Cadde in ginocchio, quindi si rovesciò in avanti e rimase steso immobile.

«Sia benedetto Kiri-Jolith», disse con riverenza Dominique e fece per rinfoderare la spada.

Cam sollevò la testa.