«Ehi, tu, Huma. Hai sbagliato il colpo!»
Dominique barcollò all’indietro, lasciando quasi cadere la spada per lo stupore. Riavendosi, balzò contro il Prediletto e portò giù di taglio la spada descrivendo un arco di fuoco bianco. Il colpo staccò la testa di Cam dal collo.
Il corpo rimase a contorcersi in terra. La testa rotolò via a breve distanza, finendo col viso verso Gerard.
Lo sceriffo era riuscito a riprendere fiato.
«Cam, mi dispiace...» esordì Gerard, poi rimase senza fiato per l’orrore.
Un occhio della testa staccata ammiccò verso di lui.
La bocca si aprì e rise. Il corpo senza testa si tirò su carponi e prese a strisciare verso la testa staccata.
Gerard emise un gorgoglio. «Oh, dèi!» ansimò, con la gola infiammata. «Uccidetelo! Uccidetelo!»
Dominique fissò quel cadavere grottesco che si dimenava per terra. Sollevò la spada per colpirlo di nuovo.
«Toglietevi di mezzo!» gridò Jenna. «Tutti quanti!»
Rhys afferrò Gerard. Dominique si unì a lui e insieme mezzo trasportarono e mezzo trascinarono lo sceriffo più in profondità nella foresta.
Jenna teneva in una mano una gemma arancione luccicante e nell’altra la candela rossa ardente. Prese a cantilenare parole di magia. Sotto gli occhi ipnotizzati di Rhys, la fiamma della candela si fece sempre più grande e più luminosa, fino ad ardere con intensità tanto feroce che la luce gli fece lacrimare gli occhi.
Sotto quella luce brillante, Rhys vide uno spettacolo grottesco. Le braccia del cadavere sollevarono la testa staccata e la rimisero sul collo. Testa e corpo si fusero assieme. Cam, dall’aspetto più o meno uguale a sempre, a parte la camicia spruzzata di sangue, prese a dirigersi verso di loro.
Jenna cacciò un urlo e indicò col dito il Prediletto.
Dalla candela balzò fuori un globo di luce, che ardendo percorse l’oscurità e andò a colpire il Prediletto.
Cam urlò e chiuse gli occhi contro quel bagliore. Di nuovo cadde in ginocchio e rimase lì accovacciato, con una mano a coprirsi gli occhi e l’altra tesa in fuori come per cercare di scacciare l’incantesimo.
Rimase in quell’atteggiamento, immobile, con gli occhi chiusi contro il bagliore, finché Jenna emise un ansimo e crollò, esausta, in ginocchio. La luce vivida scomparve, come se un soffio immenso l’avesse spenta, lasciandoli in un buio tanto profondo che Rhys rimase in effetti accecato.
Dall’oscurità provenne la voce di Cam.
«Credo che me ne andrò adesso, sceriffo, a meno che non abbiate portato qualcun altro che voglia cercare di uccidermi...»
8
Gerard si scrollò di dosso Rhys che cercava di fermarlo e si alzò in piedi barcollando.
«Non sarò in grado di annientare te, o quello che resta di te», ansimò Gerard, a malapena in grado di parlare. «Ma ti metterò una guardia giorno e notte. Non farai del male a nessun altro, per lo meno non a Solace.»
Cam alzò le spalle. «Come ho detto, me ne vado comunque. Qui non c’è più niente per me.»
Il suo sguardo spaziò sull’intero gruppo. «Siete stati testimoni della potenza di Chemosh. Portate questo messaggio ai vostri maghi e ai vostri paladini devoti: io posso essere annientato, ma il prezzo del mio annientamento sarà tanto elevato che nessuno di voi avrà il coraggio di pagarlo.»
Cam fece un sorriso e un gesto allegro, quindi si girò e si allontanò. Non riprese la strada verso la città ma si diresse verso est.
«Fate qualcosa, paladino!» gridò rabbiosamente Gerard. «Dite una preghiera! Gettategli contro acqua santa. Fate qualcosa!»
«Ho fatto tutto quello che potevo, signore», rispose Dominique. «Porgetemi la fiaccola.»
Tenne la fiaccola sopra la zona dove l’erba calpestata e insanguinata contrassegnava la lotta col Prediletto, e si mise a cercare. Trovato quello che cercava, raccolse il medaglione sacro che il Prediletto gli aveva strappato di mano.
Dominique lo osservò pensosamente, quindi scrollò il capo. «Percepisco l’ira del mio dio. Percepisco anche la sua impotenza.»
Rhys si inginocchiò accanto a Jenna, che era accovacciata sulle ginocchia e fissava incredula il luogo in cui prima si trovava il Prediletto.
«State bene, Signoria?» domandò preoccupato Rhys.
«Quell’incantesimo avrebbe dovuto ridurlo in cenere», disse Jenna, sembrando stordita. «Invece...»
Tese una mano. Una poltiglia fine simile a cenere, che un tempo era stata la gemma arancione, le passò fra le dita e cadde a terra accanto a una pozza di cera rossa, tutto ciò che rimaneva della candela. Un sottile filo di fumo saliva a spirale dai resti anneriti dello stoppino.
«Vi siete scottata la mano», disse Rhys.
«Non è nulla», ribatté Jenna, affrettandosi a fare scivolare la manica sopra la mano. «Aiutatemi, fratello. Fatemi alzare. Grazie. Sto bene. Andate a trovare il vostro povero cane.»
Rhys non aveva bisogno di essere sollecitato. Andò di corsa verso il punto in cui Nightshade sedeva sotto l’albero, tenendo stretta Atta. La cagna era immobile. Aveva gli occhi chiusi.
A Nightshade scendevano le lacrime sulle guance.
Con una stretta al cuore, Rhys si inginocchiò. Tese la mano e accarezzò la cagna.
Atta si agitò fra le braccia del kender, sollevò la testa e aprì gli occhi. Dimenò lievemente la coda.
«L’ho riportata in vita, Rhys!» disse Nightshade con voce strozzata dalle lacrime. «Non respirava, ed era stata così coraggiosa, aveva fatto del suo meglio per uccidere quell’essere, e io non potevo sopportare di pensare di perderla!»
Dovette interrompersi un attimo per mandare giù le lacrime. Anche a Rhys scendevano lacrime sul viso.
«Ho pensato a tutto questo, e a come io e lei ci siamo spartiti una braciola di maiale stasera, anche se io non volevo veramente spartirla. Mi è caduta, e lei è rapida quando si tratta di braciole di maiale. Comunque, avevo nel cuore tutto questo e ho recitato quel piccolo incantesimo che mi hanno insegnato i miei genitori, quello che ho usato per farti stare meglio quella volta che hai combattuto contro tuo fratello. Tutto quello che avevo nel cuore è come traboccato e si è riversato su Atta. Lei ha tirato su col naso e poi ha sbuffato. Quindi ha aperto la bocca e ha sbadigliato, e poi mi ha leccato il viso. Credo che mi sia rimasto sul mento un po’ di grasso della braciola di maiale.»
Rhys aveva il cuore tanto gonfio che non riusciva a parlare. Ci provò, ma non vennero fuori parole.
«Sono così contento che non sia morta», proseguì Nightshade, abbracciando Atta, che gli si strofinava sul viso. «Chi mi terrebbe lontano dai guai?»
Atta si dimenò per tirarsi via dalle braccia di Nightshade. Scrollandosi tutta, si sedette sul piede di Rhys, alzando lo sguardo verso di lui e scodinzolando freneticamente. Il kender si alzò in piedi e si spolverò, quindi si deterse le lacrime e la bava della cagna. Alzò lo sguardo e trovò Sua Signoria Jenna in piedi davanti a lui, a osservarlo con meraviglia.
Jenna tese la mano... togliendosi prima tutti gli anelli.
«Chiedo scusa, Nightshade, per avervi denigrato in precedenza», disse solennemente Jenna. «Desidero stringervi la mano. Siete l’unico a cui abbia funzionato un incantesimo, stasera.»
«Grazie, Vostra Signoria Jenna, e non preoccupatevi delle denigrazioni», la rassicurò Nightshade. «Non mi hanno toccato. Io ero lassù sull’albero. Quanto al vostro incantesimo, era una meraviglia! Vedo ancora macchie azzurre danzarmi negli occhi.»
«Macchie azzurre. È servito soltanto a questo», disse mestamente Jenna. «Ho usato quell’incantesimo contro i morti viventi più volte di quante riesca a contarne. Mai prima d’ora mi aveva tradita.»
«Per lo meno il Prediletto ammette di poter essere annientato», disse Rhys con tono pensoso.
«Già», mormorò Gerard. «A un prezzo tanto elevato che nessuno di noi potrà sostenerlo.»
«Certo che vi è un modo per annientarlo. Chemosh potrà promettere una vita eterna, ma nemmeno lui può garantire l’immortalità», affermò Dominique.
«Perché dircelo, allora?» domandò Jenna, frustrata. «Perché non tenerci all’oscuro?»