«Amante?» ripeté Mina, sbigottita. «Non so di che parliate, mio signore. Io non ho nessun amante.»
«E quell’uomo che hai nascosto nella grotta?» domandò Chemosh, e si contorse sulla sedia per guardarla bene in faccia.
Mina tremò. Le vennero in mente dieci cose da dire a propria difesa, ma nessuna pareva plausibile. Aprì la bocca, ma non le uscirono parole. Il sangue caldo le affluì alle guance, e lei capì in un attimo che il rossore e il silenzio l’avevano appena proclamata colpevole.
«Mio signore», disse disperatamente, ritrovando la voce. «Posso spiegare...»
«Non mi interessano le spiegazioni», disse freddamente Chemosh, e tornò alla partita. «Ti ucciderei per il tuo tradimento, signora, ma poi sarei perseguitato per l’eternità dal tuo penoso fantasma. Inoltre, la tua morte sarebbe uno spreco di un bene prezioso.»
Non la guardò mentre continuava a parlare, ma rifletté sulla sua prossima mossa sul tabellone.
«Tu devi assumere il comando dei Prediletti, signora. Loro ti ascoltano, ti obbediscono. Tu hai esperienza sul campo di battaglia. Tu sei la comandante giusta, pertanto, per fare di loro un esercito e prepararli a marciare contro la Torre di Nuitari. Tu organizzerai i Prediletti e li condurrai a un accampamento che io ho creato in un luogo remoto lontano da qui.»
La sala si fece buia. Il pavimento ondeggiò, le pareti si mossero. Mina dovette afferrarsi a un tavolo per restare in piedi.
«Mi state scacciando dalla vostra presenza, mio signore?» domandò debolmente, a malapena in grado di trovare il fiato per pronunciare la domanda.
Lui non si degnò di rispondere.
«Potrei addestrarli qui», disse Mina.
«Non sarebbe di mio gradimento. Trovo che sono stanco di vederli. E di vedere te.»
Mina si spostò stordita su un pavimento che si muoveva e tremava sotto i suoi piedi. Arrivando da Chemosh, cadde in ginocchio di fianco a lui e gli prese il braccio.
«Mio signore, permettetemi di spiegare! Vi prego!»
«Te l"ho detto, Mina, sono nel bel mezzo di una partita...»
«Ho gettato via le perle!» gridò lei. «Lo so che vi ho dato un dispiacere. Devo dirvi...»
Chemosh tolse il braccio dalla stretta di Mina e risistemò il pizzo che lei aveva spostato. «Partirai domani. Oggi resterai chiusa nella tua camera sotto sorveglianza. Io intendo far visita al tuo amante questa sera, e non voglio che tu sgattaioli fuori per cercare di avvertirlo.»
Mina stava per crollare. Le tremavano le gambe e le mani. Era coperta di sudori freddi. Quindi Krell fece un rumore. Ridacchiò, con voce bassa e profonda. Mina guardò gli occhi ardenti e suini del cavaliere della morte e vide un trionfo. Allora capì chi l’avesse spiata.
Il suo odio per Krell le diede la forza di alzarsi in piedi, le asciugò le lacrime e le diede il coraggio di dire: «Come desiderate, mio signore».
Chemosh mosse un altro pezzo. «Hai il permesso di andare.»
Mina uscì dalla sala; non aveva idea di come ne uscì. Non vedeva niente. Non percepiva niente. Aveva perso ogni sensazione. Avanzò barcollando finché poté e riuscì a raggiungere la sua camera da letto prima che il buio la sopraffacesse; si accasciò sul pavimento e rimase lì distesa come morta.
Dopo che Mina se ne fu andata, Krell guardò giù sul tabellone e si rese conto, con stupore, che aveva vinto.
Il cavaliere della morte mosse una pedina, afferrò la regina nera e la portò via.
«Il vostro re è intrappolato, mio signore», affermò esultante Krell. «Non ha dove andare. La partita è mia.»
Chemosh lo guardò.
Krell deglutì. «O forse no. Quest’ultima mossa... ho commesso un errore. È stata una mossa illegale.» Rapidamente ricollocò la regina sul suo esagono. «Chiedo scusa, mio signore. Non so proprio a che cosa stessi pensando...»
Chemosh tirò su il tabellone del khas e lo scaraventò in faccia a Krell.
«Dovessi avere bisogno di me, sarò nella Sala delle Anime di Passaggio. Non perdere di vista Mina! E raccogli i pezzi», soggiunse Chemosh, andandosene.
«Sì, mio signore», mormorò Ausric Krell.
7
Il freddo del pavimento di pietra destò Mina dallo svenimento. Tremava al punto che riuscì a malapena ad alzarsi in piedi. Tirandosi su con forza, si avvolse nella coperta del letto e andò a mettersi accanto alla finestra.
La brezza era leggera. Il Mare di Sangue era calmo. Le onde lievi bagnavano gli scogli causando appena qualche spruzzo. I pellicani, volando in formazione come una squadriglia di draghi azzurri, erano alla ricerca di pesce. Il corpo luccicante di un delfino emerse in superficie e ritornò giù silenziosamente.
Mina doveva parlare con Chemosh. Doveva costringerlo ad ascoltarla. Questo era tutto un malinteso o piuttosto una malignità.
Mina andò alla porta della camera e scoprì che non era sbarrata come lei aveva temuto. La spalancò.
Si trovò davanti Ausric Krell.
Mina gli rivolse un’occhiata severa e fece per aggirarlo.
Krell si spostò per bloccarla.
Mina fu costretta ad affrontarlo. «Togliti dai piedi.»
«Ho i miei ordini», disse Krell, gongolando. «Tu devi restare nella tua camera. Se hai bisogno di far passare il tempo, ti suggerisco di cominciare a fare i bagagli per il viaggio. Farai meglio a prendere tutto quello che possiedi. Qui non tornerai più.»
Mina lo guardò con furia fredda.
«Tu sai che l’uomo nella caverna non è il mio amante.»
«Io non so niente del genere», ribatté Krell.
«Una ragazza di solito non incatena alla parete il suo amante né lo minaccia di morte», disse caustica Mina. «E il kender? È anche lui un mio amante?»
«Tutti hanno le proprie piccole stravaganze», affermò magnanimo Krell. «Quando ero vivo, mi piaceva che le mie donne opponessero resistenza, strillassero un po’. Non sarò certo io a tranciare giudizi.»
«Il mio signore non è uno sciocco. Quando va alla grotta stasera e trova un monaco emaciato e un piccolo kender piagnucoloso incatenati alla parete, saprà che tu gli hai mentito.»
«Forse», disse impassibile Krell. «O forse no.»
Mina serrò i pugni per la frustrazione. «Sei stupido come sembri, Krell? Quando Chemosh scoprirà che gli hai mentito su di me, sarà furioso con te. Potrebbe anche consegnarti a Zeboim. Ma tu puoi ancora salvarti. Vai da Chemosh e digli che ci hai ripensato e che ti sei sbagliato...»
Krell non era stupido. Ci aveva ripensato eccome. Sapeva bene che cosa dovesse fare per proteggersi.
«Il mio signore Chemosh ha dato ordine di non essere disturbato», disse Krell, e assestò a Mina uno spintone che la ributtò dentro la camera.
Krell chiuse la porta sbattendola, la sbarrò dall’esterno e riprese la posizione davanti all’uscio.
Mina tornò alla finestra. Sapeva che cosa complottasse Krell. Tutto ciò che doveva fare lui era andare alla grotta, sbarazzarsi del kender e del cane, uccidere il monaco e togliergli le catene, lasciando trovare a Chemosh il cadavere, assieme alle prove per dimostrare che la grotta era stata il nido d’amore di Mina.
Forse Krell l’aveva già fatto. Questo sicuramente avrebbe spiegato la sua aria soddisfatta. Mina non sapeva quanto tempo fosse rimasta priva di sensi. Ore, per lo meno. Il castello era rivolto a est e la sua ombra si stagliava scura sulle onde rosso sangue. Il sole stava già calando verso la fine della giornata.
Mina rimase alla finestra. Devo riconquistare la fiducia e l’affetto del mio signore. Deve esserci un modo per dimostrargli il mio amore. Se potessi offrirgli un dono. Qualcosa che lui brami possedere.
Ma che cosa c’è che un dio non può avere se lo desidera?
Una cosa sola. Una cosa che Chemosh voleva e non poteva ottenere.
La Torre di Nuitari.
«Se potessi offrirgliela, lo farei», disse sottovoce Mina, «ancorché mi costasse la vita...».
Chiuse gli occhi e si trovò sotto il mare. La Torre dell’Alta Magia si ergeva davanti a lei. Le pareti cristalline riflettevano l’acqua azzurra limpida, il corallo rosso e le piante marine verdi e le creature marine multicolori: un panorama costante di vita marina scivolava davanti alla sua superficie sfaccettata.