Allora andrete incontro a una triste delusione, mio signore, pensò mestamente Rhys, poiché in verità io non so niente.
Chemosh si avvicinò, con la mano tesa. «Ti ucciderò rapidamente. Non soffrirai, come ti capiterebbe per mano di Mina.»
Rhys fece un breve cenno del capo per rassegnazione. Il cuore gli batteva rapido; aveva la bocca secca. Non riusciva più a parlare. Inspirò, indubbiamente per l’ultima volta, e si fece coraggio. Chiudendo gli occhi, per cancellare il terrore di quel dio tremendo, affidò il proprio spirito a Majere.
Sentì la benedizione del dio scorrere in lui, e con quella benedizione giunsero una serenità estatica e un abbaiare.
L’abbaiare di un cane. Subito fuori della grotta. E con l’abbaiare di Atta giunse la voce acuta di Nightshade.
«Rhys! Siamo tornati! Ehi, ho incontrato il tuo dio! Mi ha dato la sua benedizione...»
Rhys aprì gli occhi. La serenità defluì da lui.
Chemosh si voltò per metà, guardò verso l’ingresso della grotta. «Che cosa c’è? Un kender e un cane?»
«I miei compagni di viaggio», disse Rhys. «Lasciateli andare, mio signore. Sono innocenti, coinvolti per caso in questa storia.»
Chemosh parve affascinato. «Il kender afferma di avere incontrato il tuo dio...»
«È un kender, mio signore», disse disperato Rhys.
In quel momento inopportuno Nightshade urlò: «Ehi, Rhys, sono venuto a trattare con quella persona Mina!». La sua voce e i suoi passi riecheggiarono in tutta la grotta. «Atta, non così veloce!»
«Trattare con Mina?» ripeté Chemosh. «Non mi sembra tanto innocente. Sembra che adesso avrò due anime da interrogare...»
«Nightshade!» gridò Rhys. «Non entrare qui! Scappa! Prendi Atta e...»
«Silenzio, monaco», ordinò Chemosh, e con la mano chiuse la bocca di Rhys.
Il freddo della morte pervase le membra di Rhys. Quel freddo terribile era come un afflusso di frammenti di ghiaccio nel sangue. Un dolore freddo e lancinante gli sconvolgeva il corpo. Rhys gemette e si dibatté.
Il Signore della Morte lo tenne stretto, il suo tocco crudele gli gelava il sangue. Rhys crollò in ginocchio.
Atta schizzò dentro la cavità. Vide il suo padrone in ginocchio, evidentemente in pericolo, e un uomo chino su di lui. Ad Atta non piaceva quest’uomo. In lui vi era qualcosa di sinistro, qualcosa che la spaventava. L’uomo non aveva alcun odore, tanto per cominciare. Ogni creatura viva e ogni creatura morta hanno un odore, alcune piacevole, altre non tanto, ma non quest’uomo, e la cosa la spaventava. L’uomo era, sotto questo aspetto, come quella donna chiassosa e antipatica proveniente dal mare, e come il monaco che aveva appena imposto su di lei mani delicate. Nessuno di loro aveva odore, e la cagna trovava tutto questo misterioso e terrificante.
Atta era spaventata. Il suo cuore semplice tremava. L’istinto la sollecitava a voltarsi e scappare, ma questo strano uomo stava facendo del male al suo padrone, e questo non si poteva permettere. Il cuore le si gonfiò di furia, e Atta balzò all’attacco. Non puntò alla gola, poiché l’uomo le dava le spalle, chino sopra Rhys. Atta cercò invece di azzoppare il nemico. La saggezza tramandatale dall’antico antenato, il lupo, le diceva come abbattere un nemico più grosso: puntare alla gamba. Spezzare l’osso o tranciare un tendine.
Atta affondò i denti nella caviglia di Chemosh.
L’aspetto di un dio è formato dall’essenza del dio intessuta in un’immagine che alla mente degli uomini appare quella di un mortale. L’aspetto è visibile all’occhio dei mortali, è percepibile al tatto di un mortale. L’aspetto del dio può parlare ai mortali, udirli e reagire a loro. Poiché l’aspetto è costituito da essenza immortale, non percepisce dolore né sensazioni piacevoli della carne. Il dio spesso finge di sì, per apparire ai mortali maggiormente simile a un vivente. Nel caso di Chemosh e del suo amore per Mina, il dio può perfino persuadersi a credere a questa menzogna.
Chemosh non avrebbe assolutamente potuto sentire i denti aguzzi di Atta stringergli la gamba, ma li sentì. In verità, i denti percepiti da Chemosh non erano quelli della cagna. Erano i denti dell’ira di Majere. Fu così che la dragonlance di Huma, benedetta da tutti gli dèi del bene, inferse all’aspetto di Takhisis un colpo che lei percepì e che la costrinse a ritirarsi dal mondo, sputando e ringhiando in segno di sfida. Gli dèi hanno il potere di infliggersi a vicenda dolore, anche se sono riluttanti a farlo, poiché ciascun dio conosce le conseguenze terribili che potrebbero derivare da una simile azione. Gli dèi ricorrono a simili misure drastiche solo quando è loro chiaro che l’equilibrio sta per essere rovesciato, poiché il Chaos è subito oltre, in attesa ansiosa dello scoppio della guerra nei cieli. Quando ciò accadrà, gli dèi si annienteranno a vicenda e daranno al Chaos la vittoria da tempo cercata: la fine di tutte le cose.
Un dio di rado attaccherà direttamente un altro dio, ma agirà soltanto attraverso i mortali. L’attacco è di portata limitata e ha scarse probabilità di causare danni gravi all’aspetto mortale: solo quel che basta per far sapere all’altro dio che ha trasgredito, è andato troppo oltre, ha oltrepassato la linea.
L’ira di Majere morse la caviglia di Chemosh con i denti di Atta, e il Signore della Morte ruggì di furore. Si staccò da Rhys, scalciò con la gamba e si scaraventò via di dosso Atta. Sollevando il piede sopra il corpo della cagna, Chemosh stava per dimostrare a Majere ciò che pensava di lui calpestando a morte questo cane bastardo.
Rhys teneva ancora nella mano insanguinata la scheggia del bastone. Era la sua unica arma e lui la conficcò con tutta la propria forza nella schiena del dio. La furia di Majere spinse la scheggia in profondità nel Signore della Morte. Chemosh rimase senza fiato. Il suo scalciare si fece frenetico. Atta balzò in piedi e interpose il proprio corpo davanti a Rhys. Con i denti scoperti, affrontò con aria di sfida il dio.
In quel momento arrivò di corsa dentro la grotta Nightshade, coi pugni serrati.
«Rhys, sono qui...» Il kender si fermò, sgranando gli occhi. «Chi siete voi? Aspettate! Credo di conoscervi! Mi sembrate piuttosto noto... Oh, dèi!» Nightshade prese a tremare tutto. «Vi conosco, sì! Siete la Morte!»
«Sono la tua morte, per lo meno», disse freddamente Chemosh, e allungò la mano per strozzare il kender.
Il terreno ebbe uno scossone improvviso e violento che fece perdere l’equilibrio a Chemosh. Le pareti della caverna rabbrividirono e si fendettero. Pezzi di roccia e terra piovvero su di loro e poi, con un lieve fremito, la terra si assestò e si acquietò.
Il dio e i mortali si fissarono a vicenda. Chemosh era ancora carponi. Atta era accovacciata sul ventre e gemeva.
Il Signore della Morte si tirò su da terra. Ignorando i mortali, alzò lo sguardo verso il buio.
«Chi di voi fa tremare il mondo?» gridò, con i pugni serrati. «Tu, Sargonnas? Zeboim? Tu, Majere?»
Se vi fu risposta, i mortali non la udirono. Rhys era a malapena cosciente, distrutto dal dolore, appena consapevole di ciò che stava succedendo. Nightshade aveva gli occhi chiusi e sperava che al prossimo tremito la terra si aprisse e lo risucchiasse all’interno. Meglio così che sentirsi addosso nuovamente lo sguardo della Morte.
«Ci incontreremo nell’Abisso, monaco», promise Chemosh, e scomparve.
«Oooh, ragazzi», disse Nightshade, rabbrividendo. «Sono contento che se ne sia andato. Avrebbe però potuto lasciarci un po’ di luce. Qui dentro è buio come le interiora di un goblin. Rhys...»
La terra tremò di nuovo.
Nightshade si gettò disteso a terra, con un braccio ad afferrare Atta e l’altro a coprirsi la testa.
Le spaccature nelle pareti della grotta si ampliarono. Piovvero sopra di loro rocce e sassi, zolle di terra e alcuni scarafaggi sloggiati. Poi vi fu uno schianto orribile e un rumore di stritolamento, e Nightshade chiuse forte gli occhi e attese la fine.
Ancora una volta tutto si calmò. Il terreno cessò i suoi frenetici movimenti sussultori. Nightshade però non si fidava, e tenne gli occhi chiusi. Atta prese a dimenarsi e a contorcersi sotto la sua stretta. Lui la lasciò andare, e la cagna si affrettò a uscire da sotto di lui. Quindi il kender sentì uno scarafaggio strisciargli fra i capelli, e questo gli fece aprire gli occhi. Afferrò lo scarafaggio e lo scagliò via.