Atta prese ad abbaiare aspramente. Nightshade si strofinò via la terra dalle palpebre e si guardò attorno, scoprendo che tenere gli occhi chiusi o aperti non faceva molta differenza. Era buio in un modo o nell’altro.
Atta continuò ad abbaiare.
Nightshade aveva paura di alzarsi in piedi per timore di urtare qualcosa, per cui strisciò sulle mani, tastando il terreno e seguendo il suono dei guaiti frenetici di Atta.
«Atta?» Tese la mano e percepì il corpo peloso della cagna, che raspava qualcosa e continuava ad abbaiare.
Nightshade annaspò qua e là con le mani e sentì molte rocce aguzze e poi qualcosa di caldo e morbido.
«Rhys!» Nightshade sospirò di gratitudine.
Tastò qua e là e sentì il naso e gli occhi dell’amico: gli occhi erano chiusi. Rhys aveva la fronte calda. Respirava, ma doveva essere privo di sensi. La mano di Nightshade toccò la testa di Rhys e percepì qualcosa di caldo e appiccicoso che colava sulla nuca di Rhys.
Atta smise di raspare contro Rhys e prese a leccargli la guancia.
«Non credo che la saliva di cane possa fargli granché bene, Atta», disse Nightshade, spingendo via la cagna. «Dobbiamo portarlo fuori da qui.»
Sentiva ancora l’odore di aria salmastra, e sperava volesse dire che l’ingresso della grotta non era crollato. Nightshade afferrò Rhys per le spalle, gli diede uno strattone di prova e fu rincuorato nel sentire il corpo dell’amico scivolare sul terreno. Era preoccupato che Rhys potesse essere mezzo sepolto tra le macerie.
Nightshade tirò di nuovo, e Rhys gli venne dietro, e il kender stava cominciando a pensare che potessero farcela a uscire vivi da lì quando udì un rumore che quasi lo seppellì nella disperazione.
Lo sferragliare delle catene.
Nightshade gemette. Aveva dimenticato il fatto che Rhys era incatenato alla parete.
«Forse la frana ha rimosso gli anelli di ferro», disse speranzoso Nightshade.
Trovando il ceppo attorno al polso di Rhys, Nightshade annaspò risalendo per tutta la lunghezza della catena fino al punto in cui era attaccata all’anello di ferro, che era ancora attaccato – e saldamente – alla parete.
Nightshade disse una parolaccia e poi rammentò. Era benedetto da un dio!
«Forse mi ha dato la forza di dieci draghi!» disse emozionato Nightshade, e afferrò la catena e fece una smorfia per il dolore delle ferite alle mani. Convinto che uno con la forza di drago non dovesse essere scoraggiato dal dolore lancinante, piantò i talloni e scacciò Atta con uno «sciò», quindi tirò la catena con tutte le sue forze.
La catena scivolò tra le mani di Nightshade, e il kender finì col sedere a terra.
Ripeté la parolaccia. Alzandosi in piedi, riprovò e questa volta tenne salda la catena.
L’anello di ferro non si smosse.
Nightshade rinunciò. Seguendo la catena, ritornò nel punto in cui Rhys era steso a terra e, inginocchiandosi accanto all’amico, gli lisciò via dal viso immobile i capelli incrostati di sangue. Atta si stese accanto a lui e prese di nuovo a leccare assiduamente la guancia di Rhys.
«Noi non ce ne andiamo, Rhys», gli disse Nightshade. «Vero, Atta? Vedi: dice di no, non ce ne andiamo. Non certo questa volta.» Cercò di trovare una nota allegra. «Forse la prossima volta che trema la terra, la parete si apre e fa staccare quegli anelli di ferro!»
Naturalmente, disse fra sé Nightshade, se la parete effettivamente si apre, la volta si schianta sopra di noi e ci seppellisce vivi, ma io non ne faccio menzione.
«Io sono qui, Rhys.» Nightshade prese la mano inerte dell’amico e la tenne stretta. «E anche Atta.»
La terra riprese a tremare.
13
Sotto le acque dalla sfumatura rossa del Mare di Sangue, dentro la Torre dell’Alta Magia, Basalt e Caele erano intenti all’opera di pulizia e lucidatura, nei preparativi per un’affluenza di maghi: quella ventina circa di Vesti Nere elette che avrebbero lasciato le loro dimore sulla terra per raggiungere Nuitari.
La Torre del Mare di Sangue adesso era aperta e pronta a operare.
In seguito all’incontro con i cugini, Nuitari si era reso conto che non c’era più necessità di mantenere segreta la Torre. Diede la notizia a Dalamar, superiore delle Vesti Nere, e disse all’arcimago elfo di trasmettere l’invito a tutte le Vesti Nere che volessero venire a studiare nella nuova Torre.
L’invito includeva Dalamar, il quale rispettosamente aveva rifiutato, sostenendo che era necessario mantenere una rappresentanza delle Vesti Nere a Wayreth. Privatamente Dalamar pensò che avrebbe preferito essere rinchiuso in una tomba piuttosto che sepolto sotto il mare, lontano dal vento e dagli alberi, dal cielo azzurro e dalla vivida luce solare. Lo disse a Jenna.
In quanto presidente del Conclave, Jenna non era affatto contenta della decisione presa dagli dèi. Era contraria a separare nuovamente le Vesti. Era stato fatto così prima del Re-Sacerdote, quando ogni Ordine aveva rivendicato la propria Torre, con esiti tragici. Jenna fece conoscere a Limitari la propria contrarietà, ma la dea della Luna Rossa era così smodatamente soddisfatta di avere tutta per sé la magnifica Torre di Wayreth che non volle ascoltarla. Quanto a Solinari, la sua eletta, Coryn la Bianca, stava già mettendo assieme una spedizione di Vesti Bianche per andare a recuperare la Torre maledetta che in precedenza era stata a Palanthas e adesso si trovava dentro il cuore della tenebrosa terra dei morti viventi, il Nightlund.
Quanto a Dalamar, le sue riserve non avevano nulla a che vedere con la Torre stessa, ma soltanto con la sua ubicazione. Riteneva che una Torre per le Vesti Nere fosse attesa da troppo tempo. Soltanto Jenna aveva gravi riserve, ma non poteva realmente dedicare del tempo a perseguirle come avrebbe potuto fare. Il Conclave era in preda a un’aspra discussione su come gestire la situazione dei Prediletti, adesso che era divenuto noto il metodo orribile per il loro annientamento. Le Vesti Nere erano tutte favorevoli a reclutare eserciti di bambini e mandarli in battaglia. C’erano dicerie secondo cui qualcuno l’aveva già fatto.
Col diffondersi delle notizie e della paura, ogni persona che avesse avuto la sfortuna di essere diversa dai vicini o fosse caduta in disgrazia tra i cittadini o semplicemente si trovasse nel posto sbagliato nel momento sbagliato poteva essere accusata di essere un Prediletto ed essere arrestata o aggredita dalla folla. Poiché i maghi tendevano a essere persone misteriose che se ne stavano per conto loro ed erano generalmente temute, divennero bersagli facili. Jenna adesso era intenta a cercare un incantesimo magico per porre fine ai Prediletti, finora senza successo. Una Torre sotto il mare era l’ultima delle sue preoccupazioni, per cui lasciò cadere la discussione.
Nuitari aveva vinto e doveva ringraziare Chemosh, il che dal Dio della Luna Nera veniva considerato estremamente ironico.
Dentro la Torre, Basalt stava preparando i letti, mentre Caele per lo più si aggirava qua e là osservando Basalt. Una grande catasta di materassi era stata trasportata su dal magazzino. I due maghi dovevano portare ciascun materasso in una camera, issarlo faticosamente sull’intelaiatura in legno del letto e poi coprirlo con lenzuola e coperte.
I due stavano lavorando nelle camere in cui avrebbero abitato le Vesti Nere di alto rango, ciascuna nel proprio appartamento privato. I materassi di questi letti erano fatti di piumino d’oca, le lenzuola erano di lino fine, le coperte della lana più morbida. Le camere per i maghi di rango inferiore erano più piccole e avevano materassi di paglia. Gli apprendisti maghi avevano camere in comune e in certi casi anche materassi in comune. Finora erano stati invitati dal dio soltanto maghi di alto rango. Sarebbero arrivati l’indomani mattina.