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Mina si incamminò, ma non si diresse verso la strada. Prese a camminare verso il mare.
“Pensavo volessi andare a Godshome”, disse Nightshade, che non era di buon umore. “Che cosa vorresti fare? Andarci a nuoto?”
“Oh, andremo a Godshome”, disse Mina. “Ma prima voglio che veniate con me alla torre.”
“Quale torre?” domandò Nightshade. “Ci sono tante torri nel mondo. C’è una torre molto famosa nel Nightlund. Io ho sempre desiderato visitare il Nightlund, perché è pieno di spiriti vaganti dei morti. Io so parlare agli spiriti vaganti, se mai tu…”
“Quella torre lì.” Mina soggiunse con orgoglio: “La mia torre”.
Indicò la torre che si ergeva in mezzo al Mare di Sangue.
“Perché vuoi andare lì?” domandò Rhys.
“Perché è pazza”, disse sottovoce Nightshade.
Rhys gli lanciò un’occhiata, e il kender si immerse in un silenzio malinconico.
Mina rimase lì a guardare verso il mare.
“Mia mamma sarà furiosa con me perché sono scappata”, disse Mina. “Voglio portare a Goldmoon un regalo, così mi perdonerà.”
Rhys rammentò il Riverito Figlio Patrick, chierico di Mishakal, raccontare la storia di Goldmoon e di Mina. Quando Mina scappò, Goldmoon piangeva la figlia perduta e sperava che un giorno o l’altro ritornasse. Poi venne Takhisis, l’Unico Dio, ed ebbe inizio la Guerra delle Anime con Mina che guidava gli eserciti delle tenebre. Sperando di portare Goldmoon, ormai anziana e fragile, dalla parte delle tenebre, Takhisis le conferì giovinezza e bellezza. Goldmoon non rivoleva la giovinezza. Era pronta a morire, per passare alla fase successiva del viaggio della vita dove la attendeva il suo amato Riverwind. Anche se Mina cercò di persuadere Goldmoon a cambiare idea, Goldmoon sfidò Takhisis e morì fra le braccia di Mina.
Goldmoon doveva essere morta in preda al dispiacere, si rese conto Rhys, ritenendo che la figlia da lei amata fosse perduta per sempre, votata al male. Non si meravigliava che Mina avesse cancellato questo ricordo.
Rhys decise di dovere perlomeno compiere un tentativo per aiutarla a capire la verità.
“Mina”, disse Rhys, prendendo per mano la bambina, “Goldmoon è morta. È morta molti, ma molti anni fa…”.
“Ti sbagli”, disse Mina serenamente, parlando con certezza incrollabile. “Goldmoon mi aspetta a Godshome. Ecco perché sto andando lì. Per pregarla di non essere più furiosa con me. Le porterò un dono, così mi vorrà bene di nuovo.”
“Goldmoon non ha mai smesso di volerti bene, Mina”, disse Rhys. “Le madri non smettono mai di voler bene ai loro figli.”
Mina rispose al suo sguardo, con gli occhi spalancati. “Nemmeno se fanno cose brutte? Cose davvero, ma davvero brutte?”
Rhys fu colto di sorpresa dalla domanda. Se questa era davvero pazzia, racchiudeva una saggezza strana e terribile.
Le posò la mano sulla spalla sottile. “Nemmeno allora.”
“Può darsi”, disse Mina, ma il tono sembrava dubbioso. “Ma non si può esserne certi, e allora io voglio portare un dono a Goldmoon. E il dono che voglio portarle è dentro quella torre.” “Che genere di torre è?” domandò Nightshade, sopraffatto dalla curiosità. “Da dove è venuta fuori?”
“Non è venuta da nessuna parte, stupido”, lo schernì Mina. “È sempre stata lì.”
“No, non è vero”, ribatté Nightshade.
“Invece sì.”
“No…” Nightshade colse lo sguardo di Rhys e cambiò argomento. “Allora chi l’ha costruita, se è stata lì per tutto questo tempo?”
“L’hanno costruita i maghi. Era una Torre dell’Alta Magia. Ma adesso è la mia torre.” Mina lanciò a Nightshade un’occhiata provocatoria, sfidandolo a dissentire. “E il dono per Goldmoon è lì dentro.”
“Una Torre dell’Alta Magia!” Nightshade rimase senza fiato e a bocca aperta. “Ci sono maghi lì dentro?”
Mina alzò le spalle. “Immagino di sì. Non lo so. I maghi sono comunque stupidi, per cui non importa. Che aspettiamo? Andiamo.”
“La torre è in mezzo al mare, Mina”, disse Rhys. “Noi non abbiamo una barca…”
“Giusto!” intervenne allegramente Nightshade. “Ci piacerebbe tanto visitare la tua torre, Mina, ma non possiamo. Niente barca! Dite un po’, qualcun altro ha fame? Ho sentito dire che a Flotsam c’è una taverna che fa un pasticcio di carne davvero buono…”
“Ecco una barca”, lo interruppe Mina. “Dietro di te.”
Nightshade si guardò dietro le spalle. Come previsto, una piccola barca a vela era lì tirata in secco, a neanche quindici passi da dove si trovavano loro.
“Rhys, fai qualcosa”, disse Nightshade a mezza bocca. “Io e te sappiamo che un attimo fa lì non c’era nessuna barca. Io non voglio navigare su una barca che prima non c’era…”
Mina, emozionata, prese a tirare Rhys verso la barca a vela. Nightshade, sospirando profondamente, li seguì, strascicando i piedi. “Tu sai almeno come si naviga con questo coso?” domandò: “Scommetto di no.”
“Io scommetto di sì”, rispose Mina soddisfatta. “L’ho imparato alla Cittadella.”
Nightshade sospirò di nuovo. Mina si arrampicò sulla barca e prese a rovistare qua e là, selezionando un groviglio di cime e istruendo Rhys su come issare la vela. Nightshade se ne stava in piedi accanto alla barca, col labbro inferiore sporgente.
Mina lo osservò pensosamente per un attimo. “Hai detto di avere fame. Qualcuno potrebbe avere lasciato del cibo sulla barca. Adesso guardo.” Tastò qua e là sotto una delle tavole che facevano da sedili e si rialzò tenendo in mano un grosso sacco.
“Avevo ragione!” annunciò soddisfatta. “Guarda che cosa ho trovato.”
Infilò una mano nel sacco e ne estrasse un pasticcio di carne, che porse a Nightshade.
Questi non lo toccò. Aveva l’aspetto di un pasticcio di carne e certamente ne aveva l’odore. Tanto la sua bocca quanto il suo stomaco concordavano sul fatto che fosse decisamente un pasticcio di carne, e Atta aggiunse pure il suo voto a favore. La cagna scrutò il pasticcio e si leccò i baffi.
“Hai detto di avere davvero fame”, gli rammentò Mina.
Comunque Nightshade esitava. “Non so…”
Atta prese la situazione in mano, o meglio in bocca. Un balzo, un morso, un paio di bocconi, e del pasticcio di carne rimase una macchia di grasso sul suo naso.
“Ehi!” gridò indignato Nightshade. “Era mio.”
Atta si passò la lingua sul naso e prese a dare colpetti con la zampa al sacco, con aria affamata. Rhys recuperò il resto dei pasticci e li distribuì. Mina sbocconcellò il suo e finì col darlo da mangiare quasi tutto ad Atta. Nightshade si mangiò il suo avidamente e, notando che Rhys non riusciva a finire il suo, il kender se lo mangiò. Aiutò Rhys a issare la vela e, agendo sotto la guida di Mina, spinse la barca verso le onde. Mina afferrò la barra del timone e guidò la barca verso il vento. Le onde si erano calmate. Una leggera brezza gonfiò la vela e la barca scivolò sulle onde, puntando verso il mare. Atta si accovacciò sul fondo, annusando speranzosa il sacco.
“Per essere un pasticcio di produzione divina, non era male”, osservò Nightshade, accasciandosi sul sedile accanto a Rhys quando la barca a vela sbandò inaspettatamente. “Forse un po‘“meno cipolla e un po‘“più di aglio. La prossima volta credo che le chiederò di cucinare una bistecca di manzo con patatine croccanti…”
“Dovremmo stare molto attenti a non chiedere nulla”, suggerì Rhys.
Nightshade ci rimuginò su.
“Sì, credo che tu abbia ragione. Potremmo ottenerlo.” Il kender spostò lo sguardo verso la torre. “Che cosa sai delle Torri dell’Alta Magia?”
Rhys scrollò il capo. “Non molto, temo.”
“Neanch’io. E devo dire che non sto proprio pregustando l’esperienza. Ai maghi non piacciono i kender, per qualche motivo. Potrebbero trasformarmi in rana.”
“A Sua Signoria Jenna piacevi”, gli rammentò Rhys.
“E vero. Mi ha dato solo uno schiaffo sulla mano.”