Nightshade afferrò il capodibanda quando la barca fece un’altra sbandata improvvisa. Adesso navigavano piuttosto rapidi, rimbalzando sulle onde, e la torre si avvicinava. Appariva estremamente scura. Nemmeno la vivida luce solare che brillava sulle pareti di cristallo sembrava in grado di rischiararla.
“Suppongo che molti kender darebbero il loro ciuffo per visitare una Torre dell’Alta Magia, ma d’altronde immagino di non essere come molti kender”, osservò Nightshade. “Mio padre diceva di no. Diceva che era dovuto al fatto che io trascorrevo il mio tempo nei cimiteri a parlare con i morti. Hanno avuto un influsso negativo su di me.” Al che Nightshade parve un po‘“abbattuto.
“Penso che molti kender darebbero il loro ciuffo per essere capaci di fare queste cose”, gli disse Rhys.
Nightshade si grattò la testa. Non ci aveva mai pensato. “Lo sai, potresti avere ragione. Ehi, mi ricordo che una volta ho incontrato un altro kender a Solace, e quando gli ho detto che io ero un nightstalker lui mi ha detto…”
Nightshade si interruppe. Guardò fisso verso il mare. Sbatté gli occhi, se li strofinò, guardò di nuovo, quindi strattonò la manica di Rhys.
“C’è gente là fuori in acqua…” gridò Nightshade. “Forse stanno annegando! Dobbiamo aiutarli, salvarli!”
Allarmato, Rhys si arrischiò ad alzarsi in piedi nella barca che rollava, per vedere meglio. Inizialmente non riuscì a distinguere altro che uccelli marini e di quando in quando uno spruzzo di schiuma bianca. Quindi vide in acqua una persona, poi un’altra, e un’altra ancora.
“Mina!” gridò Nightshade. “Guida la barca verso quelle persone…”
“No, non farlo”, disse all’improvviso Rhys.
Le persone si trovavano lontano dalla riva, eppure nuotavano con vigore, non si agitavano né si sbracciavano. Erano centinaia, e nuotavano, lontano da riva, diretti verso la torre…
“Rhys!” gridò Nightshade. “Rhys, sono Prediletti e nuotano verso la torre. Mina, ferma! Fai virare la barca!”
Mina scrollò il capo. Aveva gli occhi d’ambra che brillavano di piacere, le labbra aperte in un sorriso, e rideva per il semplice motivo di provare una gioia pura. La barca a vela navigava più veloce, sembrava saltare sopra le onde.
“Mina!” gridò Rhys con frenesia. “Fai virare la barca!”
Lei lo guardò, sorrise e agitò una mano.
“Quelle persone sono pericolose!” gridò Rhys, puntando il dito in direzione dei morti viventi, alcuni dei quali avevano raggiunto la torre e si arrampicavano a riva. Rhys ne vedeva molti altri ammassati attorno all’ingresso. “Dobbiamo tornare indietro!”
Mina fissò i Prediletti con stupore, che rapidamente si tramutò in sgomento e poi in collera.
“Non è affar loro andare nella mia torre”, disse puntando la barca direttamente verso di loro.
“Rhys!” ululò Nightshade.
“Non posso farci niente”, disse Rhys, e per la prima volta capì veramente l’estremo pericolo di quella situazione.
Come poteva tenere sotto controllo una bambina di sei anni che poteva appendere per le caviglie al soffitto uno scagnozzo di Chemosh, evocare una barca a vela e produrre pasticci di carne a piacimento?
All’improvviso si sentì in collera. Perché con lei non se la sbrigavano gli dei stessi? Perché la affibbiavano a lui?
La barca ebbe uno scarto improvviso. L’emmide, che era posato sul sedile accanto a Rhys, gli rotolò contro la mano. Rhys lo afferrò e, sebbene il bastone fosse umido e viscido per la schiuma salata, di nuovo percepì un calore confortevole. Un dio, perlomeno, aveva le sue ragioni…
“Rhys! Ci stiamo avvicinando!” avvertì Nightshade.
Ormai erano vicinissimi alla torre. I Prediletti avevano già invaso l’isola, che non era molto grande, e altri continuavano ad arrivare. Alcuni nuotavano. Alcuni strisciavano fuori dal mare come se avessero camminato sul fondo marino. Si arrampicavano sugli scogli, qualche volta scivolavano e ricadevano in acqua, ma ritornavano sempre. Erano perlopiù umani, giovani e forti, e tutti erano morti, eppure orribilmente vivi, incatenati a un mondo di dolore insopportabile, vittime del bacio terribile di Mina. A Rhys doleva il cuore nel vederli.
“Che cosa ci fate lì?” gridò rabbiosamente Mina. “Questa è la mia torre.”
Diede uno strattone al timone, per togliere vento alla barca. La vela si afflosciò e sbatté, e la barca per inerzia scivolò verso la riva disseminata di scogli. Rhys per un attimo temette che si sarebbero schiantati, ma Mina si dimostrò una marinaia abile e li guidò a un approdo sicuro fra gli scogli, i coralli e le alghe grondanti.
“Passami quella cima”, disse Mina, balzando agilmente a riva, “così posso ormeggiare la barca”.
“Rhys! Che stai facendo?” gridò Nightshade, atterrito. “Molla gli ormeggi! Andiamo via! Non possiamo restare qui! Ci uccideranno!”
L’emmide era ancora caldo nella mano di Rhys. Il monaco rammentò la propria riflessione: la pazzia di Mina racchiudeva una saggezza terribile. Questa era una cosa che lei doveva fare, apparentemente. E lui aveva promesso. Mina non era in pericolo. Non poteva morire. Rhys si domandò se Mina capisse che lui e Nightshade invece sì.
Dal suo punto di osservazione, Rhys poteva vedere il proprio riflesso sulle pareti di cristallo nere e luccicanti della torre. L’ingresso della torre distava appena un centinaio di passi e la porta era aperta. Molti dei Prediletti dovevano essere già dentro. Sull’isola rimanevano diverse centinaia di Prediletti che vagavano qua e là senza meta. Alcuni di questi, avvistando la barca, si girarono a guardare con i loro occhi vuoti.
“Troppo tardi!” gemette Nightshade. “Ci hanno visti.”
Rhys ormeggiò la barca in tutta fretta e, prendendo il bastone, andò a mettersi accanto a Mina. Nightshade aiutò Atta a scendere dalla barca, quindi afferrò un gancio d’accosto e lentamente e con riluttanza seguì Rhys.
“Adesso potrei essere in qualche bel cimitero”, disse il kender malinconicamente, “a trovare un sacco di defunti simpatici…”.
“Mina!” Uno dei Prediletti urlò il suo nome, e un altro ripeté: “Mina!”.
Il nome si diffuse tra loro. I Prediletti presero a correre verso la barca.
“Come fanno a conoscermi?” Mina rabbrividì. Indietreggiò timorosa, premendosi contro Rhys. “Perché mi fissano con quegli occhi orribili?”
I Prediletti le si ammassarono attorno, allungando le mani verso di lei, chiamandola per nome.
“Li odio! Fateli andare via!” supplicò Mina, girandosi e nascondendo la testa nella veste di Rhys. “Fateli andare via!”
“Mina! Mina, toccami”, la imploravano i Prediletti, allungando le mani verso di lei. “Mi hai reso tu quello che sono!”
Uno dei Prediletti afferrò il braccio di Mina, e lei strillò in preda al panico. Rhys non poteva stringere Mina e allo stesso tempo scacciare i Prediletti. Faceva già fatica a trattenere la bambina che urlava e si contorceva. Gettò l’emmide a Nightshade.
“È benedetto dal dio!” gridò Rhys.
Il kender capì. Lasciò cadere il gancio d’accosto e afferrò il bastone. Facendolo roteare come una mazza, colpì con tutte le sue forze il polso del Prediletto.
Al contatto col bastone, la carne del Prediletto si annerì e si staccò dall’osso, lasciando una mano scheletrica che purtroppo mantenne la presa. Le dita ossute continuavano ad artigliare il braccio di Mina.
“Gran bell’aiuto!” gridò Nightshade, lanciando un’occhiata irosa ai cieli. “Mi sembrava che un dio potesse fare di meglio!”
Altri Prediletti presero ad affollarsi lì attorno. Nightshade li colpì col bastone, cercando di scacciarli ma senza molta fortuna. Il fatto che dei grumi di carne si annerissero e si staccassero dalle ossa non sembrava infastidirli minimamente. Continuavano ad arrivare, e Nightshade continuava ad assestare colpi. Le braccia cominciavano a dolergli, le palme delle mani gli sudavano, e lui aveva la nausea per quella vista raccapricciante di mani e braccia senza carne che gli si agitavano intorno.