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“Il nostro padrone l’ha ritrovata”, disse con orgoglio Basalt. “È una raccolta di tesori, piena di oggetti sacri rari e preziosi.”

“Valgono una cifra iperbolica. È per questo che il drago fa la guardia”, soggiunse Caele. “Se cercate di entrare, il drago vi ucciderà e vi mangerà.”

“Le cose vanno sempre meglio”, disse malinconicamente Nightshade.

“Bah, il drago non mangerà nessuno”, disse calma Mina. “Non ha mangiato me e io sono stata lì sotto. Il drago si chiama Midori. È una femmina di drago marino ed è vecchia. Molto vecchia.”

“Rhys”, disse Nightshade, “sono sicuro che vi siano molti kender a cui piacerebbe tanto farsi mangiare da un drago marino. Però io non sono fra questi”.

“Ecco una persona sensata! Tu e il monaco dovreste ritornare di sopra”, sollecitò Caele. “Io e Basalt andremo con la… ehm… bambina.”

“Che bell’idea!” esclamò Nightshade, iniziando a risalire le scale.

Rhys lo afferrò e lo fece voltare.

“Noi resteremo con Mina”, disse e continuò a scendere, trascinandosi dietro Nightshade.

Alle sue spalle vi furono altri sussurri.

Rhys sentì dire Basalt: “Il padrone non sarà contento se noi andiamo giù”.

“Non sarà contento nemmeno se ci rubano tutto”, ribatté Caele.

Basalt abbassò la mano per stringere il polso di Caele.

“Non essere sciocco”, disse il nano, soggiungendo qualcosa in una lingua che Rhys non capì.

Caele grugnì e strattonò la manica per rimetterla a posto, ma non prima che Rhys cogliesse il luccichio dell’acciaio.

Rhys si voltò. I due chiaramente avevano cattive intenzioni, e lui immaginava che tutto questo avesse a che fare col Solio Febalas, la Sala del Sacrilegio. Se dicevano la verità e Nuitari aveva davvero ritrovato la sala perduta, allora quello che aveva detto il mezzelfo sul fatto che valesse una cifra iperbolica era vero. Una cifra cento volte iperbolica! Si diceva che i soldati del Re-Sacerdote avessero confiscato oggetti sacri, reliquie, pozioni benedette a tutti gli dei. Davvero una miniera di tesori per chiunque, perfino per due seguaci di Nuitari.

Questi oggetti sacri erano stati forgiati nell’Era del Potere, quando la forza dei chierici era insuperata. Sacerdoti di tutti gli dei avrebbero pagato profumatamente per acquisire reliquie sacre e potenti da tempo ritenute perdute. I più preziosi, i più desiderati sarebbero stati gli oggetti sacri benedetti da Takhisis e da Paladine. Anche se queste due divinità erano scomparse dal pantheon, i loro antichi oggetti sacri potevano ancora conservare il loro potere. La ricchezza delle nazioni sarebbe stata un piccolo prezzo da pagare per un simile tesoro.

Voglio portare un dono a Goldmoon…

Rhys si fermò all’improvviso. Ecco perché Mina era venuta nella torre. Stava andando verso la Sala del Sacrilegio.

Nightshade, sentendolo fermarsi, voltò la testa all’indietro.

“Le scale sono viscide”, disse il kender. “Devi stare attento. Non che importi molto se cadiamo e ci rompiamo l’osso del collo, poiché verremo tutti mangiati da un malvagio drago marino!” soggiunse ad alta voce.

“No, non verremo mangiati!” gridò Mina. Risalì le scale saltellando. “Il drago se n’è andato.”

“Andato!” Caele rimase senza fiato.

“È nostra!” ansimò Basalt.

I due maghi spinsero via Rhys oltrepassandolo, si diedero gomitate l’un l’altro e strepitarono nella fretta di raggiungere il fondo.

9

I maghi oltrepassarono una curva della scala a chiocciola e scomparvero. Rhys li rincorse, lasciando Nightshade ad affannarsi per raggiungerlo. Il monaco trovò Basalt e Caele che barcollavano pericolosamente sull’ultimo gradino, con lo sguardo fisso per lo sgomento.

Per tenere lontani i ladri dai preziosi conservati all’interno della Sala del Sacrilegio, Nuitari aveva racchiuso il Solio Febalas dentro un globo enorme pieno di acqua di mare. La Sala era custodita da squali, pastinache e varie altre forme di vita marine micidiali, fra cui un antico drago.

Ma ora dell’ingegnosa cassaforte acquatica di Nuitari restavano solo cumuli di sabbia umida sui quali luccicavano frammenti di vetro.

Il sollevamento della torre aveva mandato in frantumi il globo. L’acqua di mare si era riversata fuori, portando con sé i mostri marini. A quanto pareva Midori, destata rudemente dal colpo, aveva deciso che ne aveva abbastanza e se n’era andata a cercare una sistemazione più stabile. La devastazione si estendeva a perdita d’occhio. “No! Atta, ferma!” gridò Nightshade, afferrando la cagna per la collottola perché stava per avventurarsi sulla sabbia. “Ti ridurrai a brandelli le zampe! Dov’è la Fievole Soglia?” domandò a Mina.

La bambina, in silenzio e con aria infelice, puntò il dito verso le macerie.

“Oh, bene. Immagino che non possiamo andarci”, disse allegramente Nightshade. “Ehi, ho un’idea. Andiamo in barca fino a Flotsam. Conosco una taverna che serve bistecche e patatine croccanti con contorno di piselli e…”

“Nightshade”, lo ammonì Rhys.

“Non gliel’ho chiesto!” sussurrò il kender sulla difensiva. “Mi è capitato di menzionare la bistecca casomai lei avesse fame.”

“Era tutto così bello”, disse Mina, e si mise a piangere.

Basalt rimase lì a fissare malinconicamente quel caos.

“Non mi importa che cosa dice il padrone”, affermò il nano. “Io non mi metto a ripulire questa roba.” Udì Caele ridacchiare e lo guardò torvo. “Perché diavolo hai quest’aria tanto maledettamente compiaciuta? Questo è un disastro!”

“Non per noi”, disse Caele, con un sorriso scaltro.

Vedendo il monaco occupato con la monella che tirava su col naso, Caele furtivamente risalì le scale, facendo un gesto a Basalt per dirgli di andare con lui. Quando furono fuori portata di udito dagli altri, Caele sussurrò: “Non ti rendi conto di che cosa vuol dire questo? Il drago non c’è più! La Sala del Sacrilegio non è più sorvegliata! Questo fa la nostra fortuna!”.

“Ammesso che la Sala sia ancora lì”, ribatté Basalt. “E ammesso che sia ancora intatta, cosa di cui dubito.” Con un gesto indicò le macerie. “E come intendi raggiungerla? Il drago potrebbe anche essere qui. Quei frammenti di vetro sono più aguzzi dei suoi denti e altrettanto micidiali.”

“Se la Sala è sopravvissuta al Cataclisma, certamente è sopravvissuta a questo. Vedrai. Quanto a raggiungerla, ho un’idea al riguardo.” “E Mina e i suoi amici?” domandò Basalt.

Caele sorrise. Rivoltando la manica, svelò un coltello allacciato al polso.

Basalt sbuffò. “Ti ricordi che cosa è successo l’ultima volta che hai cercato di sventrarla? Sei finito prigioniero nella tua stessa tomba!”

“Aveva con sé quel bastardo di Chemosh”, disse Caele, accigliandosi. “Questa volta, tutto ciò che ha sono un monaco e un kender. Tu uccidi quei due e io…”

“Lasciami fuori da tutto questo!” ringhiò Basalt. “Ne ho abbastanza dei tuoi complotti e delle tue trame. Non fanno che mettermi nei guai!”

Caele impallidì per la collera. Uno scatto del polso ed ebbe il coltello in mano. Basalt però era preparato. Aveva sempre supposto che un giorno o l’altro avrebbe finito con l’uccidere il mezzelfo, e quel giorno andava bene come qualunque altro. Prese a cantilenare un incantesimo. Caele cantilenò un controincantesimo. I due si fissavano reciprocamente con occhio furioso e malvagio.

Mina fissava con cupo stupore le rovine del globo di cristallo. “Volevo tornare a nuotare nell’acqua marina. Volevo parlare col drago…”

“Mi dispiace, Mina”, disse Rhys, senza sapere che altro dirle.

Aveva anche lui le sue preoccupazioni. Se il Solio Febalas era davvero in mezzo alle rovine, lui doveva trovarlo, accertarsi che fosse al sicuro, con il contenuto ben custodito. Udiva le due Vesti Nere che tramavano e sebbene non riuscisse a distinguere le loro parole non aveva dubbi sul fatto che progettassero di rubare gli oggetti sacri.