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Fuggirono attraverso la porta e uscirono barcollando alla luce solare e all’aria fresca e benedetta che soffiava dal mare.

“Dove siete stati?” disse Mina con tono accusatorio. “È un bel po‘“che vi aspetto!”

Davanti a loro vi era la bambina, che li fissava. “Come avete fatto a sporcarvi così?” Si turò il naso. “Puzzate!”

Nightshade guardò Rhys.

“Non se lo ricorda”, disse con calma Rhys.

Il mare era insolitamente calmo, notò Rhys, le onde si erano acquietate, come in seguito a una violenta emozione. Rhys si lavò il viso e le mani. Nightshade si sciacquò come meglio poté, mentre Atta si tuffò in acqua.

Mina issò la vela sulla barchetta. Il vento soffiava forte ed era loro favorevole, come ansioso di aiutarli ad andarsene, e la barca procedette a balzi sulle onde.

Si avvicinavano a riva e Rhys era pronto a calare la vela, quando Nightshade urlò: “Guarda, Rhys! Guarda là!”.

Rhys si voltò e vide la torre venire risucchiata lentamente sotto le onde. La torre sprofondò sempre più finché non ne rimase altro che le piccole dita di cristallo in cima, come una mano allungata verso il cielo. Poi anche queste svanirono.

“I Prediletti non ci sono più, Rhys”, disse Nightshade con voce sgomenta. “Mina li ha liberati.”

Mina non si era voltata al grido del kender. Non si guardò dietro le spalle. Si stava concentrando sulla navigazione, guidando la barca con sicurezza verso riva.

Io vi ho resi divini.

Io vi ho resi divini. Perché non siete felici?

LIBRO SECONDO.

Il viaggio

1

Sebbene fossero tutti esausti per via dell’ardua prova nella torre, Rhys non ritenne saggio rimanere a lungo nelle vicinanze del castello di Chemosh. Domandò a Mina se la barchetta a vela potesse raggiungere Flotsam e lei affermò di sì, purché non si avventurassero troppo in mare aperto. Risalirono la costa verso nord, fino alla città portuale di Flotsam.

Il viaggio si svolse in tutta sicurezza, con un solo breve spavento, quando Nightshade all’improvviso si ribaltò e finì disteso sul fondo della barca, dove fu udito biascicare con voce fievole le parole “pasticcio di carne”. Fortemente preoccupata, Mina perlustrò la barca e, come era prevedibile, scoprì altri pasticci di carne nascosti in un sacco. Nightshade si rianimò meravigliosamente all’odore del cibo e, prendendo con sé un pasticcio, si ritirò sul retro della barca a mangiare, evitando così lo sguardo di riprovazione di Rhys.

Trascorsero diversi giorni a Flotsam, a riposarsi e a recuperare le forze. Rhys trovò un locandiere disposto a dare loro qualche coperta e un posto sul pavimento della sala comune dove dormire in cambio di lavoro. Mentre lui passava lo straccio sui pavimenti e lavava i boccali, Nightshade e Mina esploravano la città. Rhys inizialmente aveva proibito a Mina di allontanarsi dalla locanda, pensando che una bambina di sei anni non dovesse vagare per Flotsam, pur essendo una dea. Ma dopo una giornata trascorsa a cercare di svolgere il suo lavoro e impedire a Mina di importunare i clienti, facendo infuriare il cuoco, e a soccorrerla quando ruzzolò giù per il pozzo, Rhys decise che sarebbe stato meno pericoloso se fosse andata in esplorazione con Nightshade.

La principale preoccupazione di Rhys era che Mina accennasse degli oggetti sacri ad estranei. Nightshade aveva descritto la natura dei poteri miracolosi degli oggetti sacri, davvero portentosi. Rhys spiegò a Mina che gli oggetti sacri avevano un valore immenso e per questo la gente avrebbe voluto rubarli, arrivando perfino a uccidere per impossessarsene.

Mina lo ascoltò attentamente. Allarmata al pensiero di poter perdere i suoi doni per Goldmoon, promise solennemente e sinceramente a Rhys di mantenere il segreto al riguardo. Rhys poteva solo sperare che lei mantenesse la parola. Prese da parte Nightshade e insistette col kender sulla necessità di impedire a Mina di parlare, quindi li spedì via entrambi, con Atta a sorvegliarli, a osservare le bellezze di Flotsam, in modo che lui potesse sbrigare un po‘“di lavoro.

Un tempo Flotsam era stata una città malandrina, vanagloriosa, spensierata, turbolenta e scriteriata. Nota per essere un posto malfamato, era stata rifugio di pirati, di ladri, di mercenari, di disertori, di cacciatori di taglie nonché di giocatori d’azzardo. Poi erano arrivati i draghi dominatori, il più grosso e terribile dei quali era una enorme femmina di drago rosso di nome Malys, che pareva deliziarsi nel tormentare la città, piombando periodicamente sulle case per incendiarne una parte, uccidendone o scacciandone molti abitanti.

Malys ormai non c’era più e Flotsam si stava lentamente riprendendo, ma quella bambina selvaggia era stata costretta a diventare adulta e adesso era una città più triste, seppure più saggia.

Molte delle navi ormeggiate nel porto appartenevano alla razza dei minotauri, che dominavano i mari dalle loro isole nel nord fino alle terre sottratte a quella che era stata la nazione degli elfi di Silvanesti, a sud e oltre, poiché la nazione dei minotauri cercava di avvicinarsi agli esseri umani, sforzandosi di guadagnare la loro fiducia. Ben consapevoli del fatto che la loro sopravvivenza economica dipendesse dal commercio con le nazioni umane, i minotauri avevano ricevuto ordine dai loro comandanti di comportarsi in maniera irreprensibile mentre erano a Flotsam. La popolazione di Flotsam, dal canto suo, consapevole dei propri interessi economici, aveva fatto affiggere cartelli di benvenuto ai minotauri in quasi tutte le taverne e botteghe della città.

Di conseguenza una città un tempo nota in tutto Ansalon per le sue risse da osteria, con sedie rotte, tavoli fatti volare, boccali sfondati e ossa spezzate, adesso si limitava a pochi nasi insanguinati e qualche costola incrinata. Se davvero scoppiava una zuffa, veniva rapidamente repressa dai cittadini locali o dai minotauri di guardia. I colpevoli venivano trascinati in prigione oppure ottenevano il permesso di smaltire la sbornia dormendo sottocoperta.

Come Nightshade avrebbe presto constatato, Flotsam era candidata a diventare una cittadina modello. La criminalità era in ribasso. Non vi era più nemmeno una Corporazione dei Ladri, poiché i soci non riuscivano più a raccogliere abbastanza denaro per pagare la quota di iscrizione. Un insediamento di gnomi ubicato fuori città offriva l’unica occasione di divertimento, ma il semplice pensiero di Mina fra gli gnomi faceva rabbrividire Nightshade.

“Potrebbe perfino causare la fine della civiltà come la conosciamo noi”, disse a Rhys.

Il kender era compiaciuto però di trovare persone interessate alle sue capacità di nightstalker. Moltissime persone erano state uccise dal drago, e la capacità di Nightshade di parlare ai defunti incontrava grande richiesta. Trovò un cliente la seconda sera trascorsa a Flotsam.

Mina era ansiosa di andare con Nightshade al cimitero “a vedere i fantasmi”, come diceva lei. Nightshade, notevolmente offeso da questo termine poco dignitoso, le disse con grande severità che i suoi incontri con gli spiriti erano privati, fra lui e i suoi clienti, da non divulgare. Mina si scurì in volto e mise il broncio, ma il kender dimostrò fermezza e quella sera dopo cena uscì da solo, lasciando Mina con Rhys.

Rhys le disse di aiutarlo a spazzare. Mina diede un paio di ramazzate al pavimento della cucina, poi gettò via la scopa e si sedette a importunare Rhys su quando sarebbero partiti per Godshome.