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“È noioso. Io vado a dormire.” Mina si diresse verso il punto in cui era riposta la sua coperta. Spiegandola, si distese ma subito dopo si rimise seduta. “Partiremo domani per Godshome”, disse loro, e poi tornò a distendersi, si rannicchiò e si mise a dormire.

“Tre passi”, ripeté Nightshade. “Si aspetterà di arrivarci entro domani sera.”

“Lo so”, disse Rhys. “Gliene parlerò.” Guardò malinconicamente la carta geografica e sospirò. “È davvero molta strada. Non mi ero reso conto di quanto fossimo arrivati lontano. E quanto lontano dobbiamo andare.”

“Potremmo prenotare un passaggio su una nave”, suggerì Nightshade. “Potremmo trovarne una che accetti kender…”

Rhys sorrise all’amico. “Potremmo. Ma tu ti rimetteresti nelle mani della Dea del Mare?”

“Non ci avevo pensato”, disse Nightshade con una smorfia. “Immagino che andremo a piedi.”

Si lasciò cadere di peso sul ventre e continuò a studiare la carta. “Non è una linea retta da qui a lì. Come ci ricorderemo la strada?”

Rotolò su se stesso per mettersi comodo sulla schiena, sostenendosi la testa con le braccia. “Il minotauro non si accorgerà della mancanza della carta fino a domattina. Se avessimo qualcosa su cui scrivere, potrei copiarla. Ecco! Potremmo ritagliare la mia vecchia camicia!”

Andò a prendere la camicia insieme con un paio di cesoie che si fece dare in prestito (legittimamente) dal locandiere, una penna d’oca e un po‘“di inchiostro. Nightshade quindi si mise allegramente a eseguire una copia della carta geografica tracciando il loro percorso.

“Tu sai qualcosa di tutti questi paesi diversi?” domandò a Rhys.

“Qualcosa ne so”, disse Rhys. “I monaci del mio ordine spesso si allontanano dal monastero per viaggiare nel mondo. Quando ritornano, raccontano storie di dove sono stati, di ciò che hanno visto. Io ho ascoltato molte storie e descrizioni delle terre di Ansalon.”

Una nota triste nella voce di Rhys indusse Nightshade ad alzare lo sguardo dalla sua opera. “Che c’è?”

“Tutti quelli del mio ordine vengono esortati a compiere un simile viaggio, ma non è obbligatorio”, rispose Rhys. “Io non avevo alcuna intenzione di allontanarmi dal mio monastero. Non pensavo di dover conoscere del mondo più di quanto vedessi dai verdi pascoli dove badavo alle pecore. Sarei rimasto nel monastero per tutta la vita, se non fosse stato per Mina.”

Guardò verso la bambina, addormentata sul pavimento. Il sonno di Mina era spesso inquieto. Gridava, gemeva e si rannicchiava per la paura, e adesso si era aggrovigliata nella coperta. Rhys le risistemò la coperta, gliela rimboccò e confortò Mina finché si fece più tranquilla. Quando la bambina cominciò a respirare in maniera più regolare, Rhys si allontanò da lei e ritornò dove Nightshade stava ancora studiando la carta geografica.

“Mi viene in mente che il superiore del mio ordine potrebbe sapere qualcosa riguardo a Godshome. Anche se non è sulla nostra strada, credo che valga la pena andare prima a farci dare istruzioni nel tempio di Majere a Solace…”

“Solace!” ripeté emozionato Nightshade. “Il luogo che preferisco in tutto il mondo! Lì c’è Gerard, che è lo sceriffo migliore del mondo. Senza contare la giornata di pollo e gnocchi alla Taverna dell’Ultima Dimora. È il martedì? Mi pare sia il martedì. Oppure il martedì è la giornata della braciola di maiale con i fagiolini?”

Il kender si rimise all’opera con rinnovato vigore. Attingendo alle proprie informazioni (ricavate da colleghi kender e pertanto non del tutto attendibili) e alla conoscenza di Rhys riguardo alle terre che avrebbero dovuto attraversare, alla fine determinò il percorso.

“Camminiamo via terra lungo la costa settentrionale del Mare di Kyrman”, spiegò Nightshade quando fu tutto finito. “Superiamo le rovine di Micah, il che vuol dire secondo la carta circa cinquanta chilometri, poi percorriamo altri cento chilometri attraverso il deserto, e arriviamo alla città di Delphon. Che cosa sai degli esseri umani del Khur? Ho sentito dire che sono molto feroci.”

“Sono un popolo fiero, guerrieri famosi, con una grande fedeltà alle loro tribù, cosa che spesso conduce a faide sanguinose. Ma sono celebri per l’ospitalità verso gli stranieri.”

“A quanto pare i kender non sono mai inclusi. Comunque, con tutte quelle faide sanguinose, devono avere un sacco di morti lì attorno. Forse avranno bisogno dei miei servigi.”

Con questa speranza Nightshade tornò alla sua carta. “C’è una strada da Delphon che conduce a ovest attraverso le colline fino alla capitale Khuri-Khan. Poi c’è un altro lungo tratto di deserto e altri centocinquanta chilometri circa dopo questo, e arriviamo nel Blöde, patria degli orchi.”

Nightshade emise un sospiro. “Agli orchi piacciono i kender… per cena. E gli orchi uccidono gli esseri umani oppure ne fanno i loro schiavi. Ma è l’unica strada.”

“Allora dovremo cavarcela come meglio potremo”, disse Rhys.

Nightshade scrollò il capo. “Se superiamo vivi il Blöde (ed è un grosso “se”) arriviamo alla Grande Palude. Ci viveva un drago dominatore di nome Sable, ma quella femmina di drago è morta e la maledizione da lei scagliata su quel territorio è morta con lei. Comunque la palude è un brutto posto, con lucertoloni, piante carnivore e serpenti velenosi. Dopo di che dovremo trovare un modo per attraversare il fiume Westguard, poi andremo un po‘“a ovest, un po‘“a sud, costeggeremo il Mare Nuovo, attraverseremo Linh e Salmonfall e finalmente raggiungeremo l’Abanasinia. Una volta lì, attraverseremo le pianure di Dergoth, quindi passeremo Pax Tharkas entrando in quello che una volta era il Qualinesti oltre il Lago della Morte. Devo ammettere che non vedo l’ora di raggiungere quella zona. Ho sentito dire che nel lago ci sono molti spiriti vaganti. Spiriti di elfi. Mi piacciono gli spiriti degli elfi. Sono sempre molto cortesi. Dopo di che attraverseremo il Fiume della Rabbia Bianca e poi ci avventureremo nella foresta buia di Darkenwood, che non è più tanto buia, a quanto ho sentito. Poi ci dirigeremo sulle pianure dell’Abanasinia, passando attraverso Gateway e finalmente andremo a nord fino a Solace. Uh!”

Nightshade si asciugò la fronte e andò a prendersi un boccale di birra ristoratrice. Rhys sedeva sulla sua sedia accanto al fuoco, contemplando la carta e immaginandosi il viaggio.

Un monaco, un kender, un cane e una dea di sei anni.

A percorrere deserti, montagne, paludi, pianure, foreste. A incontrare guerre civili, scaramucce di confine, battaglie tribali, faide sanguinose. Oltre ai consueti pericoli delle strade: ponti spazzati via dalle acque, incendi boschivi, piogge torrenziali, freddo cane, caldo torrido. E i soliti pericoli: ladri, troli, orchi, uomini-lucertola, lupi, serpenti, qualche gigante vagabondo.

“Quanto tempo pensi ci voglia per il viaggio?” domandò Nightshade, detergendosi la schiuma dalle labbra.

Una vita, pensò Rhys.

2

Partirono da Flotsam la mattina dopo, e all’inizio per diversi chilometri il viaggio andò bene. Mina era divertita e distratta dalle novità interessanti. I contadini dei distretti circostanti che trasportavano merci al mercato scambiavano con loro saluti amichevoli. Una carovana di ricchi mercanti sotto scorta occupava l’intera strada. Gli uomini d’arme erano severi e professionali, ma i mercanti salutarono Mina con la mano e, vedendo il monaco, chiesero la sua benedizione per il viaggio e gli gettarono qualche moneta. Dopo di che passarono a cavallo un nobile signore con la sua dama e il seguito; la dama si fermò ad ammirare Mina e le diede qualche dolciume, che Mina divise con Nightshade e Atta.

Incontrarono diversi gruppi di kender, che se ne stavano andando (forzatamente) da Flotsam oppure puntavano in quella direzione. I kender si fermarono a parlare con Nightshade, scambiandosi le ultime notizie e i pettegolezzi. Lui li interrogò sulla strada che li attendeva e ricevette enormi quantità di informazioni, in parte accurate.