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Rhys era stanco morto, altrimenti avrebbe potuto pensarci due volte prima di acconsentire dicendo che, sì, potevano “camminare svelti”.

3

Il giorno dopo erano a Solace.

“Dopo tutto”, fece notare Nightshade quando si fu ristabilito dal viaggio, “tu le hai detto effettivamente che potevamo camminare svelti”.

La mattina era cominciata bene. Mina era tranquilla e docile. Dal letto del ruscello si levavano pigramente vapori nebbiosi. Partirono presto, con Rhys che camminava il più rapidamente possibile ma evitando di distanziare Mina. L’aumento della velocità fu così graduale che, quando Rhys cominciò a vedere gli alberi e i prati scorrergli accanto rapidamente, fu indotto a pensare che gli occhi gli giocassero uno scherzo.

Ma poi il paesaggio prese a sfrecciargli accanto a una velocità incredibile. Rhys e Nightshade, Mina e Atta continuavano a camminare a quella che pareva un’andatura normale. Gli altri viandanti passavano in un lampo. Le nubi correvano nel cielo. Un momento prima c’era il sole, un momento dopo i temporali li inzuppavano e un momento dopo ancora era ritornato il sole. Attraversarono il deserto a grande velocità. La città di Delphon era una macchia di colore, la città di Khuri-Khan un’esplosione di rumore e di calore.

Gli orchi del Blöde erano lì e poi non c’erano più. La Grande Palude era umida, afosa, soffocante e maleodorante, ma non per molto. Costeggiarono il fiume Westguard e videro il sole scintillare sulle onde del Mare Nuovo e poi subito sparire, e le pianure di Dergoth erano un grande spazio vuoto. Il Lago della Morte era situato dentro un’ombra sinistra, il Fiume della Rabbia Bianca passò rombando. Entrarono e uscirono da Darkenwood, sfrecciarono sulle pianure dell’Abanasinia, oltrepassarono di corsa Gateway, ed ecco Solace, e poi tutto rallentò e si fermò.

Rhys aveva le vertigini per il movimento rapido e afferrò un palo per evitare di cadere. Nightshade per qualche istante barcollò sulle gambe malferme, poi emise un lamentoso “uff!” e crollò. Atta si lasciò cadere di peso sul fianco e rimase lì ansimante.

“Abbiamo fatto tutta la strada a piedi!” disse orgogliosa Mina. “Ho fatto come mi hai detto tu!”

I suoi occhi d’ambra erano limpidi e luccicanti. Il suo sorriso era radioso e felice. Mina riteneva davvero di aver fatto qualcosa di lodevole, e Rhys non ebbe cuore di rimproverarla. Dopo tutto, era stato loro risparmiato un viaggio lungo, difficile e pericoloso, ed erano arrivati sani e salvi a destinazione. Rhys non poteva evitare di sentirsi sollevato. Mentre Rhys arrivava a rendersene conto, Mina non pensava di aver fatto alcunché di straordinario. Per lei, percorrere un continente in una giornata era una cosa che avrebbe potuto fare chiunque, purché si fosse applicato.

Rhys aiutò Nightshade a rimettersi in piedi e assicurò ad Atta che andava tutto bene. Mina si guardava attorno impaziente. Era deliziata da Solace.

“Le case sono costruite sugli alberi! Voglio andare lassù. Che cos’è quel posto?”

Indicò un grande edificio annidato sui rami di un gigantesco albero di vallen.

“Quella è la Taverna dell’Ultima Dimora”, affermò Nightshade, annusando l’aria con entusiasmo. Si sentiva quasi tornato alla normalità. “Cavoli bolliti. Questo vuol dire che oggi deve essere la giornata del manzo sotto sale con i cavoli. Aspetta di conoscere Laura. È la proprietaria della Taverna e si occupa della cucina ed è la cuoca migliore di tutto Ansalon. E poi c’è il nostro amico Gerard, lo sceriffo. Lui è…”

“Mina”, disse Rhys, interrompendo, “ti dispiacerebbe correre a quel pozzo a prendere un po‘“d’acqua per Atta?”.

Mina fece come richiesto, correndo via emozionata verso il pozzo pubblico e portandosi dietro la cagna ansimante.

“Non penso che dovremmo dire a Gerard la verità riguardo a Mina”, disse Rhys a Nightshade quando Mina se ne fu andata. “Non vogliamo mettere troppo alla prova la sua capacità di comprensione. Temo che non ci crederebbe.”

“Che lei sia una dea diventata matta? Non sono sicuro di crederci nemmeno io”, disse solennemente Nightshade. Si mise la mano sulla fronte. “Mi gira ancora la testa per tutto quel camminare. Ma capisco quello che vuoi dire. Gerard conosceva Mina, vero? La vecchia Mina, voglio dire. Quando lei era un soldato durante la Guerra delle Anime. Ci aveva raccontato di averla incontrata, quella sera quando si è messo a parlare di quello che gli era successo durante la guerra. Ma adesso lei è una bambina. A me non pare probabile che Gerard metta in collegamento le due. E a te?”

“Non lo so”, disse Rhys. “Potrebbe riconoscerla se sente il suo nome e la vede. Il suo aspetto è straordinario.”

Nightshade osservò Mina ritornare di corsa verso di loro. Trasportava acqua in un secchio rovesciandosene gran parte sulle scarpe.

“Rhys”, disse il kender con un sussurro, “e se Mina riconosce lui? Gerard era un suo nemico. Potrebbe ucciderlo!”.

“Non penso che succeda”, disse Rhys. “Mina sembra avere cancellato quella parte della sua vita.”

“Aveva cancellato anche i Prediletti, ma poi tutto le è tornato in mente”, gli rammentò Nightshade.

Rhys fece un lieve sorriso. “Dobbiamo sperare per il meglio e confidare che gli dei siano con noi.”

“Oh, sono con noi certamente”, brontolò Nightshade. “Se c’è una cosa che non ci manca sono gli dei.”

Dopo che Atta ebbe ingerito la sua acqua, Rhys e i suoi compagni si unirono alla gente che faceva la coda in attesa di un tavolo nella famosa taverna. La coda si snodava sulla lunga scalinata ricurva che conduceva alla porta d’ingresso. Gli ultimi raggi del sole al tramonto rendevano il cielo di un rosso dorato, luccicavano sulle foglie dell’albero di vallen e brillavano sui vetri policromi delle finestre. La gente in coda era di buon umore. Contenta di avere terminato la giornata di lavoro, pregustava un pasto abbondante e una serata trascorsa in compagnia di amici.

“Goldmoon mi ha raccontato delle storie sulla Taverna dell’Ultima Dimora”, stava dicendo Mina emozionata. “Mi ha detto che lei e Riverwind furono portati qui miracolosamente dal bastone di cristallo azzurro, e che incontrarono gli Eroi delle Lance, e come il Teocrate cadde nel fuoco e si bruciò la mano e il bastone lo guarì. E poi vennero i soldati e…”

“Sto morendo di fame”, si lamentò Nightshade. “E questa coda non si è spostata di un passo. Mina, se tu potessi trasportarci in fretta lì davanti…”

“No!” disse severamente Rhys.

“Ma, Rhys…”

“Facciamo a gara!” gridò Mina.

Prima che Rhys potesse fermarla, era schizzata via.

“Vado a prenderla!” si offrì Nightshade, correndo via prima che Rhys potesse afferrarlo.

Raggiungendo la scala, Mina superò i clienti indignati. Nightshade provocò ulteriore scompiglio cercando di acchiapparla. Rhys si affrettò a inseguirli, profondendosi in scuse al suo passaggio. Prese per il collo Nightshade davanti alla porta, ma Mina era troppo veloce ed era già schizzata dentro la taverna.

Diversi clienti gentili gli dissero che poteva passare avanti. Rhys sapeva che stava perdonando un comportamento sbagliato, e sapeva anche che avrebbe dovuto sgridare bambina e kender e riportarli in fondo alla coda. Ma francamente era troppo stanco per impartire lezioni, troppo stanco per sopportare le discussioni e i piagnucolii. Sembrava più facile lasciar perdere.

Laura, la proprietaria della taverna, fu assai contenta di rivedere Rhys. Lo abbracciò, gli disse che poteva riavere il vecchio lavoro se lo desiderava, e soggiunse che lui e Nightshade potevano rimanere lì per tutto il tempo che volevano. Laura diede un altro abbraccio a Nightshade e rimase affascinata quando Rhys le presentò Mina, che Rhys descrisse vagamente come un’orfana con cui avevano fatto amicizia lungo la strada. Laura fece schioccare la lingua per la commiserazione.

“In che condizioni sei, bambina mia!” esclamò Laura, guardando costernata il viso rigato di sporcizia di Mina, i suoi capelli aggrovigliati e gli indumenti sudici e sbrindellati. “E che stracci hai addosso! Misericordia, questo abitino è tanto liso che si vede attraverso.”