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La European Mutual, la più grande compagnia di assicurazioni dell’Unione europea, ha dichiarato bancarotta.

Il momento giunse prima di quanto avessero pensato. Lo shock del giorno precedente aveva provocato le doglie a MarieClaire Béranger. Gaston la portò all’ospedale di Thoiry; la coppia viveva a Ginevra, ma per loro era importante dal punto di vista emotivo che il loro figlio nascesse in terra francese.

Come direttore generale del CERN, Gaston aveva un ottimo stipendio, e Marie-Claire, avvocato, aveva anche lei un buon reddito. Eppure era rassicurante sapere che, a prescindere dalle loro condizioni economiche, Marie-Claire avrebbe ricevuto tutta l’assistenza medica di cui aveva bisogno mentre era in attesa. Gaston aveva sentito dire che negli Stati Uniti molte donne in gravidanza vedevano un dottore per la prima volta il giorno del parto. Non c’era da stupirsi che in quel paese vi fosse un tasso di mortalità infantile molto più alto di quello della Svizzera o della Francia. No, loro avevano intenzione di dare a loro figlio il meglio di tutto. Gaston sapeva già che era un maschio, e non a causa della visione. Marie-Claire aveva quarantadue anni, e il loro medico aveva prescritto una serie di ecografie durante la gravidanza; avevano visto con chiarezza il sesso del piccolo.

Naturalmente non c’era stato modo di nascondere la visione a sua moglie; Gaston non era comunque il tipo capace di avere segreti con lei, ma in questo caso era stato proprio impossibile. Anche lei aveva avuto una visione analoga: la stessa discussione con Marc, ma dal suo punto di vista. Gaston era contento che Lloyd Simcoe, parlando con quello studente neolaureato e con la scienziata canadese, fosse riuscito a provare che le visioni erano sincronizzate; Marie-Claire e Gaston avevano giurato di tenerle per sé.

Eppure fra loro c’era stata una discussione, anche se avevano fatto parte entrambi della stessa scena. MarieClaire aveva chiesto a Gaston di descriverle che aspetto avesse a distanza di vent’anni. Gaston aveva omesso qualche dettaglio, tra cui il suo aumento di peso; sua moglie si era lamentata per mesi di quanto la gravidanza l’avesse fatta ingrassare, giurando che aveva tutta l’intenzione di recuperare la linea al più presto.

Da parte sua, Gaston era rimasto sorpreso nel sapere da lei che nel 2030 avrebbe avuto la barba; non se l’era mai fatta crescere, e adesso che i suoi baffi cominciavano a tingersi di grigio era convinto che in futuro non avrebbe avuto né l’una né gli altri. Marie-Claire gli aveva anche detto che aveva ancora tutti i capelli: ma che quell’affermazione fosse semplicemente la verità, o una gentilezza da parte della moglie, o il segno che nella terza decade del secolo sarebbe stato più facile curare la calvizie, Gaston non poteva stabilirlo con certezza.

L’ospedale era affollato di pazienti, molti dei quali su lettighe nei corridoi; probabilmente si trovavano lì fin dall’evento del giorno prima. D’altra parte, quasi tutti gli incidenti, o erano stati subito fatali, non richiedendo visite in ospedale, oppure avevano comportato solo contusioni o bruciature; in proporzione, erano stati ricoverati pochi pazienti. Grazie al cielo il reparto ostetricia era appena più affollato del solito. MarieClaire venne portata dentro su una poltrona a rotelle guidata da un’infermiera; Gaston camminò accanto a sua moglie, stringendole la mano.

Naturalmente Gaston era un fisico… o, quanto meno, lo era stato una volta; i suoi diversi incarichi amministrativi gli impedivano di svolgere di persona la ricerca scientifica vera e propria da più di una dozzina di anni. Non aveva la minima idea di che cosa avesse provocato le visioni. Oh, certo, erano riferite con ogni probabilità all’esperimento dell’LHC; la coincidenza cronologica era troppo evidente per ignorarla. Ma qualunque ne fosse la causa, e per quanto spiacevole fosse stata la sua visione, Gaston non ne era rimasto rammaricato. Era stato un avvertimento, un appello a tenere gli occhi aperti, un portento. E lui ne avrebbe tenuto conto… non avrebbe permesso che le cose andassero in quel modo. Sarebbe stato un buon padre; avrebbe dedicato a suo figlio tutto il tempo possibile.

Strinse più forte la mano della moglie.

Si diressero verso la sala parto.

* * *

La casa era grande e di bell’aspetto… e anche, vista la vicinanza al lago, piuttosto costosa. Le sue linee esterne facevano pensare a uno chalet, ma si trattava evidentemente di un’apparenza: l’edilizia della Ginevra cosmopolita era lontana dagli chalet svizzeri quanto quella di Manhattan dalle fattorie rurali. Theo suonò il campanello e attese, le mani in tasca, finché non vennero ad aprire.

«Lei deve essere il signore del CERN» disse la donna. Anche se Ginevra si trovava nella regione francofona della Svizzera, l’accento della donna era tedesco. Come quartier generale di numerose organizzazioni internazionali, Ginevra attirava gente da tutte le parti del mondo.

«Esatto» disse Theo. Poi, sperando di indovinare, aggiunse: «Frau Drescher.»

Aveva forse quarantacinque anni, era magra e molto graziosa, con i capelli che a Theo sembrarono di un biondo naturale. «Mi chiamo Theo Procopides. Grazie per avermi consentito di venire.»

Frau Drescher alzò appena le spalle magre. «Di regola non lo avrei fatto, naturalmente… un estraneo che mi chiama al telefono. Ma sono stati due giorni molto strani.»

«Davvero» disse Theo. «È in casa Herr Drescher?»

«Non ancora. A volte il suo lavoro lo tiene fuori fino a tardi.»

Theo sorrise con indulgenza. «Posso immaginarlo. Il lavoro in polizia deve essere molto impegnativo.»

La donna aggrottò la fronte. «Lavoro in polizia? Ma lei che cosa pensa che faccia mio marito, esattamente?»

«È un funzionario di polizia, no?»

«Helmut? Lui vende scarpe; ha un negozio in rue du Rhòne.»

In vent’anni la gente poteva anche cambiare lavoro, certo… ma da commerciante a investigatore? Non proprio una storia alla Horatio Alger, ma pur sempre decisamente improbabile. E per di più gli eleganti negozi di rue du Rhòne erano inavvicinabili, come prezzi; lo stesso Theo non poteva fare altro che guardare le vetrine. Bisognava avere un crollo verticale degli incassi per diventare poliziotto dopo avere avuto un’attività commerciale in quella parte della città.

«Mi dispiace. Io credevo proprio… suo marito è l’unico Helmut Drescher nell’elenco telefonico di Ginevra. Conosce qualcuno che abbia lo stesso nome?»

«No, a meno che non intenda mio figlio.»

«Suo figlio?»

«Lo chiamiamo Moot, ma si chiama Helmut jr.»

Ma certo… il padre lavorava in un negozio di scarpe e il figlio faceva il poliziotto. E naturalmente il numero di telefono di un poliziotto non appariva sull’elenco.

«Ah, mi sono sbagliato. Deve essere lui. Può dirmi come posso mettermici in contatto?»

«E nella sua stanza.»

«Vuole dire che abita qui?»

«Certamente. Ha appena sette anni.»

Theo si prese a calci mentalmente; stava ancora lottando con la realtà delle immagini del futuro… forse il fatto che lui non ne avesse avuta una poteva scusarlo per non, avere capito fino in fondo il concetto di distanza temporale, ma si sentì lo stesso un idiota.

Se adesso il giovane Moot aveva sette anni, ne avrebbe avuti ventotto nel momento della morte di Theo… appena un anno di più della sua età attuale. Ed era inutile chiedergli se da grande voleva diventare un poliziotto… tutti i bambini di sette anni lo vogliono.

«Non vorrei sembrarle invadente,» disse Theo «ma se non ha nulla in contrario ci terrei a vederlo.»

«Non lo so. Forse dovrei aspettare l’arrivo di mio marito.»