Выбрать главу

Theo non aveva intenzione di discutere con lui, ma disse lo stesso: «Non è possibile.»

«Sì che lo è. Non capisce? Ci sono già riuscito.»

«Che?»

«Che cosa avevano in comune, la prima volta, le visioni di tutti?» chiese Rusch.

«Io non…»

«Attività da tempo libero! La stragrande maggioranza della popolazione sembrava in vacanza, libera dal lavoro. E perché? Perché a tutti era stato detto di rimanere a casa, quel giorno, di starsene al sicuro, visto che il CERN avrebbe tentato di replicare la dislocazione temporale. Ma successe qualcosa… qualcosa che impedì lo svolgimento di quella replica, troppo tardi perché la gente tornasse al lavoro. E così l’umanità si godette una vacanza inattesa.»

«E più probabile che ciò che abbiamo visto la prima volta fosse semplicemente una versione della realtà in cui l’evento precognitivo non si era mai verificato.»

«Sciocchezze» disse Rusch. «Certo, abbiamo visto qualcuno al lavoro… commercianti, venditori ambulanti, poliziotti e via dicendo. Ma quasi tutte le attività produttive erano ferme, no? Lei avrà sentito tutte le ipotesi… che mercoledì 23 ottobre 2030 ci sarebbe stata qualche grande vacanza, celebrata in tutto il mondo. Un giorno di disarmo universale, magari, o i festeggiamenti per il primo contatto con gli alieni. Ma adesso siamo nel 2030, e lei sa bene quanto me che una celebrazione del genere non esiste. Tutti erano a casa, preparandosi a una dislocazione temporale che non si è verificata. Ma qualcuno li aveva avvisati in anticipo che non sarebbe avvenuta… nel senso che la notizia che il grande collisore per Adroni era stato danneggiato era stata resa nota un po’ prima di quel giorno. Bene, io ho regolato la mia bomba perché esploda due ore prima dell’arrivo dei neutrini di Sanduleak.»

«Ma se nei telegiornali ci fosse stata una notizia del genere, di certo qualcuno l’avrebbe vista nella sua visione. Qualcuno ne avrebbe parlato.»

«Ma chi poteva starsene a casa a guardare la TV in un giorno imprevisto di vacanza?» obiettò Rusch. «No, io sono sicuro che lo scenario che ho descritto è corretto. Riuscirò a mettere fuori uso il CERN, e la consapevolezza del 2030 rimarrà esattamente nel momento in cui deve essere, e il cambiamento si propagherà a ritroso nel tempo fino a quel punto, ventuno anni fa, riscrivendo la storia. La mia adorata Helena, e tutta l’altra gente che è morta a causa della vostra arroganza, tornerà a vivere.»

«Lei non può uccidermi» disse Theo. «E non può tenermi qui per due giorni. La gente noterà la mia assenza e verranno quaggiù a cercarmi, scopriranno la sua bomba e la neutralizzeranno.»

«Una buona osservazione» disse Rusch. Sempre tenendo la Glock attentamente puntata su Theo, fece qualche passo all’indietro verso la bomba. La estrasse dall’interno della pompa dell’aria tenendola per la maniglia. Doveva avere notato l’espressione di Theo. «Non si preoccupi» disse. «Non è così delicata.» Sistemò la bomba sul pavimento del tunnel e fece qualcosa al meccanismo del temporizzatore. Poi la girò in modo che il lato lungo fosse rivolto verso Theo. Theo guardò il timer. Faceva ancora il conto alla rovescia, ma stavolta segnava 59 minuti, 56 secondi.

«La bomba esploderà fra un’ora» disse Rusch. «È prima di quanto avessi programmato, e con la diffusione della notizia così in anticipo, probabilmente stiamo defraudando la gente del loro giorno di vacanza per dopodomani, ma l’effetto generale sarà lo stesso. Finché il danno alla galleria richiederà più di due giorni per essere riparato, lo Zwischenfall non sarà replicato.» Fece una pausa. «Ora, noi due cominciamo a camminare. Non mi fido a stare su un carrello a cuscino d’aria insieme a lei, o… immagino che lei abbia preso la monorotaia, no? Bene, non la prenderemo. Ma in un’ora possiamo allontanarci a sufficienza lungo la galleria da non rischiare di essere feriti dall’esplosione.» Fece un gesto con la pistola. «Mettiamoci in movimento.»

Cominciarono a camminare in senso antiorario, in direzione della monorotaia, ma prima che avessero percorso una decina di metri Theo si rese conto di un debole ronzio alle loro spalle. Si voltò, e altrettanto fece Rusch. Proprio in fondo alla curva del tunnel, in lontananza, apparve un altro carrello.

«Dannazione» esclamò Rusch. «Chi sarà?»

Anche a quella distanza era facile distinguere la testa rossa e grigia di Jake Horowitz, ma l’altro passeggero…

Dio! Sembrava proprio…

Lo era. Il detective Helmut Drescher della polizia di Ginevra.

«Non lo so» disse Theo, facendo finta di aguzzare la vista.

Il carrello a cuscino d’aria si stava avvicinando rapidamente. Rusch guardò a destra e a sinistra. C’erano così tanti apparecchi montati sulle due pareti del tunnel che, avendo un minimo di preavviso, non era difficile trovare una nicchia in cui nascondersi. Rusch lasciò la bomba da una parte e si ritrasse per nascondersi al carrello in arrivo. Ma era troppo tardi. Jake stava chiaramente puntando su di loro. Rusch si avvicinò a Theo e piantò la pistola fra le sue costole. In tutta la vita, Theo non aveva mai sentito il suo cuore battere così forte.

Drescher aveva già in mano la pistola quando il carrello planò sul pavimento a circa cinque metri di distanza da Rusch e Theo.

«Chi è lei?» chiese Jake a Rusch.

«Attento!» sbottò Theo. «Ha una pistola.»

Rusch sembrava in preda al panico. Sistemare una piccola bomba era una cosa, ma la cattura di un ostaggio e un potenziale omicidio erano ben altro. Ma premette di nuovo la Glock contro il fianco di Theo. «Proprio così» disse. «Perciò state indietro.»

Adesso Moot era in piedi a gambe larghe, per ottenere la massima stabilità, e stringeva la pistola fra le due mani, puntandola direttamente al cuore di Rusch. «Getti l’arma.»

«Nein.»

Il tono di Moot era assolutamente neutro. «Getti l’arma o sparo.»

Gli occhi di Rusch guizzarono a destra e a sinistra. «Se lei spara, il dottor Procopides morirà.»

La mente di Theo lavorava a velocità folle. Era andata proprio così, la prima volta? Rusch avrebbe dovuto sparargli non una, ma tre volte, perché la realtà combaciasse con la visione. In una situazione come quella poteva avere il tempo di piantare una pallottola nel petto di Theo — non che gliene sarebbero servite altre — ma certamente appena avesse premuto il grilletto la prima volta, Moot, lo avrebbe fatto secco.

«Indietro» disse Rusch. «Indietro!»

Jake sembrava terrorizzato almeno quanto Theo, ma Moot non si mosse. «Getti quella pistola. Lei è in arresto.»

Il panico di Rusch sembrò alleviarsi per un attimo, come se fosse semplicemente stordito dalla responsabilità. Se era davvero un docente universitario, con ogni probabilità non aveva mai avuto problemi con la legge nel corso della sua intera esistenza. Ma poi il suo volto si illuminò. «Lei non può arrestarmi.»

«Col cavolo che non posso» disse Moot.

«Di quale forza di polizia fa parte?»

«Di quella di Ginevra.»

Rusch si concesse addirittura una risatina nervosa. Tornò a spingere la pistola contro il fianco di Theo. «Gli dica dove siamo.»

Theo aveva lo stomaco in subbuglio. Non riuscì a capire la domanda. «Nel grande collisore…»

Rusch premette di nuovo. «La nazione.»

Theo ebbe una fitta al cuore. «Oh.» Maledizione. Stramaledizione. «Siamo in Francia» disse. «Il confine passa proprio attraverso il tunnel.»

«Perciò» disse Rusch, guardando Moot «qui lei non ha nessuna giurisdizione; la Svizzera non è un membro dell’Unione europea. Se lei mi spara al di fuori della sua giurisdizione, si tratterà di omicidio.»

Moot sembrò avere un attimo di esitazione; la pistola nella sua mano tremolò. Ma poi tornò a puntarla direttamente al cuore di Rusch. «Mi occuperò più tardi degli aspetti legali della questione» disse Moot. «Getti quell’arma adesso o sparo.»