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— Astuto, no? — Rydra cominciò a dirigersi verso il corridoio. — Penso che dopo aver determinato l’inclinazione dell’asse terrestre, potremo accendere i nostri reattori quel tanto necessario per spostarci di un centinaio di chilometri senza danneggiare nulla. Da quello riusciremo a ottenere la lunghezza della nostra orbita e la nostra velocità, informazioni che basteranno a farci localizzare la nostra posizione rispetto all’influsso gravitazionale maggiore nelle vicinanze. Allora potremo saltare in stasi. Tutti i nostri strumenti per la comunicazione iperstatica funzionano. Potremo inviare una richiesta di soccorso e ottenere quello che ci serve da una stazione di stasi.

Gli allibiti Navigatori la raggiunsero nel corridoio. — Conto alla rovescia — disse Rydra.

Allo zero, Ron smagnetizzò le pareti del Centro G. Lentamente le palline cominciarono a muoversi, e lentamente presero ad allinearsi.

— Ogni giorno si impara qualcosa di nuovo — borbottò Calli. — Se fosse dipeso da me, saremmo rimasti fermi qui fino al giorno del giudizio. Eppure cose del genere avrei dovuto saperle. Che cos’è stato a darvi questa idea, capitano?

— La parola usata per indicare una circonferenza massima in… un’altra lingua.

— Lingua in altra lingua? — chiese Mollya. — Come?

— Be’… — Rydra tirò fuori uno stilo e una piastra da ricalco. — Dovrò semplificare parecchio, ma proverò a spiegarvi. — Tracciò qualche segno sulla piastra. — Diciamo che la parola per “cerchio” è O. Questa lingua possiede un sistema melodico per illustrare i comparativi. Li rappresenteremo con i segni convenzionali rispettivamente “il più piccolo”, “il comune” e “il più grande”. Allora, cosa significherebbe O?

— Il cerchio più piccolo possibile? — disse Calli. — È il singolo punto.

Rydra annuì. — Ora, quando facciamo riferimento a un cerchio su una sfera, supponiamo che la parola per indicare un cerchio comune sia O, seguita da uno di altri due simboli che significano rispettivamente “il cerchio non tocca niente altro” e “il cerchio interseca”… e sono rappresentati da II e X. Cosa significherebbe OX?

— Circonferenze massime intersecanti — disse Ron.

— E poiché tutte le circonferenze massime si intersecano, in questa lingua la parola per circonferenza massima è sempre OX. Trasmette l’informazione direttamente nella parola. Proprio come in inglese parole sul tipo di busstop e foxhole trasmettono informazioni che mancano nei termini equivalenti francesi la gare e le terrier. Il termine “circonferenza massima” trasmette alcune informazioni, ma non quelle necessarie a toglierci dal guaio in cui siamo. Dobbiamo rivolgerci a un’altra lingua per poter pensare con chiarezza al problema, senza dover percorrere un’infinità di sentieri tortuosi.

— Di quale lingua si tratta? — chiese Calli.

— Non conosco il suo vero nome. Per ora è chiamata Babel-17. Ma da quel poco che ne conosco, ho già scoperto una cosa molto strana; quasi tutte le sue parole comprendono più informazioni riguardo alle cose a cui si riferiscono, di quattro o cinque lingue che conosco unite insieme. E in uno spazio minore. — Poi tradusse il tutto a Mollya.

— Chi parla? — domandò lei.

Rydra si morse il labbro inferiore. Quando si poneva lei stessa quella domanda, sentiva la bocca del suo stomaco serrarsi e il desiderio di rispondere salire e gonfiarsi nella gola come un nodo di paura. Successe anche allora. — Non lo so. Scoprirlo è il motivo di questo viaggio.

— Babel-17 — ripeté Ron.

Uno dei meccanici della squadra tossicchiò dietro di loro.

— Cosa c’è, Carlos?

Tarchiato, taurino, con una folta massa di capelli neri e riccioluti, Carlos possedeva muscoli grandi e sciolti. — Capitano, potrei mostrarvi qualcosa? — Si spostava da un lato all’altro con un imbarazzo da adolescente, strisciando i piedi nudi (resi callosi dalle arrampicate sui tubi di propulsione) contro la soglia del portello. — Qualcosa giù ai propulsori. Credo che dovreste vederlo di persona.

— Te lo ha detto Lumaca di venirmi a cercare?

Carlos si stropicciò un orecchio con un pollice dall’unghia rosicchiata. — Um-hm.

— Voi tre potete occuparvi da soli del resto?

— Certo, capitano. — Calli sorrise alle biglie in lento movimento.

Rydra seguì Carlos. Scesero una scaletta e dovettero curvarsi per non urtare contro il soffitto basso di un corridoio.

— Ecco qui — disse Carlos, ed esitando aprì uno sportello nella parete. — Guardate. — Rimosse una piastra di circuiti stampati. — Qua. — Una sottile fenditura attraversava la superficie di plastica. — È stata spezzata.

— Come? — chiese Rydra.

— Così — rispose lui, e prendendo la piastra con entrambe le mani, fece l’atto di piegarla.

— Sei certo che non si sia spezzata da sola?

— Non poteva — disse Carlos. — Quando è al suo posto, questa piastra è praticamente indistruttibile. Neppure un maglio riuscirebbe a spezzarla. Questo pannello contiene tutti i circuiti di comunicazione.

Rydra annuì.

— I deflettori di campo giroscopico per le manovre nello spazio normale… — Carlos aprì un altro pannello e ne tolse una seconda piastra. — Ecco.

Rydra fece scorrere l’unghia sulla fessura che la divideva in due. — Qualcuno sulla nave le ha spezzate — mormorò poi. — Portale in officina. E di’ a Lizzy che non appena le avrà ristampate, dovrà portarmele subito. Le rimetterò io al loro posto. Le restituirò anche le sue biglie.

2

Lasciate cadere una gemma in olio denso. La sua lucentezza ingiallisce lentamente, si fa ambrata, infine rossa, e si spegne. Questo era il salto nello spazio iperstatico.

China sulla consolle del computer, Rydra studiava i suoi appunti e i diagrammi. Il dizionario si era raddoppiato dall’inizio del viaggio. La soddisfazione riempiva un lato della sua mente come il ricordo di un buon pasto. Le parole e la loro disposizione, ormai facili per la sua lingua e le sue dita, si ordinavano quasi da sole sotto i suoi occhi, rivelando e determinando.

E c’era un traditore. La domanda, un vuoto nel quale nessuna informazione poteva fare la sua comparsa dicendo chi e perché, provocava una sensazione di vacuità nell’altro lato della sua mente e la faceva sentire impotente. Qualcuno aveva deliberatamente spezzato quelle piastre. Anche Lizzy lo aveva detto, dopo averle viste. Quali parole per definirlo? I nomi dell’intero equipaggio seguiti da un punto interrogativo.

Gettate un gioiello su un mucchio di gioielli. Quella era l’uscita dell’iperstasi nell’area dei Cantieri di Guerra dell’Alleanza ad Armsedge.

Al tavolo comunicazioni, Rydra indossò l’Elmetto Sensorio. — Volete tradurre per me?

L’indicatore luminoso ammiccò il consenso. Ognuno dei tre osservatori discorporati percepiva minuziosamente i flussi gravitazionali ed elettromagnetici delle correnti di stasi per una certa frequenza con tutti i propri sensi, ma solo nel proprio campo determinato. I dettagli di quell’osservazione erano infiniti, e il pilota guidava l’astronave attraverso quelle correnti come una nave a vela attraverso oceani liquidi. Ma l’elmetto permetteva una condensazione di quei particolari che il capitano poteva osservare, ridotta a termini che non avrebbero danneggiato uno spettatore corporeo.

Rydra aprì l’elmetto, coprendosi così gli occhi, e orecchie e il naso.

Tuffato fra cumuli bluastri e punteggiato di azzurro, il complesso delle stazioni e degli asteroidi che formavano i Cantieri di Guerra si stagliava nello spazio. Un ronzio musicale intercalato da esplosioni statiche risuonava negli auricolari. Dai trasmettitori olfattivi proveniva un confuso aroma di profumi e di olio caldo, saturo dell’amara presenza della scorza di limone bruciata.